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Autore: LauraNinja18    31/01/2018    1 recensioni
Ella Davis è una ragazza come tutte le altre, all’apparenza, ma con un passato difficile ed oscuro alle spalle. In seguito alla morte della madre, si trasferisce a New York in cerca di fortuna ed un po’ di pace per il suo animo tormentato. Non sarà affatto facile per la fanciulla riuscire a seppellire i ricordi tanto dolorosi che troppo spesso tornano a galla, pronti a sommergerla. Ma cosa accadrà quando per caso incontrerà Devon?
I due sono gli antipodi per eccellenza, il buio e la luce, il giorno e la notte, il bene e il male, ma hanno in comune più di quanto pensino. Entrambi custodiscono un enorme segreto che riguarda il loro passato. Riusciranno ad abbattere i muri che li separano e a fidarsi l’uno dell’altra? O il destino renderà vani i loro sforzi dividendoli per sempre?
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Devon's pov

Dopo la discussione a casa di Ella, sono filato dritto in ospedale nonostante fosse tardi e non avessi il turno notturno. Sono certo che se fossi tornato a casa non sarei riuscito a chiudere occhio in ogni caso, tanto vale tenere la mente impegnata al lavoro. Varco la soglia dell'ingresso principale e mi reco all'ascensore dal quale esce Rose.

« Oh.. Dottor Reinfield non l'aspettavo stasera.» Le faccio cenno di seguirmi di sopra. So che stava per andare a casa e non ho intenzione di trattenerla a lungo. Nel mio ufficio le comunico la notizia.

« Devo assentarmi per qualche giorno a causa di un viaggio di lavoro a Londra. In mia assenza dovrai occuparti di alcune cose. » Annuisce e si siede di fronte a me per ascoltare le mie istruzioni, al termine delle quali, la lascio tornare a casa, se lo merita. Ebbene sì, ho deciso di tornare a Londra dopo un anno che non ci metto piede. Per fortuna ho una casa diversa da quella dei miei genitori quindi non sarò costretto a subirmeli ventiquattro ore su ventiquattro. Chissà se mia sorella è tornata dal suo viaggio, spero di poterla salutare di persona. Domani mattina chiamerò mia madre per farglielo sapere così potrà mandarmi il Jet di famiglia a New York. Mi chiedo se avranno letto i giornali scandalistici di recente perché in tal caso, mi faranno trecento domande su chi sia Ella e bla bla. Speranze piuttosto vane, è quasi impossibile per mia madre non ficcanasare nella mia vita "privata".

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Passo il resto della nottata ad occuparmi di alcuni pazienti e sistemare scartoffie alternandomi tra l'ufficio e il reparto. È una serata particolarmente tranquilla senza emergenze nel mio campo di competenza, almeno. Ma credo di aver parlato troppo presto perché, neanche il tempo di pensarlo, che mi chiamano in pronto soccorso. Mi precipito subito lì, la tempestività è tutto nel mio lavoro, e mi informo sulla paziente.

« Non capiamo cos'abbia, sappiamo solo che si rifiuta di mangiare da due settimane... così ha detto il padre almeno. » Sono un uomo molto preciso e mi innervosisce avere un quadro poco chiaro della situazione come in questo caso.

« Le avete fatto un elettrocardiogramma o aspettavate un invito ufficiale? » Domando all'apparenza con tono sarcastico, ma la mia espressione è più seria che mai. Si intromette Roxanne. Sarà anche appiccicosa ma almeno è sveglia.

« Certamente dottore, ecco i risultati. » Mi porge il referto facendomi gli occhioni dolci. La guardo di sottecchi per poi concentrarmi sul foglio.

« Che cosa vedi? » Le domando. Vediamo se è attenta abbastanza da guadagnarsi un'altra operazione.

« Vediamo... » Butta per aria l'infermiere con il quale stava parlando prima e si posiziona accanto a me per leggere.

« A me sembrano nella norma... » 
« Guarda meglio. » Le indico una piccola curva anomala. 
« Oh! C'è l'onda U! Di norma non c'è.. » Annuisco e mi rivolgo nuovamente all'infermiere.

« Somministrale del potassio, ne ha carenza perché non si sta nutrendo. Fate in fretta, prima che abbia un collasso. » Passo la cartellina ad una Roxanne entusiasta che mi segue mentre faccio ritorno nel mio ufficio.

« Cosa c'è? » Mi volto all'improvviso nella sua direzione. Odio essere seguito.

