Nota iniziale: Anche questa storia è stata revisionata, perché era vecchia e non mi convinceva più come l'avevo scritta.
 

La palla cadde nuovamente a terra, mentre il libero si buttava a terra per cercare di prenderla.

"Dannazione" sbuffò frustrato.

"Mi dispiace, Noya!" si scusò prontamente Asahi Asumane.

Nishinoya, guardando l'espressione sconfortata dell'asso della squadra, si alzò e gli puntò un dito contro, aggredendolo verbalmente "Non ci provare, Asahi! Non è stata colpa tua! Non temere: la prossima la prenderò di sicuro!".

Asumane non poteva fare a meno di essere preoccupato per lui, dato che Nishinoya Yuu aveva il vizio di essere spericolato e di lanciarsi per terra in ogni partita, procurandosi sempre parecchi lividi. Sapeva che lo faceva perché era il suo compito di libero salvare la palla, però avrebbe preferito che facesse più attenzione a se stesso e non lo facesse stare così in ansia.

La battuta arrivò dal lato degli avversari e venne intercettata da Daichi, che la passò a Kageyama. L'Asso della Karasuno urlò all'alzatore "Alzala a me!".

Noya ghignò, fiducioso nel suo Asso. Kageyama fece come detto e gliela alzò. Asahi fece una schiacciata poderosa, ma uno dei giocatori della squadra avversaria lo murò e la palla rischiò di cadere alle spalle dei corvi. Per fortuna la divinità guardiana della Karasuno la intercettò con il suo celebre Rolling Thunder e la palla fu lanciata a Tanaka che gli urlò "Grande, bro!!".

Yuu sorrise e, mentre tutti applaudirono la sua mossa strepitosa e i suoi compagni di squadra urlavano entusiasti, Asahi si concesse un secondo per ammirare il sorriso più luminoso che avesse mai visto.

***

Finita la partita, vinta dal Karasuno 2 a 1, il ragazzone dai capelli lunghi aveva portato il piccolo libero in infermeria e lo stava aiutando a disinfettare i lividi. Nishinoya cercava di trattenere i gemiti, causati dal bruciore che gli procurava il disinfettante, ma Asumane se ne era reso conto e quindi balbettava scuse al libero, che gli urlava contro smetterla di scusarsi. Ovviamente non lo faceva con cattiveria. Lo faceva perché non vi era alcun bisogno che Asahi si scusasse.

"Dopotutto, grazie a me abbiamo vinto e continueremo a vincere!" si indicò sorridendo da sbruffone. L'altro sbuffò e finì di medicarlo "Smettila di dire sciocchezze, Noya".

Il ragazzo amava quando lo chiamava così, solo lui sapeva far risaltare quel nomignolo, esattamente come risaltava in campo.

Perché lui era l'Asso e come tale brillava durante una partita, ma lui riusciva a splendere anche fuori dal campo.

Scuotendosi da quei pensieri, si alzò dal lettino dell'infermeria su cui si era seduto, ma, sentendo un'improvvisa fitta al ginocchio, si fece scappare un mugugno. Sentendolo, Asahi si girò verso Yuu, dopo aver finito di sistemare al loro posto gli oggetti usati nella cassetta del pronto soccorso, e lo aiutò a risedersi.

"Perché mi hai fat-" non riuscì a finire la frase che si ritrovò spiazzato da un bacio dell'Asso sul ginocchio che gli faceva male. "Grazie di esserci, Noya". 

In un primo momento, il libero rimase perplesso e sorprendentemente arrossì. Asahi non l'aveva mai visto in imbarazzo, dato il suo carattere esuberante e la grande fiducia che aveva in sé stesso. Lo trovò sinceramente adorabile. Yuu gli poggiò le mani sulle spalle e scuotendolo per bene gli disse, sempre con il suo splendido sorriso sulle labbra "Ti guarderò sempre le spalle, Asso!".

I due si abbracciarono stretti, scambiandosi un dolce bacio pieno del loro amore e della loro reciproca fiducia.
 

Angolo dell'autrice