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Autore: izzie_sadaharu    03/02/2018    1 recensioni
La Casa è un'associazione di viaggiatori nel tempo, il cui scopo è prevenire le Crepe e lasciare che la storia faccia il suo corso. Baekhyun ne è un membro da ben cinque anni, per cui non si sconvolge più di tanto quando gli viene assegnata una missione nella Germania degli anni Venti.
[CHANBAEK] [Side!Kaisoo] [Side!tante altre coppie che si vedono e non si vedono]
Genere: Angst, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Baekhyun, Baekhyun, Chanyeol, Chanyeol, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Una fetta di torta al cacao e un tè caldo dopo, Baekhyun sospirò soddisfatto. A quanto pareva, lo sconosciuto non se la stava passando tanto male, dopotutto: era comunque riuscito ad allestire uno spuntino coi fiocchi, nonostante la crisi devastante. Si era appena appuntato mentalmente di dirlo a Yixing – diamine, non tutti i tedeschi di quegli anni erano poveri in canna!, quando Chanyeol si schiarì la voce. «Se vuoi puoi rimanere per cena. Mi sembra di capire che la persona che stai aspettando non si è ancora fatta viva.»
Baekhyun lo ammise a se stesso. Si era completamente dimenticato di Jongin. Sorrise timidamente e strinse le mani attorno alla tazza di ceramica ormai vuota, in un vano tentativo di mascherare il proprio disagio. Una nuova sensazione, per Baekhyun: solitamente era il tipo di ragazzo che metteva a disagio gli altri con la propria sicurezza. «Grazie, Chanyeol. Sicuro che non sia un problema?»
Il più alto scosse la testa, poi aggiunse: «Dovrai accontentarti di un po’ di pane con la conserva al pomodoro di mia madre, però… sai, con i tempi che corrono è difficile rimediare qualcosa di decente da mettere sotto i denti.»
Baekhyun impallidì. «Oddio, ma… la torta? E il tè?» Guardò pieno di rimorsi il piatto su cui ormai giacevano solo delle briciole. «Mi sembrava un po’ strano che tu non mangiassi…» Si tormentò i gemelli della camicia enorme che gli aveva prestato Chanyeol, senza guardare in faccia il più alto.
Chanyeol scosse la mano, leggermente imbarazzato. «Figurati, Baekhyun. Io… non avrei dovuto dirlo, mi dispiace. Mia madre mi dice sempre che sono inopportuno con i miei commenti.» Si passò le dita tra le ciocche scure, rivolgendo a Baekhyun uno sguardo dolce. Il più basso per un secondo si sarebbe voluto dare uno schiaffo per punire il proprio cuore di aver perso un battito. Diamine, Baekhyun. Sei un professionista. Sei vecchio. Più vicino ai trenta che ai venti, per l’amor del cielo. Non è il caso di guardare troppo questo cucciolo di cane dolce e con delle mani stupende e-  
«Quindi non ti preoccupare.» Concluse il più alto.
Merda.
«Ehm… scusa, cosa? Non stavo ascoltando…»
Chanyeol ridacchiò, battendo con energia le mani sulle cosce. «Me n’ero accorto, ho cominciato a parlare in coreano senza avvisare, ma non hai battuto ciglio!»
Baekhyun avrebbe tanto voluto dirgli che, in realtà, il suo cervello era perfettamente in grado di passare dal tedesco alla sua lingua madre senza problemi, grazie al chip. Si trattenne per ovvie ragioni, e decise di limitarsi ad un timido “Ops!” Chanyeol lo guardò stranito, e per un attimo Baekhyun si chiese se la parola “ops” fosse già stata inventata nel 1924 o no. Il più alto lasciò perdere, e gli indirizzò uno sguardo divertito. «Comunque, ho solo detto che io e la mia famiglia abbiamo l’ospitalità nel sangue, e per noi sarebbe un’offesa se tu te ne andassi prima di cena.»
Baekhyun lo guardò con evidente interesse. «Dici così, ma non ho ancora visto nessuno qui oltre a te e alla tua gatta. Che, lasciatelo dire, è un vero amore.» Si allungò verso Chanyeol: il più alto era seduto dalla parte opposta del tavolo e lo guardava tranquillo. «Non è che in realtà sei un assassino, e trami di uccidermi quando cala il sole?»
Chanyeol inarcò un sopracciglio e ghignò, inclinandosi anche lui verso Baekhyun e guardandolo con interesse. «Ehi, non sono io quello che si è svegliato ubriaco, in un vicolo puzzolente e ombroso, senza ricordarsi nemmeno la data.»
Erano entrambi appoggiati con i gomiti sul tavolo, e i loro visi erano vicinissimi. Baekhyun poteva sentire il respiro caldo di Chanyeol sul naso, e dovette ammettere a se stesso che la cosa non lo disturbava più di tanto. Lasciò vagare lo sguardo sul viso del più alto, come un pittore che volesse dipingere la sua Musa e tentasse di memorizzarne i tratti. Si soffermò per qualche attimo sulle sue labbra, piene e dall’aria così soffice, e per un secondo si chiese come dovessero essere contro le sue. Chissà che gusto avrebbero avuto, chissà se anche la lingua del ragazzo era dolce come la torta che gli aveva offerto…
