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Autore: WhiteRaven_sSR    04/02/2018    1 recensioni
Collegata a "Another point of view", raccontata dal punto di vista di Ash.
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“Acha, non puoi pretendere di rimanere qui per tutta la vita, non abbiamo abbastanza di che sfamarci.” disse Salem, sospirando.
L'altro in risposta prese un piatto in terracotta e glie lo lanciò, ritrovandosi ben presto ad alzare la voce. Il piatto nello schianto prese Salem solo di striscio, fracassandosi a terra.
“Allora rimboccati le maniche e lavora di più invece di andare in giro a farti la tua stupida vita da solo!”
Genere: Avventura, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nascosti, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ash trascorse la notte ad assistere la madre, percorsa da brividi di freddo e alte temperature corporee, oltre che una brutta cera ben visibile anche con quella poca luce. Potè chiamare un medico, o meglio un sacerdote, visti i tempi, solamente in mattinata, quando Tia era finalmente riuscita ad addormentarsi dopo diverse ore passate a tremare.
Fortunatamente il sacerdote era accorso sul posto appena possibile, preoccupato per la salute della donna, tanto da portare con sé statuine di divinità atte a fungere da aiutanti assieme ai medicinali rigorosamente naturali, provenienti da erbe mediche, spezie o simili. Non mancavano certo intrugli di qualsivoglia tipo dati da sangue animale, resine o radici e di fatto Ash non seppe bene cosa il sacerdote stesse somministrando alla madre. Giovane, fin troppo, non era ancora a conoscenza delle proprie facoltà, avrebbe potuto provare di tanto in tanto, ma per uno stregone di soli sedici anni, sarebbe stato difficile fare qualcosa, era troppa l'inesperienza che aveva addosso, troppo il dover costantemente nascondere sé stesso al pubblico, ignaro del fatto che forse c'erano altri come lui.
Nascosti”. Questo termine sarebbe stato coniato solo secoli dopo, non avrebbe potuto immaginare un simile svolgimento dei fatti nemmeno nella propria più fervida immaginazione. A essere sinceri non immaginava nemmeno sé stesso tra un centinaio di anni, figurarsi tra un paio di migliaia.
Certo fu che pregò per tutto il tempo le divinità di ogni pantheon, incerto sulla spedizione o meno di quel pensiero empatico che teneva in testa ormai da una mezz'ora buona, senza avere il coraggio di inviarlo. Non era paura, quanto più una richiesta, una richiesta di sua madre. Aveva detto di non avvisare Salem, e lui si era ritrovato combattuto sul da farsi.
Poco dopo vide il sacerdote uscire dall'abitazione, raggiungendolo all'esterno, dove aveva preferito aspettare per non disturbare durante le cure.
E' debilitata, ha la febbre alta e si disidrata facilmente. Ho preparato diverse miscele di erbe da somministrarle e qui troverete le istruzioni per un'eventuale cura.” disse il sacerdote, porgendogli un rotolo di papiro. “Non vi resta che sperare che si riprenda e pregare gli dèi, è tutto nelle loro mani.”
Ovvio che secondo l'ideologia del periodo, tutto era gestito dal volere degli dèi. Ogni cosa, dal giorno e la notte, fino alla vita stessa, al raccolto, alle piene del fiume, qualsiasi fenomeno non poteva essere gestito da nessun altro se non le divinità del cosmo, ognuna con un compito ben preciso e spesso una tematica o un regno su cui governare. Akhenaton con il suo monoteismo aveva fatto scalpore e l'Egitto già di per sé stava vivendo un periodo di caos scatenato dal suo credo, ma il popolo aveva sempre le sue tradizioni in cui rifugiarsi. Non mancavano i metodi di cura alternativi e non convenzionali, quei rimedi che oggi si potrebbero definire della nonna, ma anche una serie di credenze popolari legate a creature e magia.
Forse la magia, quella vera, era l'unica soluzione. Ash ringraziò il sacerdote, un anziano signore in classica tunica di lino bianco, per poi rientrare nell'abitazione, raggiungendo Tia, ora sveglia, ma poco presente, mentalmente parlando, a causa del malore. Sembrava scossa, pallida e fin troppo febbricitante anche solo per poter parlare, ma nel vederlo raggiungerla, elargì uno dei propri sorrisi gentili, spiazzanti per le condizioni in cui verteva.
