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Autore: Shika_Neji    05/02/2018    2 recensioni
Credo che non esista rapporto più sincero di quello fra Naruto e Iruka.
Dal testo:Un bambino dai capelli biondi e gli occhi azzurri sedeva sull’altalena dondolandosi appena. Guardava per terra i suoi piedi nudi sfiorare l’erba sotto quell’albero a cui era solito recarsi dopo aver combinato le sue solite marachelle. Era lì infatti che nascondeva il suo barattolo di vernice rosso che utilizzava per imbrattare la faccia del Terzo Hokage quando si annoiava. Quella volta però era diverso.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Iruka Umino, Naruto Uzumaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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IL DISEGNO.


I pomeriggi estivi a Konoha erano insopportabili. Il caldo soffocante spingeva tutti a rinchiudersi nelle proprie case fresche, ciò rendeva le vie, solitamente sovraffollate e rumorose, insopportabilmente statiche e silenziose.
Perfino il cortile dell’accademia, generalmente frequentato da molti bambini, era deserto. Regnava la quiete e l’inerzia.

Un bambino dai capelli biondi e gli occhi azzurri sedeva sull’altalena dondolandosi appena. Guardava per terra i suoi piedi nudi sfiorare l’erba sotto quell’albero a cui era solito recarsi dopo aver combinato le sue solite marachelle. Era lì infatti che nascondeva il suo barattolo di vernice rosso che utilizzava per imbrattare la faccia del Terzo Hokage quando si annoiava. Quella volta però era diverso: i volti scolpiti sulla montagna erano stranamente immacolati e non c’erano macchie di vernice rossa sulle mani e sul viso di quel bambino. Stringeva al petto un foglio, facendo però attenzione a non stropicciarlo. Non parlava, non si muoveva. Nel suo sguardo si leggevano abbattimento e tristezza. Proprio lui che era conosciuto per il suo spirito caotico. In quel momento sembrava far parte anche lui di quel paesaggio così immobile.

A rompere quel silenzio assordante arrivarono delle risate sconnesse e subito dopo due ragazzini.

“Guarda lì!” Cominciò il primo rivolto al secondo, spostandosi il ciuffo per osservare meglio la scena.
“E’ la Volpe.” confermò il compagno, mentre gli compariva sul viso un ghigno a dir poco malefico. “andiamo a divertirci un po’.”

Ed entrambi si avvicinarono.

“EHI, VOLPE!”

Il bambino dai grandi occhi azzurri li guardò e si alzò di scatto dall’altalena.

“...Non chiamatemi così, Dattebayo!” Riuscì solo a dire.

“E perché, scusa? Non è quello che sei? Una lurida volpe!” i due ragazzi risero.

“Non so nemmeno di che cosa state parlando!” esclamò il marmocchio biondo, arrabbiandosi.

Il foglio che prima stringeva fra le braccia, adesso era a terra.
Il ragazzino dal lungo ciuffo lo raccolse, osservandolo per bene.

“E questo cos’è?”

“Lascialo, è mio!” Disse il biondino cercando di riafferrare il foglio, e lo avrebbe fatto se solo l’altro bulletto non lo avesse bloccato.

“Oh, ma che carino… E’ un disegno!” rivelò, mostrandolo all’amico. Entrambi risero di gusto.

“Chi sono questi, eh? I tuoi genitori?”

Naruto adesso aveva assunto un color cremisi, non solo per la rabbia… Ma per la vergogna.

“Ridammelo!” gridò mentre cercava inutilmente di liberarsi dalla presa dell’altro ragazzo.

“Tu non li hai i genitori, Volpe.”

“Tu non hai i genitori!” Fece eco l’altro, ricominciando a ridere.

Quello che lo bloccava per le spalle lo spinse, facendo cadere Naruto per terra.
“Dove sono i tuoi genitori, Volpe?” gli chiese il primo guardandolo dall’alto.

Naruto non rispose, i suoi occhi cominciarono a scrutare il vuoto.

“Ti ha fatto una domanda, rispondi!” Insistette l’altro sferrandogli un calcio nello stomaco.

Il dolore arrivò subito, si morse il labbro inferiore fino a farlo sanguinare.

Non aveva la forza di parlare.

“RISPONDI!” ripetette, sferrandogli un altro calcio nello stesso punto.

Il biondino si raggomitolò per terra, abbracciandosi le gambe.

Avrebbe voluto alzarsi e pestarli come non aveva mai fatto con nessuno, ma appena provò a farlo, fu bloccato spalle a terra dal piede del ragazzino dai capelli lunghi mentre l’altro continuava ad assestargli calci nello stomaco.

Naruto vide il suo disegno strapparsi nelle mani di quel ragazzino che, con forza innata, lo costringeva a stare fermo.

Tanti piccoli pezzetti di carta cadevano sparpagliandosi per terra.

Improvvisamente, le porte dell’accademia si spalancarono.

“Andiamo via!”

Naruto sentì i due bulletti correre via, dileguandosi nel boschetto circostante. Gli faceva male lo stomaco, la testa, gli bruciavano gli occhi. Le spalle gli dolevano, sentiva il sapore ferroso del sangue sulla lingua tanto che avrebbe potuto vomitare.

