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Autore: tatagma_    01/02/2018    4 recensioni
Park Jimin lavora come cameriere in uno dei ristoranti più ambiti di tutta Seoul. La sua è una vita stabile, circondata da amici, divertimento ed un grande sogno nel cassetto: quello di diventare un ballerino professionista. Tutto cambia quando incontra Jeon Jungkook, figlio di un importante avvocato, ribelle, trasgressivo e con un forte desiderio di libertà. [Jikook _ accenni Namjin _ surprise!]
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Jung Hoseok/ J-Hope, Kim Seokjin/ Jin, Park Jimin
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The Best of Me
 

Le aveva dette. Tre vocali e due consonanti per rendere finalmente tutto più limpido. Due parole, all'apparenza così semplici ed insignificanti, che accostate tra loro aprivano le porte al più puro e devastante dei sentimenti. Parole dolci che nessuno gli aveva mai sussurrato, ma che Jimin aspettava invece di sentirsi dire da tutta la vita. Sconvolgenti, letali, al punto tale da azzerargli il fiato e mandarlo in apnea, da resettargli il cervello e renderlo incapace di elaborare altre immagini che non fossero le sue labbra pronunciare quella frase a ripetizione, ogni volta sempre più adagio. Anche il cuore gli si fermò, Jimin lo sentì smettere di battere nel momento esatto in cui Jungkook aveva poggiato con frenesia la bocca sulla sua.

"Dillo ancora" mormorò.

"Ti amo" ripeté il minore tra i baci, il sorriso evidente inarcato tra le fossette segnate. 

Jimin gli cinse le braccia attorno al collo, socchiudendo gli occhi dalla felicità dettata da quel momento e beccandogli pigramente le labbra "Ti ... amo Jungkook" confessò a sua volta, "Così tanto"

"Credo di essermi innamorato di te nell'esatto momento in cui mi hai rovesciato quella stupida zuppa di pesce addosso" ridacchiò. 

"Bugiardo" il biondo nascose imbarazzato il viso nel suo collo, "So che mi hai profondamente odiato quel giorno" 

"No, in realtà pensavo invece non mi avresti mai guardato ..."

"Sarebbe più credibile il contrario" 

"Perché ?" 

"Perché tu sei tu" rispose Jimin accarezzandogli con i palmi il petto definito "Bello, affascinante, sexy. Mentre io —" 

"Mentre tu —" lo interruppe Jungkook, "— Sei la persona più bella su cui io abbia mai posato gli occhi" disse con dolcezza "Non importa quanto siano differenti i nostri ruoli fuori la soglia di questa casa, Jimin-ah . . . a me importa soltanto di te, di noi" 

Brividi attraversarono di tutta risposta la schiena di Jimin, portando il biondo ad arrossire, le gote infiammate per parole che in quel momento risuonarono nell'aria come la più bella delle canzoni, "Mi piace sai" mormorò giocando con i primi bottoni della sua camicia. 

"Cosa ?" sussurrò Jungkook con un sorriso sghembo, uno di quelli di chi sapeva perfettamente - con falsa ingenuità - di cosa l'altro stava parlando.

"Quel noi, è bello" 

Jungkook gli sollevò il mento con le dita, premendo un bacio sulla bocca prima di lasciare che la lingua si insinuasse senza obiezioni tra le sue labbra già dischiuse. Non appena carezzò la sua, soffice ed umida, delle inebrianti ondate di calore lo invasero procurandogli piacevoli languori al basso ventre; il moro sentì l'inguine dolergli e i pantaloni farsi pian piano sempre più stretti, il desiderio perforargli lo stomaco come un proiettile, quella bruciante urgenza di farlo suo che non riusciva oramai più a controllare. Lo attirò a sé per la vita stretta, sentendo la gola emettere un gemito e stringendosi contro il suo petto minuto mentre le mani si mossero avide e possessive al di sotto della maglia ad incontrare le pelle tesa del suo addome delineato. 

Aveva detto di amarlo, lo aveva fatto per davvero, e Jimin, nonostante avesse sentito quanto il cuore di Jungkook batteva forte in quel momento, non riusciva ancora a realizzarlo. Sembrava quasi che tutti gli episodi della sua vita avessero preso improvvisamente il giusto incastro: tutti gli appuntamenti rifiutati, i drink declinati, tutte quelle speranze vane di avere una relazione, l'avevano condotto verso quell'unico e magico momento. Avrebbe giurato che quella era il genere di cosa che accadevano soltanto nei film ma Jungkook invece si rivelò reale, lì davanti a lui, e lo stava baciando, vivendo. Lo stava amando. 

Jimin lo toccava, lo marchiava, accarezzava il contorno del suo viso, delle sue labbra, le spalle, la schiena, scaldandosi con l'ardente calore emanato dal suo corpo. L'eccitazione era palpabile, nell'aria già noto l'odore di sudore mischiato a quello del sesso. Stavano per fondersi l'uno con l'altro se non fosse stato per l'esasperante e leggero strato di abiti che ancora li divideva. Il biondo prese a slacciargli i bottoni della camicia di seta con un'impazienza tale da cedere quasi alla tentazione di farli saltare ad uno ad uno e strappargliela letteralmente di dosso. Jungkook lo aiutò, non staccandosi dalle sue labbra neanche per un attimo e quando anche l'ultimo bottone fu slacciato, l'indumento scivolò a terra senza nessun altro tipo di intoppo.