Non avete una bella cera.” disse Ash, piegandosi su di lei per tastarle la fronte, ancora bollente.
Sono stata peggio.”
Nulla, quel sorriso non voleva saperne di spegnersi, forte e luminoso come pochi altri. Un raggio di sole nel freddo glaciale dell'inverno, così come un'anima calorosa era la stessa Tia.
Sebbene Ash fosse un aspirante medico, la difficoltà di leggere ciò che era riportato sulla pergamena lasciatagli dal sacerdote non fu cosa da poco. Per quanto il sapere li entusiasmasse, nessuno dei gemelli era mai stato portato per l'apprendimento scolastico, tanto meno era diffusa la capacità di lettura, nel periodo. Forza lavoro, ecco cosa serviva per rendere grande quel paese, per seguire la via illuminata dal faraone.
E di forza lavoro si trattò almeno per la prima settimana in cui Tia non sarebbe mai riuscita a reggersi in piedi. Mentre Salem era in giro disperso chissà dove, Ash a casa si stava occupando di tutto, lavorando duramente durante il giorno, per portare a casa il cibo necessario a sfamare sé stesso e la madre, passando le notti in bianco nel tentativo di capire alcuni scritti, miscelando le piante e le resine, provando ad applicare la magia in modo naturale.
E' chiaro che sebbene entrambi i gemelli avessero avuto sedici anni per dedicarsi alla magia, senza un mentore o delle linee guida, la cosa sarebbe risultata difficoltosa per chiunque. Autodidatti, nonché gli unici della propria razza per quel che potevano saperne all'epoca, non avrebbero raggiunto una conoscenza imponente nemmeno volendo in quel breve tempo, vista la durata illimitata della vita di uno stregone.
Di fatto, quindi, ad Ash non rimase che rimboccarsi le maniche, provando in tutti i modi a guarire con la magia quella che al tempo gli sembrava una malattia impossibile da sconfiggere. E come biasimarlo? Le sue emozioni iniziavano a pesargli fin troppo, riuscendo a percepire perfettamente tutto il dolore che la madre provava, il senso di stanchezza, di nausea, quella voglia instancabile di alzarsi, senza poterlo fare. Per quanto lo stregone fosse abile, non aveva la capacità di leggere nel pensiero, ma a giudicare dagli sguardi di Tia, fatti di puro dispiacere, immaginava si sentisse in colpa per non essere stata in grado di aiutare la famiglia in quegli ultimi giorni.
La magia rallentò la malattia, non si poteva dire che fu del tutto inutile, ma dopo due settimane in quelle condizioni, con poche ore di sonno e il dover affrontare tutto da solo, Ash dovette richiamare l'attenzione del gemello.
Non avrebbe voluto farlo, Tia era stata chiara in merito, ma si sentiva stanco. Stanco, solo, amareggiato, per non dire sconfitto. Impotente a essere sinceri, poiché conscio che con la propria inesperienza non sarebbe mai riuscito a fare nulla. Il destino lo aveva preso in giro sin da quando Tia aveva iniziato ad ammalarsi e si malediceva per non essere stato in grado di scoprirlo prima. Forse se si fosse accorto subito dei sintomi, sarebbe riuscito a salvarla, forse se Salem non fosse andato via, anche lui sarebbe stato più forte. Dava la colpa a suo fratello per essersene andato, ma allo stesso tempo la dava a sé stesso per non essere stato in grado di capire subito in che situazione vertevano tutti quanti. Salem irrequieto e desideroso di avventura, Tia sempre più vicina a un baratro buio, in cui avrebbe solo potuto pregare gli dèi per uscirne. Si era reso conto che il cancello dell'oltretomba aveva iniziato ad aprirsi e nulla avrebbe vietato a Osiride di soppesare i peccati di Tia, perché volendo guardare la realtà delle cose, lei stava morendo.
