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Autore: BlackCat__    04/02/2018    0 recensioni
Chi mangia, chi viene mangiato, chi vince e chi perde questo non lo scegliamo noi, eppure ci sta bene così, perché tutti abbiamo bisogno che qualcuno ci dica cosa fare, che ci indichi la via. Allora chi muove le pedine nella scacchiera? Chi decreta il vincitore?
Genere: Azione, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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N°1- ALIVE.


Pensavo “è questa la mia vita?”

Come ogni bambino ho vissuto la mia infanzia all’insegna dell’immaginazione. Ho portato con me questa peculiarità fino alla maggiore età. Il mondo così com’è non basta, ho sempre voluto vederlo con gli occhiali dell’immaginazione. Ma la realtà è ben più cruda. E così a venticinque anni mi trovo qui, a fare l’impiegato in un ufficio. Alla fine sono giunto a questa conclusione: tutti noi siamo pedine e viviamo in un’enorme scacchiera. Chi mangia, chi viene mangiato, chi vince e chi perde questo non lo scegliamo noi, eppure ci sta bene così, perché tutti abbiamo bisogno che qualcuno ci dica cosa fare, che ci indichi la via. Allora chi muove le pedine nella scacchiera? Chi decreta il vincitore? Semplice, quelli che noi consideriamo i grandi, i ricchi e i potenti del nostro tempo; coloro che hanno scelto di scegliere, che non hanno avuto paura di fare le proprie mosse da soli. Siamo attratti da queste persone, le consideriamo punti di riferimento e, quasi come fosse un evento naturale, chiediamo la loro guida a costo della nostra libertà.

E così i giorni passavano, mentre quel dubbio mi consumava: Perché sono qui? Ho fatto le scelte giuste fino ad ora? O meglio, ho mai scelto? Non sapevo darmi una risposta.

Quel lunedì ero davvero stanco, ero stato sveglio fino a tardi la sera, non c’era  un motivo particolare, semplicemente non avevo sonno. Ricevetti improvvisamente una chiamata dal mio capo, voleva vedermi nel suo ufficio. In quel periodo ero stato un po’ meno produttivo del solito, mi mancavano le motivazioni, ero pronto a prendermi una bella lavata di testa. Non che mi importasse particolarmente, anche se fossi stato licenziato non avrei avuto difficoltà a trovare un nuovo lavoro. Con molto impegno e fatica mi ero laureato con il massimo dei voti e un anno d’anticipo. Nei due anni in cui avevo lavorato lì dentro avevo appreso così tante nozioni di marketing e finanza che avrei potuto rispondere ai requisiti di molte aziende senza problemi. Non aveva comunque senso farsi tutti quei problemi, mi diressi verso il suo ufficio per sentire quello che aveva da dirmi.

“Accomodati pure, Andrew”

Ero pronto a sorbirmi la ramanzina.

“La pratica n°369 è pronta per essere compilata”

“D’accordo, sarà pronta nel minor tempo possibile”

Seguì un momento di pausa durante Robert, il mio capo, aprì un qualche scheda dal computer. Prese il monitor e lo girò verso di me. “Ora...ti ho chiamato per un motivo ben preciso. Leggi qui”

Era una mail, dalla sede centrale, doveva trattarsi di un qualche comunicato. In sintesi si congratulavano per i risultati ottenuti durante l’anno ed esprimevano la loro intenzione di ampliare la società.

“Cosa ne pensi?”

Cosa ne pensavo? Non me ne importava nulla. In fin dei conti l’unica cosa che avevamo fatto era aver reso ancora più ricchi i grandi soci. Comunque, se c’era una cosa che avevo imparato, era che sapersi adattare è indispensabile per sopravvivere. E’ per questo indossavo mille maschere, una adatta ad ogni occasione. In fin dei conti, mi chiedevo, un cane sempre al guinzaglio scodinzola alla vista del padrone perché lo ama o perché soddisfa le sue necessità? A volte non siamo così diversi dagli animali.

“In quanto membro di questa azienda, sono veramente fiero di aver raggiunto insieme agli altri un tale risultato” dissi con un finto sorriso finto stampato in volto.

“E’ certamente un risultato di cui andare fieri, siamo tra i più competitivi sul mercato. Ormai l’occidente è nostro, ma a me e agli altri soci maggioritari questo non basta più, vogliamo espanderci e conquistare anche l’oriente.”

Espandere? Conquistare? Forse aveva visto troppi film di guerra.