"Andiamo di là" mormorò il minore mordicchiandogli il labbro.

"No – " rispose lui " – ti voglio qui e adesso" 

Jimin lo spinse con forza sul divano prendendosi un momento per staccarsi ed osservare il torace nudo di Jungkook alzarsi ed abbassarsi a ritmo febbrile, la pelle lievemente abbronzata già imperlata di un lievissimo strato di sudore, cosciente del fatto che se solo avesse potuto sarebbe rimasto lì ad ammirarlo per un tempo interminabile. Lentamente, sotto il suo sguardo rapito, quasi come se stesse dando spettacolo di sé, Jimin si sollevò l'orlo della maglia sfilandosela e gettandola a terra accanto alla camicia. Afferrò le sue mani portandosele sui passanti dei propri jeans, un'esplicita richiesta che fece scattare in Jungkook una fame così intensa da annichilire ogni pretesa di controllo. Voleva che fosse lui a spogliarlo, quello era il suo messaggio. Pura lussuria combinata ad un'irresistibile voglia di farlo suo, Jimin lo stava incitando a non trattenersi e a prenderlo invece con tutta la potenza che gli ribolliva dentro. Pensieri che andavano oltre la semplice libidine infiammarono il sorriso di Jungkook. Il moro si sporse ai piedi del divano e gli infilò le dita sottili sotto la vita dei pantaloni e dei boxer, abbassandoglieli fino alle caviglie e liberando da quella tortura la sua erezione gonfia. Jimin emise un gemito quando sentì la sua bocca baciargli l'inguine e la mano avvolgergli quasi dolcemente il membro turgido. Aveva deciso però che quella volta sarebbe stato diverso, che sarebbe stato lui a condurre quel caldo e perverso gioco.

Jungkook si ritrovò spinto nuovamente contro i cuscini del divano, le gambe nude di Jimin poste a cavalcioni ad ambi lati delle sue, catturandogli le labbra piene in morsi affamati e spingendo il bacino in alto contro i suoi stessi fianchi alla ricerca di un contatto, una frizione che potesse un minimo appagarlo. Inarcò così la schiena, sollevandosi appena - e sollevando di conseguenza Jimin - per sfilare i pantaloni e quando ne fu finalmente libero, nessun ostacolo intercorre più fra loro. Fu la mano di lui a cercarlo, a sfiorargli i pettorali, il ventre piatto, a insinuarsi sempre più giù mozzandogli il respiro e facendolo gemere e desiderare che non ci fosse nient'altro se non i loro tocchi che si davano piacere, le bocche fuse, i loro corpi famelici.

Solo pelle contro pelle. 

Jungkook carezzò con le dita il contorno della bocca soffice di Jimin, le quali il biondo prese a giocare con la lingua e a succhiarle emettendo di propria volontà degli osceni risucchi che tanto lo portarono sul baratro della pazzia. Il moro avrebbe voluto che quelle labbra rosse e gonfie si spostassero nelle sue basse regioni e prendessero a succhiare altro, ma Jungkook sapeva anche cosa esattamente Jimin stesse facendo e cosa avrebbe voluto invece che lui facesse. Scese lentamente lungo la curvatura della sua schiena fino a raggiungere il punto d'incontro fra le sue natiche, il moro aspettò che Jimin annuisse prima di spingersi al suo interno, attento a qualunque sussulto da parte sua potesse indicargli di fermarsi. Il biondo gettò la testa all'indietro per l'ondata di piacere appena creato e quando Jungkook prese a muovere le dita per renderlo a suo agio, il membro gli si contrasse contro il basso ventre impaziente di appagare la sua eccitazione. Jungkook lo sentì caldo intorno alle sue falangi, stretto, e sapeva che sarebbe potuto venire soltanto guardando quella meraviglia contorcersi sopra di sé.

"Jungkook", ansimò Jimin dopo un po'. 

"Che c'è ?"

"Ti prego"

"Cosa vuoi che faccia ?" sorrise il moro baciandogli la spalla "Usa le parole Jimin-ah" 

"Ti ..." balbettò lui quasi imbarazzato "Ti ... voglio dentro di me"

Fu quell'implorante supplica a convincerlo, tutto ciò che ebbe necessità di sentire, Jungkook non sapeva neanche lui per quanto tempo ancora il suo corpo avrebbe resistito nel vederlo così bisognoso delle sue carezze. Lubrificò la sua intera lunghezza con eccesso di preseminale e saliva, posizionando la punta contro la sua apertura, laddove le dita precedentemente avevano abbandonato. Jungkook scivolò in lui piano, ansimando centimetro dopo centimentro per quanto stretto lui fosse, arrivando fino in fondo finché non avvertì l'inguine a stretto contatto con il suo sedere sodo. Jimin accennò in viso una smorfia di dolore, sostituita in seguito da una di puro piacere non appena i fianchi cominciarono ad ondeggiare su di lui avanti e indietro. 

"Piano" annaspò Jungkook con un sorriso estasiato, affondando le dita nella pelle soffice delle sue cosce "Non durerò molto se fai così".

