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Autore: Liveandlove    31/01/2018    6 recensioni
Abito all'ultimo e settimo piano della mia palazzina. A quest'altezza uno si aspetterebbe di essere circondato da tetti popolati da antenne tv e piccioni appollaiati su cornicioni e mattonelle, invece la mia vista è otturata da un altro palazzo. Da un paio di settimane a questa parte in quell'appartamento si è trasferito un ragazzo che ha deciso di mettersi contro la persona sbagliata. Si sbaglia di grosso se pensa che basti una leccata al suo ghiacciolo per fottermi.
ATTENZIONE: la storia contiene un linguaggio/scene violente e di sesso. Ho impostato il rating arancione solo per permettere anche a chi non ha un account di poter accedere alla storia.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Right in front of you

Nove
 


ATTENZIONE: presenza di scene esplicite di violenza/sesso
 

“Mi scusi, potrebbe sostituire il cioccolato al latte con quello fondente? Sa’ stavo pensando che comunque devo mantenere una certa linea.” Porca puttana, se mangi 2 grammi di zucchero in più di certo non ingrassi di meno.
Il cliente mi osserva intimorito dall’espressione che assumo appena pronuncia la sua lamentela. Con un gran sospiro scocciato, faccio schioccare la lingua sul palato e ricambio lo sguardo. Ne avevo abbastanza di questi clienti così pretenziosi; con questa tarocca legge del mercato dove il cliente ha sempre ragione, si sentivano sempre tutti degli Dei.
Una volta completata la transazione, porgo all’uomo il cono. “E’ soddisfatto, ora?” Il mio tono è così sarcastico che a malapena si sporge per afferrare il suo gelato cocco e cioccolato fondente per poi raggiungere rapidamente l’uscita, facendomi esalare l’ennesimo sospiro.
Erano due giorni che a lavoro me ne capitavano di tutti i colori: da bimbi che pretendevano la sostituzione gratuita del gelato appena versato sul nostro pavimento, - che io avrei dovuto pulire - ad adolescenti ancora in fase di pubertà carichi di brufoletti che ci provavano con me, sino a vecchi che cambiavano idea ogni santa volta che il cucchiaio toccava il gusto appena indicato; di conseguenza il mio stato d’animo seguiva il corso di enormi montagne russe con i suoi alti e bassi. Perlomeno questa gran caciara mi permetteva di ignorare ciò che accadeva realmente dentro di me, dimenticare ciò che era accaduto fino a quella notte.

Da allora avevo accartocciato tutto nel piccolo cestino della mia mente e mi ero data a qualsiasi distrazione, dal lavoro alle pulizie domestiche. Cercavo di sfogare queste sensazioni represse, ma era come se ogni istante crescessero senza sosta e si impossessassero di me, rendendo ogni sforzo insufficiente. Ormai erano quasi impossibili da gestire ed iniziavo gradualmente a perdere il controllo di queste emozioni: un secondo prima ero un fascio di nervi e quello dopo ero in bilico tra un pianto ed una risata isterica; mi sentivo uno schifo. E come se non bastasse, erano tre giorni che vivevo come se fossi in un bunker: tende sempre mezze socchiuse, uscite furtive e volume al massimo per evitare anche di origliare fortuitamente un qualsiasi segno di vita di quel ragazzo. Oltre ai vari sbalzi d’umore dovute alle faccende quotidiane, per quanto cercassi di reprimere tutte quelle sensazioni, la sua assenza si faceva sentire: mi mancava, mi mancava da morire. 
Mi sarebbe bastato anche solo rivedere quel suo sorriso audace, caratterizzato dai denti bianchi e da quelle tenere gengive in bella mostra, per calmare un istante il mio cuore in subbuglio.

