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Autore: R3d_    06/02/2018    2 recensioni
Ciao a tutti, questa è la mia prima storia su questa bellissima saga, questa è una mia personale versione dell'ultimo libro. Come nel libro Sofia e gli altri draconiani cercheranno di fermare Nidhoggr ormai libero dal sigillo di Thuban e pronto a portare il mondo intero sotto il suo dominio ma alcune cose andranno diversamente. Spero possa piacervi, buona lettura.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fabio, Nidafjoll, Nidhoggr, Sofia, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Professore, cosa significa che entro questa sera Nidhoggr potrebbe tornare?- Chiese Lidja, preoccupata dalle parole di Schlafen.
-Significa che dobbiamo tornare subito a casa.- Rispose lui. Il gruppo non perse tempo e poco dopo furono tutti sull'autobus che li avrebbe riportati ad Ancona, da lì avrebbero preso il treno di ritorno.
-Georg, potresti spiegarci cosa volevi dire prima? Veramente Nidhoggr…-
-Si Fabio. -Lo interruppe il professore. -Se non ci sbrighiamo useranno il frutto per rompere il sigillo di Thuban.- I draconian trasalirono.
“E’ colpa mia.” Pensò Sofia mentre le tornava in mente il momento in cui si era lasciata sfuggire Ofnir col frutto.
-Ma com’è possibile che il frutto possa liberare Nidhoggr?- Chiese Karl. Il professore non tardò a rispondere.
-Il sigillo ormai è debole e se esposto bruscamente ad un potere simile a quello che lo ha generato si spezzerebbe, il frutto che abbiamo perso appartiene a Thuban quindi è lo strumento perfetto per rompere il sigillo.- La spiegazione del professore lasciò i presenti senza parole. Il resto del viaggio di ritorno fu immerso nel totale silenzio.

Appena scesi dal treno il sole stava ormai tramontano, si diressero immediatamente verso la villa e scesero nel dangeon e in pochi minuti furono davanti al sottomarino. Poco dopo il mezzo fu in acqua, il professore spinse al massimo i motori e raggiunsero in poco tempo la bolla d’aria in cui si trovava il sigillo.
Schlafen lasciò la postazione di comando per decidere chi sarebbe andato, essendoci solo due scafandri non sarebbero potute andare più di due persone.
-Allora, andranno Lidja e…- Sofia non lo lasciò continuare.
-Io.- Disse con decisione. Il primo a risponderle fu Fabio.
-Neanche per sogno.-
-Sofia, sei ferita.- Fu la risposta del professore.
-Sto bene, non è niente di grave. Devo andarci, è colpa mia se abbiamo perso il frutto oggi.- Spiegò guardando il prof dritto negli occhi. Georg si ritrovò a pensare a quanto fosse cresciuta dal giorno in cui l’aveva presa con sé.
-Ve bene, ma stai attenta, mi raccomando.- Rispose alla fine, probabilmente non sarebbe riuscito a impedirle di andare là sotto.
