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Autore: Wings_of_Mercurio    04/02/2018    2 recensioni
Stan sta tentando di rimettersi insieme dopo la rottura con Wendy.
Craig di combattere la sua solitudine.
Tweek di ricostruire la sua vita.
[Staig] [Creek] [Stendy]
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Craig, Kyle Broflovski, Stan Marsh, Tweek, Wendy Testaburger
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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Salve! Non sono morta, come potete vedere! È stata una settimana impegnativa, per lo studio, e quindi non ho potuto scrivere. Oggi però mi sono presa un po' di tempo per completare il capitolo. 
Non ho idea di come sia venuto, sinceramente. Una pausa così lunga mi ha un po' fatto perdere il feeling con i personaggi, quindi scrivere questo capitolo è stato faticosissimo! Ho cercato di dare il meglio di me!
La settimana prossima sarà altrettando impegnativa, quindi mi fermerò per altri tre o quattro giorni.  È stato solo grazie alle vostre recensioni che sono riuscita a farmi venire la voglia di scrivere!  Grazie, grazie mille!
Quindi sentitevi libere(i) di commentare, datemi tutta la positività possibile! *Alza le mani stile Goku*
Vi lascio alla lettura.

 

28. 23:58


Tweek non sapeva se si sentisse più tradito o più arrabbiato. 
Il giorno prima, era scappato a casa ancora prima che finisse l'assemblea. Non poteva credere ai suoi occhi, e nemmeno alle sue orecchie.
Si sentiva stupido, per aver creduto di piacere davvero a Craig, e si sentiva usato, abusato della sua buona fede. Craig si stava prendendo gioco di lui... prima nella sua camera, e poi sbattendogli in faccia la verità. 
Non avrebbe mai dovuto permettergli di toccarlo, perché adesso sentiva come se fosse stato violato. Chissà quanto aveva riso, di lui, Craig, alle sue spalle.
Aveva passato tutto il giorno chiuso in camera sua a piangere e a commiserarsi, con quello stupido attaccapanni che continuava a deriderlo, a ricordargli che proprio lì, sul quel letto, si fosse lasciato prendere in giro. Gli aveva urlato più volte di stare zitto, e aveva rotto anche un po' di cose, lanciandogliele contro. Ma la reazione più preponderante era la rabbia. Lui poteva essere ingenuo e senza esperienza, ma riusciva a capire benissimo quando le persone si prendevano gioco di lui, per poi cercare stupidi appigli. Craig aveva voluto farlo sentire stupido di proposito, perché forse era anche vero, che non stavano insieme, ma avevano comunque iniziato qualcosa. Qualcosa che lo aveva fatto stare bene, ma che adesso scopriva fosse solo unidirezionale.
Che si fottesse. Tweek non gli avrebbe dato la soddisfazione di vederlo abbattuto, per colpa sua. Fu quasi soddisfacente, ignorare tutti i messaggi che Craig gli aveva inviato. Ce n'era uno lunghissimo, che Tweek aveva cancellato senza neanche leggere. Gli faceva schifo persino l'idea che gli parlasse. 
Craig era anche venuto in negozio, chiedendo di lui, ma Tweek non era sceso, e aveva chiesto a suo padre di mandarlo via. Gli era anche passato per la testa che forse avrebbe potuto almeno ascoltarlo, perché in fondo avrebbe tanto voluto che lui si spiegasse, che venisse fuori magari che fosse tutto uno scherzo di pessimo gusto, ma poi, l'immagine di lui arpionato a Stan, in quel modo tanto preso, si ripresentava, e allora pensava che non ci fosse proprio nulla da spiegare. Poteva starsene con Stan, per quanto gli riguardava. Stan! Non una persona sconosciuta, ma un compagno di classe, il più popolare tra i suoi compagni e il migliore amico di Kyle, tutte cose che lo facevano sentire tremendamente misero nei suoi confronti, non abbastanza. Non abbastanza per Craig,  e qui ricominciava il suo disagio, rincorrendosi in una spirale senza fine con la rabbia.
Quella mattina, a scuola, aveva tardato di proposito. Non voleva dare la possibilità a Craig di parlargli, prima che cominciassero le lezioni, quindi entrò quando la campana era già suonata. 
Camminò a testa bassa, spedito, dirigendosi al suo posto, ma poté benissimo sentire l'attenzione di Craig che calamitava su di lui, nel chiacchiericcio inconsapevole degli altri; anzi, poteva persino percepire il suo sguardo misero.
