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Autore: __roje    06/02/2018    1 recensioni
Ren Tomomi è popolare, è il capitano della squadra di calcio della Kuromiya e si è fatto un nome. E' conosciuto da tutti, ha degli amici fidati e vive la sua vita scolastica in maniera normale ma un giorno, finito il campionato interscolastico, incontra un ragazzo dal profumo buonissimo e ne diventa ossessionato, Nao, il quale sarà un suo nuovo compagno di classe. Ma la conoscenza tra i due sarà tutt' altro che semplice, proprio perchè Nao disprezza i ragazzi come Ren, essendo lui riservato e secchione, ma dovrà affrontare la tenacia di Ren che le proverà tutte per diventare suo amico.
違い [chigai] significa letteralmente differenze. La storia ruota appunto intorno alla differenze sociali nell'ambito scolastico, ma cosa accade se due mondi diversi, due caratteri all'opposto si incontrano?
Genere: Azione, Comico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Capitolo [3]

Trascorsero altre due settimane dall’accaduto e un po’ avevo rimosso la cosa. Mi ero deciso a smetterla con quella strana ossessione che avevo nei confronti di Nao, mi concentrai maggiormente sugli allenamenti e viste le responsabilità da capitano dovetti trovare un manager o qualcosa del genere.
Si offrì un ragazzetto del primo anno, un mio fan che non faceva altro che seguirmi ovunque dandomi ragione su ogni cosa. E più che aiutare la squadra sembrava essere diventato il mio scudiero personale.
“Tomomi-senpai le ho portato il suo succo!” corse verso di me con una bottiglia in mano.
“Grazie Edo ma non te l’ho chiesto” sorrisi ma ormai ero giunto all’esasperazione con quel ragazzo.
Guardai Take alle mie spalle mentre indossava i suoi scarpini e se la rideva sapendo quanto ormai non tollerassi più quella situazione, ma Edo era gentile e rispondergli male era una cattiveria bella e buona.
“Ascoltami Edo, dovresti interessarti di più agli allenamenti della squadra e alle sue attività e non solo a ciò che faccio io. Sei qui per aiutare tutti noi.”
Era l’ennesima volta che gli spiegazioni quali ero i suoi compiti.
“Ma senpai! Senza di te e la tua prestazione fisica la squadra non sarebbe mai arrivata alle nazionali. Tutti ormai ti conoscono come la Fiamma della Kuromiya.”
“Wow sei Mr. Fiamma” mi punzecchiò Take.
Sospirai seccato. Odiavo quel nomignolo, non faceva che ricordarmi quanto strano fosse il mio colore di capelli. Nel corso nella mia vita ero stato chiamato in tutti i modi possibili: pel di carota, Akaren ecc.. e tutto perché i miei capelli erano tendenti al rosso, una cosa insolita per un giapponese.
Occhi color miele e capelli castani tendenti al rosso, quei miei tratti così insoliti non faceva altro che farmi spiccare tra i miei coetanei e la cosa aveva suggerito il nominativo di Fiamma della Kuromiya.
Edo notò la mia disapprovazione per quel nome e abbassò la sguardo, così come spense il suo entusiasmo. Take allora gli diede una pacca sulla spalla, “Non prendertela. Il nostro capitano odia i suoi capelli.”
Mi diedi una scrollata scacciando quei pensieri, “Coraggio iniziamo gli allenamenti!”
Alla fine del pomeriggio di allenamenti ero stremato stranamente, vidi i miei compagni lasciare il campo, tutti mi rivolsero un saluto e pieni di polvere andarono dritti verso gli spogliatoi. Quello era il momento che preferivo di più, quando il campo era vuoto e non c’era altro che una distesa di prato verde. Era stata quella vista a invogliarmi, sentivo che solo li in mezzo potevo dare il meglio di me.
Sistemate le varie cose lasciai il campo, mi feci una rapida doccia e una volta raccolte le mie cose era arrivato il momento di andare a casa. Tuttavia tutto mi aspettai quel giorno, tranne che vedere camminare davanti a me proprio Nao. Era come sempre solo, teneva lo zaino sulle spalle e probabilmente stava tornando a casa anche lui. Qualcosa dentro di me mi spinse a tentare ancora, chissà perché sentivo ancora una strana voglia di parlarci così feci uno scatto e lo raggiunsi.
“Ehi ci si rivede che coincidenza!” sorrisi e mi toccai la nuca un po’ in imbarazzo. Nao in tutta risposta mi rivolse una rapida occhiata, sembrò stupito di ritrovarsi davanti lo stesso ragazzo dell’altra volta ma subito nascose il suo stupore tornando a guardare davanti a se. Come avevo immaginato neppure mi rispose, e un po’ ne rimasi deluso.
Tentai ancora però, “Mi dispiace per l’altra volta, non volevo farti andare via.”