Sofia sorrise e andò ad infilarsi lo scafandro. Mentre si preparava lanciò un’occhiata a Fabio, si vedeva lontano un kilometro che era ancora contrario a lasciarla andare. In pochi minuti Lidja e Sofia furono pronte e si avvicinarono al portello inferiore per immergersi.
Fabio guardò la rossa immergersi. “fa attenzione.” Si ritrovò a pensare.
La due ragazze, trascinate dal peso degli scafandri, arrivarono sul fondale in pochi secondi. Appena toccato il fondo si mossero verso la bolla d’aria, ne attraversarono il confine e furono dentro. La prima a parlare fu Lidja.
-Ok, togliamoci questi cosi è andiamo.- Si tolsero velocemente gli scafandri e si diressero verso il piccolo tempio costruito da Lung millenni fa. Sofia si sentiva nervosa quindi decise di conversare per rilassarsi un po'.
-Ti ricordi la prima volta che siamo venute qui?- Chiese all’amica.
-Già, quando ancora eri una fifona.- Rispose lei prendendola in giro. Sofia arrossì leggermente e Lidja ridacchiò.
-Beh neanche tu mi sei sembrata molto coraggiosa quando a Benevento sono spuntati fuori quei serpenti.-
Questa volta toccò a Lidja arrossire e il fatto che Sofia avesse la risposta pronta la sorprese. L’altra rise allo stupore dell’amica. Continuarono il tragitto verso il tempio, quando arrivarono non trovarono nessuno.
Decisero di aspettare in un punto riparato, passarono solo pochi minuti prima che un uomo accompagnato da un androide a forma di viverna si presentassero lì. Le due guardarono il robot e capirono subito che quel corpo metallico stava ospitando la coscienza di Nidhoggr, sentivano un’aura di malvagità e crudeltà che si diffondeva proprio da quell’essere. Lidja e Sofia uscirono subito dal loro nascondiglio. La rossa lanciò delle liane verso Ofnir, cercando di sottrargli il frutto, il tentativo non andò a buon fine. Le fauci della viverna si chiusero sulle piante, bloccando la loro corsa.
-Immaginavo che vi avrei trovato qui, ma non potete fare più niente per fermarmi.- Disse Nidhoggr sputando le liane.
-Invece si, basterà toglierti il frutto.- Rispose Lidja mentre faceva levitare alcune rocce. Le scagliò immediatamente contro Ofnir ma la viverna lo difese ancora, spiegò le ali e con gli artigli e i denti distrusse le rocce. Nidhoggr si rivolse al suo servitore.
-Muoviti e vai a liberarmi!- Ofnir non tardò a rispondere.
-Subito mio Signore.- L’uomo si diresse subito verso il tempio. Sofia lo seguì, decisa a impedirgli di liberare Nidhoggr. Quest’ultimo le si gettò addosso per bloccarla ma un’enorme roccia gli cadde sopra, schiacciandolo a terra.
-Tu va, lo tengo impegnato io!- Sofia fece un segno di ringraziamento a Lidja e riprese ad inseguire Ofnir. Dopo qualche secondo la roccia esplose e Nidhoggr ne uscì infuriato.
-RASTABAN! Vuoi che ti ammazzi un’altra volta?!- Urlò la viverna prima di lanciarsi contro la ragazza.
 
