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Autore: PePiPa    31/01/2018    0 recensioni
Quando Theo si era ritrovato ad essere di nuovo un essere umano, le cose per lui erano cambiate. Ed erano cambiate anche per Liam, la cui maggiore preoccupazione adesso era impedire a Theo di comportasi come un idiota. E fargli mangiare le verdure.
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Dalla storia:
«Sono umano, Liam. Non un bambino»
«È come se lo fossi! Quando è stata l'ultima volta che hai pensato a coprirti per non ammalarti? Quando è stata l'ultima volta che hai corso preoccupandoti di non inciampare, perché i tuoi riflessi non ti avrebbero fermato prima dal cadere? Quanto è stata l'ultima volta che hai mangiato le verdure? Non puoi stare da solo, devi rimanere qui. Al sicuro» concluse Liam, osservando Theo arretrare e sedersi sul suo letto.
Theo lo fissò, sorridendo appena tra l'imbarazzato e il confuso. «Quindi... tu vuoi che rimanga qui. Con te» disse, alzando gli occhi per incontrare quelli chiari di Liam, che lo ricambiavano da poca distanza.
[...] Per un momento, Theo sentì la mancanza del suo super-udito: moriva dalla voglia di sapere se il cuore di Liam batteva forte tanto quanto il suo.
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[Penguin]
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam Dunbar, Theo Raeken
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Only human after all 

Io e le mie amiche abbiamo un leggerissimo debole per Human Theo.
E questo debole ha dato vita a una serie di piccole fanfiction, alcune delle quali verranno rese pubbliche.
Tipo questa. 

 



Quando i cacciatori erano tornati in città, Liam aveva pensato che non fossero più chissà quale grande minaccia. In fin dei conti, li avevano già sconfitti una volta, quando il loro esercito era molto più organizzato e combattivo; quando la loro paura era amplificata e avevano il favore della città dalla loro parte. Tuttavia, Liam si sbagliava. Perché quella volta, quando la Monroe era tornata in città, al suo fianco non c'era solitamente un esercito di soldati, ma anche uno di scienziati, determinati a eliminare ogni traccia di soprannaturale dal sangue di tutti coloro che consideravano infetti. E quando questi, approfittando dell'effetto sorpresa e della solitudine della chimera, erano riusciti a rapire Theo, Liam aveva pensato che forse, dopotutto, lasciare in vita la Monroe non era stata la migliore delle idee.


«Liam, dietro di te!»
L'urlo di Theo giunse alle orecchie di Liam giusto in tempo, poco prima che il licantropo fosse colpito da una freccia scagliata da uno dei seguaci della Monroe, permettendogli di bloccarla mezz'aria. Liam ruggì, sfoderando i gli artigli; ma fu solo quando l'uomo caricò di nuovo la balestra, indirizzandola questa volta verso Theo, ancora legato contro il muro, le mani tenute ferme da un paio di manette, che Liam fece brillare gli occhi color oro nel buio della stanza, mentre con violenza si scagliava contro l'uomo che aveva provato ad ucciderlo – che aveva provato ad uccidere Theo.

Quando anche l'ultimo dei cacciatori cadde inerme a terra, Liam ritirò gli artigli e le zanne, annullando la distanza che lo separava da Theo con falcate veloci, mentre Scott e Malia, dietro di lui, controllavano la situazione. In un attimo Liam ruppe le catene, allungando un braccio per circondare la vita di Theo e aiutarlo liberarsi.
«Tutto bene?» domandò, alzando gli occhi e spostando lo sguardo alla sua destra, lì dove Theo si poggiava ancora contro la sua spalla, troppo debole per riuscire a stare in piedi autonomamente. Il ragazzo annuì, spostando un piede per muoversi e abbandonare il fianco di Liam; tuttavia, non appena si mosse, un forte dolore al fianco lo colse impreparato, costringendolo a piegarsi su se stesso e gemere dal dolore, mentre Liam si inginocchiava accanto a lui.
«Theo?» incalzò, poggiandogli una mano sulla spalla e girandosi di fretta verso Scott, che lo fissava perplesso. «Quale è il problema?» riprese, mentre il ragazzo si tirava nuovamente in piedi con difficoltà e alzava la propria maglia, mostrando il fianco nudo coperto da un ampio livido violaceo che si espandeva sul corpo.
«Non sto guarendo» disse infine Theo, spalancando gli occhi. Liam poté avvertire il battito cardiaco di Theo accelerare, mentre un lieve odore di paura riempiva la stanza e i polmoni del licantropo. «Liam, perché non sto guarendo?» riprese, la voce piena di panico e la consapevolezza della verità stampata negli occhi.