Finalmente la primavera è palpabile nell’aria e gli alberi in fiore mostrano apertamente i loro colori più vivaci. Questo periodo dell’anno solitamente mi rassicura: le strade che si animano, la possibilità di liberarsi degli indumenti pesanti, il venticello carico di profumi; tutto ciò aveva sempre creato in me una pace interiore, ma non quest’anno. Questa volta i petali leggiadri che volano nell’aria sembrano deridermi della pesantezza nel mio petto, i marciapiedi affollati mi ricordano continuamente la mia solitudine e la mia pelle fasciata da indumenti leggeri fra cui si fa spazio il venticello, richiama la pelle di quel ragazzo a coprirmi in uno dei suoi calorosi abbracci.
Dopo aver messo dei vestiti più comodi, mi tuffo sul divano in compagnia del mio portatile.
Ormai mi ero decisa: avrei passato la prossima settimana a Busan. Avrei prenotato un dormitorio nella periferia della provincia, dove avrei praticato vari sport acquatici e fatto trekking sulle montagne adiacenti.
Mentre passo in rassegna un dormitorio che ha catturato la mia attenzione, il telefono squilla animatamente. Per un istante la stupida idea che sia lui mi elettrizza, e allo stesso tempo mi fa vacillare - ma come avrebbe potuto? Avevo bloccato il suo numero. Nonostante ciò, senza rendermene conto le mie mani stringono frementi il dispositivo, e quando leggo il numero sullo schermo, la delusione più totale si fa spazio dentro di me. Il numero è sconosciuto e con svogliatezza faccio scorrere il dito.
“Chi è?” “Oh ciao! Sono Kim Seokjin, ricordi il ragazzo dell’altra volta?” Eh come avrei mai potuto dimenticarmi di quella serata. “Oh sì sì, dimmi pure.” “Stasera ho il mio primo giorno di prova, volevo chiederti se avrò bisogno di un’uniforme anche io e se sì, dove posso trovarla.” “Quando sarai lì, potrai chiedere direttamente agli altri colleghi. In ogni caso, in fondo allo spogliatoio c’è un grande armadio marrone, le uniformi bianche sono per coloro che lavorano in cucina, puoi prendere una di quelle; per le chiavi dell’armadio chiedi agli altri. A proposito, Jungkook stasera ha il turno, avresti potuto chiedere a lui.” “Ah, stasera anche Jungkook ha il turno? Ho capito.” Era strano il fatto che il suo coinquilino non sapesse nulla degli orari dell’altro; per quanto potesse essere riservato Jungkook, era difficile non comunicare affatto con la persona con cui si convive. “Comunque prima di iniziare dovrai toglierti qualsiasi accessorio. Scegli uno degli armadietti liberi e ricordati sempre di controllare che sia chiuso e mi raccomando, non perdere la chiave.” “Va bene, grazie mille!”
Una volta porti i saluti, lancio il telefono dall’altra parte del divano e metto giù il portatile. Erano già passati tre fottuti giorni da allora, e il pensiero di lui nella mia testa continuava ad essere onnipresente. Dentro di me il suo dolce sapore di tabacco e menta, la sua lingua che mi sfiora con delicatezza e le sue mani che mi esplorano come se fossi la cosa più intrigante al mondo, erano ancora ben impressi nel mio cuore che reclamava la sua presenza, come se fosse mio di diritto.

Stringo il telecomando fra le mani e lo sguardo è perso nella selezione di un qualsiasi film che mi possa distrarre, quando il suono di un pianoforte remoto riecheggia alle mie orecchie e una volta compresa l’origine, il mio corpo si immobilizza così come il mio cuore irrequieto che smette per un attimo di battere. Le note tristi, inizialmente deboli, si fanno sempre più intense e cariche di emozioni. In un men che non si dica, mi ritrovo poggiata alle tende accostate e con l’orecchio sporto verso la musica. 
La melodia così dolce, ma allo stesso tempo malinconica penetra dentro di me e scuote con violenza quel contenitore traboccante di emozioni represse, che per tutti questi giorni avevo sigillato; ad ogni nota vengo sfiorata dai suoi ricordi: dal giorno in cui me lo son ritrovato dall’altra parte ad osservarmi con quei suoi occhi pragmatici, all'imboscata dopo la festa dove ho assaporato per la prima volta le sue labbra, ai dolci abbracci silenziosi riempiti dalle mie lacrime e dal suo irresistibile profumo, sino a quella notte di cui ho impresso ogni singolo dettaglio, dalla levigatezza del palmo delle sue mani contro il mio, sino al focoso bacio carico di emozioni che mi sbriciolavano lo stomaco.
Lo immagino seduto sullo sgabello, mentre con espressione concentrata preme i vari tasti del pianoforte nero lucente, con l’intenzione di dar voce ai suoi sentimenti che mi riportano alla mente, - per la millesima volta - quelle dannate parole che avevo evitato come la peste.
“Io mi sto già innamorando di te.”
Malgrado avessi preso la decisione migliore per me stessa, perchè mi sentivo in quel modo? Perchè diavolo non riuscivo a dimenticare?

Con un battito di ciglia cala la sera, e con la riproduzione automatica vengo accompagnata dalla visione di ben 4 film diversi, senza che io alzi un dito. Seppur i miei occhi incollati allo schermo piatto esplorino persone nuove, ambientazioni diverse e situazioni sconosciute, nella mente riavvolgo e riproduco sempre lo stesso nastro, con gli stessi protagonisti, le stesse sensazioni e le medesime domande. Il motivo di quella melodia viene riprodotto dalle mie labbra senza che io me ne accorga e con attenzione la studio, tentando di carpire come stia lui in questo momento e cosa pensa di me. Probabilmente mi odia; probabilmente penserà che sono una stronza senza cuore, - dopo che l’ho lasciato in quel modo ad una dichiarazione del genere, chi non l’avrebbe pensato - ma forse era giusto così. 