Attese una sera inoltrata per inviare quel pensiero telepatico studiato dai gemelli per contattarsi, ringraziando le divinità che il proprio potere si basasse sulle emozioni, rimanendo in attesa per un paio d'ore.
Così come Ash non aveva ancora perfezionato i propri poteri empatici ed emotivi, lo stesso Salem, dotato della mobilità spaziale, non riusciva ancora bene a controllare i portali. Spesso si rivelavano un salto nel vuoto, Ash lo sapeva bene, quindi rimase in attesa per il tempo necessario senza farne una colpa a nessuno, pregando solo che il gemello arrivasse in tempo.
Iniziò a preoccuparsi, quando poi vide un portale aprirsi, facendone uscire un Salem decisamente in forma, con indosso i tipici abiti della Babilonia dell'epoca, la classica tunica poiché per i pantaloni si sarebbe dovuto aspettare ancora un bel po', in colori non troppo sgargianti, ma dalle trame ricche e ricercate, quei ricami tipici delle stoffe d'oriente, simile se non uguale ai damascati degli Aramei. Come avesse fatto a ottenere vestiti tanto sfarzosi, solo gli dèi lo sapevano.
Che sta succedendo?” chiese Salem, serio in viso.
Chiaramente con il proprio pensiero telepatico, Ash non solo aveva inviato un messaggio, ma non era riuscito a trattenere qualche immagine legata alla propria stessa emotività.
Dall'altro canto, Salem pareva come irritato per essere stato disturbato in quel modo, come se avesse avuto qualche impegno inderogabile di sorta e il gemello lo avesse riportato alla realtà con quelle notizie poco simpatiche.
Si tratta di nostra madre. Lei...non sta bene.” una pausa nel dirlo.
Quello lo avevo capito, fratello”
Un “Capitan Ovvio” piuttosto palese a giudicare dal tono sarcastico, ma a dirla tutta nemmeno Salem aveva tutti i torti. Non era stato avvisato fino a quel momento e Ash si aspettava di tutto da quella testa calda.
Ha la febbre alta, trema, fatica a mangiare ed è disidratata...il sacerdote ha detto di somministrarle delle erbe e delle resine, ma da solo non riesco a cavarne un ragno dal buco.” riprese Ash.
Vide il fratello sollevare le sopracciglia, incrociando le braccia al petto come a chiedere il da farsi, decidendosi solo dopo a esplicare ciò che gli passava per la testa.
Non sono un medico, fratellino. Per quanto io possa preoccuparmi e credimi, sono davvero preoccupato, che potrei fare? Ci posso provare a darti una mano, ma devi spiegarmi cosa fare.”
In parte è in quelle situazioni che la natura fredda di Salem si manifestava, la stessa natura che col tempo lo avrebbe caratterizzato sempre di più, finendo per inghiottirlo in un baratro da cui non sarebbe uscito.
Ash non potè fare altro che abbassare lo sguardo, gli occhi man mano sempre più lucidi, trattenuti dall'essere inondati di lacrime almeno finchè sarebbe riuscito a farlo. Sarebbe durato poco, lo sapeva.
Sta morendo, Shal. Nostra madre sta morendo.”
Per diversi secondi, che parvero ore, il silenzio calò tra i due, mietendo le parole come fossero vittime sacrificali. Ash con la testa bassa, fissava il suolo sabbioso senza muoversi di un millimetro, Salem lo fissava inerme, senza sapere che dire o che fare. Era ovvio che suo fratello fosse cascato dalle nuvole. Fino al giorno prima era convinto di poter tornare a casa dopo aver fatto fortuna e di punto in bianco Ash gli aveva dato la notizia. In parte erano preparati a un'eventualità simile, vista l'epoca. Non per una questione di pessimismo, né di cattiveria gratuita, visti i loro nemici politici inesistenti, quanto perché all'epoca bastava un nonnulla per morire. Un animale inferocito, un incidente sul lavoro, una malattia fulminante, una bacca velenosa. Qualsiasi cosa poteva essere letale e se oggi le persone sono abituate agli ospedali, con un farmaco chimico per ogni malore, al tempo anche nelle città più grandi era difficile riuscire a guarire da determinati malanni.