Strinse i denti, mente si toglieva la borsa e la appoggiava ai piedi del banco, sentendo la rabbia montargli dentro. Non poteva guardarlo così! Non dopo che lui aveva rovinato tutto!
Si sedette senza neanche degnare di attenzione il ragazzo accanto a lui.
<< Tweek... >> esordì, l'altro.
Tweek non volle neanche sentire di più; bastò il suono della sua voce per farlo scattare in alto come una molla e farlo di nuovo uscire fuori dall'aula. 
Doveva cercare di calmarsi. Un tic lo sorprese, proprio come quelli che aveva imparato a gestire tempo addietro! 
Entrò nel bagno, perché fu il primo posto che si trovò dinanzi, e si guardò allo specchio. Non piangere, si impose. Non piangere. Vide le sue labbra tremolare nella sua immagine riflessa. 
Tutti i suoi progressi... stavano andando a puttane per mezzo di quella cosa. Stava ricominciando a parlare con gli oggetti, e avevano ripreso anche i tic.
Non è niente, Tweek, cercò di dirsi. Tutto sarebbe finito presto, quell'anno, la scuola, Craig. Avrebbe potuto lasciarsi alle spalle tutto, dimenticare qualsiasi cosa fosse successa, cancellare gli ultimi due anni... Adesso voleva solo questo, perché le sue speranze erano state abbattute.
Doveva solo resistere, ad un altro, stupido affondo.
Il fatto era che neanche lui, ci credeva, mentre si diceva queste cose. Non si fidava abbastanza di se stesso da affidarsi alle sue forze, e questo lo spaventava più di tutto.
Si lasciò andare a un singhiozzo.
<< Ngh! >> poi si coprì la bocca con le mani; sentiva la nausea risalire dal fondo.
Cercò di respirare profondamente, perché doveva tornare in classe, e Craig non avrebbe avuto la soddisfazione di vederlo piangere. Si concentrò sulla rabbia che provava.
Si immaginò sua mamma che gli diceva: "Sono fiera di te", così come gli aveva detto il giorno che l'aveva lasciato in clinica, salutandolo sulla soglia della reception. Quelle parole erano tornate a dargli coraggio in tanti momenti difficili, quando pensava di non potercela fare, quando aveva pensieri deprimenti, quando si sentiva abbandonato da tutti... Perché alla fine era così, tutti ti usavano per la loro soddisfazione, convincendosi di star facendo una buona azione, per poi sparire quando avevi più bisogno di loro. Anche Kyle, l'aveva fatto.
In realtà Kyle gli aveva chiesto, perché fosse scappato via così, in quel modo, senza dare spiegazioni a nessuno, ma Tweek gli aveva risposto vago. Kyle lo aveva tagliato fuori dal suo gruppo di amici, il pomeriggio precedente, e Tweek poteva capirlo, che fosse per mezzo di Cartman, ma questo lo faceva sentire come se non gli fosse rimasto nessuno, perché Kyle era con Stan e Cartman, come doveva essere, mentre lui era da solo.
Pensò che non fosse giusto, che fosse Stan, ad avere tutto.
Tirò su col naso un altro paio di volte, poi inghiottì le lacrime, e decise di tornare indietro sui suoi passi.
Incontrò la signora Choksondik che stava chiudendosi dietro la porta dell'aula.
<< Mi-mi scusi... >> farfugliò, memore dell'ultima volta in cui era stato sgridato.
L'insegnante lo lasciò passare senza una parola, prima di isolare la stanza dal corridoio.
Tweek marciò verso il suo posto così come aveva fatto poco prima, senza guardare Craig.
Si mise a prendere appunti, distrattamente, l'atmosfera carica di disagio attorno a lui.
Sentì Craig scribacchiare qualcosa, ma non se ne curò, finché le sue dita non gli sospinsero un bigliettino azzurro sotto al naso.
Possiamo parlare?, c'era scritto. Tweek lo spostò con la mano, come se fosse un rimasuglio di gomma per cancellare sul quaderno. Poté sentire Craig tendersi al suo fianco, ma non se ne importò.
Subito l'altro prese a scrivere ancora, e un altro bigliettino comparve dove un attimo prima era stata la sua penna.
Per favore?
Tweek aveva iniziato a tremare, per l'ansia. Cacciò il bigliettino via dalla sua vista così come aveva fatto col precedente, riprendendo a scrivere, anche se non era più sicuro di star componendo frasi di senso compiuto.
Craig non si diede per vinto, e continuò nella sua opera di demolimento psicologico.
Mi dispiace, diceva il terzo bigliettino. 
Questa volta, Tweek non si diede la pena neanche di spostarlo, semplicemente lo ignorò.
Ti prego, puoi parlarmi?
Cosa devo fare?
Perché non vuoi che ti spieghi?