Verso notte fonda, dopo un piatto di ramen, - tutto ciò che avevo nella dispensa - le mie palpebre si appesantiscono e piombano prima che io possa comprendere cosa stia davvero accadendo in quella foresta stregata.
Dopo un tempo indefinito, riapro gli occhi disturbata dalla suoneria frastornante del mio cellulare, e dalla pesante stanchezza che grava sul mio corpo, capisco che non è l’ora di alzarsi e che quella non è la mia sveglia mattutina.
Con gli occhi serrati porto l’altoparlante all’orecchio e mugugno un “chi è?” “Shin-ae, sono Jungkook. Grazie a dio hai risposto! Scusami se ti disturbo a quest’ora.” La sua voce mi allarma, svegliandomi quasi del tutto dal mio stato comatoso. Non mi avrebbe mai chiamato a quell’ora se non fosse stato importante. “Che succede, Jungkook?” Prima che ricominci a parlare lo sento esitare, e dopo un’attesa troppo lunga - per il mio sonno - mi spazientisco. “Jeon Jungkook, parla cazzo.” “Beh, vedi al momento sono sotto casa tua… - all’ennesimo silenzio percepisco ancora la sua incertezza che non mi trasmette affatto un bel presentimento - E sono con il tuo vicino di casa.” Loro due insieme? “Intendi Yoongi? Che ci fate voi due insieme, sotto casa mia a quest’ora?” Con sforzo immane mi trascino fino alla finestra e butto lo sguardo per le strade buie, intravedendo la sua Citroen nera con i fari accesi. “Ha bevuto tutta la sera al locale, ed è arrivato al punto di non reggersi più in piedi. Alla chiusura ho deciso di riportarlo a casa sua, dopotutto sto con la macchina, però ora che sono quì… non riesco a trovare le chiavi da nessuna parte, credo le abbia perse. Ti giuro che ho provato a cercarle-“ “Taglia corto, Jungkook. Cosa mi stai chiedendo?” Oh, no. Io sapevo benissimo cosa volesse chiedermi, ma speravo con tutto il mio cuore di sbagliarmi. “Beh, vedi stasera c’è Taehyung che dorme per la prima volta da me e… l’unica che potrebbe ospitarlo al momento sei tu, inoltre abiti proprio di fronte a lui. Appena si sveglia, se ne va, te lo promette. Vero? - sento il mugolio di una voce profonda e roca in risposta - Ecco, visto? Per favore Shin-ae!” Quel rauco suono proveniente dallo speaker, giunge alle mie orecchie accelerando il mio battito cardiaco e facendo riecheggiare nella mia mente le sue ultime parole ancora una volta, come se non ne avessi mai abbastanza. “Jungkook… non posso.” Senza lasciargli dire altro, riattacco e butto il telefono in una zona remota fra i cuscini del divano. Nel petto avevo la voglia scalpitante di rivedere ancora il suo viso pallido dai lineamenti magnetici, e fare questo favore a Jungkook per aiutarlo a passare una notte che io non avrei mai potuto avere, però non potevo. Sapevo che sarei caduta nuovamente in tentazione e questa volta non sarei riuscita a resistergli.
Nemmeno il tempo di formulare un altro pensiero e il mio citofono risuona frastornante. Questa volta mi infilo sotto le coperte del mio letto e cerco di ignorarlo con la speranza che si arrenda, e che trovi un’altra soluzione. Purtroppo, passati un paio di minuti, più lo ignoro e più lo squillo sembra amplificarsi. Lancio uno sguardo all’orologio e noto che sono le 3 del mattino, perciò all’ennesimo richiamo, - per evitare di ritrovarmi una lamentela scritta dal condominio - mi dirigo scalza verso la porta e alzo la cornetta. “Porca puttana Jeon Jungkook! Sono le 3 del mattino!” “Eh tu vuoi rispondere? Per favore, solo questa volta! Farò tutto ciò che vuoi, ma stasera non posso proprio. Devo passare la notte con Taehyung…” La sua voce accompagnata dai cigolii della mal trasmissione dell’aggeggio, mi fanno esitare. Alla fine avrebbe solo passato la notte sul mio divano, durante la quale avrei dormito come un sasso, ed una volta riaperti gli occhi avrei dovuto solo che cacciarlo. L’ennesimo squillo assordante mi risveglia dalla lunga riflessione “va bene! Va bene! Datti una calmata, però! E sappi che ormai mi devi una lunga lista di favori Jeon Jungkook!” Dopo un grosso “grazie Shin-ae!” Apro il portone e nel momento stesso in cui premo il pulsante, sento l’amaro pentimento salirmi in gola. Perchè diavolo mi mettevo sempre in quelle situazioni?
Do’ una sistemata veloce al soggiorno e dopo meno di un minuto, dei passi accompagnati da una voce varcano la soglia “Shin-ae?” Quasi con trepidazione mi mordo il labbro inferiore; spero vivamente che dopo averlo rivisto, il mio cuore si quieti almeno per un momento. “Sbrigati Jungkook, voglio tornare a dormire.” La sua figura ne sorregge una più minuta, e non appena il più piccolo punta gli occhi sul divano, senza darmi il tempo di studiare l’altro, lo catapulta con pesantezza sul mobile. Al contatto con la superficie morbida, il ragazzo mugola e tasta evidentemente compiaciuto dalla comodità di questo. La matassa di capelli sparsi sul mio divano attira la mia attenzione: non sono più di color argentato, sono biondi - e nonostante il buio non mi permetta di osservarlo chiaramente - so già che è bellissimo.
“Ma si può sapere cosa è successo fra voi due?” Jungkook è di fronte a me con le mani sui fianchi, mentre riprende il fiato con calma. “Che intendi?” “Mi ha reso la serata un inferno: una volta brillo ha iniziato a blaterare sull’amore e su quanto faccia schifo. Ed una volta perso il controllo, ha iniziato a chiedermi ripetutamente di te e a raccontarmi di come sei stata stronza.” Il suo racconto conferma pienamente le mie supposizioni. Per quanto avesse ragione, non potei evitare di percepire l’ennesimo colpo che soppressi facendo le spallucce e torturando il mio povero labbro inferiore. “Niente, Jungkook. Abbiamo provato ad essere amici ma non ha funzionato.” Il mio sguardo ritorna sui capelli biondi sparsi sul divano di pelle facendogli da contrasto. “Sinceramente Shin-ae, lui non mi piace. Tae mi ha raccontato più o meno che genere di persona è, - a quel soprannome alzo un sopracciglio e mi trattengo dal prenderlo per il culo - e secondo me non ti merita.” Il moro mi studia dalla testa ai piedi, facendomi sentire in soggezione. Chi era lui per decidere chi mi meritasse o meno?
”Però guardati. Sapevo che avevi qualcosa, ma non pensavo che fossi già così…” “Così cosa, Jungkook?” Non c’era bisogno che andasse avanti, sapevo benissimo cosa avesse sulla punta lingua; però non aveva il diritto di aprire bocca su una faccenda e su persone di cui aveva avuto solo un assaggio. Per quanto mi potesse conoscere, non gli era lecito né giudicarmi né fare affermazioni affrettate. “Jungkook, io non mi sto innamorando.” In risposta inarca il sopracciglio, mettendo su' la sua solita e saccente espressione da “so tutto io”, facendomi innervosire ancor di più. “Ficcatelo bene in testa: io non mi innamorerò mai. E sai perchè? - le mie labbra si innalzano in un sorrisetto amaro - Perchè l’amore è un'inutile perdita di tempo che porta solo alla sofferenza. Proprio come quello che c’era fra me ed i miei genitori! Dove pensi mi abbia portato? Proprio quì, abbandonata da tutti, costretta a costruirmi una vita senza l’aiuto di nessuno.” La sua espressione sbalordita a questa rivelazione, è un misto fra lo sconcerto e dispiacere. “Perciò, ora Jungkook, fammi uno dei tanti favori che mi devi. Esci di quì e vai dal tuo Tae. Grazie.” Le ultime cose di cui avevo bisogno in quel momento, erano la sua presunzione e la sua compassione. Per la prima volta, l’atmosfera fra me e Jungkook si impregna di tensione, creando un muro che spinge il moro a trascinarsi alla porta senza dire una parola. Prima di chiudersi la porta alle spalle pronuncia “Shin-ae tutti si innamorano, indipendemente dalla tua volontà e da ciò che hai vissuto. Lui non mi piace, però magari mi sbaglio e potrebbe renderti felice.” Con espressione grave e labbra serrate, chiude l’uscio lasciandomi con lo sguardo perso su quella superficie di legno. Maledetto Jeon Jungkook, aveva continuato fino all’ultimo con i suoi consigli da sapientone.

