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Autore: Ayumi Zombie    28/06/2009    2 recensioni
E se i nostri amati personaggi di Kingdom Hearts fossero semplicemente... completamente pazzi?
Chapter Three: ~ Xion: Twilight. Riku sbuffò, e prese un’altra tesserina per confrontarla alla prima.
– Cazzo. – ringhiò fra i denti, aggiungendo un po’ di odio verso quei maledetti oggettini. Se non altro, con una generosa dose di psicofarmaci, gli impedivano di pensare a quella che lui chiamava affettuosamente “la mia polvere di stelle”.
Alzò lo sguardo verso Xion. – Gli piacciono i peluches. E i fazzoletti profumati e colorati.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui con una strana fic. Era da tanto tempo che desideravo fare letteralmente impazzire i miei amati personaggi di Kingdom Hearts, aspettavo soltanto l'ispirazione giusta, che spero sia arrivata. Con “altro personaggio” ho inteso Xion. Ah, per il momento non intendo fare una RoXion (si chiama così, la coppia? Bah, tanto avete capito comunque!), anzi, ma mi piaceva la figura dell'apprendista innamorata del paziente. E poi la capiamo, no?, Roxy è un gran bel pezzo di gnocco. Non so come andrà a finire, davvero, e accetto consigli! Magari sulla malattia di altri personaggi. Ah, i capitoli su Sora e Axel sono in corso di elucubrazione!
Grazie a chi ha letto questo pezzettino e recensirà! E anche a chi leggerà solamente, ma cercate di recensire, perché mi servono dei vostri consigli! XP
Ah, tra l'altro: “Falling In The Black” è una fantastica canzone degli Skillet, e i cognomi li ho inventati io! Ho cercato di farli il più “abbinati” in fatto di suono con il nome. I significati sono alla fine del capitolo!

Psychosocial

Chapter One:
Roxas : Falling in the black

All'inizio, credeva fosse muto.
Un fantasma, muto ed eccessivamente bianco.
Poi, Kairi le aveva passato la cartella clinica.
E scoprì che Roxas era di origini francesi, ed un caso molto, molto complicato. Figlio di genitori separati, viveva solo con il padre, sempre fuori per lavoro. E così aveva trovato il modo di autodistruggersi.
Era iniziato tutto da quando si era ammalato di bulimia, senza alcun motivo apparente, poi aveva iniziato ad odiare gradatamente il suo corpo, sé stesso, e, piano piano, vide il mondo attorno a lui farsi ostile... fino a diventare letteralmente asociale – più precisamente, il caso più intricato, di quel genere, di tutto l'istituto.
A Xion faceva tenerezza, quel ragazzino, che le sembrava avesse bisogno di una sola cura: amore.

~ x ~

- Ti piace, la pioggia? - si sedette sul letto bianco, rassettato da lui.
Lo spettinato biondino, che le dava le spalle e fissava un qualche punto fuori dalla finestra, vacuo come al solito, annuì.
La dottoressa sorrise leggermente, abbassando lo sguardo, poi lo risollevò, fino ad arrivare a metà della sua schiena.
Lui non si mosse.
- E che cosa ti affascina, in particolare?
Scrollata di spalle.
Kairi si alzò, e uscì. Per quel giorno, aveva ottenuto anche troppo.

~ x ~

Mandò giù un altro sorso di quello strano caffè, chiedendosi che razza di brodaglia si fosse ridotta a bere. Appoggiò il bicchierino sul tavolo asettico – tutto era asettico, lì dentro, terribilmente asettico – e si infilò una ciocca ribelle dietro l'orecchio destro. Quindi recuperò una biro e prese a a tamburellare irregolarmente e in silenzio sul blocchetto per gli appunti.
La dottoressa, di fronte a lei, giocherellava con il laccetto del piccolo registratore che aveva in mano.
- Allora vuole proprio sentire, signorina?
- Si, dottoressa Mizukai [Kairi Mizukai, ndA].
- D'accordo. - e, con la sua voce melodiosa e misurata, la preparò ad ascoltare il dialogo tra il medico psichiatrico e il paziente. - tranquilla, in ogni caso. Comunque, è stato registrato a dialogo già iniziato.

- Roxas, non dire assurdità.
- Non sono assurdità.
Xion sobbalzò, sulla sedia, a sentire la voce atona e leggerissima che non aveva mai udito. La trovò bellissima.
- Ma tu...
- Io sarei dovuto morire, quel giorno, morire.
- Roxas, ci eravamo impegnati perché tu...
- Voi non mi avete lasciato fare quello che dovevo, ed ora ho solo una vita a metà!
- Spiegami che cosa intendi, con vi...
- Sarei dovuto morire, ed ora ne pago le conseguenze!
- Quali conseguenze? Lo sai, puoi uscirn...
- Ma tanto sono io, a pagarle! A nessuno importa, nessuno! Nessuno!
Quando la voce turchina tuonò nella stanza, l'apprendista si portò una mano alla bocca. Dolore, odio, e rabbia. E paura... tanta, tanta paura... e disperazione...
- Non ha più nessun senso! Lei è morta! Morta!! a lei importava di me, capito?! A lei importava, e a nessun altro! Io devo essere cancellato!
- Roxas...
Nella registrazione, la voce del primario era ridotta ad un sussurro.
- Perché il nero mi impedisce di muovermi! di respirare! Mi fa stare da schifo! Io devo essere cancellato! Cancellatemi!
La dottoressa Mizukai premette il pulsante stop.
- Questo – disse, senza alcuna intonazione, come se avesse appena ascoltato un dialogo tra due vecchie signore, riguardante il tempo o le marche di tè. - È l'unico momento di tutta la sua permanenza qui al centro in cui parla della sua fantomatica “lei”.
Qui fece una pausa, trangugiando un po' della sua acquaccia sporca.
- Signorina Mikake [Xion Mikake, ndA], mi chiedevo perché non dare una mano al nostro signorino Fair [Roxas Fair, ndA] a diventare più... chiacchierino... riguardo le sue delusioni amorose.