« Quindi l'operazione...? » 
« Potrai assistere, ma la farà il dottor Benson. » Mi guarda confusa aggiustandosi il colletto del camice. 
« E lei...? Non parteciperà? » 
« No, starò via per qualche giorno. » Aggrotta la fronte delusa. Purtroppo per lei dovrà arrangiarsi senza di me.

« E quando torna? Dove va? » 
« Basta così, non ti riguarda. Vada pure a casa dottoressa Shane. » La congedo con un gesto della mano in modo teatrale e torno a barricarmi nel mio ufficio, l'unico luogo dove posso davvero isolarmi dal resto del mondo.

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Osservando l'alba con un caffè bollente tra le mani ne approfitto per fare un colpo di telefono a mia madre. Afferro il cellulare e compongo velocemente il suo numero attendendo che mi risponda.

« Amore mio! Come stai? » La sua voce mi arriva subito al timpano.

« Bene, mamma. Che si dice a Londra? » 
« I soliti drammi, sai come vanno le cose qui...» Sospira. Non mi ha ancora detto nulla sulla foto del giornale, è buon segno. Probabilmente non l'ha vista.

« Saresti contenta se venissi a trovarti? » Domando retoricamente. 
« Certamente! Non vedo l'ora! Quando vieni? » Mi domanda entusiasta. 
« Domani. Mi mandi il Jet o devo prendere l'aereo? » 
« Te lo mando tesoro, così fai prima. » Annuisco e parliamo ancora un po' del più e del meno fino a che non ci salutiamo. 
Sapevo che sarebbe stata felice e devo ammettere che non mi dispiace rientrare in patria, anche se sono più che sicuro che mi faranno presenziare a qualche cerimonia insieme a loro. Tempo di rispondere a qualche mail che devo assolutamente mettere a tacere una voglia impellente di caffè. Beh, sono stato sveglio tutta la notte! Abbandono il mio studio ed il mio camice per recarmi da Mikey's, il bar qui accanto. Non reggerei l'intruglio della macchinetta stamattina e poi ormai si è fatta anche ora di colazione. Ho proprio bisogno di un po' di dolcezza in tutto quest'amaro che mi circonda. 
La colazione è decisamente il mio pasto preferito della giornata. Mi dà la carica per affrontare il lavoro. Devo anche allenarmi oggi pomeriggio, assolutamente. Rifletto mentre faccio ritorno alla base. Entro dalla porta principale salutando qualche collega e studente ma poi vengo colto da un'altra voce che pronuncia insolitamente il mio nome.

« Devon, ti stavo giusto cercando...» Mi volto ed incontro gli occhi azzurri come il cielo di Ella.

« Mi hai trovato. Ti serve qualcosa? » Uso un tono più rude rispetto al solito. Sono ancora risentito per ieri.

« No, sto bene. Volevo solo scusarmi. Non intendevo giudicarti e se dev'esserti sembrato così, beh non era mia intenzione. » Non abbassa lo sguardo che resta incollato al mio. È sincera e mi spiace averla fraintesa.

« Sei venuta fin qui per scusarti? » Alzo l'angolo della bocca in un piccolo sorriso.

« Sì, ma non ti fare strane idee, lavoro qui vicino! » Sorride a sua volta sistemandosi qualche ciuffo di capelli ribelle dietro l'orecchio.

« Scuse accettate, ho capito cosa intendevi ieri.» Le faccio cenno di spostarsi dal corridoio e ci allontaniamo un po' dall'entrata. 
Non ho ancora inquadrato Ella del tutto. È di sicuro una ragazza che deve aver sofferto molto in passato e che ora sta cercando di fare del suo meglio per riprendersi. È molto più forte di quanto dia a vedere, più di me sicuramente. In un certo senso ammiro il suo coraggio, e anche la sua capacità di comprendere gli altri, infatti, temo che prima o poi finirà con lo scoprire i miei segreti. 
Ma potrebbero essere troppo per lei da sopportare.

Ella's pov

« Sono contenta che abbiamo chiarito il malinteso. » Gli sorrido felice. Come ho già detto, odio le questioni irrisolte o farmi passare per quella che non sono.

Stamattina mi sono svegliata presto perché ero decisa a passare al Lennox da Devon prima di andare al lavoro, così ho colto due piccioni con una fava. 
Annuisce ma ora non so più che dirgli. Potrei chiedergli se ha chiarito con Summer, ma non sarebbero affari miei e so già che è molto suscettibile su quest'argomento. Inoltre ha delle leggere occhiaie, simbolo che deve aver passato la notte in ospedale, appunto.