“Abbiamo deciso di aprire tre nuove sedi, una a Shanghai, una a Tokyo e l’ultima a Seoul, ognuna delle quali avrà sotto di sé altre filiali sparse per il Paese. Dopo diverse analisi di mercato siamo giunti a una conclusione. Gli orientali hanno bisogno di un prodotto giovane, fresco! Il loro tasso di anzianità è decisamente alto, quindi cominceremo imponendoci come un brand alternativo che da’ spazio ai ragazzi, per poi farci accettare da tutta la popolazione”

Ero sorpreso di quanto riuscissero ad essere lungimiranti. Sarò sincero, ero affascinato dal loro modo di pensare.

“Ora, torniamo a noi.” Riprese con tono serio. “Ti ho chiamato qui perché vorrei che fossi il volto di una delle tre nuove sedi”

“Io?” chiesi basito. Una scossa mi percorse la schiena dall’alto al basso. “Sono vivo” pensai.

“Sì, lo so, può sembrare strano, ma tra i pochi ragazzi che abbiamo qui tu sei uno di quelli che è spiccato più di tutti. Hai dimostrato di avere grande intuito e di saper ragionare con la tua testa anche se ti abbiamo riempito di noiose nozioni di economia.”

La pedina che diventa giocatore? Ridicolo. Mi veniva quasi da ridere. Quella era la mia occasione per prendere in mano le redini e fare le mie mosse, eppure…

“Ne siete sicuri?” ero assuefatto dal sistema, mi veniva difficile provare a spiccare il volo con le mie proprie ali.

“Lo so, forse è un pò brusco, ma ti daremo tutto il supporto necessario.”

C’era qualcosa che non mi tornava, ero entrato da poco nel mondo del lavoro ed ero già dirigente di una delle aziende più potenti nel mondo occidentale.

“Avrai assistenti e consiglieri, ti metteremo a disposizione un appartamento e credimi, sarai ben retribuito.” Mi disse ridacchiando.

Ero decisamente titubante. Avevo a portata di mano uno strumento per la libertà, eppure avevo paura. Ce l’avrei fatta? E poi…

“Seriamente…perchè io?” Volevo andare fino in fondo alla questione. Dov’era la fregatura? Mi stavano in qualche modo usando?

“Te l’ho detto, vogliamo una figura giovane. Sarò sincero, tu sei un gran lavoratore, ma avrei scelto qualcuno con un pò più di esperienza. A quanto pare però Winston ha messo gli occhi sui tuoi risultati ai test attitudinali e dice che hai le potenzialità per diventare qualcuno. E’ sempre stato molto attento a ricercare giovani talenti. Dice sempre di volerli plasmare a suo modo. Da quando suo figlio morì a soli sei anni (tu non eri ancora nato), ha dedicato tutta la sua vita a questa società. Credo che cerchi di sopperire alla mancanza del figlio facendo da “padre” spirituale ad altri ragazzi in questo mondo. Winston eh? Il fondatore e maggior azionista di questa società. Un uomo come lui ha messi gli occhi su di me?

Questo mi diede una grande sicurezza. Se un grande imprenditore come lui credeva potessi farcela, molto probabilmente aveva ragione.

“Senti, so che è una scelta importante. Facciamo così,sono appena le 9:00 ma per oggi vai a casa, riposati e prenditi del tempo per pensarci. Domani mi darai una risposta.”

Feci per uscire dalla porta dopo aver salutato e ringraziato Robert, con le solite e impostate buone maniere.

“Un attimo Andrew”

“Mi dica”

“Non vuoi sapere la tua destinazione”

Quindi avevano già deciso per me.

“Certamente” Risposi mostrando un finto interesse. Non mi faceva particolare differenza, non conoscevo nulla di quel mondo tanto distante dalla mia realtà.

“Tokyo, vorremmo assegnarti lì.”

Ripeto, non cambiava nulla, ma me ne uscii comunque con una frase di convenienza

“Fantastico! Amo la cultura giapponese, la trovo...affascinante”

Così uscii dall’ufficio, raccolsi le mie cose e me ne andai a casa. Inutile dire che anche quella sera mi fu davvero difficile chiudere. Quello poteva essere un trampolino di lancio. Avrei sfruttato il sistema per rendermi libero? Non era certo il modo in cui avevo sognato di farlo, ma non avevo le risorse necessarie giocare da solo.Per un pò avrei dovuto mettere da parte il mio orgoglio, non potevo permettermi di sprecare quell ’opportunità. Non ero ancora certo della mia decisione, lasciai allora che il sonno mi desse consiglio, dormii giusto un paio d’ore.

Il giorno dopo arrivai un po’ prima a lavoro ed entrai nell’ufficio di Robert, pronto a dare la mia risposta.


 
   
 
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