“Stai bene?” Una voce rauca e profonda mi distoglie da questi pensieri, cogliendomi di sorpresa. I miei occhi incontrano quelli del ragazzo sul divano, che ora si è posizionato supino con il capo innalzato dal braccio. I suoi occhi magnetici contornati dai nuovi capelli biondo miele, mi mozzano il fiato ed inevitabilmente sento un tonfo al cuore. “Non eri ubriaco? Torna a dormire.” A malapena riesco a sputare quelle fredde parole e a mantenere un’espressione stoica. “Le vostre grida mi hanno svegliato.” Il ragazzo si mette seduto, permettendomi di osservarlo meglio; questa volta le sue iridi corvine sono più nitide e le mie gambe si fanno molli. 
Mi ero mancato da morire: sapevo che quelle sue labbra rosee a malapena illuminate, e quelle guance arrossate dall’alcool, mi avrebbero fatto perdere nuovamente il senno. Quando si alza dalla poltrona il mio cuore accelera e si ferma in gola mozzandomi il respiro; lo fermo immediatamente “Fermo!” Alla mia esclamazione si immobilizza a pochi passi da me. “Shin-ae, dobbiamo parlare.” Il suo sguardo appare del tutto sobrio e soprattutto serio, con una piccola luce mista di emozioni. “Ho già detto tutto ciò che avevo da dirti quella sera. Ti ho fatto rimanere solo per Jungkook.” Con agitazione torno a torturare la pellicina che si è creata sul mio labbro inferiore.
“Eh io no, invece. Ho ancora tante cose da dirti, a partire dal fatto che ormai sono innamorato cotto di te.” A queste parole il mio cuore perde un battito e la forza che mi aveva sorretto in piedi fino ad allora mi pianta in asso, costringendomi ad abbandonarmi sul pouf affianco alla finestra. Uno dei tanti motivi per cui non mi fidavo di lui era questo senso di impotenza che riusciva a creare in me, mi rendeva vulnerabile, capace di controllarmi solo con uno sguardo. Percependo la mia debolezza, il ragazzo sembra volerne approfittare e continua a parlare. “Capisco che sia difficile fidarti dopo tutto ciò che hai passato, ma voglio dimostrarti che puoi essere felice anche con me. Cercherò di non farti soffrire e se mai dovesse succedere, prometto che mi allontanerò come desideri tu, non ti cercherò mai più. Ma dacci una possibilità.” Sento come se si fosse insinuato nel mio petto e avesse preso in mano il mio cuore - già in subbuglio - prendendolo sotto controllo.