« Bene, farò tardi al lavoro. Meglio che vada. » Mi congedo in questo modo ma mi guarda accigliato, come se si aspettasse una frase differente da parte mia. Lo guardo altrettanto interrogativa aspettando una sua reazione. Che cosa sta pensando...?

« Hai detto che non è lontano, giusto? Bene, andiamo così ne approfitto per tornare a casa anche io. » Ma non era appena rientrato..? Non importa, meglio così. Mi farà compagnia durante il tragitto e magari arrivo anche in orario questa volta!

« Certo, si trova qualche isolato più avanti. » Gli sorrido e insieme ci dirigiamo fuori dall'ospedale. 
Mi fa sempre strano metterci piede, l'odore di disinfettante e l'impressione che sia tutto asettico alla quale non mi abituerò mai, fanno sempre un certo effetto. Non so proprio come faccia Devon a starci praticamente tutta la giornata, notti comprese. Mi sale l'ansia solo a pensarci, deve amare molto questo lavoro altrimenti non si spiega. Zittisco le mie stupide riflessioni sulla vita, e mi godo questa mini-passeggiata fino al Cloe's showroom. L'aria è fresca essendo prima mattina, ma il tepore del sole rende il tutto più piacevole a contatto con la mia pelle. 
Osservo Devon al mio fianco. Sembra molto più rilassato rispetto a ieri sera, per fortuna. Deve avergli fatto bene qualsiasi cosa abbia attuato per sbollire la rabbia. Il suo sguardo è sempre indagatore e misterioso ma almeno non è arrabbiato. Quando si altera i suoi occhi diventano quasi di ghiaccio e lo ammetto, fa quasi paura. 
Con tutto questo pensare, non mi sono accorta che siamo praticamente arrivati a destinazione.

« Eccoci qui, lavoro proprio in questo negozio.» Gli indico la vetrina con fare teatrale sorridendo quasi come se mi piacesse lavorarci. In realtà è un vero schifo. Devon, dal canto suo, fa una smorfia osservando i manichini. Adesso mi caccia una delle sue perle, me lo sento.

« Li vesti tu quelli? » 
« Beh sì, quindi? » Non capisco il punto. Il dottore guarda me e poi di nuovo gli abiti esposti.

« Ti vestiresti mai come hai conciato loro? » In effetti no. Troppo eccentrici e troppo striminziti. Ma non gli darò questa soddisfazione.

« Certo, non vedo cosa ci sia che non va. Magari li abbinerei diversamente.. » Cerco di mantenere un'espressione più neutrale e seria possibile ma è molto difficile se mi guarda in quel modo.

« Quindi, verresti conciata in questo modo nel mio studio per una visita? » È una sfida? Perché io adoro le sfide.

« Potrei. Chi me lo vieta? Farei anche prima a spogliarmi. » Constato facendo spallucce per dare veridicità alle mie parole.

« Ottimo. » Si limita tradendo un sorrisetto. Stiamo flirtando per caso? Quando siamo passati a questa fase? Dovremmo discutere più spesso se questi sono i risultati.

« Ti fa piacere? » Lo prendo in giro adesso, è troppo divertente. 
« Rende tutto più semplice! » Mi risponde lui convinto. Certo che ha la risposta pronta a tutto.

« Eh certo, per quello... ovvio. » Scuoto la testa sorridendo, ormai non posso trattenermi più.

« E per cosa credevi? » 
« Ovviamente a quello che hai detto! » 
« Ovviamente. » Ormai stiamo sorridendo entrambi come due ebeti e la cosa sarebbe andata avanti se solo Sidney, il mio amato capo, non fosse arrivata proprio in quel momento per aprire il negozio.

« Ella! Mi vuoi far prendere un infarto? Sei puntuale! » Mi deride subito facendo capitolare anche Devon. Che simpatici...

« Quindi oltre ad essere maldestra sei anche ritardataria? Ma qualche pregio ce l'hai? » Commenta sarcasticamente il dottore facendo sbellicare Sidney. Quando è troppo è troppo! Mi imbroncio e lo guardo malissimo.

« Sono simpatica a differenza tua! » Mi rivolgo a Devon mentre la proprietaria osserva ora la scena più interessata, smettendo di ridere.

« Almeno io non inciampo su qualsiasi cosa mi trovi davanti ai piedi. » 
« Ma non è vero, è capitato solo una volta con te! » 
« Puoi anche ammettere che l'hai fatto apposta perché non sapevi resistere al mio fascino, dai.» 
« Quale fascino scusa? » Spero di essere sembrata credibile perché di fascino ne ha eccome.