Umano. Theo era di nuovo un essere umano.


*
*



«Mi stai dicendo che se volessi potrei prenderti a pugni senza rompermi una mano?»
«Oh, forse non ti romperai la mano, ma qualche altro osso del corpo sicuramente. Tipo il collo» rispose Theo con aria di sfida, mentre gli occhi si alzavano al cielo.
Liam grugnì, avvicinandosi di un passo a Theo e Stiles, che per primo aveva tirato in ballo la questione, mentre con una mano a mezz'aria faceva segno di lasciar perdere.
«Nessuno prenderà a pugni nessuno, non stasera almeno. Siamo qui per risolvere questa... cosa» disse, agitando le braccia in direzione di Theo, mentre il resto del branco lo fissava in attesa di una spiegazione. Theo si voltò, incrociando gli occhi di Liam e lasciando le braccia cadere lungo i fianchi, mentre Stiles, davanti a lui, continuava a fissarlo con fare curioso.
«Neppure un piccolo pugno per vedere se il livido scompare?» incalzò poi Malia, intromettendosi nella discussione sedendosi vicino a Stiles, comodamente buttato sul divano di Liam.
«Puoi provarci e vedere che succede» rispose Theo, portando entrambe le braccia al petto e incrociandole sopra la maglietta scura, infilando le mani sotto i bordi della felpa aperta.
«Ho detto di no. Nessuno prenderà a pugni Theo questa sera. Fine della discussione» ribatté Liam, fulminando i presenti con lo sguardo in maniera poco amichevole. Nessuno rispose, mentre Liam si spostava sempre più vicino al fianco di Theo, come a voler prevenire qualsiasi tentativo di attacco da parte del branco.
«Va bene. C'è sempre domani» intervenne infine Stiles, causando un'ilarità generale; perfino Theo si lasciò andare a un sorriso a mezza bocca, subito amplificato dalla sensazione della mano di Liam che si poggiava sul suo braccio.

 


*
*

 



Scendere a patti con la sua nuova condizione era stato per Theo estremamente complicato. Il primo segno di disagio si era manifestato nel momento in cui, due giorni dopo, bel bel mezzo dell'ennesima riunione del branco per risolvere il problema, Theo aveva starnutito. In un attimo tutti gli occhi dei presenti erano su di lui, mentre il ragazzo cercava di spiegare che no, non poteva avere un raffreddore. E che no, per nessuna ragione al mondo avrebbe ingoiato qualche stupida medicina.
Tre ore più tardi, Theo era seduto sul divano di Liam, il termometro tra le labbra che segnava 38.2 e un bicchiere pieno di uno strano liquido arancione al suo fianco. Quando aveva provato ad andarsene, non appena Liam lo aveva finalmente lasciato alzare con la scusa di dover andare al bagno, il ragazzo più piccolo gli aveva bloccato la strada, piazzandosi davanti a lui con le braccia incrociate e uno sguardo pieno di disapprovazione. Theo, da parte sua, si era limitato a sbuffare, togliendosi il cappello che era riuscito a recuperare dall'attaccapanni e, stringendosi ancora di più nella coperta che aveva sulle spalle, si era girato per raggiungere nuovamente il divano di Liam, mentre questi sorrideva soddisfatto e gli domandava se preferiva dormire in salotto o nella camera degli ospiti.


