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Autore: lisi_beth99    06/02/2018    1 recensioni
Lane si risveglia nella Radura, inizialmente non comprende ciò che la circonda ma, dopo i primi flash-back, tutto diventa più chiaro...
Dal primo capitolo:
"Sentii dei rumori provenire da sopra la scatola, come dei passi, poi delle voci. Si aprì una botola e vidi una decina di ragazzi che guardavano me. Uno si fece avanti, aprì la grata ed entrò. Era un ragazzo alto, magro, con gli occhi scuri e i capelli biondo scuro. Mi studiò per alcuni secondi poi mi sorrise e mi porse la mano –Vieni, ti porto fuori da qui!-. afferrai subito quella che sembrava la cosa più amichevole che avessi mai visto e scoprii, con mia grande sorpresa, che era calda e rassicurante."
NOTA: Mi sono basata sul film, ci sono alcune riprese nella storia
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Newt, Nuovo personaggio, Thomas, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Live, Fight, Win'
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Lentamente percepii qualcosa di caldo e umido sulle mie labbra che faceva entrare ossigeno nei miei polmoni. D’un tratto sentii tutta l’acqua che avevo inalato cercare di uscire, così mi girai su un fianco e la sputai fuori, tossendo disperatamente. Qualcuno mi poggiò una mano sulla schiena e fece dei piccoli cerchi per rilassarmi – Bene così- sussurrò Newt che mi stava accanto e mi reggeva. Con calma aprii gli occhi e mi guardai attorno spaesata. – Cos’è successo? - domandai con voce graffiata dal dolore alla gola che mi aveva provocato l’acqua paludosa. In verità lo potevo immaginare benissimo ma volevo sentirglielo dire comunque. Il suo viso si fece di una sfumatura rossastra – Ehm… ecco- biascicò mentre si toccava i capelli sulla nuca, imbarazzato – Sei caduta nella palude e Zart ti ha tirata fuori e portata qui…- si guardò attorno per prendere tempo – Non respiravi… non sapevamo cosa fare… così io, beh ecco… io ti ho fatto la respirazione bocca a bocca- l’ultima parte l’aveva sussurrata e detta tutto d’un fiato per paura di una qualche reazione dagli altri che ancora ci circondavano. Un refolo di vento mi fece rabbrividire e Newt se ne accorse subito – Sei tutta bagnata. Passatemi la coperta che c’è lì per terra!- ordinò ad un paio di Radurai che stavano appoggiati alla capanna dell’infermeria e indicando una coperta marrone. Come dei fulmini la raccolsero a gliela porsero. Lui me la sistemò sulle spalle e subito quel senso di disperazione che avevo provato durante il mio ultimo ricordo mi attanagliò lo stomaco. Newt era sempre così premuroso nei miei confronti e non si era fatto scrupoli per difendermi, aveva persino rischiato un’incursione da parte dei sui sottoposti quando ero corsa nel Labirinto… mi amava, come io amavo lui, ma aveva fatto troppo prendendo il mio posto in quell’esperimento. – Lane, tutto bene?- domandò il biondo preoccupato. Mi guardò negli occhi e subito tentai di abbassare lo sguardo per evitare che vedesse la lacrima che premeva per uscire. – Si si…- dissi io poco convincente. Lo vidi con la coda dell’occhio mentre si alzava e si spolverava i pantaloni, poi mi tese una mano – Ti porto al Casolare, così ti cambi quei vestiti fradici.- sorrise il più dolcemente possibile e non potei non afferrargli la mano e stringerla con forza mentre mi tirava verso di sé. Gli altri Radurai tornarono al loro lavoro lasciandoci la possibilità di avere un momento tutto per noi. Sapevo di dover raccontare a Newt del ricordo, ma ero ancora troppo scossa per affrontarlo lucidamente. Probabilmente avrei dato in escandescenza per quello che aveva fatto di nascosto. E se fosse stato ucciso in quei tre anni che aveva passato rinchiuso lì? Io non me lo sarei mai perdonata! A quel pensiero tremai leggermente e strinsi la mano del mio amato con decisione. Lui si arrestò e si voltò per guardarmi – Cosa ti succede? Sembri diversa dalla ragazza che ho lasciato prima di colazione…- era preoccupato e non potevo biasimarlo. – Nulla!- mentii io – Ho solo avuto paura prima… tutto qua.- Per caso guardai la mia mano libera muoversi come se stesse digitando qualcosa su una tastiera e mi venne in mente un altro ricordo. Tutto si fece sfocato mentre vedevo Newt girarsi per vedere perché mi fossi fermata e afferrarmi con le sue braccia mentre mi accasciavo.