Si riscosse e si allontanò di colpo, ridacchiando imbarazzato. «Sì, beh, io non sono un assassino, te lo garantisco. Sto solo aspettando che quello scemo di Jongin si faccia vivo, e…» Si fermò appena in tempo. Chanyeol lo guardò, l’espressione sul suo volto indecifrabile. «Jongin? La persona che stai aspettando è Jongin?»
Baekhyun annuì impercettibilmente. Merda, merda, merda, stramerda. «Lo conosci?»
Chanyeol sospirò, allontanando la sedia dal tavolo e appoggiandosi allo schienale. «Purtroppo. Lo conosco da anni, ormai, anche se ultimamente è cambiato radicalmente.» Si passò una mano sugli occhi. «Onestamente, non so più se posso dire che lo conosco. Non so nemmeno se voglio conoscerlo.»
Baekhyun sgranò gli occhi. Povero Jongin. Era la sua prima missione, e già gli capitava una Sostituzione. Beh, lui al suo primo Viaggio aveva dovuto baciare uno che probabilmente non aveva mai sentito nemmeno parlare di igiene orale. Rabbrividì, ma Chanyeol non sembrò accorgersene.
Capitava abbastanza spesso: nella storia già esisteva una persona con il tuo stesso nome e la tua identità; una sorta di antenato, o sosia, solo che si trovava in posti ed epoche impensabili. Evidentemente, nella Berlino del 1924 esisteva già un Kim Jongin di ventitré anni; Baekhyun sperò che il Viaggiatore fosse riuscito ad impersonare in modo convincente la sua controparte tedesca. Restava solo da capire chi fosse, questo Kai tedesco.
«Ma… ehm. Ti sta antipatico?» Provò, titubante.
Chanyeol sbuffò. «Antipatico? Sì, beh, un po’. Sai, quando il ragazzo del tuo migliore amico tenta di mandare al rogo il tuo negozio di fiori solo perché i tuoi nonni sono ebrei, è fatica farselo stare simpatico.»
Cazzo.
Il più alto gli lanciò un’occhiata sghemba. «Allora, ti dispiace raccontarmi perché esattamente stai aspettando Jongin qui? Cosa sei, un complice?» Ridacchiò amareggiato. «Fammi indovinare: dovevate incontrarvi per decidere come rompere i vetri del negozio, ma ti sei sentito male. Ti sei svegliato e sei entrato qui, prima di renderti conto che ehi! Questa è la casa che devo distruggere!» Nel suo tono non c’era alcuna traccia di odio, e Baekhyun si chiese come potesse essere possibile. Deglutì, e incatenò lo sguardo a quello del più alto. «No, Chanyeol. Davvero. Lui…»
Non c’era più bisogno per Jongin di tenere la copertura: quando avvenivano delle Sostituzioni, il Viaggiatore assumeva automaticamente l’identità del suo alter ego. Pensò per un attimo a cosa dire, a che scusa dare a quel gigante dagli occhi buoni. Ed ebreo. Fottutamente ebreo.
Cazzo.
«Non ci vediamo da molto. Io… lo incontrai per la prima volta quando giunsi per la prima volta in Germania, ma poi ci perdemmo di vista. Non sapevo nemmeno che avesse un ragazzo. E delle idee… come dire…» Baekhyun si mordicchiò il labbro inferiore, indeciso su cosa dire.
«Razziste? Sì, beh. Molti non ce le avevano fino a qualche anno fa. Ma sai com’è, da cosa nasce cosa, e improvvisamente alla gente importa in quale dio credono i tuoi nonni.» Chanyeol si strinse nelle spalle, rassegnato. «E vi eravate dati appuntamento qui? Al Blumenladen?»
Baekhyun esitò un attimo. «No, lui… lui mi ha chiesto di vederci in un caffè qui nelle vicinanze, ma ad un certo punto mi sono sentito male. Ed eccomi qui.» Sorrise timidamente, anche se nelle labbra era aspro il sapore del disappunto. «Ci avevi preso. Su quella parte, almeno.»
Chanyeol annuì. «Beh, se la persona che aspetti è Jongin, penso sia meglio che domani mattina tu te ne vada.» Vide lo sguardo sconsolato di Baekhyun e si affrettò ad aggiungere: «Non ti sto cacciando, Baekhyun. È solo che… preferirei non incrociarlo. Rischierei di insultarlo, e finirei per ferire Soo. Ed è l’ultima cosa che voglio.» Sospirò pesantemente. «Onestamente, non so cosa ci trovi in lui. È freddo con tutti, anche con lui, e non fa altro che sparare commenti razzisti e cattivi.»
Baekhyun accennò un sorriso privo di allegria. Rimase in silenzio per qualche secondo, poi lo guardò negli occhi: «Mi dispiace di essere d’impiccio, Chanyeol. Mi accogli in casa tua, mi dai i tuoi abiti e i tuoi vestiti… perché fai tutto questo?»
Chanyeol ridacchiò e si alzò dalla sedia, prendendo il braccio la gatta che gli si era appena avvicinata alle gambe. «Beh, non potevo certo lasciarti con quello schifo in testa senza fare niente per aiutarti, no?» Accarezzò il pelo soffice di Katze con un sorriso. «Nessun impiccio, Baekhyun. Avrei comunque chiuso prima il negozio, oggi: decisamente non conviene tenere accese le luci, quando non sarebbe venuto nessuno a comprare fiori.»
Il più basso si passò una mano sui capelli – ora, grazie all’azione del sapone casereccio, erano di un grigio spento – e rivolse a Chanyeol un ampio sorriso riconoscente. «Prometto che appena posso tolgo il disturbo!»
Chanyeol ridacchiò. «Nessun disturbo, Baekhyun. E comunque non puoi andare vie prima di aver conosciuto mia madre e mia sorella!»
 