I foglietti si accumularono uno sull'altro al margine del suo quaderno. E dopo l'ultimo, stizzito, Tweek li arrotolò nel pugno in malo modo e li lanciò via.
<< Non disturbarmi >> gli intimò, acido, la collera che cresceva dentro. Sentiva una voragine aprirsi nello stomaco, le lacrime che premevano per uscire. Non poteva semplicemente lasciarlo in pace? A sobbollire nella sua pena? Doveva per forza rivangare tutto?
Craig non rispose, mesto, e lo accontentò, non importunandolo più.
Questo, sebbene non sapesse perché, lo irritò ulteriormente. Abbassò la testa sul suo quaderno, non volendo che Craig notasse lo sforzo che stava facendo per non piangere.
Aveva evitato il ragazzo per tutte le pause, ma a ricreazione, appena si alzò per andare in mensa, Craig lo seguì, tallonandolo per i corridoi.
<< Tweek... >> lo chiamò ancora, con la sua voce nasale e triste, quella maledetta voce che non si addiceva ad un traditore come lui << ...puoi fermarti? Voglio solo parlare >>
Tweek si rigirò su se stesso, stizzito, davanti agli armadietti, costringendo il ragazzo dietro di lui ad inchiodare.
<< GAH! Bene! Se-sentiamo, c-così la smetterai, di darmi il tormento! >>
Non riuscì a mascherare i suoi occhi lucidi e la sua espressione penosa, e gli occhi blu di Craig, pieni di rammarico, non aiutavano.
<< Dai! Sto aspettando! >> gli urlò quasi in faccia, senza però dargli tempo di formulare una frase.
Craig abbassò per un attimo lo sguardo sulle sue scarpe, e Tweek si sentì ribollire dentro. 
<< Possiamo non parlarne in mezzo al corridoio? >> chiese Craig.
Tweek ruotò gli occhi, con sufficienza, e si acquattò a braccia incrociate tra il muro ed un armadietto. Era stata una pessima idea, comunque, perché Craig gli si fece vicino, sovrastandolo e bloccandolo contro la parete proprio come quando avevano giocato a cattura bandiera. Tweek si sentì mancare l'aria, avvertendo la lieve sensazione di essere in trappola. 
Lo guardava però, gli occhi verdi dardeggiavano in quelli dell'altro, come a sfidarlo sull'utilità di quello che avrebbe voluto dirgli, perché era abbastanza sicuro che non avrebbe cambiato nulla, dato che le cose non si potevano cancellare.
<< Mi dispiace >> sputò Craig, impacciato << ...per quello che hai visto. Io e Stan non stiamo insieme. Non c'è niente tra di noi, te lo assicuro. Era solo una storia di sesso... >>
La facciata ostentatamente fiera di Tweek cadde, e sentì come se tutte le viscere venissero risucchiate via dal suo corpo. Nuove lacrime gli risalirono agli occhi, e dovette accorgersene anche Craig, perché i suoi occhi si allargarono, stupiti.
<< Davvero bravo Craig >> si complimentò, in uno slancio, con la voce che gli tremava << GAH! Facevi sesso con lui mentre con me giocavi a fare il fidanzato! Ngh! Pe-pensavo che volessi rispettare i miei tempi -gah!- ma la verità è che non te ne poteva fregare di meno! >> gli sfuggì un singhiozzo << Va al diavolo! >> gli urlò, isterico, prima di dargli una spallata e correre via.
Craig rimase lì fermo, imbambolato, a fissare il punto in cui Tweek era prima, ferito dalle sue parole.