Per quanto tuttavia l'uomo sia mentalmente preparato a una notizia simile, in realtà non lo è mai abbastanza.
La reazione di Salem fu migliore del previsto, di primo acchito.
Da quanto tempo sta così?”
Quattordici lune.”
Tenendo conto del calcolo del tempo della popolazione egizia e dell'entrata in vigore del calendario gregoriano solo diversi secoli dopo, quella risposta era più che comprensibile. Come il sole sorgeva e tramontava all'epoca, lo stesso accade oggi, in questo non vi è nessuna differenza.
Se la reazione di Salem sembrò fin troppo pacata all'inizio, poi si rivelò per ciò che era: un fiume in piena, un carrarmato con avanti a sé un muro in gesso nell'allungare le braccia verso il fratello, prendendolo per l'unico lembo della tunica a coprirgli quella sottile parte del petto.
E quando avresti avuto intenzione di dirmelo, quando fosse stata da imbalsamare?! Sei stupido, forse? Nostra madre non sta bene e tu me lo dici a fatto compiuto? Sei un imbecille!” urlato, senza fare pause tra una frase e l'altra quasi, tutto d'un fiato.
Prima di sferrare al gemello un pugno in viso. Rabbia quella manifestata dallo stregone che si considerava il fratello maggiore, sebbene fossero gemelli. Una rabbia incontrollata, capace di radere al suolo l'intero villaggio, se solo si fosse messo d'impegno e avesse controllato la propria forza distruttiva in un unico luogo. Letteralmente, poiché provvisti entrambi di poteri magici.
Ash non rispose subito e nemmeno reagì alle sue parole. In fin dei conti, aveva ragione.
Mi ha chiesto di non dirtelo.” si limitò a dire.
Comprensibile lo stupore sul volto di Salem, quasi impallidito per la risposta.
Non si sarebbe potuto dare per vinto, quello era certo, quindi si avviò verso casa, il gemello alle spalle, entrando poco dopo, trovando la madre seduta a terra, visibilmente spossata e disfatta, intenta a cercare di mangiare qualcosa.
Se lo stregone esprimeva solo rabbia, Tia emetteva una dolcezza tutta propria. Lo guardò con un che di sorpreso all'inizio, sciogliendosi poi in un tenero sorriso che commosse Salem tanto da non fargli trattenere le lacrime.
Ash raggiunse la madre appena misero piede all'interno, ponendosi seduto, dietro di lei, in modo da sostenerle la schiena e aiutarla a mangiare nel caso non avesse avuto la forza di stringere a sufficienza gli oggetti o il pane.
Bentornato a casa” esordì Tia, senza perdere il sorriso.
Madre mia...”
Salem non seppe dire altro. Quel senso di nostalgia, misto a rammarico e dolore che aleggiava per la stanza, bastava a sostituire tutte le parole. Sarebbe bastato ancora per diversi minuti, il tempo per Salem di raggiungere i due, sedendosi accanto a loro, prima di fargli balenare in testa qualche idea di troppo, che forse avrebbe dovuto evitare, col senno di poi.
Troveremo una soluzione. La magia risolverà tutto, vi salveremo ad ogni costo.” riprese.
Shal, no. Dovresti aver capito che la magia per voi ha sempre avuto un prezzo.” iniziò Tia, dolce nel tono. “E non intendo una ciotola di grano o un gioiello, ma un prezzo diverso, di tipo sentimentale. Per voi la magia è una cosa naturale, siete nati così e io non potrei essere più fiera. Ma non si gioca con la vita. Quando io me ne andrò...”
Non ditelo nemmeno per scherzo!”
Gli era uscito veloce, un tono più alto del normale, per la preoccupazione. Ash non disse nulla, ma era palese quanto il fratello fosse preoccupato e si sentisse inerme almeno quanto lui.
Tia lo guardò con dolcezza, allungando una mano al viso di Salem, per sollevarlo appena con la punta delle dita, riprendendo dove interrotta.
Quando io me ne andrò, voi andrete avanti. Esplorate il mondo, parlate con la gente e scoprite più cose possibili su di voi, oltre che del mondo. Io sono umana, non so bene cosa ci sia lì fuori, ma se ci sono altri come voi, amateli e proteggeteli sempre. Le persone hanno bisogno di un po' di magia nelle loro vite.”
