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Autore: Pampaolina    01/02/2018    0 recensioni
Complice la maratona di film riproposta da santa italia uno ho deciso di cimentarmi con la mia primissima fanfiction in assoluto. La dedico a una coppia un po’ troppo sottovalutata nei film, a cui non è stata a mio parere resa pienamente giustizia neanche nei libri. Ma Harry Potter è un’ opera corale e in fondo è giusto che ognuno abbia suoi spazi e lì ci resti. Siate spietati ogni vostra critica è ben accetta.
Godetevi Lupin e Tonks come (forse) non li avete ancora immaginati. Buona lettura.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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~Non ho bisogno di essere libera, Remus! Ho bisogno di essere tua maledizione!-
I suoi occhi chiari si riempirono di acqua e anche così Remus pensò che Tonks fosse bellissima.
Era profondamente dispiaciuto che fosse lui la causa di tutta quella tristezza ma nonostante tutti i suoi sforzi per impedirlo la giovane strega si era innamorata perdutamente di lui. Fiera e determinata aveva resistito alla barriera di indifferenza innalzata dal mago, l’aveva scavalcata e saltato gli ostacoli che lui aveva interposto fra loro. Remus era rimasto subito colpito dalla ragazza da quando suo cugino Sirius, il suo più grande amico in vita, non gliela presentò qualche anno prima. Quel viso grazioso unito al carattere buffo perfetto mix tra dolcezza e irascibilità aveva lentamente fatto breccia nel cuore del mago fino a farlo battere come mai prima. Per la sua condizione aveva evitato quanto più possibile rapporti con gli altri esseri umani, nulla che potesse sfociare nell’amicizia figuriamoci nell’amore. Remus si autoinfliggeva la solitudine convinto che la sua natura avesse potuto essere repellente e pericolosa per le persone che provavano ad avvicinarsi a lui. Credeva di essere colpevole per la sua condizione e che niente altro si meritasse a parte la malinconia che era ormai compagna fedele delle sue grigie giornate.
-Ninfadora ti prego non rendere tutto più difficile di quanto già non sia, devo proteggere tutti voi dalla minaccia di Voldemort dai suoi scagnozzi e persino da me! Perché non lo capisci! Sono pericoloso in quei momenti potrei uccidere mia madre non vedo le persone vedo solo dei nemici da mordere!-
-Non ti azzardare a chiamarmi Ninfadora! Lo sai che lo detesto quasi quanto il tuo commiserarti! Non sono una ragazzina non è una cotta tra banchi di scuola! Io ti amo so che anche tu mi ami lo sento non serve essere una veggente per leggerti dentro al cuore. Hai un cuore Remus anche se ora non lo dimostri. La tua è vigliaccheria non generosità. Hai paura di soffrire pensi di averne avuto abbastanza e questo lo capisco ma Remus chiunque soffre chiunque ha delle cicatrici solo che alcune non si vedono! Ho perso mio cugino davanti ai miei occhi non se il solo ad averne sofferto…Harry… i vivi si devono consolare a vicenda. Sirius era la tua famiglia ora noi possiamo formarne una nostra! Ti prego ascoltami-

~~L’affetto del suo migliore amico Sirius, la fiducia che Silente riponeva in lui e ora la stima dei ragazzi a cui aveva insegnato molto più di quanto fosse previsto dal suo programma ministeriale, Harry tra tutti così straziatamene simile ai suoi genitori, erano la sua ragione di vita. Remus viveva per essere utile agli altri e ciò era insito nella sua natura quella che prevaleva sul suo lato oscuro.
Tonks si innamorò proprio di questo, della gentilezza d’animo del licantropo, del profondo senso di responsabilità e maturità, della timidezza che non riusciva a celare con i suoi comportamenti composti ed eleganti. Tonks amava quelle cicatrici sul suo volto che immaginava si estendessero a ogni zona del suo esile corpo, quelle ferite dimostravano quanta sofferenza dovesse provare e quanto coraggio sgorgasse da esse. Nonostante i patetici tentativi di lui dal dissuaderla a frequentarsi – Oh Tonks sono troppo vecchio per te…no Remus sei solo più vecchio di me ma non sei di certo silente! – Tonks sono povero non possiedo quasi nula… remus a me non servono gioielli e case sfarzose! Sono un’Auror sono abituata a sopravvivere con NIENTE. E quello che ho di prezioso non l’ho certo comprato!- tonks aveva come unico obiettivo azzerare le distanze col suo amato, riuscire a farlo ammettere che anche il suo cuore batteva all’impazzata quando i loro sguardi si incrociavano per caso, voleva che superasse la più grande sfida mai affrontata finora fidarsi di una donna, fidarsi di lei.

Tonks lasciò la presa dalla camicia di Remus che aveva afferrato con foga in un disperato tentativo di scuoterlo dalla nuvola di fumo che gli impediva di vedere quanto fosse grande il bisogno che lei aveva di lui. Con le guance solcate di lacrime e una smorfia di dolore non poté fare altro che dare sfogo a tutta la frustrazione che la stava letteralmente strangolando abbandonandosi a un pianto inarrestabile. Remus era impietosito quanto risoluto a mantenere le distanze. Lo stato della ragazza che lui amava più della sua stessa vita era una prova sufficiente di quanto lui fosse un pericolo pubblico capace di deludere e ferire non necessariamente nelle notti di luna piena. Ma vederla così sconvolta gli agitò un sentimento di rabbia verso sé stesso e un barlume di luce iniziò a farsi strada tra i suoi pensieri. Senza rendersi conto di quel che stava facendo, il mago dall’aria consunta si chinò sul viso della giovane intrappolando dolcemente le sue lacrime con minuscoli baci. Accarezzando quella pelle fresca remus si inebriò del profumo della strega, un odore per lui che aveva istinti canini che era collegato a un senso di pace…di casa.
I suoi baci raggiunsero le labbra dischiuse della ragazza che lo accolse con sorpresa dentro di se. Il bacio aumentò l’intensità in un istante a prova dell’urgenza che remus aveva di farle capire che forse si era reso conto che non lui poteva proteggere tonks ma doveva accettare semplicemente che lei poteva farlo per entrambi. Tonks era ancora scossa dai singhiozzi del pianto ma aprendo gli occhi sull’uomo che la stava facendo sentire brividi lungo la schiena sorrise della sua aria concentrata e gettandogli le braccia al collo farfugliò un -benvenuto amore mio-.
Da quel bacio scaturirono altri baci e altre carezze e altra intimità un po’ dolce e un po’ selvaggia che avrebbe suggellato un amore unico nel suo genere.


 
   
 
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