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Autore: Dicorno_saddd    02/02/2018    1 recensioni
Minhyuk ha costruito la sua vita su un cumulo di menzogne.
Jooheon sarà l'unico a non credergli e a chiamarlo "bugiardo".
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Qualcosa suggerì a Minhyuk di staccarsi.
E lo fece.
Il freddo silenzio della solitudine percosse violentemente la coscienza del maggiore quando le loro labbra si separarono e i dolci ansimi del loro bacio si dissolsero, riconducendolo bruscamente alla realtà.
«Ti prego vattene da casa mia.» 
Sapeva che il suo sguardo non poteva trasmettere nulla al di fuori della fredda e vuota mancanza che avvertiva dilagare dentro di sé.
Sapeva che gli occhi - prima sognanti, ora confusi e distrutti - del minore, non erano pronti a ricevere quella bastonata.
Sapeva che in realtà non aveva alcuna voglia di ferire i sentimenti del ragazzino, perché li aveva sentiti palesemente in quel bacio, se n'era accorto.
Ma sapeva altrettanto che non avrebbe dovuto lasciar avvicinare Jooheon, ne sarebbe valsa della sua stessa vita, delle sue emozioni, dei suoi sentimenti, della sua innocenza, della sua gentilezza, del suo altruismo, del suo stesso essere libero.
Il bianco non poteva permettersi di lasciare innamorarsi di lui a qualcuno che non meritava di soffrire ingiustamente. 
Jooheon doveva cambiare idea.
Minhyuk si ripropose che avrebbe fatto di tutto per farglielo capire.
Doveva cambiare idea e pentirsi di essersi affezionato a qualcuno di osceno come lui.
In fondo, la mente umana è così fragile, nessuno è stupido al punto di restare davvero fedele tutta la vita a qualcun altro, soprattutto se quel qualcuno era complicato quanto lo era lui. 
Le promesse, le illusioni, i progetti, i desideri, tutto ciò che si costruisce con le parole è completamente vano.
"Resterò per sempre con te."
Se ne andrà presto.
"Scapperemo insieme."
Scapperà lasciandoti ad aspettare.
"Ti aiuterò a uscirne."
Cadrai sempre più in basso.
"Ti terrò la mano."
Ti trascinerà nell'oblio.
"Quando cadrai sarò lì per rialzarti."
Ti farà abituare ad una presenza che, una volta sparita, ti costringerà ad imparare di nuovo a rialzarti da solo. 
L'abitudine è l'unico modo di vivere che l'uomo conosce. 
L'uomo si adegua, si adatta, si abitua, qualsiasi cosa ci sia dall'altra parte.
Abituarsi alla presenza di qualcuno, però, è il danno peggiore che si possa compiere.
È così crudele a volte la vita...
E, tentando di non soffrire, tanti non fanno altro che scappare dai propri sentimenti, nascondendosi e impedendo alle persone di instaurare un rapporto di fiducia reciproca, chiudendosi e facendo affidamento solo e soltanto su se stessi.
Era per questo che quel ragazzo doveva allontanarsi da Minhyuk.
Lui era un egoista che aveva a cuore il proprio benessere prima di quello di chiunque altro, mantenere stabile il proprio equilibrio psichico, la sua debole pace interiore.
Un buco nero.
Era solo questo.
Un enorme, profondo, oscuro, buco nero, senza via d'uscita. 
Se Jooheon fosse rimasto con lui, l'egoismo del maggiore lo avrebbe corrotto, soffocato, dilaniato, avrebbe assorbito fino all'ultima goccia di bontà che c'era in lui, per poi lasciarlo sul ciglio della disperazione, alle prese con una personalità diversa, una personalità che non sarebbe stata più la stessa che gli era da sempre appartenuta.
In fondo, non voleva fargli del male.
Neppure lo conosceva.