Sto digitando alcuni codici sulla tastiera del mio computer, sul monitor appare una cartella, la apro e vi ci trovo un video. Clicco col dito direttamente sul file, lo schermo è freddo e mi trasmette una sensazione spiacevole. Appare l’immagine di uno dei corridoi del Labirinto più vicino alla Radura. Il sole sta sorgendo proprio in quel momento. Non capisco subito perché sia così importante quel dettaglio della struttura ma poi, dopo aver aumentato la vicinanza tramite lo zoom, noto un ragazzo biondo che si sta arrampicando sulla parete. – Newt…- sussurro sfiorando l’immagine del suo viso coll’indice. “Cosa fai amore mio?” penso cercando di avvicinarmi maggiormente. Ad un tratto si ferma. Rimane immobile. Si gira verso il vuoto. – No, no, no…- dico con un filo di voce. Sto tremando per la disperazione, non posso fare nulla per fermarlo… se solo fossi riuscita a fermarlo… a non permettergli di sacrificarsi per me… ora non starebbe facendo questo. Assisto impotente alla scena. Newt si lascia cadere nel vuoto. Tiene gli occhi chiusi ma so per certo che le sue iridi siano colme di disperazione. Disperazione per trovarsi in quel posto, per non trovare una via di fuga e per non ricordare nulla del suo passato. Perché quello che fanno a quelli che entrano nella Fase 1 del programma è privarli di ogni ricordo, poi spedirli nella Radura. Il video si conclude e la schermata ritorna nera. Rimango immobile a fissarla sperando di vedere cosa sia successo dopo, ma nulla. Un paio di lacrime rigano le mie guance e una mano maschile mi porge un fazzoletto di carta – Tieni- dice dolcemente, mi giro verso Thomas che mi guarda sorridendo gentilmente – Grazie- sussurro prendendo il pezzo di carta e asciugandomi gli occhi. Si siede accanto a me –Cosa succede? Hai visto il video del soggetto A5? - domanda quasi insensibile. – Newt! Si chiama Newt! - sputo con odio verso quelle lettere e numeri che hanno affibbiato ad ogni ragazzo entrato nella Fase 1. Riporto la mia attenzione al moro che si affretta a scusarsi – Comunque quello non è completo. C’è una seconda parte. - cerca una cartella nel suo computer – Ecco, guarda tu stessa! - si sposta da un lato così che possa avvicinarmi al monitor. Un ragazzo dai capelli neri e i tratti orientali è accanto a Newt che non dà cenno di muoversi. Dopo qualche secondo però alza la testa verso il suo amico che lo aiuta ad alzarsi. Si incamminano verso la Radura ma il biondino zoppica, non riesce a tenere la testa sollevata, probabilmente per la vergogna di ciò che ha fatto… “Oh Newt… è tutta colpa mia” penso sconsolata. Fermo il video, se ne vedo ancora solo un secondo scoppierei a piangere e non ho voglia di spiegarne il motivo a Thomas che è rimasto lì accanto per tutto il tempo.