Jimin lo zittì con un bacio e si sollevò appena dettando lui stavolta il ritmo delle spinte, intrecciando le dita fra i suoi capelli scuri leggermente arricciati, e muovendosi in modo così sinuoso da strappare al minore gemiti forti e profondi che lo esortarono a non fermarsi ma ad incrementare piuttosto la velocità dei suoi movimenti. Jungkook trascorse la lingua sul suo labbro inferiore, le mani che si mossero ad afferrare con rudezza le natiche del biondo allargandole affinché potesse percepirlo in profondità. Jimin gemette e prese a leccargli così il collo, mordendogli l'incavo fra le clavicole con tanta avidità da regalargli lungo il petto scie di generosi succhiotti rossastri. Il mondo circostante prese ad esplodere quando Jungkook affondò invece le unghia nella sua schiena, sollevandosi con il bacino per andare incontro alle sue spinte, e iniziando a scoparlo con ferocia ed urgenza di reclamare ciò che sembrava già essere suo. Sensazioni esplosive presero a corrergli nelle vene, Jimin socchiuse le palpebre e gettò la testa all'indietro pensando a quanto potesse apparire incosciente e fuori controllo ai suoi occhi, ma soprattutto a quanto fosse dannatamente bello ciò che stava vivendo.

Jungkook gli ansimò oscenamente in un orecchio e lì il biondo sentì le gambe tremare e cedere, la consapevolezza che di lì a poco avrebbe raggiunto l'apice della sua euforia, afferrando la sua intimità con una mano venuta in seguito intercettata dallo stesso Jungkook che sostituì invece con la propria. Il moro prese a muoversi delirante e frenetico, facendolo impazzire, le dita umide che serravano la punta per poi scivolare esperte su e giù lungo tutta la lunghezza.

"Vieni Jimin-ah" sussurrò Jungkook velocizzandone l'andatura. "Lasciati andare per me, me soltanto"

Jimin ondeggiò i fianchi sensualmente sapendo quanto a lui questo piacesse, toccandosi i capelli oramai sudati e mozzandogli di fatto il respiro per quanto Jungkook lo reputasse eccitante. I suoi gemiti si intensificarono, i respiri via via sempre più pesanti. Il biondo lo guardò negli occhi e lo sentì pulsare contro le sue parenti, capendo in un attimo quanto anche lui fosse sulla soglia del limite. Jungkook contrasse così i fianchi in modo da penetrare e colpire il suo punto dolce, muovendosi mosse su e giù, avanti e indietro, appartenendosi finché i corpi non divennero una sola integrità. Jimin non riuscì così più a trattenersi, né ci riuscì lui; Jungkook si lasciò così andare dopo un'ultima e stremante spinta riversando l'orgasmo dentro di lui, ansimando intensamente spasmo dopo spasmo. Il biondo tremò su di lui, gemendo forte, a lungo, mentre schizzi di sperma caldo colpivano il suo addome delineato. 

Quando riuscì nuovamente a respirare, boccate di aria nuova nei suoi polmoni, Jimin si accasciò sudato e stanco contro il petto del moro anch'esso a corto di fiato. Jungkook lo strinse così forte, i corpi umidi e non curatamente sporchi premuti l'uno contro l'altro."Diventa. .. sempre più intenso" esclamò con gli occhi chiusi ed il respiro ancora ansimante. 

"Già", ricambiò il biondo sorridendogli contro il collo sudato.

Jimin sollevò appena il viso cercando a pieno la morbidezza delle sue labbra per posare con dolcezza un caldo e tenero bacio su di esse, godendosi per qualche attimo il silenzio di quell'enorme casa, le sue mani grandi avvinghiate alla schiena e le classiche coccole dopo sesso che mai aveva avuto modo di sperimentare ma che sempre invece aveva desiderato fare con la persona amata. Con movimenti lenti, e la bocca che proprio non voleva saperne di staccarsi da quella di Jungkook, Jimin si tirò indietro e si alzò dal divano guardando imbarazzato una scia di liquido scivolare giù lungo la sua coscia. "Ci serve una doccia" ridacchiò.

"Dammi un attimo, non sono ancora pronto" rispose Jungkook prendendolo in giro.

Con le guance rosse come il fuoco, Jimin raccattò da terra la camicia precedentemente gettata e gliela lanciò sul viso con notevole vergogna. Il minore lo guardò sparire lungo il corridoio sentendo solo dopo un po' lo scrosciare della doccia ed un debole canticchiare sopra l'acqua corrente. Mentre raccoglieva abiti sparsi e metteva a posto il salone, Jungkook si ritrovò ad inalare l'odore della sua maglietta, a sorridere fra sé e sé, e soltanto dopo essersi dato una meritata rinfrescata raggiunse la sua camera da letto vestendosi di abiti decisamente più casalinghi. 

Quando Jimin lo raggiunse, lavato, profumato e con un accenno di capelli ancora bagnati, lo trovò seduto sul letto con il portatile posto sulle ginocchia incrociate. I suoi adorabili occhi grandi nascosti dietro un paio di lenti tonde, occhiali che Jimin non gli aveva mai visto indossare ma che pensò gli dessero un'aria professionale e decisamente risoluta. Jimin aveva addosso la sua felpa nera, quella felpa che era diventata come lo spazzolino da denti lasciato a casa dell'altro; un semplice indumento che simboleggiava la sua presenza costante in quella casa, le notti trascorse insieme, il profumo condiviso. Il biondo salì così sul letto accucciandosi accanto a lui osservando Jungkook spostare il computer per accoglierlo tra le sue gambe, la schiena premuta contro il suo petto, il mento poggiato sulla sua spalla.