- 5 mesi dopo -
 

«Lee Minhyuk! Se non alzi subito il culo dal letto perderemo il treno e io non voglio assolutamente comprare un altro biglietto a causa di uno scansafatiche come te.» si lamentò il ragazzo coi capelli rosa tirandogli via le coperte. Il maggiore grugnì annoiato girandosi sull'altro fianco e accoccolandosi meglio al cuscino, ignorando completamente le parole del suo amico. L'altro ragazzo in tutta risposta gli sfilò il cuscino da sotto la testa e lo minacciò «Conto fino a tre. Se non ti alzi dal letto me ne vado da solo.» il minore iniziò a contare lentamente alla rovescia, ma fu interrotto mentre stava per pronunciare il numero 1.
«E vattene, nessuno ti sta trattenendo.» ribatté il bianco senza neppure rivolgere lo sguardo al più piccolo che stringeva i pugni in preda alla rabbia. Non sopportava quando Minhyuk lo trattava in quel modo, ma per quanto fosse soddisfacente vendicarsi rifilandogli la stessa moneta, non riusciva ad allontanarsi davvero... e di questo passo l'avrebbe perso sicuramente. 
La porta sbatté rumorosamente, facendo tremare gli infissi sotto la potenza del colpo secco. Il maggiore sospirò pesantemente passandosi le mani sul volto e stropicciandosi un po' gli occhi per poi tirarsi svogliatamente a sedere. Lanciò uno sguardo melanconico agli oggetti sparsi nella stanza, conscio di doverla abbandonare di lì a breve. Aveva promesso a Kihyun che lo avrebbe accompagnato a Seoul per completare le specializzazioni all'università, e in realtà non poteva negare di aver pensato di riscriversi anche lui, in fondo, almeno avrebbe avuto un po' di compagnia. 
No, non stava dimenticando che Kihyun se n'era appena andato sbattendo la porta offeso, indignato e ferito, come al solito.
Sapeva perfettamente che sarebbe tornato, quindi gli conveniva sbrigarsi ad ultimare i preparativi. Era come se il rosa avesse bisogno del maggiore, come una sicurezza; doveva essere stato sicuramente difficile trasferirsi in un posto completamente nuovo e Minhyuk era stata la prima persona con cui aveva potuto interagire essendo il suo vicino di casa. 
Il bianco sbuffò e si alzò dal letto, sistemando accuratamente le lenzuola e recuperando le necessità che aveva lasciato in camera, gettando tutto distrattamente in uno zainetto. Indossò i vestiti che aveva scelto la sera prima, e andò in bagno per sistemarsi. Un quarto d'ora dopo decise di essere definitivamente pronto quindi si sedette sul divano in silenzio ad aspettare il ritorno del minore. 
Lasciare quella casa significava davvero tanto, ma d'altronde non aveva bisogno di venderla, e la sua intenzione era di tornare quanto più spesso possibile. Non sapeva se effettivamente avrebbe retto la vita stressante di una megalopoli come Seoul, si trovava fin troppo bene nel suo quartiere lì che non avrebbe mai voluto abbandonare il profumo delle violette che sua nonna aveva piantato in giardino, o il dolce odore proveniente dalla pasticceria dall'altro lato della strada, o la tranquillità del silenzio notturno, o forse non voleva solo chiudere a chiave quella porta lasciandovi dentro tutti i ricordi della sua vita. Si sarebbe sentito probabilmente svuotato poi...
Il campanello emise un debole suono, e Minhyuk scattò immediatamente in piedi dirigendosi verso la porta per lasciare entrare nuovamente Kihyun. Il rosa lo guardò accennando un sorriso timido e si morse il labbro, riflettendo forse su quanto entrambi ormai avessero compreso a vicenda il comportamento dell'altro e si comportassero come se niente fosse.
«Hai... Ehm... Sei pronto?» domandò il minore gettando uno sguardo sulla strada deserta. Non era certo ciò che li attendeva in effetti, eppure tentare non sarebbe dovuto essere così male.
«Prendo le valigie ed esco» annuì il bianco tornando dentro, si caricò il piccolo zaino in spalla e afferrò i due trolley uno per mano trascinandoli sul pianerottolo dove Kihyun lo stava aspettando fissando l'orizzonte in modo sempre più irrequieto. Il maggiore se ne accorse ma non gli diede peso, dacché alla fine sapeva che l'altro lo avrebbe velocemente liquidato con un "non è niente", e in fondo a lui neppure importava troppo dei drammi che lo affliggevano. 
Estrasse le chiavi dalla tasca dei jeans e chiuse la porta con quattro mandate, assicurandosi di inserire l'allarme antifurto e quello antincendio, in modo che se fosse successo qualcosa ne sarebbe stato al corrente. 
Fissò per qualche istante la porta bianca scorgendoci i segni di tutti gli anni che quella casa aveva ospitato lui e sua nonna, le venature non più brillanti del legno, i piccoli graffi sugli infissi rinforzati di metallo, il pomello ormai scuro di ottone... Era davvero così consumato anche lui?
«Andiamo dai, ti sei incantato?» il più grande si girò bruscamente dando un leggero pugno sulla spalla del suo amico, che sembrava ancora perso tra i propri pensieri. Kihyun annuì energicamente portando le proprie valigie verso il taxi che li stava aspettando parcheggiato sul marcoapiede, mentre il maggiore lo seguiva caricando i bagagli nel cofano per poi prendere posto sui sedili sul retro. Il viaggio, in auto, così come in treno, fu - a causa della lunga durata - a dir poco scomodo, come il silenzio che d'altronde si era creato tra di loro e non sembrava volersi sciogliere.

   
 
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