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Autore: Myra11    06/02/2018    1 recensioni
Sequel di "Bring Me Back To Life".
Cinque anni dopo aver sconfitto l'oscurità ed essere miracolosamente sopravvissuti, Noctis è il re, e Nyx conduce una vita tranquilla al fianco di Lunafreya. Finchè gli spettri non tornano a tormentarlo, e tra di loro, uno molto particolare...
[Dalla storia]
Il fantasma gli sorrise, ma fu più un ghigno crudele.
"Se non sono reale, come posso fare questo?" Gli domandò con aria divertita,e poi affondò la spada dritto nel cuore della recluta. Fu così improvviso che Nyx quasi non si accorse del sangue che sgorgava dalla ferita.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lunafreya Nox Fleuret, Noctis Lucis Caelum, Nuovo personaggio, Nyx Ulric, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 37
 
.Faceva dannatamente male, ma non aveva importanza.
 
In centododici anni avrebbe dovuto imparare che la vita può andare a rotoli molto velocemente, pensò, seduto sulla grande torre di guardia ai confini della rinata Gralea.
Era ancora più meccanizzata, fredda e tecnologica di quanto ricordasse, ma la sua vista gli spedì una dolorosa fitta di emicrania, insieme a qualche ricordo.
Era strano come, nei posti dove avesse sofferto di più, le sue cicatrici tornassero a farsi sentire; in quel momento, i tre segni tondi dove i dardi della balestra si erano piantati tornarono alla vita con una fitta fastidiosa.
«Ho un brutto presentimento.»
«Lo so, Crowe. Anch’io, ma non posso andarmene.» Socchiuse gli occhi, sfruttando la vista di Bahamut per analizzare la città. Era tutto così straniero alla dea che ben presto il mal di testa fu fisso, così si alzò e allungò le braccia, pronto a muoversi.
Si stava chiedendo in che direzione andare quando un grande cono di energia magitek s’innalzò nel cielo, indicandogli la via. Mentre la luce svaniva, sentì l’ennesimo capogiro, e si chiese cosa gli stava succedendo. Quando provò a chiederlo alla dea, e agli spettri, però, nessuno gli rispose.
L’improvviso vuoto lo lasciò senza fiato.
Bahamut era sempre stata lì, e lui l’aveva sempre sentita, ma ora non c’era…nulla.
Imprecò a gran voce e si lasciò cadere nel vuoto, proiettandosi a mezz’aria fino alla grande piazza al centro della capitale. Appena toccò terra, però, si rese conto di aver commesso uno sbaglio, e comprese il perché di quella totale assenza di potere nel suo corpo.
L’intero luogo era circondato da una fitta rete di inibitori magitek, che emettevano un’intensa luce rossa che gli feriva gli occhi. E davanti a lui, un intero contingente che gli puntava le armi contro.
Provò a scavare più a fondo, ma non riuscì a raggiungere la dea, ad attingere a quell’energia che gli avrebbe permesso di ignorare i blocchi.
Il colpo gli arrivò dalle spalle, inatteso, e lo costrinse in ginocchio.
Quando cercò di ribellarsi si trovò una lama appoggiata al collo, e una risata riecheggiò nell’aria.
«Non agitarti, Generale. Renderesti tutto più difficile.»
Digrignò i denti quando il contingente si aprì, lasciando passare l’imperatore e il suo sorriso beffardo e, dietro di lui, in manette, la regina.
«Crowe!» Cercò di alzarsi, di raggiungerla, ma il suo corpo non gli rispondeva più.
La regina cercò di fare un passo avanti, ma una guardia la bloccò prima che avanzasse. «Ti avevo detto di non venire papà…»
Aveva gli occhi lucidi e la voce strozzata, come se fosse sul punto di scoppiare in lacrime, e ciò lo fece innervosire. Focalizzò la sua attenzione sull’uomo ormai anziano che gli stava davanti, e ricordò come si era prostrato a lui, terrorizzato, anni prima. «Che cosa hai fatto?»
L’imperatore si strinse nelle spalle. «Non pensavo che ci saresti cascato due volte, veramente.» Ammise con un sorriso divertito. «Per essere quasi una divinità, sei molto sentimentale.»
Era un’esca, capì Nyx, sua figlia era un’esca come lo era stata Victoria anni prima.
Ma questa volta l’obbiettivo non era la città, ma lui stesso.
Quando la lama che lo bloccava venne premuta di più sulla sua pelle però, sogghignò. «Lo sai che qualsiasi cosa mi farai non mi sottometterà, vero? Tutti i tuoi inibitori servono solo ad allungarti la vita di qualche istante.»