"Mi piace guardarti mentre lavori" mormorò.

"A me piace quando sei tra le mie braccia e profumi del mio shampoo"

Jimin si lasciò coccolare dai suoi baci, godendosi ogni istante di quelle piccole attenzioni. "A che pensi ?" chiese Jungkook dopo un po' vedendolo soprappensiero, la bocca che scese piano ad accarezzargli il collo.

"Niente, è una cosa stupida"

"Dimmela comunque"

Il biondo si morse così un labbro, deglutendo appena "Mi chiedevo se tutto questo tu l'abbia già provato" chiese quasi con un sussurro. "Se ... hai avuto ... altre storie in passato".

Jungkook lo abbracciò forte. Parlare delle sue relazioni, di quella relazione, non erano di certo le chiacchiere dopo sesso che più si aspettava di fare, ma sapeva però che dietro quella fievole e tenera curiosità Jimin nascondeva una scia di timori che solo adesso lasciava trasparire. "Ne ho avuta una importante quando ero al college, durata quasi tre anni" 

Il morso della gelosia colpì Jimin in maniera inaspettata, facendogli tremare le labbra dalla sorpresa appena scaturita. Era una sensazione diversa, nuova e non affatto benevola. Il biondo corrugò le sopracciglia, seccato all'idea di poter apparire ai suoi occhi così immaturo, a tratti insicuro sui suoi stessi sentimenti, "O-oh" si limitò invece di rispondere, abbassando il capo per guardare le mani sparire tra le maniche delle felpa, odiandosi per la punta di delusione che il suo corpo trasmetteva "Eri innamorato di lui ?" aggiunse. 

Jimin si morse la lingua e rimpianse all'istante la curiosità per quell'indiscreta domanda. Quelli non erano di certo affari che lo riguardavano, ricordi privati e forse dolorosi della vita di Jungkook, e sapeva che se la sua risposta fosse stata affermativa, Jimin si sarebbe sentito peggio di come si sentiva già in quel momento. Troppo tardi invece per rimangiare le parole pronunciate e gli occhi di Jungkook erano scuri e seri quando parlò di nuovo. "Sì, lo ero"  

Oh. Era lì, quella brutta sensazione di nascente delusione e gelosia che gli si arricciò alla base dello stomaco torcendoglielo fino a che Jimin non sentì l'esigenza di maledirsi e tacere con un pugno dritto in faccia. Sapeva che non avrebbe dovuto chiedere, ma più di tutti era seccato con se stesso per esser stato infastidito dal suo responso. Era stupido, irrazionale ed ingiusto con entrambi, "Come lo sei di me ?" chiese quasi cercando in lui una rassicurazione.

I tratti del viso di Jungkook si addolcirono, manovrando la piccola corporatura del biondo a tal punto da averlo stavolta viso contro viso. Jimin gli cinse le gambe attorno al busto, una disperata richiesta di averlo vicino, e premette la fronte contro la sua, sfiorandogli il naso e le labbra con le proprie e il cuore di Jungkook nel petto batté così forte da riuscire a sentirlo quasi fino al fondo della sua gola. "No" rispose sottovoce, a malapena un sussurro "Nemmeno lontanamente" 

Jimin si accoccolò a lui, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo, "Ti amo" mormorò ad un orecchio, quasi come se il loro fosse il più prezioso dei segreti. 

Jungkook sorrise a pieno viso, baciandogli la fronte e carezzandogli la schiena con dolcezza tale da disegnare con le dita forme immaginarie sulla pelle delicata. "Ti porterò con me in Giappone un giorno" disse scostandogli i capelli dorati dal viso. "Ho tanti bei ricordi di quando ero piccolo legati a quel posto. Mi piacerebbe crearne altri ... stavolta con te". Jimin abbassò la testa arrossendo, Jungkook dapprima non capì il suo imbarazzo poi prese a mordersi la lingua non appena quel pensiero prese forma nella sua testa. L'aveva detto come se fosse la cosa più naturale del mondo, stava facendo progetti a lungo termine immaginando un futuro in cui lui sarebbe stato proprio lì al suo fianco.

"Scusa" sorrise arricciando il naso "Troppo in fretta, hai ragione ..."

"No" sorrise Jimin "Mi piace che tu lo pensi"

"Andrei con te fino in capo al mondo, lo sai ?"

"Credo di non vederne l'ora" rispose. Jimin gli tolse gli occhiali dal viso, poggiandoli sul comodino posto accanto al letto, ed afferrò le guance tra le piccole mani avvolgendolo con un bacio tutt'altro che casto. Jungkook si lasciò trasportare da quel vortice, stringendo quel corpo tra le braccia per sentirlo caldo, vicino, a momenti in simbiosi. Lo sottopose ad uno stuzzicante gioco di lingue, succhiando la sua a rilento, mordicchiandogli il labbro inferiore e sentendo già da subito qualcosa svegliarsi e muoversi nuovamente al di sotto dei morbidi pantaloni.

"Secondo round ?" domandò rauco sorridendo con malizia.

"Secondo round" ridacchiò Jimin a sua volta.