Una figura alta gli si avvicinò. “Stai bene..?”

Per riflesso, Naruto tornò ad abbracciarsi le gambe e stringere gli occhi, come pronto a ricevere un altro colpo.

“Ehi, tranquillo… Non ti faccio niente.” disse, cercando di aiutare il bambino a mettersi seduto. Fu inutile. Era totalmente privo di forze.

“Naruto… Mi senti?”

Ma Naruto non rispose. Una lacrima gli solcò il viso.

Iruka lo prese in braccio, facendogli posare la testa sulla sua spalla e Naruto non oppose resistenza, non lo avrebbe fatto nemmeno se ne avesse avuto la forza.

L’uomo con uno strano codino sulla testa gli passava una mano fra i folti capelli biondi. Naruto prima si irrigidì di fronte a quello strano contatto, poi chiuse gli occhi e si abbandonò alla dolcezza del gesto.

Arrivati a casa, dopo che Iruka ebbe litigato con le chiavi, entrarono.

Naruto scorse leggermente lo sguardo per guardarsi intorno. Vide un divano rosso di fronte ad un caminetto. Tutto pareva pulito ed ordinato.

Iruka posò Naruto a sedere sul tavolo della cucina e si allontanò, o almeno, lo avrebbe fatto se le braccia del bambino non gli fossero rimaste strette intorno al collo.

Sospirò e gli accarezzò nuovamente la zazzera bionda.

“Come stai?” Provò nuovamente a chiedere.

“Bene...” Rispose il bambino con un filo di voce.

“Sei sicuro, Naruto?”

Il bambino allontanò leggermente il viso dal suo petto per guardarlo e si mise a piangere.

Un pianto disperato e pieno di amarezza, sconforto, afflizione.

Nascose nuovamente la testa nel collo di Iruka, che non si sottrasse a quel contatto.

“Tu non sei uno che piange spesso, eh?” mentre lo diceva, gli spuntò un sorriso amareggiato sul volto.

Naruto scosse la testa mentre dai suoi occhi continuavano a sgorgare lacrime che non accennavano a fermarsi.

Quando ebbe finito, i suoi occhi erano rossi e gonfi, il naso gli colava, i capelli erano più scombinati di prima, respirava affannosamente.

“Adesso tranquillo, okay?” Iruka lo guardava negli occhi, cercò di trasferirgli la sua tranquillità.

Il bambino si limitò ad annuire.

Dopo avergli sorriso, Iruka gli indicò il bagno dove potesse sciacquarsi la faccia e le mani prima di mangiare.

Naruto però, non si limitò al bagno. Esplorò la camera da letto, lo studio, il ripostiglio…

“Naruto!” Lo chiamò dalla cucina ed il biondino corse da lui, fu avvolto da fragranza deliziosa proveniente dai due piatti posti sul tavolo.

Salì con difficoltà sulla sedia per lui troppo alta.

“RAMEN!” gridò felice.

“Modestamente… Il mio è il Ramen più buono del villaggio!” disse Iruka, ironicamente.
“Pfff! Impossibile.” replicò Naruto, ridendo. “E quello di Teuchi?”
“Il mio è anche meglio.” rispose, scompigliandogli i capelli. “Giudica tu.”

Naruto prese le bacchette e subito si buttò sul piatto.

Non fece in tempo a finire, che sbadigliò.

“Stanco?” chiese Iruka.

“Mh… Sì...” Gli occhi gli si chiudevano per la stanchezza.

Iruka pose i piatti sporchi nel lavello, insieme alle altre pentole. Prese in braccio il piccolo Naruto e lo portò in camera, posandolo nel letto.

Il bimbo sbadigliò di nuovo e guardò colui che, a differenza di tutti gli altri, gli aveva teso una mano per aiutarlo e non aveva avuto paura di lui. Colui che non lo aveva trattato come un appestato e lo aveva chiamato con il suo nome e non “Volpe” o “Mostro”.

“Grazie...” Sussurrò Naruto. “E, mh...” Arrossì. “Il tuo Ramen è più buono di quello di Teuchi...”

Iruka rise. “Grazie, Naruto.”

E con il suono di quella risata, il bambino si addormentò.

 

Il giorno dopo, un bambino dai capelli biondi e gli occhi azzurri sedeva sull’altalena dondolandosi appena. Stringeva al petto un foglio, facendo però attenzione a non stropicciarlo.

Questa volta nessuno sarebbe venuto ad infastidirlo, nessuno lo avrebbe picchiato. Ne era convinto, e sorrideva guardando il suo nuovo disegno che ritraeva un piccolo bambino con dei capelli biondi ed un uomo con i capelli legati in modo strano, seduti su un divano rosso e con davanti una ciotola fumante di Ramen.

 

 

 

Angolino dell'autrice: Non scrivevo una fanfiction da mooolto tempo. (Circa due anni).
Mi farebbe tanto piacere ricevere delle recensioni con consigli per migliorare.
GRAZIE PER AVER LETTO! <3

   
 
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