Stan diede un altro colpetto al distributore automatico. 
La lattina di Fanta scivolò giù da dietro il vetro per cadere nel cassettone di raccolta. Stan si chinò ad aprire il portello e tirò fuori la sua Fanta al melone.
Aveva appena aperto la linguetta, quando gli si avvicinò Kenny.
<< Che stai facendo? >> chiese, notando la lunga fila di lattine disposte in ordine sul davanzale della finestra, proprio accanto al distributore.
<< Sto cercando di non bere >> spiegò Stan.
Il giorno prima, era riuscito a starsene calmo perché si erano ritrovati a giocare tutti insieme, e Kyle aveva tassativamente vietato a tutti di portare dell'alcol, per aiutarlo a restare sobrio. Non che sapesse che i nuovi risvolti della vita di Stan gli stavano rendendo particolarmente difficile esserlo. Ad ogni modo, la compagnia degli altri aveva contribuito a distrarlo, così come i battibecchi continui di Kyle e Cartman, che da master non faceva altro che mettere in difficoltà il povero elfo di Kyle. 
Tuttavia, quando si erano salutati, aveva avuto paura di restare da solo, così aveva chiesto a Kyle di restare a dormire da lui, e ascoltare i suoi problemi amorosi lo aveva distratto dai suoi.
Non che avesse bisogno di bere, comunque, perché si sentiva già frastornato come se l'avesse fatto, lasciato completamente stupito dal contraccolpo che aveva avuto la storia con Craig. Non aveva preventivato di restarne scottato.
<< Stai cercando di non bere, bevendo? >> chiese divertito Kenny.
Stan ridacchiò << Non ha molto senso, vero? Gli zuccheri mi aiutano a stare su >>
<< Ti verrà un accidente. Mi offri una Dr. Pepper? >>
Eccolo, il solito scroccone. Tuttavia, Stan sorrise ed inserì nuove monete nella macchinetta, selezionando il numero della bevanda. Poi Kenny si servì da solo, prendendola per sé.
Stan stava per terminare le monetine, e presto avrebbe dovuto trovarsi un altro palliativo.
<< Hai una sigaretta? >> chiese a Kenny.
Il ragazzo fece di no con la testa << Lo sai che ho smesso, era proprio un vizio che non mi potevo permettere >>
<< Wow, magari fossi povero anch'io >> meditò.
Kenny ridacchiò << Triste, vero? I miei si imbottiscono di droga, e io non riesco neanche a comprarmi le sigarette >>
Stan rise.
<< Non andrò di certo a mendicare come loro per un vizio di merda >> disse, reclinando la testa per prendere un lungo sorso.
<< Secondo te dove li trovano i soldi? >> domandò Stan, sinceramente interessato.
<< Bòh, rubando, facendo truffe >> lo informò, scrollando le spalle, come se l'argomento non lo riguardasse.
"Non permettere all'alcol di distruggerti... perché verrei a cercarti ovunque per prenderti a calci in culo". Le parole di Kenny gli ritornarono in mente, così come il discorso sulla sua famiglia. 
Pensò che non aveva davvero intenzione di deludere il suo amico, per cui, avrebbe dovuto resistere.
Ci fu un attimo di silenzio, e Stan soppesò di raccontargli cosa fosse successo. Avrebbe dovuto essere più facile, farlo con Kenny, piuttosto che con Kyle, per mezzo dell'attitudine al giudizio di quest'ultimo, ma davvero, non voleva fare il nome di Craig, o di Tweek, e ricordare di nuovo quella scena surreale. Quindi decise semplicemente di lasciare perdere, e di chiedergli se volesse uscire con lui dopo i suoi allenamenti di football.



Craig, ma che cappio combini? D:
  
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