Quando ogni minima linea di febbre aveva abbandonato il suo corpo, Theo era più che pronto a raccogliere le sue cose e levare le tende il prima possibile. E stava per farlo, se non fosse stato per Liam che, di nuovo, gli si era pizzato davanti con fare minaccioso, incrociando le braccia al petto e bloccandogli l'uscita.
«Dove pensi di andare?» domandò Liam, alzando gli occhi al cielo come se stesse parlando con un ragazzino. Theo sbuffò, pensando che mai più di quel momento avrebbe voluto avere di nuovo la sua super forza, così da poter colpire l'altro e andarsene mentre questi si contorceva a terra dal dolore. Sorrise per un momento, immaginando la scena.
«Stai pensando quanto sarebbe bello potermi ancora prendere a pugni, vero?» incalzò il licantropo, ridendo appena allo sguardo sconvolto di Theo, evidentemente colto sul fatto.
«Potrei ancora farlo, sai?» borbottò Theo, sistemando meglio la sacca contenete ogni suo avere sulla spalla – non ci aveva mai fatto caso prima, ma era davvero pesante.
«Certo che potresti, Theo. E io potrei lasciarti andare via da qui senza intromettermi, ma nessuno dei due avrà quello che vuole oggi» rispose Liam, mentre Theo lasciava cadere la borsa sul pavimento e allargava le braccia con fare melodrammatico.
«Si può sapere che problema hai? Lasciami andare a...»
«Casa? Theo, vivi nella tua maledetta auto. Non puoi stare lì, non è sicuro!»
«Non lo era neppure prima, ma non mi pare che nessuno si sia mai lamentato» sbuffò, mentre Liam si spostava da davanti la porta, avvicinandosi di qualche centimetro con fare casuale.
«Non essere idiota. Certo che mi importava. Ma almeno prima potevi prenderti cura di te stesso, ora non puoi»
«Sono umano, Liam. Non un bambino»
«È come se lo fossi! Quando è stata l'ultima volta che hai pensato a coprirti per non ammalarti? Quando è stata l'ultima volta che hai corso preoccupandoti di non inciampare, perché i tuoi riflessi non ti avrebbero fermato prima dal cadere? Quanto è stata l'ultima volta che hai mangiato le verdure? Non puoi stare da solo, devi rimanere qui. Al sicuro» concluse Liam, osservando Theo arretrare e sedersi sul suo letto.
Theo lo fissò, sorridendo appena tra l'imbarazzato e il confuso. «Quindi... tu vuoi che rimanga qui. Con te» disse, alzando gli occhi per incontrare quelli chiari di Liam, che lo ricambiavano da poca distanza.
«E che mangi le verdure» asserì Liam, senza riuscire ad aggiungere nient'altro di lontanamente sensato.
«E che mangi le verdure» ripeté Theo, alzandosi per raggiungere la stessa altezza dell'altro. Per un momento, Theo sentì la mancanza del suo super-udito: moriva dalla voglia di sapere se il cuore di Liam batteva forte tanto quanto il suo.



*
*



«Scordatelo»
«Non sei mia madre, Dunbar»
«Non sono neppure un criminale. In qualità di capitano mi rifiuto di farti giocare. Non sei assolutamente pronto»
«Oh, indovina? Non è una tua decisione. Ci vediamo agli allenamenti, Liam. E vedi di essere in orario, altrimenti potrei soffiarti il posto di capitano»
Liam sbuffò, trattenendosi a stento dal lasciarsi andare a un ruggito in piena mensa scolastica, mentre osservava la schiena di Theo allontanarsi verso l'uscita.
«Non vedo quale sia il problema» intervenne Mason, portando nel frattempo un pezzo del panino alle labbra, mordendolo con forza. «Il Coach ha detto che sa giocare. E durante gli allenamenti è stato fantastico. È solo un'amichevole, non la finale di campionato» continuò, mentre Liam ribolliva di rabbia.
«Non è questo il punto. Lo so che sa giocare. Gliel'ho insegnato io, ci siamo allenati insieme per ore intere» rispose Liam, afferrando il proprio vassoio e alzandosi dal tavolo, mentre Corey e Mason si lanciavano un'occhiata preoccupata.
«Ho detto qualcosa di sbagliato? E quale è il punto?» domandò Mason, girandosi verso il proprio ragazzo non appena Liam fu abbastanza lontano.
«Credo che abbia paura che Theo si faccia male» rispose Corey, sorridendo in direzione del licantropo, mentre questi poggiava con violenza il vassoio sul bancone e lasciava la mensa, non senza essersi girato a fulminare Corey con lo sguardo.