«Lo so che sei immortale, non temere.» Lo scintillio crudele nello sguardo dell’uomo fece accapponare la pelle di Nyx. «Non volevo attirarti qui per farti del male. Anzi, devo ringraziarti: senza la tua Barriera, rapire la regina è stata la cosa più facile del mondo.»
«Regis…»
«Non è in grado di intendere, o di volere, al momento. Sarà fortunato se lo sarà mai, di nuovo.»
Nyx spostò lo sguardo sulla figlia; ecco cos’era, quella sua agitata tristezza. Avevano fatto del male al marito imbecille che lei tanto amava.
Si alzò di scatto, lottando contro gli urli contrariati del proprio corpo, e piantò una gomitata al suo assalitore. Il pugnale gli aprì un lungo taglio sulla gola mentre lui indietreggiava, lasciando sgorgare il sangue argentato, ma Nyx lo ignorò voltandosi. Con un solo, fluido movimento, ruppe il polso al soldato e gli rubò l’arma, che l’attimo dopo gli affondò nella fronte.
Si voltò ansimando, non per la fatica fisica, ma per la fatica di rimanere lucido, e concentrato.
In qualsiasi modo gli inibitori fossero stati creati, funzionavano fin troppo efficientemente.
Avanzò di un passo, una mano chiusa sull’elsa del kukri sulla sua schiena, ma l’uomo davanti a lui non si mosse. Sembrava terribilmente sicuro di sé, e aveva ragione di esserlo.
Nyx scivolò nuovamente in ginocchio a pochi passi da lui, tropo debole anche quasi per respirare, tantomeno per attaccare. «Come…»
«Sei stato avventato, Generale. Se non avessi reagito, non avrei dovuto fare questo.» Appena terminò di parlare, si voltò di scatto, colpendo la regina in pieno volto.
Crowe non cadde in ginocchio solo per colpa delle guardie al suo fianco, e Nyx sentì un moto di furioso orgoglio quando lei fulminò l’imperatore con lo sguardo, e lo insultò in modo così colorito che gli fece chiedere dove avesse imparato quelle parole.
Come risposta, però, ottenne un altro colpo sul viso, fatto da un soldato in armatura magitek, che le aprì un brutto taglio sulla guancia.
E Nyx iniziò a sentire la sua mente scivolare via, confusa in un oceano di rabbia, e frustrata impotenza. E tuttavia si alzò di nuovo, barcollando e con la testa che rischiava di scoppiargli, ma si alzò, e la sua feroce tenacia ebbe il potere di far indietreggiare l’imperatore.
«Toccala ancora una volta, e ti giuro che ti ammazzo come un cane.» Sibilò, mentre il cielo sopra di loro si addensava di nuvole nere. L’imperatore, sebbene si fosse spostato a distanza di sicurezza, gli concesse un ghigno beffardo. «Stai a malapena in piedi. Non puoi fare niente, mentre io posso fare qualsiasi cosa, ora che ti ho in pugno.»
Ad un suo cenno, le due guardie scortarono la regina davanti a lui, e là la lasciarono, tornando ordinatamente nei loro posti.
«Papà…»
Nyx si sforzò di sorriderle. «Non preoccuparti bambina. Andrà tutto bene.»
Crowe inspirò brevemente, trattenendo le lacrime, e annuì. «Lo so. Sei qui.»
«Che scena commovente.» Intervenne la fredda voce dell’imperatore, e Nyx si sentì il sangue gelare quando sentì il sibilo di un pugnale estratto. Non ebbe tempo di dire nulla, perché il fuoco dei proiettili che gli attraversavano una gamba e una spalla gli esplose nel corpo e gli fece piegare la gamba a terra.
Faceva dannatamente male, ma non aveva importanza.
«Non farlo. Sono qui, liberala.» Guardò l’uomo dietro alla figlia, che gli stava sorridendo con un’aria così crudele da fargli rimpiangere di aver ucciso Ardyn; per lui, almeno, la violenza era solo un mezzo, non un piacere.
«Hmm…Ho cambiato idea. Tanto tu non puoi fermarmi.»
«Crowe, Crowe, guardami. Non staccare gli occhi da me.»
La regina gli sorrise con aria mesta, e affettuosa. «Grazie di essere tornato, papà.»
Fu costretto a scacciare quel soffocante groppo in gola per poter parlare di nuovo. «Avevo promesso.»
