Iniziativa:
Questa storia partecipa al “Flu&Fluff” a cura di Fanwriter.it!
Numero Parole: 2259
Prompt:
13. A si è beccato un raffreddore e B propone il vecchio rimedio della nonna
(sarà realmente efficace?)
Titolo:
Un rimedio al gusto di menta e tè
_____
Natsuki
Shinomiya si era ritrovato, con suo grande gaudio e con sollievo immediato, ad
avere una giornata libera e quale modo migliore di sfruttarla se non andando a
fare una visita a sorpresa a Kao-chan?
Era
passato qualche mese da quando era stata organizzata la “Shining Treasure Hunt” e dall’ultima
volta che l’aveva salutato: il povero Kaoru Kurusu era andato via zoppicante a
causa di una caduta non voluta durante la prima tappa affrontata dalla sua
squadra, squadra che fra l’altro si era anche aggiudicata la vittoria
finale.
Era
un peccato che non potesse seguirlo anche Syo-chan a trovare il fratello
gemello, ma purtroppo i suoi impegni sul set di una serie televisiva glielo
impedivano.
Il
taxi si fermò: Natsuki ringraziò con voce squillante il conducente, pagò il
prezzo indicato dal tassametro e scese dal veicolo, inspirando felice. L’idol
era irriconoscibile grazie all’abbigliamento invernale, completo di sciarpa al
collo e berretto di lana calato fino alla fronte, sopra i soliti occhiali da
vista. Percorse i pochi metri che lo separavano dal palazzo di dieci piani in
cui sapeva che Kaoru occupava un appartamento in affitto e salì fino al settimo
piano, bussando alla porta di legno. Sperò che non fosse uscito proprio in quel
momento, individuò il bottone del campanello e lo premette due volte. Tempo
qualche secondo ed egli udì un colpo di tosse, sommesso e non troppo allarmante,
da dentro. Si levò il cappello, preparò il suo sorriso migliore per presentarsi
al ragazzo e per rassicurarlo con la sua presenza.
«Natsuki?!
Che ci fai qui? Non dirmi che sono invitato a partecipare di nuovo a qualcosa,
perché temo di dover declinare l’invito: sono raffreddato», esordì Kaoru con
voce nasale, dopo aver aperto la porta, sgranando leggermente gli occhi azzurri
e rivelando il naso arrossato dal malanno stagionale, combinato così per averci
strofinato innumerevoli fazzolettini di carta. Indossava un pigiama celeste
senza decorazioni carine, un paio di scaldapiedi e un plaid violetto sulle
spalle. L’aspirante medico si stava riguardando e curando da circa tre giorni,
prima di tornare al tirocinio voleva essere sicuro di riprendersi
completamente.
«Povero
Kao-chan, quanto mi dispiace! Ero venuto qui per una visita a sorpresa, ma se
posso rendermi utile e fare qualcosa per te, non esitare a chiedere», garantì
nell’immediato, sminuendo il suo sorriso per il
dispiacere.
«Ti
ringrazio, Natsu. Adesso che sei qui, non mi sembra giusto mandarti via, però
tieni le distanze: mi dispiacerebbe contagiarti. Altrimenti come farai con il
lavoro?» constatò Kaoru. Mentre Natsuki si toglieva le scarpe e attendeva
all’ingresso, il malato si diresse alle finestre e le aprì, con l’intento di far
circolare l’aria e far sgombrare eventuali batteri. Chiese gentilmente a Natsuki
di avere pazienza e di rimanere fermo per almeno cinque minuti, intanto imbastì
l’occorrente per preparare il tè, dal momento che non aveva altro da offrire al
suo ospite. Si soffiò il naso gocciolante, si lavò le mani nel lavabo della
cucina, pensò che forse poteva disturbarlo e mandarlo al konbini più vicino per acquistare dei
biscotti secchi o altro a suo piacimento. Meditò se fosse giusto oppure no
scomodarlo, finché Natsuki non si presentò in cucina dicendo che secondo lui i
cinque minuti erano passati.
Kaoru
si sentì a disagio, fermo nella sua indecisione.
«D’accordo.
Scusami tanto, Natsu. Per ringraziarti della visita, sto preparando il tè, anche
se non ho nulla con cui accompagnarlo…» spiegò infine, a capo chino,
sinceramente abbattuto.