Quando la prima palla era arrivata verso di Theo, e ben tre degli avversari avevano iniziato a correre nella sua direzione, Liam non aveva potuto fare altro che far brillare i propri occhi sotto il casco, mentre accelerando la corsa si era catapultato nella loro direzione, placcandoli uno dopo l'altro con una facilità quasi disarmante, mentre un ringhio gli fuoriusciva dalla gola e l'arbitro fischiava la fine del primo tempo.
«Datti una calmata, Liam»
La voce di Theo lo raggiunse subito, mentre Liam si girava verso il ragazzo, che nel frattempo si era tolto il casco, liberando i capelli sudati e permettendo a Liam di intrecciare il suo sguardo a quello intenso dell'altro. Per un momento il più piccolo di paralizzò, troppo preso ad osservare le gocce di sudore scendere lungo le tempie di Theo fino a raggiungere il suo collo e ad ascoltare il suo battito cardiaco irregolare a causa della corsa tornare alla normalità.
«E tu cerca di non farti ammazzare, razza di idiota» rispose, oltrepassando Theo con passo deciso, non senza avergli dato prima una leggera spallata ammonitoria.
«Vedrò cosa posso fare»


E in definitiva, Theo non aveva mentito. Non aveva fatto nulla per cercare di farsi ammazzare, ma sicuramente gli avversari dell'altra squadra non erano dello stesso avviso, dal momento che continuavano a tentare di placcarlo con forza, annunciando praticamente il loro desiderio di morte davanti a Liam. E se i primi tre tentativi di placcaggio erano stati prontamente interrotti dal licantropo, il quarto era andato a segno, catapultando Theo a terra in preda al dolore e costringendo l'arbitro a fischiare fallo.
Fu in quel momento che la vista di Liam si annebbiò, mentre il ragazzo si liberava dal casco e faceva brillare gli occhi in direzione dell'avversario.

Con passo veloce Liam raggiunse l'altro ragazzo, già braccato da metà della squadra, pronto a fargliela pagare. E lo avrebbe fatto – Liam già pregustava il suono della mascella di quello stronzo che si rompeva sotto il suo pugno – se non fosse stato per Theo, che si era prontamente rialzato, se pur dolorante, e lo aveva affiancato, poggiandogli una mano sulla spalla.
«Va tutto bene Liam. Sto bene» disse, costringendo il ragazzo a voltarsi, mentre il suo respiro si calmava al solo contatto con la pelle dell'altro. Liam non rispose, allungando un braccio per afferrare il polso di Theo, assorbendo prontamente il suo dolore; durò solo un momento, e ciò lo costrinse a incontrare di nuovo lo sguardo di Theo, che sorrise soddisfatto. «Te lo avevo detto che non era niente», riprese, chinandosi per raccogliere il casco che Liam aveva abbandonato a terra, per poi porgerlo all'altro mentre con l'altra mano si infilava nuovamente il suo.
«E ora» continuò Theo, mentre l'arbitro richiamava tutti all'ordine e faceva riprendere l'incontro, «andiamo a fare il culo a quegli stronzi» concluse, allungando una mano per afferrare il casco di Liam per la visiera, in modo da far scontrare la sua fronte con quella dell'altro e sussurrare le ultime parole a pochi centimetri dal suo volto.
«Insieme?» disse, sorridendo sotto il casco, in modo che solo Theo potesse vederlo.
«Insieme»



*
*


Liam non era sicurissimo di come fossero arrivati a quel punto. E sinceramente, mentre le labbra di Theo raggiungevano il suo collo per lasciare una scia di baci in direzione della sua bocca, pensò che in realtà non gli importava affatto.