Non ne avrebbe mai avuto abbastanza, pensò Jungkook mentre ricopriva di baci lussuriosi ogni centimetro del suo corpo. Quel desiderio inspiegabile di appartenenza lo spingeva ogni volta, sempre di più, ad attirarlo contro di sé come pura calamita. I corpi si fusero l'uno nell'altro in una vibrante ricerca di piacere ed una dolce verità cominciò ad insinuarsi nella mente offuscata di Jungkook: la mente e le emozioni del suo corpo non erano mai state così in sincrono ed in totale complicità così come erano in grado di esserlo con quelle di Jimin. Jimin sembrava esser  stato plasmato per lui soltanto, la sua dolce metà mancata e Jungkook non riusciva più oramai a non avere assaggio della sua essenza.  Fecero l'amore per tutta la notte e niente sarebbe potuto essere di più bello, lentamente ed intensamente, assaporandone ogni attimo. Più e più volte, fino a ricadere esausti sulle lenzuola, avvinghiati finché il sonno non li vinse.

Quando il sole parve essere alto a sufficienza da penetrare lungo le persiane ancora abbassate, Jimin si svegliò di soprassalto disturbato da un tremendo rumore di pentole rovesciate proveniente dalla cucina. Strofinò così gli occhi ancora assonnati, chiedendosi che ore potessero essere, cercando di sporgersi dall'altro lato del letto per guardare le lancette della sveglia posta sul comodino ma i suoi sforzi furono vani poiché le braccia di Jungkook lo tenevano stretto al suo petto ancora caldo.

"Jungkook ?" mormorò lui dolce. Ma un mugugno d'altra parte fu tutto quello che ricevette, "Jungkook svegliati ..."

"Mh ?", il minore batté le palpebre con forza abituandosi a poco a poco alla luce del giorno. "Perché sei già sveglio ?" domandò guardando assonnato e dubbioso Jimin seduto in mezzo al letto con espressione preoccupata.

 "C'è qualcuno in casa" 

"L'antifurto sarebbe suonato" rispose Jungkook rauco, "Torna a dormire  con me baby, è domenica ..." implorò intrecciando le dita con le sue. 

"Jungkook ho sentito dei rumori dalla cucina".

"Sarà Maru che combina qualcuna delle sue marachelle"

"Non credo che il tuo gatto sappia azionare il timer del forno"

Jungkook spalancò gli occhi e si mise anche lui a sedere tendendo le orecchie verso i rumori che tanto avevano messo in allerta Jimin. Escluse in principio la presenza dei suoi genitori, poiché i due sapevano bene che avrebbero dovuto avvisarlo prima di piombare come uragani nella sua silenziosa dimora. Il moro sentì così anche lui frastuono di piatti e stoviglie, anti di mobili che si chiudevano ed un odore caldo di dolce appena sfornato si diffuse appena nell'aria mattutina. 

Cioccolato e . . . cannella.

"Cazzo" imprecò Jungkook balzando giù dal letto, infilandosi come una furia i pantaloni raccolti dal pavimento ed una maglietta appena sgualcita. Uscì dalla stanza di tutta fretta, socchiudendo la porta alle sue spalle nella speranza vana che Jimin d'altro canto non lo seguisse. Quasi scivolò nella corsa furente lungo il corridoio e non appena raggiunse la cucina e vide Taehyung lì ai suoi fornelli, il respiro gli si mozzò dritto in gola. Immagini passate gli scorsero dinanzi agli occhi come pellicola di un film: la pioggia che batteva lieve sulle finestre, l'odore di caffè sprigionato dalla moka fumante appena spenta, Taehyung che lo accoglieva con un bacio e la colazione già pronta. Tutto esattamente come allora.

"Buongiorno dormiglione!" urlò il maggiore poggiando una teglia di muffin caldi sulla tavola. "Finalmente sei sveglio cazzo, mi stavo annoiando a morte !"

"Cristo Taehyung ... ti ha dato per caso di volta il cervello ? Come diavolo sei entrato ?!"

"Ah Kookie, così mi spezzi il cuore" Taehyung tirò fuori dalla tasca dei pantaloni un mazzo di chiavi, scuotendolo dinanzi ai suoi occhi "Devo davvero ricordarti che questa è stata anche casa mia ?"      

"Non l'ho dimenticato, ma questo non ti da il diritto adesso di entrarci quando ti pare. Potrei denunciarti per – "

" – Violazione della proprietà privata, articolo 614 del codice penale" smaccò "Ho studiato anche io tesoro, rilassati. Yoongi mi ha riferito che mi cercavi, credevo fossi felice di vedermi!"

"Volevo solo accertarmi che stessi bene"

"Sto alla grande, te lo assicuro"

Jungkook sospirò spazientito, "Non sei passato qui per una visita di cortesia. Dimmi che vuoi, e ti conviene farlo alla svelta prima che ..."

"Cosa ?" Taehyung volse lo sguardo al di sopra delle sue spalle, vedendo una preoccupata e timida testa bionda raggiungerli nell'ampia cucina " – Che il biondino si svegli ? Troppo tardi" gli sussurrò con un sorriso, "Hey bocciolo! Tu devi essere Jimin, mettiti comodo ho preparato la colazione, spero ti piacciano i muffin !"

"Jungkook ... ?" cinguettò lui.