~ x ~

- L'hanno trovato a faccia in giù nel cesso d'oro di casa sua, a vomitarsi l'anima, come un cane.
Tlack.
L'ultima tesserina del puzzle fu incastrata, il ragazzo tirò su la testa. Xion si ritrovò trapassata dal gelido color acquamarina di quegli occhi. Subito abbassò lo sguardo, e prese a contemplare l'intricato puzzle.
- Poi, - continuò, alzandosi alla ricerca di una nuova scatola, - lo hanno portato in ospedale, e hanno scoperto che, oltre che denutrito e bulimico, era anche un po' pazzerello.
- Grazie di cuore, signor Seikaku. [ Indovinate un po' voi! NdA] - sorrise debolmente la ragazza, alzandosi dalla sediolina.
- Niente, figurati. - la liquidò lui, esaminando una confezione.

~ x ~

Toc. Toc, toc, toc. Toc, toc.
Niente, nessuno rispose.
L'assistente, un po' incerta, aprì la porta, lentamente, e sbirciando dentro.
Sul lettino, lui.
I capelli color grano, con sfumature su tutte le tonalità che il biondo poteva toccare, spettinati e poco più corti dei suoi.
Gli occhioni chiusi, il respiro flebile.
Xion si avvicinò, pian piano, cercando di camminare facendo il minor rumore possibile, per non disturbarlo.
Giunse di fianco a lui, e prese ad osservarlo. Quante volte, da dietro i vetri delle stanze, aveva desiderato essergli così vicino? Bastava allungare le mani, ed avrebbe potuto sfiorare quel braccio così esile e sottile, come non ne aveva mai visti.
Stava dormendo? Il respiro regolare gliene diede la conferma.
Alla ragazza venne un moto di emozione, quando le venne in mente che avrebbe potuto appoggiare il dorso della mano sulla guancia nivea e liscissima.
Notò che un tubicino era collegato ad una vena. Ma che cosa... ? Ah, già. Le tornarono in mente le parole della dottoressa Mizukai: siccome ogni cosa che passava da quella bocca veniva espulso senza tanti complimenti dalla stessa via, poco tempo dopo, si era deciso di nutrirlo artificialmente.
Quella fantastica, delicata bocca, che avrebbe tanto voluto sentire sul proprio corpo... piccoli morsi, baci languidi e delicati, sfiorata nella sua intimità, su ciò di cui non era sicura e che aveva di più prezioso. Quella bocca che addirittura si ritrovava a sognare, che, nei sogni – ad occhi aperti e non – la faceva sospirare.
Xion si sarebbe data un ceffone da sola. Ma che accidenti stava pensando?! Si sedette sulla sedia, di fianco al lettino. Notò che la mano lunga e affusolata del ragazzo era rivolta con il palmo verso l'alto, come se aspettasse che qualcuno la prendesse tra le proprie e la riempisse di baci.
Aveva immaginato anche quelle dita lunghe e sottili, morbide ma allo stesso tempo decise, che la accarezzavano. E non solo quello. Le aveva pensate, mentre giocavano distrattamente con i suoi capelli, mentre percorrevano la strada delle sue labbra. Le aveva sostituite alle proprie, quando era da sola, a casa, nella propria stanza e con il fiatone, distesa sul letto e con la schiena inarcata, madida di sudore e di piacere.
E si irrigidì, quando si accorse che gli occhi di ghiaccio la stavano studiando da più di qualche istante.

~ x ~

Ma avete visto che porcellina che è la nostra Xion?! Chi mai se lo sarebbe immaginato?! Voglio sentire i vostri commenti, gente!
Come promesso, ecco qui le traduzioni dei cognomi.
Xion Mikake: “mikake”, in giapponese, significa “apparenza”. Non sono ancora molto sicura del perché abbia scelto proprio questo cognome, per la nostra mademoiselle. Forse perché dietro quel faccino acqua e sapone si nasconde una porcellina con i fiocchi?
Kairi Mizukai: “mizu” significa “acqua”, mentre “kai” ha miriadi di significati, ovvero “conchiglia”, “turno”, “beneficio”, “riunione”, “piano (di un edificio)”; ma io ho scelto il primo.
Poi c'è il misterioso signor “Seikaku”, che ha due significati, ovvero “precisione” e “personalità”.
Vi sfido, chi è?
Vi prego, per l'ennesima volta, recensite! °O°

   
 
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