Amore, un amore incontrollabile e innegabile, quello che la legava ai figli. Per quanto strani, per quanto per metà demoni, lei era e sarebbe rimasta per sempre la loro giovane mamma. Al di là di ogni convenzione e di ogni spazio, poiché i due stregoni ancora acerbi erano del tutto ignari di essere immortali. Un destino crudele, senza ombra di dubbio.
I due gemelli non poterono fare altro che piangere, piangere e pregare che qualche entità superiore la salvasse, mentre i giorni si susseguirono e le condizioni di Tia non fecero altro che peggiorare. Forse le divinità non erano state soddisfatte a sufficienza, forse loro avevano sbagliato qualcosa o forse, semplicemente, non esistevano. Entrambi iniziarono a nutrire dubbi al riguardo, così come non furono rare le liti per le cose più futili. Il nervosismo aleggiava per la casa, ma mentre i due gemelli bisticciavano come vipere, Tia spesso e volentieri si metteva a ridere. Vederli preoccupati non la faceva certo stare bene, ma a differenza loro sapeva che il giorno della propria morte era vicino e non sarebbe voluta andarsene senza un sorriso sulle labbra.
Mentre Ash con la propria empatia ed emotività era in grado di percepire quel sentimento di rammarico, misto a tenacia della madre, Salem non faceva che provare rabbia.
Sii gentile con tuo fratello. E' molto sensibile e ci rimane male facilmente.” Tia continuava a ripeterlo a Salem, “Porta pazienza e dagli il tempo di maturare. La sua rabbia gli annebbia la vista, sta a te tenerlo a bada e riuscire a calmarlo.” era invece il consiglio dato ad Ash, nei confronti del gemello. Due caratteri completamente diversi, per due persone identiche nell'aspetto, con magie altrettanto diverse nella natura e nell'applicazione.
Prima o poi quel giorno sarebbe dovuto arrivare. Fu un po' come sentirselo dentro, appena sotto alla pelle, per i gemelli, che la sera precedente erano rimasti accanto alla madre con la paura di addormentarsi e non poter sentire mai più la sua voce. Dopo svariate ore passate a chiacchierare e a rassicurarli, Tia era riuscita a farli addormentare come quando erano bambini, tra le proprie braccia, con un semplice “vi voglio bene” prima di addormentarsi a propria volta.
Addormentarsi per non potersi svegliare mai più.
Quando Ash l'aveva trovata il mattino seguente, non era riuscito a dire o fare nulla che non fosse rimboccarle le coperte, stringendosi a lei ancora per un po', sebbene il corpo fosse ormai un involucro vuoto, piangendo silenziosamente per non svegliare il fratello. Poi era stato il turno di Salem, che dopo aver gridato per minuti infiniti, aveva sfondato il tavolo, maledicendo ogni cosa attorno a sé. Ogni cosa, tranne lui. Ash era ancora lì, in attesa che si sfogasse, paziente, come sua madre gli aveva chiesto di fare.
L'avevano persa per sempre e non erano riusciti a salvarla. Forse anche perché lei non avrebbe mai voluto ricorrere alla magia per andare in contro al suo destino, fatto stava che lei era morta e loro erano rimasti soli. Non sapevano che lo sarebbero stati ancora per molto.
Noi li troveremo” inziò Salem, guardando fuori dalla finestra, le lacrime ancora a inumidirgli il viso. “Troveremo altri come noi e li proteggeremo. Nostra madre lo avrebbe voluto.”
Il dolore della perdita squarciò l'animo di entrambi e sebbene Ash fosse quello che ne risentisse maggiormente per natura magica, i gemelli sapevano che non sarebbero potuti rimanere lì a lungo. Troppi dubbi e troppe domande da fare ora al nulla per il momento, poiché soli e senza una guida, forse gli unici, vista l'epoca, forse solo ciechi a causa del loro dover rimanere nascosti.