« Lo sai che quando menti ti si arrossano leggermente le guance? » Mi avvicino di qualche passo. A Sidney mancano solo i popcorn.

« E quando mai ti avrei mentito? » 
« Proprio qualche attimo fa. » 
« Sai anche quando l'ho fatto? Quando ti ho detto che sei un bravo ballerino. » Si acciglia. Ah colpito! Mi guarda male ma so che invece, si sta divertendo almeno quanto me.

« Davvero un cabaret fantastico ma ora Ella deve lavorare. Forza andiamo! » Si intromette il capo.

« Non finisce qui. » Gli sussurro e mi volto per entrare nel negozio senza girarmi ulteriormente.

« Brava Ella! Non solo sei arrivata puntuale ma hai fatto anche un'ottima conquista. Sono quasi felice per te. » Esclama entusiasta lasciandomi a bocca aperta.

« Ma lui.. non è.. a me non... » Farfuglio qualcosa di incomprensibile mentre la mia mente elabora una notizia shockante. Chi voglio prendere in giro? Devon mi attrae, come potrebbe essere altrimenti? Ma non posso permettermi di nutrire dei sentimenti per lui. Sarebbe devastante per entrambi, lo so. Forse il suo essere così indecifrabile, il segreto che nasconde sul suo passato, la sua vita da nobile della quale non sapevo nulla, ma soprattutto il suo essere così vuoto dentro, mi stanno facendo inoltrare in un terreno sempre più fragile che alla fine cederà e mi farà sprofondare. Sono pronta a tutto questo? Sto sbagliando? Dovrei fare marcia indietro prima che il terreno si sgretoli del tutto? Non lo so, o meglio, per il momento preferisco non sapere.

« In realtà è il mio medico, tutto qui. » Riesco a dire dopo quella che a me è sembrata una vita. Sidney mi guarda e poi s'illumina.

« È pure un buon partito, fantastico! Sono ufficialmente invidiosa adesso. » Sbuffa alzando una mano al cielo rifugiandosi poi nel suo ufficio. 
Dal mio canto, decido di mettermi davvero all'opera riordinando e accogliendo i vari clienti che si apprestano ad entrare. 
L'ora di pranzo sembra non arrivare mai, è proprio vero che il tempo passa lentamente quando ci si annoia. Sembra di stare chiusa qui dentro da secoli!

« Ella puoi andare, ci vediamo domani. » Questa sì che è una frase che amo sentirmi dire da Sidney a differenza delle sue solite strigliate. Mi appresto a salutarla per poi uscire dal negozio di fretta e furia prima che cambi idea. A passo svelto mi avvicino alla mia macchina che avevo parcheggiato stamattina nelle vicinanze per evitare di trovare traffico per andare al Lennox da Devon. Faccio per sbloccarla ma dallo specchietto retrovisore osservo il fallimento di Richard nel cogliermi di sorpresa.

« Ah! Non ci casco! » Mi volto di scatto reprimendo un sorrisetto per la sua espressione.

« Mi togli tutto il divertimento! » Si imbroncia ma gli salto addosso per salutarlo così è costretto a prendermi.

« Sei una ruffiana, sappilo... » Mi abbraccia lasciandomi andare solo quando sono io la prima a sciogliere l'abbraccio.

« A volte, forse.. » Gli faccio l'occhiolino. 
« Comunque cosa ci fai qui? » Chiedo a Richard. 
« Sono andato a trovare Devon in ospedale ma la sua segretaria mi ha detto che l'ha visto uscire con una bella donna qualche ora prima.» Adesso è lui a farmi l'occhiolino, sicuramente più malizioso del mio di prima.

« Sì, e allora? Sono sempre più convinta che tu ci stia stalkerando... » Incrocio le braccia al petto guardandolo indagatrice. 
« Anzi, ti dovrei picchiare! Non mi hai detto che appartiene ad una famiglia nobile! » Aggiungo puntandogli un dito contro.

« Perché non lo sapevi? » Alza le mani in segno di difesa. « Ti pare?! A stento sapevo che era un dottore! » Scuoto la testa spazientita.

« Beh che cosa ti sconvolge? È un conte, non il re d'Inghilterra. » Neanche Richard sa nulla del giornale? Può mai essere?

« Ma non hai letto nulla sulle riviste..? » Mi guarda confuso come se non sapesse di cosa stia parlando.