Il moro si voltò per guardarlo, bianco in viso. "Jimin va' via, per favore"

"Oh no, ti prego rimani" disse Taehyung scostando una sedia con il piede "Non vorrai mica perderti lo spettacolo e lasciarci sul più bello!".

Jimin guardò Jungkook confuso, il quale a sua volta rivolse al maggiore uno sguardo alquanto intimidatorio "Cosa diavolo hai in mente ?".

"Andiamo Kookie, voglio solo fare due chiacchiere con il tuo nuovo ragazzo! Ci sono tante, tantissime cose su di te che vorrei raccontargli".

"Ne abbiamo già parlato Taehyung ... smettila di comportarti come uno psicopatico"

"Ho tutto da guadagnare e niente più da perdere Jeongguk, se è l'inferno il nostro posto tanto vale andarci insieme."

Jungkook si passò una mano fra i capelli sopraffatto dalla quella situazione che da un lato sperava non sarebbe mai accaduta, dall'altro sapeva che a tutto avrebbe potuto portare tranne che ad un qualcosa di buono. Aveva creduto che parlare in modo pacifico con Taehyung, stargli vicino, avrebbe messo un grosso cerotto su quel cuore sanguinante ora invece avido di vendetta. "Hyung non farlo, ti prego ... "

"Oh, ma guarda come supplichi adesso" rise, "Curioso come fino e pochi giorni fa invece ero soltanto la tua puttana"

"Non ho mai pensato questo di te e lo sai perfettamente"

Taehyung scosse la testa passandosi poi la lingua sul labbro inferiore "Cielo, sei così terrorizzato dall' idea che lui possa conoscere la verità ..."

"Quale verità ?" chiese Jimin guardando prima uno e poi l'altro. "Cos'è che devo sapere ?"

Un ghigno beffardo comparve sul volto di Taehyung, "Lo fai tu o lo faccio io ?".

Nulla poteva impedirgli di rivelare ciò che si nascondeva al di là della punta dell'iceberg. Jungkook si appoggiò al tavolo, le mani strette ai bordi e le nocche sbiancate per quanto la pressione fosse forte, consapevole del fatto che non c'era assolutamente nulla che potesse fare per fermare quella bomba ormai in procinto di esplodere.

"Lasci a me l'onore, d'accordo" Taehyung percepì il suo silenzio come un velato consenso ed afferrò il cellulare dal taschino interno della giacca, aprendo la casella dei messaggi e tendendolo solenne verso un tremante Jimin. "Leggi" gli ordinò.

Il biondo guardò Jungkook ancora girato di spalle e lo prese tra le mani facendo esattamente quanto Taehyung aveva appena chiesto. Scrollo i suoi messaggi, testo dopo testo, immagine dopo immagine, e ciò che vide raggelò il sangue nelle sue vene. Messaggi dolci, carichi di amore, immagini sporche, cariche di lussuria. 

Baci, abbracci, carezze, graffi.

Sesso, passione, malattia.

La mente gli si accese come una lampadina, quelle risposte a domande apparentemente stupide ed invadenti gli rimbombarono forte nella testa: "Eri innamorato di lui ?", "Sì, lo ero"

La sua storia duratura era lì, reale, davanti ai suoi occhi. "Perché me lo stai mostrando ?" domandò Jimin restituendogli il cellulare e regalandogli di tutta onestà il beneficio del dubbio. 

Jungkook e Taehyung erano stati insieme, la loro relazione era finita. 

Jungkook aveva giurato di amarlo. Non era forse così ?

"Perché credo che tu debba conoscere più a fondo la persona con cui vai a letto, bocciolo. Jungkookie è un bravo adulatore, quello che sai di lui è . . . niente di tutto ciò che invece è"

"Taehyung smettila, stai delirando ..." ringhiò Jungkook.

"Vuoi farmi passare per pazzo ?" scoppiò a ridere lui, "Vuoi fargli davvero credere che il gioco non ti sia piaciuto, che è stata una mia idea e tu non ne eri coinvolto ?"

Il respiro di Jimin si fece pesante ed opprimente, "Di che gioco stai parlando ?" si decise finalmente a chiedere. 

Il castano sorrise finalmente vincente, come se quella fosse la domanda che tanto aspettava di sentirsi porre . "Quella sera al ristorante volevamo divertirci, dare un po' di brio alla nostra serata –" 

"Non starlo a sentire Jimin ..." pregò Jungkook.

" – quando ti sei avvicinato al tavolo, Jungkookie ha scommesso con me e Yoongi che sarebbe riuscito a sedurti nel giro di qualche mese, settimane forse" si voltò a guardare Jungkook, leccandosi le labbra. "Ammetto di esserne rimasto impresso Jeon".

Una violenta fitta gli trafisse il torace, più forte di qualsiasi male avesse mai provato. Jimin non seppe dire con precisione se il cuore nel petto si fosse fermato o stesse continuando a battere ad una velocità incalcolabile. Sbarrò gli occhi sconvolto, piegandosi appena come se mille coltellate gli avessero, senza la minima pietà, colpito appena la schiena. Immagini sfocate figuravano i suoi occhi già bagnati, le labbra di Taehyung che intonarono in viso un'ultima e devastante frase, quella che più fra tutte lo lasciò agonizzante, morto dentro: "Sei stato solo una scommessa Jimin" 

Jimin guardò Jungkook con il labbro inferiore tremante e gli occhi colmi di lacrime prossime allo scrosciare. "È così ?"

