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Autore: LeaDarco    06/02/2018    5 recensioni
CAPITOLO 10: La Fortezza Oscura - Parte 3 (compagni: Xigbar, Saïx & Axel)
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Missing Moments su come è nata la ribellione di Marluxia e della sua vita all'interno dell'Organizzazione XIII: ogni capitolo racconterà le missioni del numero XI insieme a un compagno, analizzando il suo rapporto con gli altri membri dell'Organizzazione (in particolare con Larxene)
Genere: Dark, Drammatico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Larxene, Marluxia, Organizzazione XIII
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza | Contesto: Kingdom Hearts, KH Chain of Memories
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Marluxia contro Peter Pan
Neverland pt.2

(Compagno: Larxene)

 

L’odore pungente dell’ozono, l’aria sempre più elettrostatica. Larxene puntava l’accampamento, come una leonessa nella steppa, pronta ad attaccare al momento giusto.

Marluxia non si sarebbe intromesso. Era curioso di scoprire le capacità della ragazza (e la sua nomea di Ninfa Selvaggia).

«Distruggiamo il villaggio» aveva suggerito una volta fuori dalla nave. «E il ragazzo volante uscirà fuori».

Lei si sarebbe occupata di scatenare il panico. Lui di eliminare Peter Pan. Niente di più di facile.

Una saettà fluì dal braccio di Larxene. I coltelli, chiamati a raccolta, vibravano nervosamente tra le sue dita. Poi un lampo, una luce accecante, brillò sull’Isola che non c’è.

Il primo fulmine che si abbatté sul villaggio non lo vide nessuno, neanche Marluxia. Subito dopo seguì un boato assordante e il totem scoppiò in mille schegge infuocate che sfrecciarono come proiettili.

Le urla furono soffocate da una seconda saetta che bruciò altre tende. Marluxia intravide la sua compagna tra le fiamme, perfettamente a suo agio in mezzo a quell’inferno.

Una colonna di fumo densa e grigia si alzò dall’accampamento. Marluxia studiò il cielo fino all’orizzonte, ma di Peter Pan nessuna traccia; solo il tramonto ricambiò il suo sguardo, mentre moriva in mare, rosso come il fuoco che bruciava intorno a lui.

Gli ricordò Agrabah, la sua prima missione: non fosse stato per Axel e i suoi chakram, sarebbe morto carbonizzato.

Già, Axel… lui e il suo amico Saïx godevano di una posizione fortunata all’interno della gerarchia. La zona grigia, come la definiva Marluxia: a metà tra fondatori e nuove leve. Una posizione strategica di cui erano consapevoli, soprattutto Saïx.

Ma perché rimarcare continuamente la loro ubicazione?

Scoprire i misteri del cuore era l’obiettivo principale dell’Organizzazione, una missione che davvero li univa tutti sotto un’unica bandiera?

No, pensò Marluxia. Perdiamo il cuore ma non la nostra natura miserabile e opportunista. Questa è l’unica verità.

«E ognuno di loro striscia disperatamente verso un secondo scopo».

Allora guardò Larxene, totalmente assorta nella sua euforia distruttiva, e si chiese quale fosse il vero obiettivo della sua compagna… difficile da dire, ma per un attimo gli piacque credere che fosse davvero così, come appariva in quel momento: un cane sciolto pronto a eliminare tutto.

Qualcosa però attirò la sua attenzione, una piccola sagoma che scappava tra le fiamme.

Marluxia si avvicinò e una ventata di petali di rose spense una parte dell’incendio.

Non si era sbagliato. Una ragazza, di sì e no quattordici anni, si gettò a terra tossendo violentemente.

«Chi sei?».

Ma aveva inalato troppo fumo per riuscire a rispondere.

«Che diavolo succede?» domandò Larxene, offesa dall’intervento del suo compagno.

«Credo che così possa bastare» tagliò corto Marluxia, poi si piegò sulle ginocchia e con l’indice sollevò delicatamente il mento della ragazza.

«Come ti chiami?».

Silenzio.

Marluxia pensò che da un momento all’altro sarebbe scoppiata a piangere, poi sembrò farsi coraggio e balbettò il suo nome.

«Giglio Tigrato?» ripeté Larxene con una risata. «Che razza di nome è?».

Marluxia le fece cenno di smettere, poi guardò la ragazza. «Dimmi, Giglio Tigrato. Dove trovo Peter Pan?».

Silenzio.

Alcune saette tremarono dalle mani di Larxene. «Allora?» tuonò.