Il ragazzo - ormai biondo -, con passi lenti accorcia la distanza fra noi disarmandomi ad ogni centimetro con il suo sguardo supplicante. Ripeto, odio questa sensazione di impotenza, ma allo stesso tempo, il mio corpo scalpita dalla voglia di sentirsi suo.
“Ti giuro, ci ho provato ad andare avanti. Ma dopo tre cazzo di giorni sei sempre nella mia testa, ed il tuo sapore sembra essere più vivo di quello precedente.” Ormai è di fronte a me e lentamente raggiunge la mia altezza con uno squat. Ad ogni parola la stretta nel mio petto aumenta dolorosamente.
Proprio come quella sera, la sua mano accarezza dolcemente la mia guancia facendomi trattenere il respiro per non fremere, al tanto desiderato contatto. Sento che non c’è più via di scampo, la minima forza di volontà rimasta è sfuggita al suo tocco. “Lo so che non ti sono indifferente. Perciò, per favore, dammi una possibilità. Dai una possibilità a noi.” Noi. Suona quasi bene.
Il suo viso affascinante così vicino al mio mi richiama a gran voce, e con fatica riesco a parlare. “Promettilo.”
I suoi occhietti a mandorla si spalancano increduli a ciò che ho appena detto, e con vigore annuisce. “Tutto quello che vuoi.” “Prometti che cercherai di non farmi soffrire, e se e quando succederà, mi lascerai stare per davvero.” I suoi occhi vivi e scintillanti, in un battibaleno si socchiudono facendo aderire con delicatezza le nostre labbra. A quel soffice tocco vengo attraversata da piacevoli scosse che si diffondono per tutto il mio corpo, arrivando fino alla punta delle dita dei miei piedi che si arricciolano. Il dolce sapore impastato d’alcool, scende raggiungendo il mio ventre, che attanaglia e scaraventa il contenuto del mio stomaco come una barca in un oceano in tempesta.

Senza alcuna preoccupazione, mi lascio trasportare dalla dolce danza in cui sono rapite le nostre labbra che si ritrovano con ardore, come se fossero passati, non tre giorni, ma secoli dall’ultima volta che si sono appartenute. Sono bramose le une delle altre e con veemenza la sua lingua passa serpentina, carezzando ogni singolo centimetro delle mie labbra per poi catapultarsi su quello inferiore mordicchiando come a reclamarla una sua proprietà. Ad occhi serrati, le mie mani raggiungono il colletto della sua camicia mezza sbottonata, e lo tiro a me per intensificare ed assaporare fino in profondità quella bocca che avevo desiderato per giorni. Il cuore che fino a poco fa avevo in gola, torna giù creando un esplosione di emozioni e sento che quei sentimenti di cui avevo così paura, non potevano essere più veri. E’ cristallino come l’acqua che tutto ciò che avevo fatto quei giorni non era altro che mentire a me stessa, - così come avevo fatto con Jungkook poco fa - perchè il mio corpo esigeva quello dell’altro in un modo mai successo: non desideravo altro che assaporare la sua pelle pallida e allo stesso tempo quei sentimenti che tanto professava, volevo sentirmi amata anche io per una volta.