Non poterono nemmeno ricorrere alla mummificazione del corpo di Tia, non disponendo di sufficiente status e denaro per comprare i vasi canopi necessari alla sepoltura e poiché all'epoca non c'erano troppe regole per le sepolture, optarono semplicemente per una pira commemorativa, che incendiarono quella sera, poco distante dalla periferia del villaggio. Mentre la pira bruciava ed entrambi sostavano in piedi con ancora le torce in mano, diversi pensieri affollarono la mente di uno e dell'altro, più impegnati a pensare al loro futuro che ringraziare quelle quattro persone che avevano preso parte a quella sottospecie di cerimonia breve e ben poco ufficiale. Nulla di tradizionale per una popolana che non conosceva nessuno o quasi, una ragazza madre che aveva cresciuto quei due figli strani da sola, senza un marito e senza essere sposata o promessa a nessuno. Non c'era quindi da stupirsi se ad affiancare i gemelli ci fossero solo il sacerdote e qualche curioso.
Infine dopo diverse ore dall'aver appiccato le fiamme, si ritrovarono ancora una volta soli, sulla fredda sabbia del deserto, pronti a rientrare in quella casa che non sarebbe mai più stata la stessa senza Tia.
Quindi ora che faremo?” chiese Ash, la torcia ancora in mano, quasi spenta, con una piccola fiamma ancora alimentata dal vento.
Non lo so.” sospirò Salem. “Potremmo partire e vedere cosa c'è in giro, come avrebbe voluto nostra madre. Partiamo dagli stati vicini e vediamo.”
Sebbene l'idea di trovare altre streghe e stregoni fosse buona, era un po' tutto campato per aria poiché nessuno dei due sapeva da dove partire.
Dici che possiamo trovare altri come noi con qualche incantesimo? Forse possiamo percepire gli altri, ma ancora non lo sappiamo.”
Potremmo provare. Impieghiamo questa settimana per capire cosa vogliamo fare e poi partiamo. Vendiamo la casa, compriamo delle provviste e andiamo. Anche a casaccio. Sono stufo di questo posto, abbiamo bisogno di cambiare aria...”
Visti gli ultimi avvenimenti. Effettivamente anche se Tia non fosse morta, tutti nel villaggio li avevano sempre guardati male e ora cambiare aria gli avrebbe solo giovato.
Potremmo andare a nord” la buttò lì Ash, cercando di sorridere per sbloccare la tensione. “Dicono ci siano altri imperi, magari potremmo provare a far fortuna lì.”
Salem sorrise, amareggiato. Vaggiare era tutto ciò che aveva sempre desiderato e ora che sua madre non c'era più in un certo senso si trovava obbligato a farlo. In parte, tuttavia, la cosa non gli sembrava più così interessante, a giudicare dalla sua espressione.
Stava per rispondere, la bocca aperta nel tentativo di far uscire le parole, se non fosse stato interrotto da una voce. Non gli fu ben chiaro subito da dove provenisse, sembrava rimbombare nell'aria come fosse ovunque, sebbene fossero in uno spazio aperto e sarebbe stato difficile ottenere un effetto del genere quando non in un luogo chiuso.
Potreste sempre venire assieme a me.” disse la voce, bassa ma melensa nel tono, a tratti fin troppo zuccherina per quella tonalità.
Salem afferrò il braccio del fratello per automatismo, cercando di fargli scudo con il corpo nel tentativo di proteggerlo, sebbene non si capisse chi o cosa avesse parlato.
Chi è? Dove sei?” il tono alzato per lo spavento, mentre Ash cercava di capire in silenzio da dove provenisse il rumore.
Sono qui giù.”
Entrambi i gemelli, le torce ancora ben sollevate, si ritrovarono ad abbassare lo sguardo, rimanendo appiccicati uno all'altro, intimoriti per la sorpresa con cui la voce li aveva colti, più che altro. Perché a essere sinceri, la magia elementale avevano iniziato a praticarla da quando erano bambini, un po' per scherzo, dispettosi finchè bastava.
Non fu tanto ciò che videro a lasciarli sorpresi, quanto il fatto che quella cosa parlava. Un animale, anzi, una vipera scura si stava sollevando di una ventina o trentina di centimetri sulla parte centrale del corpo, per guardarli con occhi vispi, se così si potevano definire.
