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Autore: Una_Ragazza_Qualunque    05/02/2018    1 recensioni
Questa storia è dedicata ad un amico che come me ne ha passate e, probabilmente, ne passerà ancora tante.
La vita è dura, sopratutto nel periodo dell'adolescenza e spero che con questa storiella possa capire lui, così come voi, che non è troppo tardi per alzarsi ancora una volta e combattere.
Spero vi piaccia e, perché no, vi faccia anche un po' pensare.
Enjoy!
Genere: Angst, Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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≈ ≈ ≈




Il cavaliere si accasciò sul pavimento sporco e umido della torre, consapevole dello sguardo del drago fisso su di sé. Si guardò intorno in cerca di una via d'uscita, ma la stanza era talmente buia che a stento riusciva a vedere le proprie mani.
Tutto ciò che riusciva a percepire era la presenza possente della creatura e una leggera brezza che faceva intuire una qualche via d'uscita.
Il ruggito del drago richiamò il cavaliere dai suoi pensieri. Strinse i pugni e, mentre si rialzava, raccolse lo scudo.
Girandosi lentamente il paladino si accorse che la creatura non si era mossa, come se lo stesse sfidando o persino aspettando.
Il drago ritrasse indietro la testa per guardare meglio il cavaliere che, a corto di fiato, cercava a sua volta di capire le intenzioni dell'altro. In quella stanza piccola e angusta, troppo per entrambi, era facile rimanere a corto di ossigeno.
Il paladino alzò lentamente la propria spada puntandola verso la creatura, con le ginocchia ancora tremolanti consapevole che quello scontro, che sembrava essere durato anni, sarebbe giunto al termine molto presto.
Il drago parve indisposto dalla voglia di combattere del cavaliere, alzò una zampa e lo colpì scaraventandolo contro il muro.
Il cavaliere accusò il colpo urlando per il dolore e si ritrovò ancora una volta a terra, spostò il suo sguardo verso il drago che aveva assunto la sua posizione iniziale.
Con sorpresa si rese conto che la creatura non stava cercando di dargli il colpo di grazia, ma continuava ad osservarlo ed a aspettarlo ancora una volta, ritrovandosi di nuovo al punto di partenza, come in un circolo vizioso che non accennava a svanire.
Il paladino strinse i denti e si alzò di scatto, barcollando senza né arma né scudo.
 << Perché?! Perché non mi uccidi e basta? Smettila di torturarmi! >> Urlò il cavaliere.
La creatura allargò le narici inalando dell'aria. Il paladino fece lo stesso chiudendo gli occhi e allargando le braccia, pronto ad accogliere il calore che avrebbe posto fine alle sue sofferenze.
Ma quando si rese conto di non bruciare aprì gli occhi e vide il drago raddrizzare il proprio corpo mettendo in mostra il petto. Solo in quell'istante il cavaliere si accorse di una cicatrice proprio lì vicino al cuore, così si portò istintivamente la mano al petto. Quella cicatrice gli ricordava tanto qualcosa...
  << No. >> Sussurrò fra sé il cavaliere. << Impossibile. >>
Il paladino sentì all'improvviso l'ululato del vento farsi sempre più forte e invaderlo facendogli perdere quasi l'equilibrio.
Il vento era talmente violento da toglierli il respiro e più si affannava per prendere aria, più il vento si faceva forte ostacolandolo nel suo intento, si ritrovò a terra schiacciato dalla pressione.
Cercò di alzare la testa per capire cosa stesse accadendo ma la pressione gli impediva di alzare completamente il viso permettendogli di vedere solamente le zampe della creatura ancora immobile e per niente scossa dal susseguirsi degli avvenimenti.
Il vento continuava imperterrito ad aggredire il cavaliere facendolo ritrovare ancora una volta contro il muro gelido, ma stranamente più il cavaliere restava contro la parete più la consistenza contro la sua schiena cambiava e si trasformava in qualcosa di più morbido.
Prima che il paladino potesse chiedersi dove si stesse realmente appoggiando si ritrovò accecato da una luce improvvisa e abbagliante.
Quando la luce terminò il ragazzo, sbattendo velocemente e ripetutamente le palpebre, cercò di abituarsi alla nuova luce.
Fissò il soffitto e si rese conto di stare ancora ansimando.
Cercò di calmarsi sentendo l'aria nei polmoni e il vento scemare.
Si guardò intorno e riconobbe la propria camera. Come aveva fatto ad arrivare fin lì? Aveva sognato tutto questo tempo?!
Si alzò ancora barcollante dirigendosi verso lo specchio della camera. Era pallido, il viso ricoperto di sudore. Portava i capelli ancora scompigliati dal cuscino, si portò una mano al petto e sorrise.
La cicatrice era ancora lì ma non aveva importanza, si sarebbe rialzato sempre.
Non importa quante volte la vita o persino se stesso lo avrebbero ostacolato. Aveva bisogno solo di tempo.
Il sorriso si allargò mentre i suoi occhi si accesero di un rosso fuoco.







<< Staring down the hole inside me,
looking in the mirror making peace with the enemy. >>

( Goo Goo Dolls – So Alive )







≈ ≈ ≈



Nda: Innanzitutto vi ringrazio per essere arrivati fino a qui.
Sono consapevole di essere sparita ma sono successe talmente tante cose che non riuscirei a riassumerle in poco tempo, perdonatemi.
Sono ancora arrugginita con questo genere di storie ma spero che sia venuta almeno decente.
Questa storia è stata scritta, richiesta e pensata per un amico e spero che gli piaccia.
La citazione finale è una canzone che, se vi è piaciuto il tema della storia, consiglio a tutti di ascoltare.
Molte volte siamo proprio noi stessi i veri nemici.
Alla prossima!


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