Jungkook scosse la testa, "No, Jimin io ..."

"È questo che sono per te ? Tutte quelle belle parole per una scommessa, un trofeo da portare a casa ?"

Il moro avanzò di un passo e di conseguenza Jimin arretrò, "Lascia che ti spieghi ..."

"Non c'è niente da spiegare ..." Jimin parlò con la voce strozzata, le guance bagnate da rivoli di gocce salate "Mi hai mentito, mi preso in giro per tutto questo tempo"

"Non sei mai stato solo un gioco!" urlò lui esasperato "Le nostre promesse erano sincere. Quello che ho detto, che ho fatto per te, per noi, non è altro che la verità". Jungkook gli si avvicinò piano, prendendogli la piccola mano fredda e scossa dai tremori "Ti prego di credermi ... Jimin-ah. Tu sei la mia meraviglia ed io ..." mormorò poggiando la fronte sulla sua " ... Io non posso perderti, non posso vivere senza di te"

Jimin scosse la testa tirando su col naso, gli occhi già gonfi per il troppo pianto "Ti sei preso il meglio di me" sussurrò, "Ti ho donato tutto il mio cuore Jungkook, tutto l'amore che questo corpo era capace di contenere ..."

"Non lasciarmi Jimin-ah ... ti scongiuro"

"Ma che scena commovente" lamentò Taehyung alle loro spalle. "Siete così carini che potrei quasi vomitare"

Jungkook si voltò in sua direzione, lo sguardo carico di astio "Giuro, Taehyung, che se non sparisci nel giro di cinque secondi, ti spacco la faccia"

"Non ho alcuna intenzione di muovermi" rispose lui "Non posso di certo perdermi la parte più importante, Jungkookie, quella in cui gli dici quanto ti è piaciuto scoparmi nell'ufficio di tuo padre e trascorrere le notti a casa mia"

"O mio dio, sono venuto a casa tua perchè volevo chiuderla Taehyung, ti stavo lasciando !"

"Ma davvero ?" Taehyung mostrò ai due lo schermo del suo cellulare fissato su una foto che fece sbiancare di netto il viso del biondo. Quella foto li ritraeva a letto, Jungkook dormiva beato ed abbracciava Taehyung da dietro, nascondendo il viso tra i suoi capelli, nella stessa ed identica posizione che assumeva quando dormiva invece con lui. 

Jimin rimase a fissare lo schermo con le mani che presero a tremare, sentendo la gola bruciare, il petto dolergli sempre di più. "Stavi con me ... mentre eri ancora legato a lui" giunse poi alla conclusione.

"Din din din ... Bingo!" esultò Taehyung, "Ah sei perspicace bocciolo, mi piace !"

Jungkook lo guardò con gli occhi appena lucidi, sapendo che nessuna scusa al mondo era in grado più di reggere la sua partita già persa. Restò semplicemente in silenzio, con la mascella serrata e il respiro corto, confermando a malincuore quanto Jimin aveva appena supposto. 

"Jimin ..."

"Non voglio sentire più mezza parola ..." Jimin alzò le braccia a mezz'aria rifiutando anche solo il minimo contatto da parte sua ed indietreggiò mostrandosi arrabbiato, furioso, ingoiando le lacrime ed il boccone amaro che gli era appena stato servito con tanto ardore. "È finita Jungkook, con me hai chiuso". Voltò le spalle andandosene con passo accelerato, nascondendo il volto distrutto, il cuore ormai ferito dalle lame di mille pugnali. Jungkook lo guardò correre via da quell'ambiente diventato ormai tossico, correre via da lui, da quella casa, con lacrime salate che scendevano silenziose sulle guance ancora arrossate. Chinò il capo arrendendosi, rifiutandosi persino di rincorrerlo, perché quando sentì la porta sbattere con un tonfo tale da far crollare le pareti, allora capì che per quel noi che aveva tanto sognato e desiderato, non c'era più niente da fare.

Jimin corse a perdifiato per le gelide strade di Seoul con il cuore che gli batteva all'impazzata, piangendo, gridando a pieni polmoni e sfogando il dolore e la rabbia che in quelle poche ore il suo piccolo corpo era riuscito ad accumulare. Tornò a casa stanco, barcollante, suonando il campanello quasi a sfondarlo e quando Jin aprì la porta pronto a lanciargli una serie di imprecazione per tutto il casino stesse facendo, il biondo gli si accasciò addosso piangendogli sul petto senza contegno, lasciandosi cullare e proteggere da quelle braccia massicce che aveva sempre reputato come una seconda casa. Jin non ebbe bisogno di fargli domande, di chiedergli come fosse successo, tra loro intercorreva un legame così telepatico che gli era bastato guardarlo in viso per capire ogni cosa. Il suo cuore era spezzato in mille frammenti e adesso stava a Jin posizionarli nel giusto ordine come cocci di un grande e complesso puzzle. 

Ci avrebbe messo un po', ma Jin sapeva che il tempo lo avrebbe curato.

Il tempo curava ogni cosa. 