Ofnir entrò nel tempio e si diresse verso la roccia su cui era impresso il sigillo di Thuban, si inginocchiò davanti ad essa e prese il frutto. Guardò il sigillo e sorrise.
-La tua prigionia sta per finire mio Signore.- Sussurrò alzando il braccio. In quel momento Sofia entrò.
I due rimasero a guardarsi per alcuni secondi. Tutto accadde velocemente: la ragazza scattò verso di lui mentre abbassava il braccio per infrangere il frutto sulla roccia, si gettò in avanti mentre la sfera era sempre più vicina al sigillo. Finalmente riuscì a prenderla ma era troppo tardi, nello stesso istante in cui riuscì ad afferrarlo, il frutto impattò sulla roccia. Ci fu una luce accecante che costrinse Sofia a chiudere gli occhi, poi sentì una specie di liquido denso e viscido bagnarle il braccio, in fine il buio.
 
Fuori da tempio Nidhoggr continuava a gettarsi contro Lidja per azzannarla ma la ragazza si difendeva lanciandogli contro rocce con la telecinesi. Improvvisamente il tempio esplose e un Gayser di sangue nero eruttò da esso. L’esplosione creò un’onda d’urto che sbalzò via Lidja, facendola volare contro una roccia lì vicino. Intanto i resti del tempio vennero circondati da un anello di fiamme nere. Lidja si rialzò, tenedosi la testa dolorante.
Dalle fiamme si alzò l’imponente figura di una viverna, Lidja guardò la scena con gli occhi sbarrati mentre il terrore più totale la paralizzava completamente. Sentì le gambe deboli, tanta era paura che provava in quel momento. Cadde a terra, tremando come una foglia mentre osservava Nidhoggr ormai libero.
La viverna ruggì. Lidja si portò le mani sopra le orecchie, non volendo sentire quel verso terrificante.
In quel momento si accorse che mancava qualcuno.
-Sofia… Dov’è Sofia?!- Nidhoggr parve sentirla.
-Se cerchi Thuban non ho idea di dove sia ma spero vivamente che sia sopravvissuto, voglio essere io a porre fine alla sua vita.-
Abbassò lo sguardo verso il basso, vide il suo servo guardarlo, trattenendo a stento la gioia che provava nel vedere il suo padrone di nuovo libero.
-Ofnir.- Lo chiamò. -Devo ringraziarti, in tutti questi anni hai continuato a servirmi con devozione e adesso che sono libero sarai ricompensato per la tua lealtà. E’ un dono non ho mai concesso a nessun umano, non farmene pentire.- Detto questo abbassò un artiglio verso di lui e gli squarciò il petto. Il sangue della viverna si mescolò a quello dell’uomo mentre quest’ultimo urlava di dolore. Dalla ferita uscì una sostanza metallica che si espanse sul corpo di Ofnir, coprendolo con un'armatura. Sulla schiena spuntarono due grandi ali di viverna. Lidja guardò la scena inorridita. Si alzò e corse, cercando di allontanarsi da quel mostro.
Nidhoggr la guardò e rise. -Corri quanto vuoi Rastaban, presto non ci sarà nessun luogo al mondo in cui potrete nascondevi!- Affermò continuando a ridere.
Lidja saltò, assumendo l’aspetto di Rastaban, e uscì dalla bolla, con le dimensioni di un drago non fu un problema sopportare la pressione dell’acqua a quella profondità. Nel tragitto verso la superficie usò i suoi poteri per afferrare il sottomarino in cui si trovavano gli altri i quali dovettero aggrapparsi alla prima cosa che trovarono per non venire sbalzati da una parte all’altra della cabina.
Appena Lidja fu fuori dall'acqua volò a tutta velocità verso la villa. Appena varcata la soglia della barriera Lidja atterrò. Dopo aver posato il sottomarino a terra riassunse la sue sembianze da umana e cadde in ginocchio, ansimante.
Il portello si aprì e il primo a uscirne fu Ewan.
-What the hell is going on!?- Chiese.
-Si può sapere che diavolo ti è saltato in mente!? E poi dov’è Sofia? - Prima che Lidja potesse rispondere alla domanda di Fabio un rumore proveniente dal lago fece voltare lo sguardo a tutti. Sembrava che fosse esploso qualcosa in acqua visti gli schizzi altissimi che si vedevano ma da essi videro uscire Nidhoggr che ruggì fragorosamente poi prese il volo e si diresse, a giudicare dalla direzione che aveva preso, verso villa Mondragone. Rimasero a guardare la viverna volare via senza dire una parola. Nidhoggr era tornato.
 
-Maledizione.- Imprecò, seduta sul letto di un appartamento che aveva affittato. Era tornato, riusciva sentire chiaramente la sua presenza. Quanto tempo ci sarebbe voluto prima che la trovasse? Un mese? Una settimana? Già immaginava I modi crudeli e sadici in cui avrebbe potuto ucciderla. Venne riscossa dai suoi pensieri quando improvvisamente sentì un’altra presenza familiare, era molto vicina. Si alzò e uscì fuori, seguendo la presenza si ritrovò in vicolo stretto tra due palazzi e la vide, era accasciata a terra in un angolo. Una specie di sostanza simile a catrame le imbrattava il braccio destro, la sostanza ricopriva anche l’oggetto ancora stretto in mano. Capì subito che quella sostanza era sangue rappreso e non ci voleva certo un genio a capire di chi era.
La osservò per alcuni secondi e in un moto di rancore pensò di lasciarla lì ma poi si fermò un attimo a riflettere, non ci avrebbe guadagnato nulla a lasciarla morire, anzi…
Sospirò e si avvicinò alla draconiana svenuta, la sollevò e ritornò all’appartamento.



Angolo dell'autore: E questo è il secondo capitolo, spero vi sia piaciuto. A presto.
flyman 
 
 
   
 
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