Prendo l’iniziativa e mi intrufolo nella sua cavità, senza alcuna vergogna, e lambisco curiosa - proprio come se fosse la prima volta - ogni angolo, finché lui stesso non mi viene incontro e mi insegue focosamente. Le sue mani viaggiano sino ai miei fianchi che penetrano la maglietta ed entrano in un fresco contatto con la mia pelle, a cui rabbrividisco. “Te lo prometto, sarai felice.”
Il suo tono è rassicurante, ma non è solo questo a convincermi, né il suo sguardo appannato; la poca lucidità da l’ultima spinta al mio desiderio di non essere più sola, di essere felice e sentirmi amata. Ho paura, tanta. Ho una paura matta di soffrire. Eppure questa aveva bussato alla mia porta anche quando avevo preso la decisione più giusta; ero stufa di correre in questo circolo vizioso. Finalmente ero disposta ad affrontare il rischio e ad assumermene le conseguenze.
Dopo aver puntato gli occhi nei suoi, come a cercare l’ultimissima conferma, mi lascio al suo magnifico incantesimo. Mi avvento ancora sulle sue labbra e stringendo fra le dita i suoi capelli dorati, faccio aderire il mio corpo con il suo. Le sue mani viaggiano sulla mia pelle, come piume che stimolano i punti più sensibili, accendendo quella voglia repressa ormai da mesi. Con forza stringo la presa tirando il suo cuoio, facendolo mugolare ed aumentare l’intensità dei baci. Senza preavviso salto sul suo bacino incrociando le gambe, stringendo e premendo lasciva le nostre intimità già ardenti; a questo gesto, si alza caricandomi di peso, diretto verso la camera da letto. Non ci posso credere; alla fine ho ceduto.
I suoi baci sinuosi raggiungono la mascella, inumidendola con il suo respiro caldo e giocando con l’elasticità della mia pelle, che mi investono di brividi simili a scariche elettriche. Questa volta la lucidità non ha più scampo, non mi sarei mai più sottratta al suo magnifico tocco e a quelle sensazioni incredibili; mai più. Forse stavo commettendo l’errore più grosso della mia vita, ma non mi importava più. Volevo anche io trovare la felicità nelle cose più grandi, cose che andavano oltre al fruscio delle onde del mare, alla luce della luna e agli alberi in fiore.
I suoi occhi si riaprono, svelando quei due magnifici pozzi che mi avevano attratto sin dal primo istante, e con cautela mi fa stendere sul letto posizionandosi a cavalcioni su di me. Le sue labbra si piegano in un lieve sorriso e per la prima volta mi sento come se fossi nel luogo giusto, al momento giusto. Con gli occhi immersi nei miei che mi infondono la sua sicurezza, sento come stessi facendo la cosa più giusta del mondo. “Mi sto fidando di te, Min Yoongi.” Questi scintillano ancor di più, illuminati fievolmente dalla luce della luna. “Mi sto innamorando di te, Min Yoongi.”
Allungando le braccia, lo tiro a me e ancora più intensamente - non credevo fosse possibile - faccio scontrare le nostre labbra. E’ come se fosse la prima volta, ogni santa volta vengo travolta da una scarica di emozioni sempre nuove, che mi attorcigliano lo stomaco in una pallina di carta.
Le sue mani carezzano il perimetro delle mie curve con delicatezza assoluta, finché non arriva al lembo della mia maglietta che inizia a sollevare fino a portarla al mio seno. Con una lentezza devastante, ne segue il corso, baciando con avidità ogni singolo millimetro di pelle scoperta, sino ad arrivare a mordicchiare la mia scapola. Una volta rimasta in reggiseno mi sento totalmente messa a nudo, non solo esteriormente: è come se in questo modo gli stessi dando libero accesso alla mia anima fino ad allora protetta dalla mia armatura di indifferenza. Il suo sguardo carico di cupidigia mi studia con attenzione, ed infine passa al mio volto lievemente arrossato. “Sei bellissima.” Presa dall’imbarazzo lo tiro per il colletto e con difficoltà inverto le posizioni per ritrovarmi io alla sua sommità. Non era la prima volta che mi ritrovavo tête-à-tête in quel modo con un uomo, però sentivo il suo sguardo bruciare sulla mia pelle come mai e quegli occhi scovare qualcosa che non avevo mai mostrato a nessuno.