In un attimo gli occhi di Giglio Tigrato brillarono di una nuova luce. Marluxia si accorse che la ragazza guardava il cielo e non più loro; lentamente un sorriso le si disegnava sul viso.

«Peter… ».

Marluxia si voltò e vide una sagoma nera ferma al centro del cielo: il re dei bimbi sperduti, il custode dell’Isola che non c’è troneggiava sopra di lui a braccia incrociate.

«Eccoti qua… » disse con un ghigno.

 

Peter Pan scese lentamente, illuminato dagli ultimi raggi del sole. «Siete stati voi a ferire Tootles?».

«Sono stata io» rispose Larxene alzando la mano come una scolaretta.

«E siete stati voi a far scoppiare quest’incendio?».

Larxene sorrise. «Sempre io» .

Peter Pan sguainò la sua arma, una piccola spada in acciaio con guardia a tazza, stretta e molto appuntita. «Allora è con te devo fare i conti».

Non fece in tempo a finire la frase che si trovò la falce di Marluxia a pochi centimetri dal naso.

«Eh no» fece il numero XI. «È con me che te la devi vedere».

Peter Pan indietreggiò con un salto ma Marluxia fu subito sopra di lui: strinse con forza l’elsa della sua Dalia e calò un fendente sul ragazzo che fermò il colpo con la spada.

Per essere così piccolo, aveva una forza immensa.

Peter Pan scivolò via e volò indietro. Marluxia lo vede scomparire tra le fiamme, quasi a prendere la rincorsa, poi piombò a tutta velocità su di lui.

Prima stoccata, seconda stoccata, terza stoccata.

Marluxia schivò con facilità tutti e tre i colpi; calcolò il tempo d’attacco, e prima della quarta stoccata riuscì ad afferrarlo per il collo. «Adesso basta».

Afferrò la Dalia, pronto al colpo di grazia, quando una sottile polvere dorata cadde sopra i suoi occhi.   

«Trilli!» esclamò Peter con un sorriso, poi approfittò del momento per liberarsi dalla presa e tirare un calcio a Marluxia.

Il numero XI scoppiò in un’esplosione d’ira e una bufera di rose si scatenò nell’accampamento. Le poche fiamme ancora vive morirono in pochi secondi, spegnendosi in un unico sospiro. Peter Pan provò a volare via, ma una colonna di vento lo schiacciò per terra.

Poi Marluxia calò la sua Dalia e questa volta l’agilità di Peter non lo prese alla sprovvista. Lo vide rotolarsi verso di lui con un movimento innaturale e… indicando qualcuno? L’acciaio della sua falce però fu più veloce e riuscì a ferirlo a una caviglia.

Marluxia sorrise. «Può bastare» si limitò a dire. Sollevò la mano e placò la tempesta.

«Come?» domandò Peter fermandosi. Galleggiava in aria con il fiatone. «Tutto qui?».

Marluxia gli indicò la gamba con la falce e in quel momento il re dei bimbi sperduti si accorse del sangue che gli fluiva dalla caviglia; una ferita superficiale, sembrò pensare, ma quando tutto gli fu chiaro, il numero XI lo guardò soddisfatto.

«Veleno!» esclamò Peter.

«Una mia creazione» rispose Marluxia. «Un liquido creato dalla coniina che si trova nelle cicute. Vedi, la conina agisce sui collegamenti nervosi, paralizzando uno a uno i tuoi muscoli. In parole povere, tra poco non volerai più in giro come prima».

Lo sguardo di Peter era indecifrabile.

«Qui dentro c’è l’antidoto del veleno» continuò Marluxia tirando fuori dal cappotto una boccetta di vetro. «Se farai il bravo e mi darai quello che voglio, forse potrai salvarti».

Peter trattenne una risata e lanciò un fischio lungo e stridulo. «Credi davvero che mi spaventi morire?».

Dai cespugli balzò fuori il ragazzo con le creste rosse. «Sei così preso dai tuoi fiori che non ti accorgi mai di niente eh» commentò con ironia. «Non lo ha detto anche la tua amica?».

Fu allora che Marluxia si accorse della piccola cerbottana che aveva in mano.

Si voltò di scatto e vide Larxene svenuta a terra: un piccolo dardo le aveva trapassato il cappotto, infilzandosi nel braccio. Si accostò a  lei e le toccò il polso per sentire il battito del cuore: un gesto così spontaneo quanto inutile.

«Cosa le avete fatto?» domandò sollevandola da terra.

«Come direbbe il tuo amico Uncino» disse Peter. «Ora siamo sulla stessa barca»

 

 

   
 
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