«Mi chiedo perché ti abbiano nominato capitano. Fai proprio schifo come giocatore, Dunbar» disse Theo, parando per la terza volta consecutiva un lancio di Liam. Il licantropo sbuffò, portando la mazza a terra per raccogliere la palla.
«Taci. Mi sto solo trattenendo» disse Liam, facendo roteare la stecca tra le mani con un sorriso soddisfatto, mentre Theo, tra i pali, lo fissava con aria di sfida.
«Oh, ti prego. Non trattenerti, lasciati pure andare. Tanto lo sappiamo entrambi che parerei qualsiasi palla. Sono semplicemente un talento naturale»
«O forse sei solo un cretino naturale, ci hai mai pensato?» rispose Liam, mentre Theo, sorridendo, si preparava a parare l'ennesimo tiro di Liam. E quando questo finì dritto nella rete alle sue spalle, che il sorriso che poco prima aveva stampato in faccia svanì dal volto di Theo, apparendo invece su quello di Liam, che immediatamente recuperò una nuova palla, fissando soddisfatto l'altro.
«Dicevi?»
«Solo fortuna» borbottò il più grande, aggrottando le sopracciglia e assumendo un'espressione più determinata. Liam si preparò a ribattere, quando una voce si intromise nella conversazione, costringendo i due ragazzi a voltarsi per un momento.
«Che ne dite di una scommessa?»
Liam alzò gli occhi al cielo, fissando con astio il numero 9 della sua squadra, che ora lo osservava dal lato del campo. «Se Dunbar segna il prossimo tiro», disse, spostando gli occhi in direzione di Theo, «alla prossima partita mi occuperò dell'attrezzatura» continuò, senza smettere di fissare l'altro, che da parte sua cercava l'appoggio di Liam, sempre più confuso. «Se invece Dunbar sbaglia» riprese, senza degnarsi di rivolgersi a Liam, «Theo uscirà con me venerdì sera».
La testa di Liam si voltò così velocemente verso il compagno di squadra che se non fosse stato per i suoi poteri soprannaturali probabilmente si sarebbe stirato qualche muscolo. Il ragazzo digrignò i denti, osservando Theo fissarlo con perplessità e aprire bocca, come per rispondere a tono. Fu questo probabilmente a far scattare Liam, che senza pensarci riprese tra le mani la stecca, afferrò una palla e senza pensarci si scagliò contro la porta, mancandola di misura.
Theo rimase immobile, al suo posto, spostando lo sguardo verso la palla, che ora, piano, rotolava via da lui, mentre Liam gli dava le spalle e si incamminava verso gli spogliatoi.



Il rumore dell'acqua che scorreva risuonò negli spogliatoi non appena Theo varcò la soglia, costringendolo a guardarsi in torno per appurare che non ci fosse nessun altro nella stanza al di là di se stesso e Liam,
«Sei il più grande idiota che io conosca» esordì, raggiungendo l'area doccia mentre il rumore cessava, ritrovandosi a fissare un Liam completamente bagnato avvolto da un asciugamano, ora in piedi davanti a lui. Liam sbuffò, preparandosi per ribattere; tuttavia, le mani calde di Theo sulle sue guance gli impedirono di parlare, cogliendolo di sorpresa, mentre le labbra del ragazzo si poggiava sulla sua e la sua lingua si spingeva contro di esse, facendogli immediatamente socchiudere le proprie per dar vita a un bacio umido e disordinato.
Liam sospirò nel bacio, arretrando sensibilmente fino a raggiungere il muro delle docce, sbattendo la schiena con forza contro la manopola dell'acqua costringendolo a gemere.
«Ti sei fatto male?» chiede Theo, allontanando per un momento le labbra da quelle di Liam, giusto lo spazio necessario per proferir parola. Liam scosse la testa, mentre l'acqua cominciava a scordare dalla doccia e gli occhi di entrambi si concentravano sul lieve livido sulla schiena del licantropo, già parzialmente svanito. In un attimo, Liam si ritrovò nuovamente bagnato, e le sue mani si spostarono sui fianchi di Theo, tastando la maglietta ora zuppa dell'altro mentre questa aderiva al suo corpo. Liam sorrise non appena le mani di Theo scesero verso il basso, sollevando i lembi della maglia e la tirarono via dal proprio corpo, lasciando finalmente a Liam accesso alla pelle nuda dell'altro, che prontamente si ritrovò ad accarezzare.

«Hai sbagliato di proposito, vero?» domandò Theo alzando la testa, mentre le labbra del più piccolo iniziavano a lasciare una serie di baci sul collo e sulla clavicola dell'altro, spingendolo a trattenere un gemito tra le proprie labbra socchiuse mentre segni rossi, che probabilmente sarebbero rimasti lì a lungo, iniziavano a formarsi lì dove Liam aveva passato la propria bocca, le proprie labbra e i propri denti, nel tentativo di marchiare il più possibile la pelle di Theo.
Liam rise, mentre la linea del collo di Theo si ricopriva di pelle d'oca, un po' per il contatto dell'acqua ormai fredda, un po' per il respiro di Liam sulla pelle ora sensibile e piena di segni e un po' per l'eccitazione.

   
 
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