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Autore: Dicorno_saddd    02/02/2018    1 recensioni
Minhyuk ha costruito la sua vita su un cumulo di menzogne.
Jooheon sarà l'unico a non credergli e a chiamarlo "bugiardo".
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Il suono stridulo del campanello quasi spaventò Minhyuk. Il ragazzo poggiò il mestolo che aveva in mano sul piano cottura e si pettinò i capelli bianchi passandoci dentro le dita, per poi uscire dalla cucina e raggiungere l'ingresso. Abbassò cauto la maniglia aprendola di uno spiraglio per accertarsi di chi ci fosse al di là della porta. Il respiro gli si mozzò in gola per la sorpresa, tanto che non riuscì ad ascoltare ciò che gli suggeriva il cervello.
"Chiudi la porta."
E invece il ragazzo di fuori la spinse verso l'interno, impedendo al proprietario di casa di fare qualcosa, impalato lì con una confusione mentale indiscutibile.
La lastra di legno si richiuse automaticamente quando l'ospite fu ormai già all'interno dell'abitazione.
Il secco rumore della serratura che scattava segnalò a Minhyuk di essere in trappola. 
Si sentì avvolgere i polsi da mani delicate.
«Hey...» la voce leggermente rauca del castano ruppe il silenzio dei loro sguardi intrecciati.
Il maggiore fu rapido nello sfoderare un luminoso sorriso per poi scivolare dalla morbida presa del minore, indietreggiando di un passo. «Che sorpresa. Vieni, preparo del tè.» Minhyuk si voltò facendo cenno all'altro di seguirlo. Lo scortò per qualche metro, fino al salone, rivolgendogli un altro sorriso. «Prego accomodati, fa' come se fossi a casa tua.» Aggiunse, e si dileguò dietro la porta scorrevole della cucina.
Come diavolo aveva fatto quel Jooheon a scoprire dove abitava?
E soprattutto, perché era lì? 
Il bianco si morse ripetutamente il labbro inferiore avvertendo il nervosismo farsi strada dentro di lui, mentre riempiva la teiera d'acqua per posizionarla sull'apposito fornello. Vide le sue stesse mani fremere nel compiere azioni che quotidianamente risolveva piuttosto tranquillamente. Non era affatto un buon segno, non gli piaceva perdere il controllo della situazione. 
Non sopportava sottostare alle decisione degli altri, anche per questo non amava le sorprese del genere e quel ragazzo non era assolutamente nessuno per presentarsi a casa sua a quel modo senza un pretesto ammissibile. Si mordicchiò le unghie pensando a cosa fare col nuovo arrivato, finché il solito fischio della teiera non lo fece sobbalzare risvegliandolo dal suo momentaneo stato di trance. Rovesciò un po' d'acqua in due tazze riponendo in ognuna una bustina di tè nero e recuperò la zuccheriera dalla credenza. Solitamente non usava zucchero nel tè o nel caffè, ma Jooheon sembrava apparentemente un tipo troppo dolce perché accettasse bevande completamente amare. 
Il bianco ritornò in salone con in mano un vassoio argentato, sul quale aveva posato, oltre al tè, al latte e allo zucchero, anche un pacchetto di sfiziosi biscottini al cacao. Poggiò il vassoio accuratamente sul tavolino basso al centro del soggiorno, tra i due divani ad angolo presenti, e si sedette accanto al suo ospite, a una debita distanza di almeno un altro posto. 
«Serviti pure, spero ti piaccia il tè nero, avevo solo questo tipo. Lì c'è lo zucchero e di là il latte, se lo preferisci.» Spiegò il padrone di casa indicando prima l'uno e poi l'altro contenitore di ceramica con il sorriso costantemente accennato sulle labbra. A vederlo da fuori sarebbe sembrato entusiasta di quella visita, eppure non lo era affatto in quel momento.
Il dramma che lo affliggeva interiormente era proprio una domanda del genere: se invece quella visita gli avesse fatto davvero piacere? Cos'avrebbe dovuto fare? Cos'avrebbe dovuto pensare?
Sperava solo che il castano lo avrebbe lasciato presto, quell'incertezza che gli causava lo stare con lui non era per niente positiva nella vita perfettamente studiata del maggiore.
«Grazie...» Rispose semplicemente il più piccolo incurvando timidamente gli angoli delle labbra verso l'alto e mostrando di conseguenza le dolci fossette scavate nelle guance. Evidentemente dal suo comportamento non si aspettava di ritrovare Minhyuk con questo atteggiamento, dovevano averlo spiazzato i suoi sorrisi spontanei e la pacatezza che traspariva dall'esterno. Di questo il bianco ne fu grato perché il suo autocontrollo gli permetteva di essere credibile in tutto ciò che facesse, sebbene fosse un'arma a doppio taglio: spesso finiva per credere anche lui di essere quello che non era. 
«Scusami se mi sono presentato qui... Erano due settimane che non rispondevi ai messaggi e mi sono preoccupato...» Esordì il minore mentre continuava a girare inutilmente il cucchiaino nel tè, nonostante appunto lo zucchero fosse ormai sciolto da tempo. 
«Come hai saputo dove abito?» domandò con un sorriso curioso l'altro, nascondendo accuratamente la tensione che aleggiava nelle sue parole. In fondo Jooheon era un povero stupido caduto per sbaglio tra le sue mani da distruttore, qualcosa stimolava dentro di lui una sorta di compassione per quel ragazzino, come se volesse evitare di fargli male. Per evitarlo, però, era necessario che il castano non si avvicinasse a lui, allungare una mano verso di lui significava toccare il fuoco e dunque bruciarsi, e sebbene prima o poi il dolore sarebbe andato via, il segno dell'ustione sarebbe rimasto ugualmente.