«Ti voglio bene, papà.»
«Anch’io tesoro. Non piangere. Tua madre non mi perdonerà mai se ti faccio piangere.»
Riuscì a strapparle una risata, ma durò poco.
Quando la lama le attraversò il petto e il suo sorriso si gelò sul volto, il cuore di Nyx si spezzò in un modo che non avrebbe più pensato possibile.
 

 
Arrivò per prima, con un rombo assordante che scosse l’intera capitale.
Schiantò gli inibitori che circondavano la piazza con un movimento delle ali, creando un’esplosione di scintille scarlatte, e poi lo vide.
Era così piccolo, pensò, laggiù tra i soldati che correvano in ogni direzione, chino sul corpo della figlia. Il suo dolore l’aveva quasi fatta esplodere, e la sua manifestazione fisica ne era la prova.
Sembrava che tutto ciò che era stato gli stesse scivolando via fra le dita, e lei stessa ne risentiva, dato che in tutti quegli anni si erano legati fino a diventare una cosa sola.
Allungò una mano verso di lui, e la barriera gli si chiuse intorno.
Non poteva aiutarla, non attivamente, non in quel momento.
Dopo tutti quegli anni, fu lei ad aiutare lui.
Estrasse la grande spada e la lanciò contro l’alimentatore magitek che dava potenza a quella trappola terrificante, e finalmente riuscì a respirare di nuovo, a sentire ogni briciola della sua immensa potenza.
Aveva sopportato per anni la presenza dell’Impero, e il suo crudele sfruttamento degli insegnamenti divini, ma non poteva sopportare quello. Si erano condannati danneggiando il suo cuore.
Distese le grandi ali nel cielo notturno, e li sentì: stavano arrivando, attirati dalla sua presenza, pronti ad aiutare l’uomo che aveva dato tutto per loro, e che difendeva la sorella.
Le figure scintillanti di Shiva comparvero per prime, lasciando una traccia di soldati congelati su tutta la strada.
«Sorella.» La piccola dea si fermò fluttuando accanto al suo viso, e lei vide una dolorosa comprensione nel suo sguardo quando osservò le due figure avvolte nella barriera: era stata il Messaggero dell’Oracolo, ricordò, e l’Oracolo era la madre della donna che si stava dissanguando sul terreno.
Il fulmine che le si schiantò accanto precedette l’arrivo del fratello, e subito dopo un’intera casa sparì divorata dalle fondamenta della terra, e Titano fece il proprio ingresso.
Solo in quel momento Bahamut abbassò lo sguardo su Nyx, e sentì il suo dolore come proprio, e fu così grande da farle provare dolore fisico.
«Che il mondo dimentichi l’esistenza dell’Impero.»
Decretò, e i suoi fratelli si mossero senza una parola.
Erano tutti dei, ma lei era diversa, era luce e ombra, era potere allo stato puro, e loro l’ascoltavano.
E l’ascoltarono anche ora, anche se tendevano a non intervenire negli affari degli uomini.
Bahamut recuperò la grande spada e allargò le braccia, evocando le altre.
Le figure traslucide delle armi riempirono di luce una città destinata all’oblio.
E mentre l’apocalisse scendeva in terra, Nyx aveva ormai perso il controllo.
Il corpo di sua figlia diventava sempre più freddo, e lui scivolava sempre più nel buio.
Cosa gli restava, ora che avevo perso anche lei?
Aveva deluso lei, e Luna.
Non rimaneva più nulla dell’uomo che era stato.
Quando uno spruzzo di sangue scarlatto scivolò sulla barriera – da dove era venuta? – che lo circondava, alzò lo sguardo, stringendo il corpo della sua bambina.
E fu allora che la vide.
Enorme, feroce e terrificante, Bahamut stava radendo al suolo la città.
Irrigidì la mascella, appoggiò il corpo di Crowe a terra, e si abbassò a darle un bacio sulla fronte.
«Riposa, bambina.» Sussurrò al vuoto, ed estrasse i kukri mentre si alzava.
La sua proiezione fu precisa come non mai, e quando abbassò lo sguardo dalla spalla di Bahamut, la città era quasi insignificante.
«Mio cuore. Sei sicuro di farcela?»
Le ferite dei proiettili si erano rimarginate appena gli inibitori erano stati distrutti, e lui aveva capito guardando l’armatura viola della dea risplendere sotto la luna.
Ecco cosa gli restava.
«Ovvio.»
Un potere tanto grande da distruggere il mondo.
  
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