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Autore: sofcwrites    08/02/2018    0 recensioni
Tutto comincia con un sogno. Un sogno curioso, peculiare. Il viaggio verso l'introspezione e il subconscio di Alice sarà tortuoso, strano, illuminante.
Lei è solo una ragazza, ma, attraverso l'incontro con il suo alter ego, scoprirà molto di più riguardo a se stessa e al mondo che la circonda.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi trovavo in uno strano ambiente. C’era un lungo pavimento di legno, di cui non riuscii a vedere la fine. Gli oggetti che, in maniera casuale, componevano il cielo sembravano enormi, giganteschi ai miei minuti occhi. Guardandomi intorno, vedevo grandi lenzuoli bianco e rossi e mi chiedevo cosa fossero. Le proporzioni sembravano incorrette, sbagliate, così cercai di paragonare ciò che mi circondava con l’unico metro di misura che credevo di possedere: la mia mano. Il fallace tentativo fu stroncato da un fenomeno piuttosto curioso: non riuscivo a vedere proprio quel mio strumento, e nemmeno il resto del mio corpo.

Di lì a poco realizzai che non era la mano il problema, in quanto ne vidi una gigante approcciarsi verso quegli stessi lenzuoli che se ne stavano comodamente adagiati sul pavimento. La mano ne sollevo tre, i quali si presentavano retti, autoportanti. Improvvisamente, capii.

Erano carte da gioco ed io mi trovavo su un tavolo.
 


Quella notte potrebbe essere stata un ottimo modo di cominciare la giornata: un incubo riguardante un mazzo di carte.  A pensarci bene, Alice non avrebbe potuto desiderare altro se non aggiungere questo curioso sogno alla sua lista. Così, come le aveva consigliato il dottor Rossi, cominciò a scriverlo sul quadernino rosso che aveva sul comodino. Mentre era in preda ad una frenetica sessione di scrittura emotiva, così come il dottore adorava chiamarla, ignorò la chiamata della madre, che le aveva preparato la colazione, evento ancora più curioso del sogno e che di solito ne indicava il desiderio di comunicare qualcosa di sconvolgente, turbante o semplicemente importante alla figlia.

Nella realtà dei fatti, la sola comunicazione che sembrava avere era che, al lavoro, aveva incontrato una qualche celebrità di cui Alice ignorava l’esistenza e di cui aveva intenzione di continuare a fare. Dopo la deludente conversazione, decise che era arrivato il momento di recarsi a scuola per farsi indottrinare da quello che riteneva un sistema scolastico “fatto con i piedi” (nel senso che, metaforicamente, la sua mente veniva calpestata ogni giorno dai capi dell’istruzione con fatti e aneddoti inutili da memorizzare).

La scuola non era esattamente la sua attività preferita, ma questo non vuol dire che non fosse intelligente. Tutti possiedono un’intelligenza unica, diversa; deve solo essere scoperta. La sua intelligenza non era ancora stata scoperta, ma sapeva di possederne una.

Una volta terminata la scuola, dove altro non aveva fatto se non strofinare la grafite della matita sul foglio ruvido e concentrarsi sul suono che questa produceva, piuttosto che concentrarsi sull’arida lezione di storia, si infilò quindi in una nicchia nascosta all’occhio umano, dove consumò avidamente il pranzo. Non aveva tempo di pranzare a casa sua, che si trovava a circa quindici chilometri dalla scuola.

Il pasto appena inghiottito le aveva provocato un brontolio sospettabile, di cui il dottor Rossi si accorse subito:

-Ha mangiato un po’ di fretta, mi pare di capire

Si trovava ora presso il suo studio, dopo una breve attesa per il suo turno.

-Di cosa vuole parlare oggi, Alice?

Il primo pensiero che le si presentò fu proprio il peculiare sogno cui aveva assistito, più che vissuto, e di cui conservava alcune preoccupazioni. Estrasse il quadernino rosso dalla borsa e lo passò al dottore.

-Ecco, stanotte ho fatto un altro sogno. È stato… particolare. Ho paura che gli antidepressivi stiano interferendo di nuovo.

Il sopracciglio del dottor Rossi si arcuò in segno di perplessità, sentimento cui aveva imparato ad abituarsi quando parlava con quella ragazzina. Le sue dite cominciarono a scorrere le righe in sincronia con il movimento degli occhi. Sentì le pagine polverose e fredde, come fossero una manifestazione di ciò che quei sogni potevano diventare per Alice, la ragazzina spaventata ed indifesa qual era.

-Cosa hai provato per queste carte che descrivi nel sogno?

Alice sembrò rimuginare per qualche secondo, come se si dovesse sforzare per richiamare alla memoria quell’episodio, in realtà rimastole impresso. Quando rifletteva, le sue labbra formavano un arco inclinato, asimmetrico rispetto al resto del volto; le sue narici si gonfiavano leggermente, come se i suoi pensieri in realtà si richiudessero tutti lì; gli occhi sembravano rimpicciolirsi, ritrarsi, chiudersi.

-Facevo parte di loro, ma allo stesso tempo le ritenevo soltanto un mero mazzo di carte.

Alice padroneggiava un’incredibile abilità oratoria, qualità di cui non si era mai resa conto. La sua lingua si destreggiava nella composizione di parole chiare e limpide, ma allo stesso tempo sofisticate.

-Aspettiamo qualche giorno, poi potrò darti una diagnosi più completa.


Autore:
Lo so, una conclusione un po' frettolosa. So anche che c'è tanto (anzi, tantissimo) da migliorare, quindi mi piacerebbe lasciaste una critica costruttiva!
Questa storia mi è venuta in mente studiando un'opera molto famosa, cui mi sono libermante ispirata. Fatemi sapere se avete indovinato qual è e se dovrei continuare a scrivere la storia.
   
 
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