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Autore: jorgemysmile    08/02/2018    0 recensioni
[Cast Violetta]
Martina è una ragazza complicata, cresciuta in un orfanotrofio dall'età di dodici anni, quasi non ricorda più cosa significhi la parola affetto. Pochi mesi dopo aver compiuto il suo sedicesimo compleanno alle porte dell'orfanotrofio diretto dalla signora Carmen si presenteranno Cecilia e Alvaro Blanco, una coppia con l'intenzione di adottarla. Ma i fantasmi del passato torneranno a tormentarla molto presto, facendole rivivere uno dei suoi peggiori incubi, il nome di quell'orribile incubo? Alejandro Stoessel.
Tratto dalla storia:
"Martina, Martina adesso ascoltami. quando ti dico corri, tu ti devi alzare da qui e correre più forte che puoi, più lontano che puoi. Mi hai capito?" spesse lacrime rigano le mie guance mentre nego più volte con il capo. Non lo abbandonerò mai qui.
"N-non...non posso Jorge, io non posso. Non ce la faccio" un forte singhiozzo si libera nella mia gola, mentre il ragazzo che amo allunga a fatica la mano destra per potermi sfiorare la guancia con la punta delle dita.
"Non permetterò mai più che ti faccia del male, mi hai capito?" e lui non poteva immaginare di cosa in realtà fosse capace mio padre.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Fisso in silenzio Cecilia cercare le chiavi della porta di casa all'interno della sua borsetta in pelle chiara senza proferire una parola. Alvaro è alle nostre spalle, mentre regge goffamente entrambe le mie due valigie. Vorrei offrirgli una mano, ma ho paura che pensi che io non lo creda capace di reggerle entrambe. "Cara, ti potresti sbrigare? Queste valigie pesano!" si lamenta dopo un paio di minuti l'uomo, facendomi ridacchiare leggermente. "Ecco, ecco. Le ho trovate! Mannggia, si vanno sempre a ficcare in quella piccola tasca..." bobotta fra sè e sè Cecilia, ma non abbastanza piano da non essere sentita da noi due, che scoppiamo a ridere guardandola. Lei falsamente offesa inserisce le chiavi all'interno della serratura e apre finalmente la porta di casa. La vedo spingere con un po' più di forza il pomello della porta, che ovviamente si spalanca del tutto, finendo per sbattere contro il muro. Sbircio curiosa l'interno della casa, senza però varcare la soglia. "Forza Tini, entra pure" annuisco lentamente, facendo un passo all'interno della casa. Il pavimento è interamente in parquet e, alla mia sinistra, sedute sulle scale, noto due figure. Una femminile e una maschile. Devono per forza essere loro: i figli di Alvaro e Cecilia. Ero talmente emozionata durante il tragitto che non ho nemmeno pensato a cosa poter dire una volta che li avrei avuti davanti. Vedo entrambi voltare il capo verso la nostra direzione ed io, quasi di riflesso, abbasso lo sguardo sulla punta delle mie scarpe. Li sento percorrere i pochi scalini che li separavano dal pavimento della stanza che, a quanto ho potuto notare, deve essere il salone principale, per poterci raggiungere. "Jorge, Lodo, lei è Martina" sento Cecilia presentarmi ai due, forse ha notato che io non sono intenzionata a proferire parola. Alzo di poco lo sguardo sulla figura femminile davanti a me, di cui fino a questo momento ho potuto ammirare solo le ballerine e rimango in silenzio. "Ahh, che bello conoscerti! Non vedevo l'ora! Io sono Lodovica, ma tu puoi chiamarmi Lodo" tiro un piccolo sorriso nella sua direzione, guardando solo per una manciata di secondi il suo viso. E' davvero una ragazza carina. Ha il viso piuttosto ovale e degli occhi marroni, lievemente truccati. I suoi capelli sono piuttosto scuri, non so se siano neri o castano scuro, dal momento che l'ho guardata per troppo poco tempo per poterlo capire. Una cosa di cui sono sicura è che è piuttosto bassa e che indossa un vestitino blu con dei pois bianchi piuttosto sgargiante. "Tini..." sussurro mordendomi il labbro inferiore con i denti. Se continuo di questo passo oggi finirò per romperlo. Non so se voglio davvero voltare lo sguardo verso il ragazzo alla sua sinistra, ma in un certo senso credo di esserne obbligata. "Mamma aveva ragione, sei davvero bellissima" all'affermazione della castana arrossisco inevitabilmente, iniziando a torturare le mie unghie. Non credo di essere affatto bellissima, dal momento che esistono molte altre ragazze meglio di me, Lodovica compresa. "Ah, smettila idiota! La stai mettendo in imbarazzo!" una voce roca e bellissima e, vorrei sottolineare bellissima, invade le mie orecchie. Non ho il coraggio