«Non
c’è problema! Posso impastare facilmente dei biscotti con quello che hai, se mi
ci metto so essere un vero mago in cucina. Vorrei proporti anche un rimedio
superefficace che preparava mia nonna, quando da piccolo non mi sentivo tanto
bene. Allora? Che ne pensi?».
Il
tono vivace e il naturale candore con il quale Natsuki si offrì di compiere
queste azioni altruiste per lui, fece quasi aumentare esponenzialmente i battiti
del cuore a Kaoru. Si tenne con una mano al bancone della cucina per non cascare
a terra, ma no, non aveva quel batticuore per un sentimento d’amore nei
confronti dell’altro, era più un brutto presentimento. Sovvenne un preciso
ricordo nella sua mente, un ricordo al quale si aggrappò con crescente ansia e
preoccupazione. Era legato alla loro infanzia.
*
Era
ormai un particolare risaputo che Shinomiya Natsuki adorasse le cose piccole e
carine. Questo valeva anche per le persone.
Fin
da bambino, le sue premure potevano risultare pesanti, oppure i suoi modi
affettuosi celavano in sé, molto in fondo, una vena sadica, una dose di ingenua
follia.
«No!
Che peccato! Siete stati colpiti dall’influenza, proprio oggi che sono venuto a
trovarvi!» appurò il piccolo Natsuki, sinceramente
dispiaciuto.
Era
passato a far visita ai gemelli Kurusu, però forse aveva scelto il momento
peggiore.
«Non
è colpa… nostra», replicò pacato Kaoru, disturbato da un colpo di tosse. Pallido
e tremante sotto le calde coperte, non aveva una bella
cera.
«Uffa,
stanotte volevo festeggiare Halloween, invece devo per forza rimanere confinato
a letto!» borbottò contrariato Syo, con voce nasale. Tirò su con il nasino
arrossato, per poi soffiarselo con un fazzoletto di carta. Tutti quelli usati
giacevano, buttati alla rinfusa, sul pavimento intorno a
loro.
Sul
comodino c’erano due termometri per misurare la temperatura, un cordless nero,
due scatole di medicinali, un foglietto con le istruzioni, le gocce per il naso,
una bottiglia d’acqua e due bicchieri.
«Tranquilli,
rimarrò io a tenervi compagnia! Adesso vado in cucina e vi preparo, tutto da
solo, un nuovo dolce che ho scoperto ieri sul libro di cucina della mia mamma:
le mele caramellate! Non è un nome carino?» decise senza prima interpellarli in
proposito.
Forse
perché entrambi erano intontiti dalla febbre, assentirono alla frase dell’amico,
non pensando minimamente alle conseguenze di quella momentanea distrazione.
Tuttavia, mezz’ora dopo, udirono distintamente dei rumori strani e inquietanti
provenire dalla cucina.
«Kaoru?
Stiamo pensando alla stessa cosa, vero?» bisbigliò insospettito
Syo.
«Non
vorrà mica avvelenarci?».
«Ho
paura di sì. Mi raccomando, fai finta di mangiare e
apprezzare!».
«Eccole
qui, guardate che belle!» esclamò pieno di gioia il bambino occhialuto,
rientrando nella stanza e mostrando ai gemellini il contenuto del vassoio. Syo
si mise seduto e fissò atterrito quelle… cose. Più che delle mele caramellate,
sembravano delle masse informi che non avevano affatto un’aria invitante,
farcite di un liquido rosso scuro.
Anche
Kaoru le guardò, assottigliando gli occhi celesti perché non riusciva a metterle
a fuoco. Allora trasalì e per poco non svenne addosso al gemello. Gli mancavano
le forze per fare finta di mangiare e apprezzare, come aveva consigliato
Syo.
«Hai
avuto un pensiero bello, ti siamo grati, però non credo che quelle mele
dolci risolveranno il nostro problema!», rispose lui per entrambi,
sforzandosi di essere coraggioso e prudente.
Natsuki
posò il vassoio sulla scrivania, con apparente
serenità.
«Syo-chan
e Kao-chan non si devono preoccupare, sono liberi di prenderle quando vogliono.
Sono davvero buone!» assicurò loro, nella parte della mamma
comprensiva.
Syo
tirò un sospiro di sollievo, ritornando a stendersi accanto al silenzioso
fratellino.
«Vado
a vedere se la minestrina è pronta. Cosa credete? Ho pensato a tutto
io!».
Detto
questo, per la seconda volta, il bambino uscì saltellando dalla porta della
camera.