«Oh... Giusto... Credo di aver violato qualcosa riguardante la privacy, ma ho chiesto al guardiano del cimitero dove abitasse la donna nella tomba alla quale avevi fatto visita.» Jooheon si morse il labbro, posò il cucchiaino sul vassoio e abbassò lo sguardo sulla tazza ancora calda che ora stringeva con entrambe le mani. «H-ho sbagliato a credere che avessi bisogno d-di qualcuno... Mi spiace di essere stato così azzardato, non avrei dovuto...» Le sue dita paffute accarezzavano la ceramica bianca della tazza «...Stai bene anche da solo a quanto pare, e io mi sono intromesso troppo in fretta nella vita di qualcuno che non conosco...» 
Minhyuk annuì lentamente in risposta sorseggiando la sua bevanda e fissando il minore, chiedendosi tra sé quanto bene avrebbe potuto guadagnare se avesse fatto l'attore. Aveva raggiunto velocemente il suo obiettivo di far ricredere Jooheon sulle sue idee - piuttosto fondate - e ormai il più piccolo stava perdendo palesemente le speranze, cosa che sollevava non poco l'animo del maggiore. «Dai, bevi il tuo tè, si sta freddando!» Accennò Minhyuk rompendo il breve silenzio e allungò la mano verso quelle dell'altro, il quale per poco non lasciò cadere la tazza sorpreso dal gesto. Minhyuk dal canto suo non fece altro che avvicinare la tazza al ragazzo invitandolo a bere, mentre imperterrito continuava a pressare il castano col suo modo di fare incurante e spensierato, un modo che dava a pensare tanto, che lasciava intuire avesse già assimilato tutto e dimenticato altrettanto, mentre, al contrario, i pensieri continuavano a tormentarlo incessantemente. A quel punto, finalmente ripresosi, Jooheon riuscì a mandare giù qualche sorso della bevanda ancora amara, nonostante i tre cucchiaini di zucchero. Lasciò che il suo sguardo vagasse in giro per la grande sala e si soffermasse poi sul ragazzo più grande seduto di fronte a lui. 
«Mi chiedo come tu possa trovarti bene da solo...» sussurrò il castano tamburellando le dita sulla tazza di ceramica, per niente intenzionato a finire quella robaccia. Minhyuk, d'altra parte lo fissava studiando i suoi atteggiamenti e apprendendo in silenzio quanto puro, limpido e naturale fosse quel ragazzo. Era qualcosa di troppo lontano perché il bianco ne capisse a pieno il significato.
«Ah?» Domandò distratto il maggiore poggiando la propria tazza sul piattino all'interno del vassoio. Ripercorse in un istante gli ultimi secondi e la domanda di Jooheon gli apparve più cupa di quanto forse sarebbe dovuta essere. «Oh... A me piace stare solo. Sto bene così, mi sono abituato, ed evito anche a tante persone di avere a che fare con un mostro simile.» Le mani del maggiore, mentre parlava, viaggiavano lente accarezzando le proprie cosce su e giù, come se avesse bisogno di protezione in quel momento, come se piuttosto cercasse di compensare autonomamente quel vuoto di un affetto mai avuto. Abbassò lo sguardo confuso per un istante, con un lieve e triste sorriso sulle labbra, per poi risollevarlo verso il ragazzino e puntare l'attenzione nei suoi occhi scuri.
«Se tutti i mostri fossero perfetti come te il mondo sarebbe migliore.»
Perfetto?
«Non capisco perché ti ostini a pensarlo» il minore si avvicinò al bianco occupando sul divano il posto accanto lui, per poi posare una mano sul ginocchio del più grande e stringere leggermente la presa in modo, secondo lui, confortevole. «Non puoi continuare a pensarla così, se continui a mentire finirai per crederci tu stesso.»
Mentire?
«Se c'è davvero un mostro, può essere soltanto la causa dei tuoi pensieri. Dovrà essere pur colpa di qualcuno se sei caduto in questo baratro no?»
Colpa di... chi? 
«Minhyuk... Non guardarmi così...»
Guardare come?
«Volevo solo aiutarti... Scusa... I-io credo di essere entrato in una faccenda che non mi riguarda... Tu sei c-così enigmatico... Credevo di poter fare qualcosa, non voglio lasciarti solo...»
Enigmatico? Solo?
«Basta.» sbottò il maggiore ritornando alla realtà e allontanando la mano del più piccolo prendendolo per il polso, per poi rivolgere uno sguardo tagliente dritto verso i suoi occhi. E fu allora che notò la tristezza negli occhi di Jooheon, quella tristezza semplice e autentica che non vedeva da tempo rivolta verso di sé. Non lo stava prendendo in giro, ormai era palese, ma ugualmente Minhyuk non riusciva ad affidarsi a uno come lui. Era troppo leale, ingenuo, così sinceramente buono da essere il suo esatto opposto. Si morse il labbro inferiore torturandolo coi denti nel silenzio della stanza, cercando di schiarirsi le idee fin troppo confuse.
«Tu non sei un most-» sussurrò il minore, e qualcosa scattò, ancora una volta, nella mente del bianco, che lo interruppe bruscamente conficcando le sue dita affusolate nelle braccia del minore attirandolo a sé. Faccia a faccia. Non voleva più sentirlo parlare. Nello stesso istante, senza che entrambi si rendessero conto di come, Minhyuk premette le sue labbra su quelle del castano, prendendo il suo viso a coppa tra le mani e impedendogli così di allontanarsi. Il minore dopo un primo momento di sorpresa e imbarazzo ricambiò il tocco, prima bisognoso poi più delicato, dando conferma a se stesso di essersi già ormai perdutamente innamorato di quel ragazzo tanto complicato.

   
 
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