“Non importa.”
Finalmente arrivò una risposta, seppur breve e la cosa mi fece scattare dall’entusiasmo.
“Hai seguito qualche club? Io proprio adesso ho finito con la squadra e sono veramente distrutto.”
Nao a quel punto si fermò di colpo, si voltò a guardarmi dritto negli occhi. Era la prima volta che me lo trovavo faccia a faccia, più alto di me di qualche centimetro e quegli occhi neri fissi su di me che non lasciavano trapelare alcuna emozione a parte l’irritazione. Sul suo volto si dipinse una smorfia di disgusto.
“Ti ho già detto l’altra volta che non pranzo con le capre come te, non capisci nemmeno quando uno ti parla?”
Mi morì la voce dopo quella frase detta in maniera tanto severa. Nao non restò neppure a vedere la mia reazione che ricominciò a camminare, lasciandomi li da solo. Era la seconda volta, e ancora non riuscivo a capire cosa avessi fatto di sbagliato. Forse ero troppo insistente, eppure avevo cercato di essere gentile quindi perché quel ragazzo mi disprezzata a prescindere da tutto.
Il giorno seguente mi sentivo peggio della prima volta che era capitato. Sia Take che Yuuki mi trovarono riversato sul mio banco, assente, continuavo a ripensare a cosa avessi fatto per ricevere un trattamento del genere e quando i miei due amici mi parlarono neppure capii cosa stessero dicendo.
“Fare il capitano lo sta stancando molto” giudicò Yuuki guardandomi.
“Figurati, non fa nulla di diverso da tutti noi, forse ha passato l’ennesima nottata a giocare ai videogiochi” osservò invece Take e in quel momento sospirai ed entrambi sussultarono, “Ren non stai bene?!” mi afferrò per le spalle quest’ultimo riportandomi alla realtà.
“L’ho detto io che sta male!”
“Ragazzi? Lasciami Take sei forse impazzito?”
Il mio amico mi lasciò andare e continuò a fissarmi cercando di indagare, “E’ da un po’ che sembri diverso, e oggi hai la testa da un altra parte proprio come qualche settimana fa.”
Non ascoltai le sue parole, “Take senti, secondo te sono una capra?”
“Ancora con queste capre?”
Yuuki simulò un finto pianto di disperazione “Il mio amico è impazzito ormai!” esclamò.
Take ignorò le idiozie di Yuuki, si mise a sedere davanti a me guardandomi negli occhi “Si può sapere cos’è questa storia delle capre? Non è la prima volta che ti sento dire una cosa del genere.”
“Nulla..” sospirai ancora.
Ero confuso. Di solito le parole degli altri poco mi colpivano, odiavo il nome Fiamma della Kuromiya, eppure sentirmi dare della capra aveva scosso qualcosa dentro di me e il motivo era per me oscuro.
Fu un pensiero che mi accompagnò per il resto della giornata, e diverse volte gettai un occhiata proprio verso Nao che se ne stava tranquillo al suo posto. Ascoltava la lezione come se nulla fosse, ciò che mi aveva detto non lo aveva per nulla fatto sentire in colpa.
Alla fine delle lezioni presi però una decisione, ero stanco di tutto ciò. Dissi a Take e Yuuki di cominciare ad andare, che li avrei raggiunti al campo, e mi accertai che Nao fosse ancora in classe intento a sistemare la propria roba nello zaino. Quella faccenda doveva essere chiarita, così una volta che la maggior parte dei nostri compagni furono andati via mi avvicinai sicuro a lui, anche un po’ irritato.
“Insomma che problemi hai?!” esclamai senza più gentilezze.
Nao neppure mi guardò, aveva riconosciuto la mia voce e continuò a sistemare i suoi quaderni riponendo anche gli occhiali nel loro astuccio.
“Sei peggio di una zecca tu.”
Di nuovo una risposta di biasimo, “Io ho provato ad essere gentile con te e non hai fatto altro che chiamarmi capra entrambe le volte. Sei un maleducato.”
Finalmente mi rivolse un occhiata, tra l’altro glaciale “Io maleducato? Non ti conosco eppure continui ad importunarmi, chi è quello maleducato e molesto.”
“Molesto?!” Nao mi superò per andare via “Ehi aspetta!” lo fermai prendendolo per un braccio e quel tocco fu strano, la consistenza del suo polso era più doppia di quanto pensassi così come avvertii una strana forza provenire da quel ragazzo in apparenza nerd.
“Lasciami stupido.”
“Io non volevo fare altro che parlarti, esserti amico. Siamo compagni di classe!”
Ridacchiò deridendomi apertamente “Allora non ascolti proprio, io non parlo con le capre come te, non ne sei all’altezza perché corri dietro ad un pallone e non sai fare altro. Questa spiegazione ti basta ora?” tirò via il polso liberandosi e detto tutto ciò sparì nuovamente.