Aprii lentamente gli occhi e percepii una lacrima ferma nell’angolo che scivolò subito dopo lungo lo zigomo. Capii subito di trovarmi nella “nostra” stanza. La porta era chiusa e Newt era seduto su una sedia accanto al letto. Mi accarezzava il palmo della mano con delicatezza. – Come stai? I flash back si sono fatti sempre più frequenti…- disse preoccupato. Mi misi seduta cercando di sembrare il più tranquilla possibile. Ciò che avevo appena visto mi aveva aperto una ferita profonda nel cuore e sentivo un peso enorme allo stomaco. Istintivamente abbassai la testa per fuggire ai suoi occhi che ancora mi facevano leggere le sue emozioni ed in quel momento vedevo solo la disperazione di quel gesto estremo che aveva fatto tempo prima. Mi prese il viso fra le mani e mi costrinse ad alzare lo sguardo nei suoi occhi – Non sai quanta paura mi hai fatto quando ti ho vista, inerme, fra le braccia di Zart che correva verso di noi urlando che non respiravi- fece una pausa – Sono andato nel panico e ho pensato soltanto una cosa: se morivi tu, io non avevo più nulla che mi tenesse legato a questo mondo…- sbarrai gli occhi terrorizzata, l’immagine di lui che si lasciava cadere nel vuoto si impossessò della mia mente. – Poi quando sei svenuta poco fa qui sotto… mi preoccupa questa situazione. – però io lo ascoltavo per modo di dire. Ero troppo presa dai ricordi… - Mi dispiace! – dissi con le lacrime che scendevano incontrollate. Newt mi abbracciò allarmato – Oddio, Lane non fare così… Troveremo una soluzione, troveremo un’uscita, faremo qualunque cosa ma ti prego non piangere… mi distrugge vederti così-Feci un respiro profondo cercando di controllarmi. Le sue braccia mi circondavano le spalle e con le mani faceva dei cerchi delicati sulla mia schiena.
 – Cosa hai visto di così brutto che ti ha fatto questa reazione? - domandò dopo alcuni minuti. Presi il coraggio, dovevo farlo, glielo dovevo! Tutto quello che aveva fatto per me… io non avevo fatto nulla! Non avevo nemmeno potuto impedire che tentasse il suicidio. Come potevo dire di amarlo? Presi una lunga boccata d’aria poi sussurrai – È tutta colpa mia- abbassai il capo sconsolata. Newt sembrava non capire e non potevo biasimarlo. Presi un altro respiro e mi costrinsi a parlare – Tu sei qui per colpa mia… Dovevano mandare me nella Radura ma tu li hai convinti a fare cambio e ti hanno spedito qui…- lo vidi rimanere immobile, impassibile – Quando ho saputo cosa avevi fatto, ho cercato di impedirlo ma non ho fatto abbastanza in fretta… io… mi dispiace…- mi alzai dal letto, cercando di allontanarmi da lui. Sapevo, ne ero certa, che mi avrebbe odiata. – Quando poi ho visto cosa hai fatto nel Labirinto… mi sono sentita responsabile! Se avessi corso più in fretta, se avessi indagato maggiormente, ti avrei impedito di prendere il mio posto. È colpa mia, scusami Newt! - mi avvicinai alla porta, misi una mano sulla maniglia e la abbassai. Sarei uscita da quella stanza e sarei sparita nella zona paludosa dove mi aveva trovato poco prima Zart. Non volevo che Newt fosse costretto a vedere l'artefice del suo misero destino tutto il tempo. Stavo per aprire la porta ma la sua voce mi fermò – Lo rifare, anche subito, se significasse salvare la ragazza che amo! - esclamò secco. Mi voltai per guardarlo negli occhi e vi ci lessi soltanto sicurezza. Sicurezza nelle parole che aveva appena pronunciato. In pochi istanti annullò la distanza fra noi e mi baciò, mentre io rimanevo immobile, esterrefatta dalle sue parole. Quando si staccò dalle mie labbra sfiorò il mio zigomo col suo pollice – Quel che è fatto, è fatto. Pensiamo al presente! - questa volta fui io a non potermi trattenere e gli cinsi il collo con le braccia lasciando che le nostre lingue si intrecciassero. Fummo subito colpiti dal desiderio. Cominciammo a spogliarci a vicenda mentre le nostre mani esploravano, frenetiche, i rispettivi corpi. In pochi secondi ci ritrovammo fra le lenzuola a rotolarci e amarci come se una passione, rimasta sepolta per centinaia di anni, ci animasse e accendesse un fuoco nelle nostre anime.
   
 
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