Syo
e Kaoru si guardarono ed era come specchiarsi, provarono lo stesso terrore di
prima.
«Nii-san!
È spaventoso!» sussurrò infine Kaoru, tremando.
«Basta.
Chiamiamo la mamma!» suggerì Syo, lanciandosi sul cordless
nero.
*
«Kao-chan?
Ti stai sentendo male? Vuoi stenderti?». Assistendo alla reazione vulnerabile
dell’amico, Natsuki si accostò a lui, toccandogli delicatamente la spalla, che
come prima era ben coperta, sentendolo tremare. Voleva forse farlo preoccupare
ulteriormente? Se ce ne fosse stato bisogno, avrebbe potuto prenderlo in braccio
e aiutarlo a stendersi sopra il divano del soggiorno, o anche nel suo letto, se
lui disponeva che fosse meglio mettersi sotto le calde
coperte.
Non
immaginava che Kaoru si fosse appena scioccato nel ricordare proprio che l’altro
non sapeva affatto cucinare. Il gemello di Syo riacquistò lucidità mentale non
appena avvertì la mano dell’altro premuta sulla sua fronte e la scostò con
gentilezza.
«Natsu,
non preoccuparti. Non ho la febbre. Lo capirei altrimenti», replicò pacato alla
domanda precedente, senza alzare il volto per non respirare verso di lui. «N-non
ho risposto subito perché pensavo di prestarti i soldi e di chiederti di
scendere al konbini che si trova qui
nei dintorni. Per favore, non posso proprio permetterti di cucinare per me. Non
è buona educazione che siano gli ospiti a nutrire il padrone di casa, o
sbaglio?».
In
qualche modo, per sua fortuna, Natsuki non indagò oltre, anzi fu ben felice di
andargli a fare la spesa. Tornò un’ora dopo con due buste grandi piene di
alimenti e di dolci.
«A
proposito, Kao-chan! Posso sapere che cosa hai vinto alla caccia al tesoro?
Anche se noi Starish abbiamo fatto gli organizzatori, non ci è stato riferito
quali fossero i premi in palio per voi partecipanti…» s’informò Natsuki, prima
di addentare il primo biscotto inzuppato dentro la tazza di
tè.
«Mi
hanno spedito ventuno biglietti gratuiti. Sette sono validi per i concerti,
sette per varietà e spettacoli televisivi, più altri sette per l’accesso ai
backstage», fu ben felice di poterglielo riferire Kaoru, facendo la conta mentale.
Poggiò la tazza fumante sopra il tavolo su cui sedevano entrambi e congiunse per
mani per non perdere quel piacevole tepore. Mantenne il sorriso delicato sul suo
volto così simile a Syo, anche se stava per dire una cosa non troppo piacevole.
«Natsu,
tu sei buono con me, ma io non sono onesto come posso sembrare. Ti invidio
moltissimo: puoi stare vicino a mio fratello tutti i giorni, mentre io devo
accontentarmi di sentirlo per messaggi quando può rispondermi, oppure devo
presentarmi ai live o ai vari eventi che organizzate per poterlo vedere, anche
se per un tempo limitato». Kaoru incassò il capo fra le braccia, riparandolo al
suo sguardo sorpreso per quella rivelazione improvvisa. Tossì due
volte.
«E
immagino non sia colpa sua se oggi sei venuto da solo. L’hai informato della tua
decisione almeno?».
«Certo
che l’ho fatto! Purtroppo Syo-chan sta attualmente recitando in una serie
televisiva, quando non ci capitano le prove e gli impegni con il gruppo abbiamo
anche questi compiti da solisti. È per mantenere la notorietà. Se potesse,
passerebbe più tempo con te. Io sarei davvero tanto felice di stare con voi due,
con entrambi, perché siete stati i miei primi amici e vi voglio bene. Hai
capito, Kao-chan? Cerca di non dubitare mai, mai del nostro amore, oppure dovrò
ricorrere a misure drastiche».
«Mh?
Che intendi con “misure drastiche”?». Kaoru, in parte rincuorato e in parte
confuso, rialzò la testa solamente per fissare l’espressione apparentemente
angelica del ragazzo seduto di fronte a lui.
Alla
fine, Natsuki l’aveva fatto davvero.
Si
era rimboccato le maniche e aveva preparato il suo rimedio della
nonna.