I capelli sbarazzini sono sparsi fra le coperte ed i suoi lineamenti delicati appaiono ancor più belli dall’alto. “Smettila di guardarmi così” pronuncio mentre sbottono la sua camicia bianca. “Così come?” Le sue labbra si piegano nel suo sorriso malizioso che mi era mancato tanto, ed istintivamente mi lancio su di esse come se fossero la mia unica via di salvezza. “Come un idiota” pronuncio spezzettando il bacio, per poi avviarmi verso il suo petto pallido, ormai libero dall’indumento. Mi soffermo sui suoi capezzoli facendolo sibilare, e ricominciare la umida discesa fino al suo bacino. “Però dillo che ti è mancato questo idiota.” I suoi occhi mi seguono con attenzione in questo percorso ed in risposta, abbassando di poco i pantaloni, mi avvento su un punto preciso dell’inguine che inizio a torturare con i denti e a succhiare con gusto. Un mugolio gli scappa dalle labbra e dopo un paio di istanti mi allontano per osservare compiaciuta il segno violaceo.
“Eh no, non puoi fare così, cazzo.” Con agilità - contrariamente a me - riprende il dominio tornando sopra di me e con scioltezza sgancia il mio reggiseno, scoprendo il mio seno di medie dimensioni. Il sorriso muore dalle mie labbra e a quella vista, sul suo viso compare un ghigno; con chissà quali pensieri si precipita sui miei capezzoli già turgidi, provocandomi un gemito che riesco a trattenere a labbra serrate. Soddisfatto della mia reazione, soffia piano su un seno, mentre con la mano viaggia fino all’altro, di cui ne massaggia lentamente la punta con il pollice, per poi pizzicare. Non mi piaceva sentirmi sottomessa in quel modo, ma il mio corpo affermava tutt’altro. Era come se tutto ciò che odiassi, lui riuscisse a renderlo bello.
A questo punto il suo palmo freddo slitta dal mio bacino intrufolandosi tra i miei slip, entrando in contatto con il mio ingresso bollente. Da quì inizia una lotta di piaceri tra i denti aguzzi sul mio seno e le sue dita che si destreggiano con il mio clitoride inumidendo sempre di più la mia entrata. Quando penso che stia per darmi una tregua, mi penetra con l’indice e dopo vari secondi, questo viene accompagnato dal secondo dito; questa volta non riesco a trattenere il gemito che mi sfugge dalle labbra.
Era la prima volta che mi facevo dominare a letto in questo modo e tutto questo mi piaceva tremendamente. I suoi occhi socchiusi e le sue espressioni colme di lussuria contribuivano ad aumentare questa voglia di appartenergli.
Si ferma per passarsi la lingua sulle labbra, senza mai interrompere il contatto visivo. Raggiunge rapidamente l’altezza delle mie natiche e mi sfiora con il naso la sommità tra le cosce. Lo sento. Lì. Mi sento bruciare.
Adagio fa scendere gli ultimi indumenti rimasti e mi ritrovo denudata del tutto, sotto i suoi occhi colmi di puro piacere, e quasi mi vengono le convulsioni. Ne avevo abbastanza di questi maledetti preliminari, lo volevo mio.
Con la poca lucidità che mi rimane, lo aiuto a liberarsi dei jeans e dei boxer, lasciandomi ammirare per la prima volta il suo organo così possente. Lui è quì, sopra di me. Così bello.
Avevo sempre trovato i genitali maschili abbastanza ripugnanti, nonostante il gran piacere che possono provocare, ma non quello di Yoongi. Inizio a rendermi conto di amare ogni singolo aspetto di quel ragazzo sia esteriore che interiore; lo apprezzavo più di me stessa. Possibile?
A cavalcioni su di me, mi guarda ancora, questa volta con dolcezza e mi accarezza i lunghi capelli arruffati sparsi fra le coperte. Mantenendo lo sguardo, la sua lunghezza in erezione sfiora le mie grandi labbra e non potendone più di quell’attesa, ricerco velocemente il preservativo nel comodino di fianco e quando lo trovo, glielo porgo. Con scioltezza ne apre il contenuto e lo posiziona comodamente sul suo perimetro. Il suo mento arriva a sfiorarmi l’orecchio e assieme al suo alito caldo mi sussurra “prometto che ti renderò felice, Shin-ae.”
Senza concedermi il tempo di realizzare le sue parole, spinge dentro di me con potenza, cogliendomi impreparata a quell’uragano di sensazioni piacevoli che si propagano dal mio ventre. Mi sento riempita. Lui resta immobile, lasciando che mi abitui all’invadente, sconvolgente piacere di averlo dentro di me. Indietreggia con mirabile lentezza. Poi chiude gli occhi, geme e sprofonda di nuovo dentro di me. Le sue labbra rosee passano dal mio lobo alle mie labbra, e con continuità accelera le spinte. Guadagna velocità, assumendo un ritmo irrefrenabile ed i suoi baci vogliosi punzecchiano come spine le mie labbra.
Con le dita scendo dai suoi capelli setosi percorrendo le linee del suo corpo, fino ad arrivare alla sua bianca schiena, su cui all’ennesima scarica affondo le unghie facendolo guaire senza ritegno. “Shin-ae…”