Era strano ma mi ferirono quelle parole. Dal primo momento che lo avevo incrociato nel corridoio un po’ lo avevo ammirato, e poco a poco che avevo raccolto informazioni su di lui avevo sentito crescere la voglia di parlarci perché come persona mi piaceva ma lui non voleva tutto ciò. Diversamente da me, per lui non ero altro che uno stupido senza cervello che giocava a calcio, così mi vedeva. Nuovamente, proprio come la prima volta provavo vergogna per la passione che avevo, infatti quel pomeriggio stesso non riuscii ad andare agli allenamenti e neppure nei giorni seguenti.
Fu tre giorni dopo che seduto in classe, mentre tutti erano andati via che Take mi si avvicinò con aria severa. Sapevo perfettamente cosa mi avrebbe detto, un rimprovero per la mia assenza.
“Il mister si chiede che fine hai fatto e gli ho detto che non stai bene.”
“Ti ringrazio.”
“Ren questa scusa non reggerà a lungo, che cosa ti succede? Non hai mai saltato un allentamento.”
Lessi nelle sue parole un insolita preoccupazione, e non sapevo come spiegargli quella sensazione che avevo. Mi sentivo anche uno stupido nel sentirmi in quel modo.
“Hai mai odiato qualcosa che in realtà ami fare?” gli domandai con un sorriso amaro.
“Certo che no. Se amo quella cosa non posso odiarla, mi sembra ovvio.”
Strinsi i pugni dalla rabbia, ero l’unico a sentirmi così quindi. “E ti sei mai chiesto se c’è altro che sai fare a parte ciò che ami?”
“Ren dove vuoi arrivare? Non ti piace più giocare a calcio?!” mi gridò contro.
“Non è questo... mi stavo solo chiedendo chi sarei se non fossi la Fiamma della Kuromiya. Mi sono reso conto che tutto il mio mondo ruota intorno ad un pallone, ma a parte questo chi sono.”
Il silenzio di Take parlò chiaro e fu la risposta che cercavo. Oltre al pallone ero una capra, un nessuno che valeva meno di zero. Sapevo solo dare calci ad un pallone.
“Sei il mio amico Ren” quella frase risuonò con una melodia allontanando i pensieri cattivi, guardai allora Take che mi sorrideva e fui sorpreso dalla sua risposta, “prima ancora che tu diventassi la Fiamma eri e sei anche ora il mio amico Ren, quel ragazzino che amava giocare al pallone anche sotto la pioggia e che per giornate intere si allenava cercando di migliorare il proprio tiro.
Non so cosa ti stia frullando nella testa, ma tu sei già qualcuno a prescindere dal pallone. Il calcio fa parte della persona che sei già, e non è stato lui a farti diventare chi sei ora.”
Mi balzarono per la testa i ricordi di quando ero piccolo. Delle giornate intere passate insieme a Take, a sognare insieme di giocare in nazionale. Le strigliate che ci eravamo presi per ogni finestra rotta, le nottate passate a guardare i mondiali, a sognare di diventare come i nostri idoli. Mi tornarono alla mente anche tutti i lividi, i dolori muscolari legati alle giornate di sforzo per centrare la porta e come lentamente avevo visto dei risultati.
Take aveva ragione. Avevo scelto io cosa amare, e avevo lasciato che il pallone facesse parte di me e non che decidesse chi dovevo essere. Quella non era semplicemente una passione, ma ero io stesso.
Guardai Take, e quest’ultimo colse che ero ritornato me stesso e se ne accorse quando spalancai la bocca in un ampio sorriso e gli andai incontro dicendogli di correre, altrimenti avremmo fatto tardi agli allenamenti.
Aveva ragione il mio amico, ero stato io a scegliere chi essere.
Il giorno seguente alla chiacchierata con Take ero nuovamente me stesso, il ragazzo entusiasta che correva dietro ad un pallone. Partecipai agli allenamenti, invogliai i miei compagni nel gioco e diedi il meglio di me ricevendo anche i complimenti del mister per la prestazione impeccabile.
Fu però il giorno seguente che avrei dimostrato non solo a me stesso che ero qualcun altro oltre che la capra che corre dietro ad un pallone. Infatti nello spacco del pranzo, presi il mio bento, lasciai i miei amici in classe e mi recai come sapevo già nel luogo dove era solito rifugiarsi Nao.
Infatti proprio come mi aspettavo lo ritrovai nuovamente al suo posto, e quando mi vide salire le scale smise di mangiare. Aveva la faccia di chi aveva visto un fantasma apparire nuovamente davanti a se.
Avevo il bento stretto nella mano destra, gli mostrai un ampio sorrisone e con la mano lo salutai.
“Ciao, sono Ren Tomomi e da oggi in poi sarò tuo amico.”

  
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