Per
tutto il tempo, Kaoru non aveva avuto il coraggio di guardare cosa avesse
combinato in cucina, si era rintanato nella sua stanza e accucciato nel suo
letto, a tentare di dare una rilettura ai suoi libri di medicina. Similmente ai
suoi ricordi, Natsuki entrò portando un vassoio, una ciotola coperta e un
cucchiaio d’argento. Si sedette sul bordo del letto.
«Kao-chan,
fidati, è davvero efficace!».
Deglutendo,
il malato scoprì la ciotola e in effetti il suo contenuto non era inquietante
quanto le mele caramellate di quel passato ormai lontano. Impugnò il cucchiaino,
lo riempì e se lo portò alle labbra, strizzando forte gli occhi mentre
assaggiava il “rimedio”.
«Aspetta!
Lo riconosco! È sciroppo alla menta mescolato con il tè che ho preparato io?»
indovinò stupito Kaoru, facendo annuire Natsuki.
«Se
vuoi impegnarti nel lavoro che hai scelto per te, devi riprenderti velocemente e
aiutare i pazienti che ti capiteranno».
«Natsuki…
prima quelle parole, ora questo. Ti ringrazio. Non merito tutta questa bontà da
parte tua». Kaoru era di natura più mite, modesta e riservata rispetto a Syo, ma
per Natsuki era ugualmente carino e adorabile.
«Aww˜
Kao-chan, sei carinissimo! Non resisto più, fatti abbracciare!» esclamò con gli
occhi che sbrilluccicavano.
«Natsu!
Almeno sposta il vassoio, non vorrai sporcarmi il letto?!» lo avvisò Kaoru,
prima che combinasse un guaio, per poi coprire con la mano un colpo di
tosse.
Era
un particolare risaputo che Shinomiya Natsuki adorasse le cose piccole e carine.
Questo valeva anche per le persone.
Fin
da bambino, le sue premure potevano risultare pesanti, oppure i suoi modi
affettuosi celavano in sé, molto in fondo, una vena sadica, una dose di ingenua
follia.
Tuttavia,
Natsuki era essenzialmente un bravo ragazzo, spensierato, volenteroso di aiutare
e premuroso in uno stile tutto suo.
Se
anche Kaoru provava una sorta di invidia e gelosia verso di lui, questa non
durava mai troppo. Per questo, gli permise di rimanere sdraiato sul letto a
tenergli compagnia finché l’idol non ricevette una telefonata proprio da Syo.
Kaoru si mosse giusto il necessario per accettare la chiamata e rispondere al
suo posto, dal momento che l’amico stava schiacciando un pisolino al suo
fianco.
«Ehi, Natsuki! Muoviti a tornare, c’è una
decisione di gruppo da prendere e abbiamo bisogno di
te».
«Syo-nii, ciao. Si è addormentato, ma non ti
preoccupare, lo mando subito da te».
«Grazie,
Kaoru, ma come parli? Ti sento strano».
«Sono
raffreddato».
«Mi
dispiace. Riguardati. Spero che non ti abbia preparato le sue brodaglie
micidiali spacciandole per rimedi della nonna».
«Con
me non l’ha fatto. È stato bravo oggi, sai?».
Kaoru,
dicendo questo, si voltò piano verso Natsuki per trovarselo di fronte, era
ancora placidamente addormentato. Mantenendosi a distanza di sicurezza, sporse
la mano libera dal cellulare per accarezzare gentilmente alcune ciocche dei suoi
capelli biondi, un biondo diverso rispetto al proprio e a quello di Syo. «Proprio bravo».
____
Note: Dovevo
assolutamente partecipare a questa iniziativa e mi sono ricordata di una
storiella che avevo da parte e che desideravo completare degnamente. Solo oggi
mi è arrivata l’ispirazione giusta per adattarla al prompt sopraccitato e
contemporaneamente collegarla alla mia caccia al tesoro. Comunque non è
necessario averla letta per capirla, ci sono giusto due accenni
^^
Con questa scusa, ho
svelato il premio finale di Kaoru, fidatevi perché prossimamente saprete anche
quelli degli altri cinque partecipanti ;) sono tutti
diversi.
Sono stupita delle
pazzie che talvolta tiro fuori dal cilindro xD in fondo non doveva mancare né il
raffreddore né il momento di dolcezza, vi beccate quindi questa sorta di
Natsuki/Kaoru velata.
Grazie a chiunque
abbia letto e alla prossima follia! :D
Rina