« No... La mia segretaria me le lascia sempre sulla scrivania ma puntualmente le getto nel tritacarte senza leggerle. » Fa spallucce mentre io sbuffo e apro la portiera per recuperare la rivista.

« Leggi qui. » Gli metto la pagina incriminante sotto il naso. La sua espressione compiaciuta è decisamente fuori luogo..

« Ellaaaa! Wow, fantastico. Anche se secondo me, avrebbero dovuto prendere il momento del casquè.. »

« È il massimo dei commenti che sai fare?! » Alzo un po' la voce guardandolo sconvolta. Perché nessuno sembra darci peso? Sarei tentata di dirgli di Summer ma potrebbe lasciarselo sfuggire con Devon ed io non voglio che lui lo sappia. Potrebbe pensare che lo dico apposta e non voglio correre il rischio.

« Ecco cosa facevate fuori la terrazza! » Afferma poi come colto da un'improvvisa illuminazione. Mi schiaffeggio la fronte con una mano.

« Ridammi la rivista.. » Gliela strappo praticamente dalle mani mentre Rick mi guarda accigliato.

« Ehi! Che violenta... Comunque tu perché sei andata al Lennox e sei uscita da lì con il nostro conte? » Ritorna quindi sulla domanda che non vedeva l'ora di pormi.

« Non aspettavi altro da quando mi hai fermata, eh? » Sorrido scuotendo la testa. È l'anti sgamo fatto persona.

« Già! Quindi..? » 
« Quindi niente, mi dovevo scusare per una cosa che gli avevo detto... » 
« Detto a proposito di...? » Mi incalza con la voce e i gesti delle mani per indurmi a continuare. 
« Ieri sera ci siamo visti per parlare di questa cosa dei giornali e poi ha avuto una specie di discussione con Summer e mi sono intromessa facendo supposizioni inappropriate. Poi abbiamo fatto pace, però! » Sorrido ma Richard mi guarda malizioso.

« Avete fatto pace? » 
« Non nel modo che stai pensando tu, Rick! » Alzo gli occhi al cielo. Ma dai! 
« Che peccato! Comunque se vuoi davvero farti amico il dottorino, non intrometterti nelle sue questioni a meno che non te lo chieda lui. È molto riservato. » Annuisco, in fondo è una cosa normale. Nessuno ama gli impiccioni.

« Hai ragione, farò così. » Allargo gli angoli della bocca in un sorriso ciondolando sul posto.

« Vuoi un passaggio o sei in macchina? » 
« Mi hanno accompagnato, però devo andare dal tuo amato conte. Mi ci vuoi portare tu? » Mi dedica l'ennesimo occhiolino mentre non posso fare altro che accettare.

« D'accordo salta su e guidami da Devon. Non so dove abiti. » 
« Mai stata a casa sua? » 
« Certo che no. » 
« Lui da te? » 
« Sì, ieri. » 
« Ah! Lo sapevo! » 
« Richard sali o ti lascio a piedi! » 
« Va bene, va bene! » Sbuffa ma si accomoda finalmente al posto del passeggero.

Dopo un paio di scorciatoie che non ci hanno portato a nulla, dopo aver beccato tutti i semafori rossi, qualche insulto da parte nostra e dopo aver capito che "se seguiamo le indicazioni, è meglio", giungiamo finalmente a destinazione.

« Al tuo compleanno ti regalo un navigatore.» Sbuffa Richard aprendo la portiera mentre abbasso il finestrino dal mio lato.

« Se mi avessi dato le giuste indicazioni, avremmo fatto prima! » 
« Guarda che io sono a New York da poco! » Alzo gli occhi al cielo sbuffando. 
« Non vieni..? » Mi domanda alzando un sopracciglio confuso. 
« No, ti ho solo accompagnato. Vi lascio discutere tra voi, da veri uomini. » Lo prendo in giro ridacchiando.

« Come preferisci. » Chiude la portiera e fa per avviarsi all'ingresso. La casa è molto maestosa vista da fuori nonché parecchio grande dall'esterno. Non si sentirà troppo solo immerso in questa inutile vastità? Non posso rispondermi mentalmente perché, proprio in quell'istante, vediamo uscire dalla porta principale una figura a noi ben nota.

Summer.


Angolo autrice:


Salve a tutti! Eccomi con un nuovo capitolo anche questo mercoledì. Ormai Summer è una costante che nei finali non può mancare, ma cosa ne pensate dei nostri protagonisti? Vi aspettavate il chiarimento o pensavate di no? Fatemelo sapere con un commento e al prossimo week-end.
Kisses.

   
 
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