"Andrà tutto bene Chim ...", parlò Jin accarezzandogli la testa poggiata sulle sue gambe "­So che adesso il mondo ti sembra crollare intorno. Conosco quella voragine e si rimarginerà, ci vorrà del tempo, sarà dura, ma ti assicuro che si risanerà Chim, e dopo sarà tutto più bello. Nulla deve fermarti, anche quando le forze ti mancheranno. Sono qui con te Jiminie, sarò sempre qui con te. Hai capito ? Sempre"

Namjoon sorrise al maggiore, sedendogli accanto e prendendo ad accarezzare anche lui i capelli biondi di Jimin "C'è qualcosa che possiamo fare Jiminie ? Ti va di uscire un po' ?"

"Voglio andarmene – " singhiozzò " – Voglio tornare a Busan"

I due hyung si guardarono, "Busan ?" chiese Namjoon "Sei sicuro ?"

"Sì ..."

Jin sospirò "Allora alzati, andiamo a preparare lo zaino. Noi veniamo con te"

Nel giro di un'ora Jin preparò i bagagli ficcandoci all'interno il loro stretto necessario. Lui e Namjoon avevano deciso di affrontare il viaggio verso Busan in macchina nella speranza che, trascorrendo del tempo insieme a loro, chiuso in un abitacolo con della buona musica di sottofondo, Jimin si sarebbe senz'altro distratto dalla valanga di pensieri che avrebbero occupato la sua mente. Il maggiore chiuse casa, si mise lo zaino in spalla e scese giù al condominio non lasciando la mano guantata del biondo neanche per un attimo. Entrarono in macchina, i due hyung davanti, Namjoon dal lato del conducente, e quando tutto fu pronto il ragazzo mise in moto dando di tanto in tanto, durante il tragitto, attraverso lo specchietto retrovisore interno, un occhio a Jimin rannicchiato invece sui sedili posteriori.

Jimin si addormentò tra le proprie lacrime per un arco di tempo necessario a far tramontare il sole. La macchina viaggiò a velocità moderata, lasciando che quel movimento e quella musica jazz che tanto adorava lo cullassero verso sogni tranquilli. Così purtroppo non si rivelò, Jimin si svegliò di soprassalto urlando, gridando disperatamente il suo nome, piangendo ancora una volta tra le braccia di Jin. Quando l'attacco di panico cessò, e il respiro tornò ad essere regolare, il biondo sentì il cellulare vibrare nella tasca anteriore dei jeans. Il cuore avvertì nuovamente una fitta quando il display gli segnalò un messaggio non ascoltato in segreteria. 

Jungkook.

Con le mani tremanti e le lacrime che scesero silenziose dai suoi occhi stanchi, Jimin si portò l'apparecchio all'orecchio per ascoltare la sua dolce voce:

"Minnie . . .", il suo tono era debole, agonizzante. Jungkook era ubriaco, o forse – come lui –  stava soltanto piangendo "Mi manchi da morire. Mi manca la tua voce, i tuoi abbracci, i tuoi occhi. Quelli che sapevano vedere il bello in ogni cosa, quelli che erano riusciti a vedere del bello persino in uno come me. Mi mancano le tue mani, il calore dei tuoi baci, il momento prima dei baci: quando mi guardavi le labbra . . . e mi sorridevi . . . dio ho brividi per tutto il corpo se solo ci ripenso. Mi manca averti al mio fianco, rannicchiato sul mio petto, abbracciarti e respirare l'odore della tua pelle. Ci credi che non riesco a smettere di pensare al tuo profumo? Sei fisso nella mia testa, ti penso ogni secondo che passa, e se questo non è amore Jimin-ah giuro che non lo so. So solo che fa male, tremendamente male . . ." Jungkook restò per qualche attimo in silenzio, tirando su col naso. "Sai per un po' chiudo gli occhi e fingo che tu sia qui con me ma poi tutto torna com'era e tu non ci sei Jiminie, non ci sei più e qui fa tutto schifo, è tutto un disastro ed io non ci voglio vivere in un mondo senza te, in una vita senza te. So di aver combinato un casino e so anche che tu non mi perdonerai mai ma . . . sappi che ti amo Jimin, più di qualsiasi altra cosa al mondo, più di quanto non abbia mai fatto in vita mia. Quando ero con te sarebbe potuto crollarmi la terra sotto i piedi, non me ne sarei nemmeno accorto, non me ne sarebbe fregato un cazzo perché tu eri lì. Tu . . . tu eri in grado di mandar via ogni mia preoccupazione" pianse ancora "Mi manchi Jimin, per l'ennesima volta, e so che non servirà a nulla perché tu non tornerai. Almeno non ora. Però se lo farai, tra qualche giorno, mesi, anni ... dimmelo Jiminie, perché ho bisogno di rivedere il tuo viso, di averti tra le mie braccia. Ho bisogno di te ... di te e basta"

Il biondo si staccò dal cellulare, mandando giù quel groppo amaro, tremando e piangendo sempre più a lungo e forte. Jin lo sentì singhiozzare e si sporse indietro assicurandosi che tutto filasse liscio."Va tutto bene Jiminie ?"

Jimin guardò fuori il finestrino il paesaggio scorrergli accanto veloce. "Sì ..." rispose poi spegnendo il cellulare. " ... va tutto bene". 


 

N.a : Quando ho pensato di scrivere questa ff, l'ho progettata con questo esatto finale. "You got the best of me" doveva terminare così, con quelle parole struggenti. Sospesa, con un finale così ambiguo e senza la minima idea di che fine avrebbero fatto Jungkook e Jimin. 🌹

   
 
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