 
**
 
 
Kyungsoo sospirò. Jongin era stato strano quel giorno. Prima si era preoccupato per lui, poi l’aveva chiamato amore, infine quello sguardo da cucciolo bastonato prima che uscisse dalla casa. Sì, decisamente strano. Niente a che vedere con il solito ragazzo con inquietanti idee circa la razza, il sangue e i soldi.
«Te lo dico, è colpa loro se la Germania è in questa situazione, precaria, Kyungsoo. Non negarlo.»
Kyungsoo ricordava ancora le parole che Jongin aveva sputato con rabbia qualche mese prima. Sospirò per l’ennesima volta, ripensando al comportamento assurdo che aveva tenuto quel giorno. Forse si era semplicemente alzato dalla parte sbagliata del letto, concluse. Beh, magari si alzasse sempre dalla parte sbagliata, allora.
Non che Jongin fosse sempre stato così freddo. Quando l’aveva conosciuto, a dodici anni, era un ragazzino dolce e premuroso. Era il 1913, e ancora la guerra non aveva sconvolto le vite di migliaia di persone, compresa quella del padre di Jongin. Dopo il suo ritorno, il ragazzo era cambiato: più taciturno, più ombroso, era raro che scherzasse con Kyungsoo come era solito fare prima; anche quando l’aveva baciato per la prima volta, a diciassette anni, Jongin aveva solo accennato ad un sorriso: «Mi piaci, Soo.», aveva mormorato. E Kyungsoo era stato troppo debole per respingerlo, troppo innamorato. Aveva sorriso contro le sue labbra, ignorando la morsa amara che aveva stretto il suo stomaco, ignorando la voce nella sua testa che gli diceva che qualcosa non andava bene, che ehi! Questo non è il Jongin che conosci!. Le aveva represse, zittite con un bacio contro le labbra del più piccolo, e le aveva cacciate con un unico, grande sorriso rivolto a Jongin. «Anche tu mi piaci, Ninì.»
Quel giorno, per un attimo a Kyungsoo era sembrato di rivedere Jongin, il suo Jongin: lo stesso sguardo innocente, gli stessi occhi dolci, lo stesso sorriso che non vedeva ormai da anni. Si sentì un codardo, perché era tremendamente tentato di aggrapparsi a quella sensazione meravigliosa per giustificare a se stesso tutti quegli anni di gelo, di freddezza mascherata da amore. Si odiò per questo. Si odiò, perché nonostante tutto continuava ad amare Jongin.
 
 



 
 
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Scusate il ritardo *piange in aramaico* Finalmente, ecco il capitolo *^* (oggi la formattazione mi ha abbandonata, mannaggia!)
 
La sexual tension tra Chanyeol e Baekhyun comincia a farsi sentire, e finalmente abbiamo un mini squarcio sul passato dei KaiSoo. Ehehehe. Non pensiate che finisca qui *risata malefica*
 
Capitolo quasi interamente incentrato sui Chanbaek, spero vi sia piaciuto! Fatemi sapere cosa ne pensate <3 
   
 
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