Il suo corpo liscio e tonico che struscia contro il mio ed il suo nome pronunciato a voce strozzata, stimolano quella sensazione che nasce dentro di me.
Questo piacere monta a partire dalle mie natiche fino a diffondersi per tutto il mio corpo. Inizio a irrigidirmi, mentre lui continua a spingere. Il mio corpo freme, si inarca, coprendosi di un velo di sudore. Percorro la sua schiena curva e quando sento l’ultima contrazione, un’esplosione indescrivibile viene rilasciata per tutto il mio corpo, accompagnata da una percezione di bagnato attraverso il preservativo. All’ultima spinta, il ragazzo sulla mia sommità butta il capo all’indietro recuperando il respiro; infine si abbandona al mio fianco. Con naturalezza mi giro di fianco e lo osservo attentamente: la fronte impregna di sudore, i capelli scompigliati ed il viso paonazzo accompagnato dal ritmo scandito del suo petto; dio, lo trovato magnifico.
Era come se non avessi mai visto niente di più bello; come se quei tramonti, quei paesaggi incredibili di paesi e continenti di cui mi ero accontentata fino ad allora, ai miei occhi fossero diventati insignificanti.
“Sono così bello?” Nonostante la situazione riusciva sempre a mantenere il suo atteggiamento scaltro che mi fa sbuffare, malgrado il gran sorriso disegnato sulle mie labbra. “Sei bellissima” scimmiotto imitando la sua voce strozzata dai respiri di qualche attimo fa. Ancora con gli occhi serrati, le sue mani mi raggiungono e mi tirano fra le sue braccia, accogliendomi in una calorosa stretta. Con l’orecchio poggiato suo petto sento il battito impazzito e la sua improvvisa risata alla mia esagerata riproduzione. Il suo dito raggiunge il mio mento, facendomi alzare lo sguardo che si scontra con il suo. Non c’è più traccia della risata di prima e ancora una volta pronuncia “sei bellissima.” A queste parole le solite farfalle si fanno spazio nel mio stomaco e non posso che mordermi l’interno della bocca. Le sue gambe minute raggiungono le mie e si attorcigliano le une con le altre, come in una ragnatela; come se non mi volesse più lasciar andare.
“Sono così bella?” Scimmiotto ancora, serrando le labbra per evitare di scoppiare a ridere alla sua espressione incredula. “Mi prendi per il culo, eh? Ma guarda te, una volta tanto che cerco di fare il romantico.” Mette su un broncio adorabile, sporgendo quelle labbra rosee che d’ora in poi sarebbero sempre state mie. Mi protendo verso quel muso, e faccio aderire alla perfezione le mie labbra con le sue. A questo punto la sua stretta attorno al mio corpo aumenta e percepisco l’ennesimo cambio di stato d’animo, confermando la mia ipotesi sulla sua bipolarità.
“Visto che con te non si può essere romantici…” sul suo viso si disegna un sorriso malefico. “Mi vendicherò per avermi fatto soffrire tutti questi mesi.” “Io ti ho fatto soffrire?! Ma chi è mi ha seguito come un cagnolino e ha tentato di provocarmi sin dal primo giorno?” Lo guardo sconcertata dalla sua affermazione. “Eh chi è che ha risposto ad ogni mia provocazione, e che me l’ha fatto alzare ogni volta lasciando a me tutto il lavoro?” Alle sue parole arrossisco e rispondo incerta “non è colpa mia!” “Bla, bla, bla! E’ ora di rimediare!” Detto questo mi stringe a se’ delicatamente ed in quel momento, con le farfalle impazzite e la mente sgombra da qualsiasi preoccupazione; sento di essere felice.
Sento di poter toccare il cielo con un solo dito, senza aver timore che questo sia troppo alto per me o che questo un giorno mi crollerà addosso.

 


 

Welcome back!

Eccomi quì con un nuovo capitolo miei cari. Ebbene sì, ce l’hanno fatta! 😌 Finalmente Shin-ae si è arresa al nostro irresistibile Yoongi. FINALMENTE. Shin-ae stava dando al cavolo anche a me 😂
Non potete capire la difficoltà nello scrivere questo capitolo, temevo si trasformasse in un porno. 

E anche se sono ripetitiva, non sono abituata a scrivere in modo così dettagliato queste scene perciò mi scuso per gli eventuali errori e cose da migliorare, però spero comunque che ne sia uscito qualcosa di decente. 🤯

Inoltre, siccome mi stavo scambiando il contatto Instagram con alcune di voi, vorrei condividerlo con tutte, così magari ho qualcuno con cui parlare dei BTS, dato che ai miei amici l’unica canzone che potrà mai interessare è Mic Drop.
Se vi va seguitemi al contatto dabgs e ricambio subito il follow!






Alla prossima xx

 
  
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