I due stregoni sfarfallarono le ciglia un paio di volte, increduli. Va bene che ormai la magia era appurato che esistesse, ma di animali parlanti non ne avevano mai visti. Vivendo in un villaggio isolato come quello, erano probabilmente gli unici nel raggio di chilometri a essere così.
Sei tu che hai parlato?” chiese Salem, ben sapendo che probabilmente era una domanda un po' stupida. Più che loro tre, non c'era nessuno e solo il serpente li stava fissando.
La vipera annuì con il capo, osservando la reazione di entrambi. Ash sembrò innervosirsi, percependo arrivare un sentimento ben poco piacevole nelle membra, facendo di tutto per impedirgli di entrare e impossessarsi delle proprie emozioni. Tutto psicologico, dall'esterno non sarebbe stato possibile vedere nulla nemmeno volendo.
Ho atteso a lungo questo giorno. Vostra madre mi ha sempre impedito di vedervi con il suo amore sparso ovunque, ma ora che non c'è più, finalmente possiamo conoscerci.” continuò la serpe.
Confusione da parte dei due stregoni, che se anche avessero conosciuto la storia del Giardino dell'Eden o cose simili, non avrebbero mai potuto collegare il tutto.
Non gli restava altro che cercare di capire con chi o cosa avessero a che fare, in fondo non avevano nulla da perdere, così Ash prese la parola, curioso e intimorito allo stesso tempo.
Cercavi noi, signor serpente? Ci hai trovati. Visto che sai parlare magari presentati, così possiamo capire chi sei e che cosa vuoi da noi.” disse, quasi ingenuamente.
Si sentì un po' idiota a parlare con una serpe nel bel mezzo del deserto, ma se avesse lasciato la parola al fratello, vista la vicinanza con il funerale della madre, forse Salem gli avrebbe staccato la testa senza pensarci due volte. Era lui quello calmo dei due.
Non poterono vedere la vipera sorridere, e non perché già di per sé la luce era poca, quanto per le sembianze in cui si presentava. Avete mai visto un serpente ridere?! Tuttavia la lingua fatta fuoriuscire e ritirata pochi istanti dopo la riconobbero quasi subito, in quel colore metallico, luminoso.
L'animale non rispose dopo quel sorriso, limitandosi a cercare dello spazio in più, iniziando man mano a contorcersi su sé stesso, espandendo il proprio corpo come se si stesse gonfiando, ma non come un pallone, no, con forme ben precise, schiarendo la pelle, mutando la coda in gambe, estroflettendo delle braccia da quel busto dapprima coperto di sole scaglie, ora liscio come pelle umana. Perché umana era la forma che stava prendendo, mantenendo tuttavia i denti affilati come rasoi e quella pupilla verticale tipica dei rettili, su un'iride rossa come quella dei due stregoni, ma dalla sclera completamente nera. Non era umano, poco ma sicuro. A differenza dei due stregoni, ciò che gli dava un aspetto ancora più minaccioso non era tanto la stazza, nella media per un qualunque abitante del Medio Oriente moderno, quindi piuttosto alto per l'epoca, quanto quella cascata di capelli neri mossi, dall'aria selvatica e indomabile, lunghi fino alle spalle o quasi, sormontati da due corna scure, ricurve all'indietro.
La vipera ora umanizzata emise un ghigno ben poco rassicurante nel guardare i gemelli, sempre più spaventati e perplessi, Ash confuso nel cercare di tenere a bada quelle emozioni negative, Salem pronto a combattere, visibilmente focoso.
Ragazzi, non fate quelle facce e salutate paparino~” disse l'uomo, allargando le braccia, come se si aspettasse di essere stretto dai due.




Questi personaggi appartengono alla sottoscritta, gradirei che non infrangeste il copyright e non li riutilizzaste nelle vostre storie, salvo permesso.
L'opera originale "Shadowhunters" e personaggi annessi, sono di proprietà di Cassandra Clare. Ogni riferimento a luoghi, fatti e persone è puramente casuale, mi scuso in caso di omonimia.
   
 
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