di alzare lo sguardo e sì, sono una codarda. Guardare qualcuno negli occhi non ha mai ucciso nessuno Martina, forza! mi urla la mia vocina interiore "Io comunque sono Jorge, il fratello maggiore" a quelle parole prendo un po' di coraggio e alzo del tutto il viso, puntando il mio sguardo in quello del ragazzo sconosciuto. Quando vedo i suoi occhi, il mio respiro si blocca nei miei polmini e uno strano senso di calore nel petto mi stordisce; sono...Sono così dannatamente verdi e limpidi che mi ci potrei specchiare dentro. Abbasso immediatamente lo sguardo, diventando ancora più rossa, mentre il mio cuore quasi esce dalla mia cassa toracica. Vedo una mano allungarsi davanti ai miei occhi, all'indice porta un anello in metallo chiaro e si può chiaramente capire che è di Jorge. Alzo di nuovo lo sguardo esitante, non voglio fare brutta figura con loro e sembrare un bambina capricciosa. Con la mano tremolante tocco la sua, gli lascio giusto il tempo di stringermela per qualche secondo e poi la ritraggo subito, deglutendo a vuoto e con il cuore a mille. Non è successo niente Martina, non è succeso niente. Ripeto a me stessa, cercando di calmare il mio battito cardiaco troppo accellerato. E' così dannatamente difficile fingere che sia tutto normale per me...è davvero complicato fingere di sorridere mentre la persona davanti a te ti fissa con aria stranita per i tuoi modi di fare del tutto innaturali... "Jorge si è offerto di mostrarti la casa e la tua nuova stanza Tini, spero non ti dispiaccia" mi dice Alvaro, evidentemente per smorzare un po' la tensione che stavo provando. Gli sguardi di tutti i presenti sono puntati addosso a me e sinceramente in questo momento vorrei solo diventare invisibile. "Posso farti una domanda?" mi chiede Lodovica quando i loro genitori ci lasciano soli nella stanza. Il mio cuore perde un piccolo battito in quell'istante, forse non le sto simpatica o non si fida di me. "Oh-io...certo che sì" dico, mentre sento lo sguardo di Jorge bruciarmi addosso. Credo che da quando ho messo piede in questa casa mi abbia fatto mille radiografie e conosca ogni minimo dettaglio dei miei vestiti. Lodovica invece è molto più pacata e non si mette a fissarmi per attimi che pargono infiniti. "Perchè Tini?" tiro un sospiro di sollievo e sbuffo un sorriso, era solo questo che voleva chiedermi, allora. Rilasso leggermente i muscoli mentre gratto con le unghie le pellicine della mano sinistra. "Era il nome con cui usava chiamarmi la mia mamma... solo le persone a cui voglio bene o che comunque hanno un forte legame con me mi chiamano in quel modo" dico, tirando un piccolo sorriso al ricordo di mia madre. "Ohw...mi dispiace, non pensavo che-" Lodovica sembra pensare che mi sia intristita parlando di mia madre, ma in realtà non è così. Mi fa stare bene pensare a lei. "Lodo ha il brutto vizio di impicciarsi degli affari degli altri" dice Jorge intervenendo. Io tiro un altro piccolo sorriso osservando la faccia sbigottita di Lodovica. "Non mi ha dato fastidio. Era da molto che nessuno me lo chiedeva" sorrido genuinamente facendo sorridere anche lei, che tira un piccolo buffetto sulla spalla del fratello. "Credo proprio che io e te diventeremo grandi, grandi amiche" ridacchio a quell'affermazione, guardando un punto impreciso dietro la sua figura. "Il tuo sorriso è qualcosa di meraviglioso" sento dire alle mie spalle quando Lodovica mi lascia, salendo su lungo le scale. Riconduco immediatamente quella voce a quella di Jorge ed arrossisco. Non posso credere che un ragazzo bello come lui stia perdendo tempo a far complimenti a me. "ohw...g-grazie?" dico insicura, tirando subito dopo un piccolo sorrisino innocente. Non ho mai avuto un amico maschio, quindi in realtà non so come comportarmi o di cosa parlare. L'amicizia fra ragazze è molto, molto più semplice. "Ti faccio vedere la casa" dice allungando la mano verso di me, forse volendo toccare il mio gomito. Mi sposto di lato prima che lui possa anche solo sfiorarmi, guadagnandomi una piccola occhiata confusa. Cavolo, adesso penserà di aver fatto qualcosa di sbagliato. "Okay, allora...- dice, allungando leggermente l'ultima 'a'- questo come puoi vedere è il salotto" subito dopo la sua affermazione ridacchia, provocando in me la stessa reazione. Sembra davvero un ragazzo simpatico. "Questa la cucina..." sorride, facendo segno di seguirmi fino ad una grande stanza, che ospita appunto la cucina. Un grande isolotto in marmo bianco è posizionato al centro della stanza e i mobiletti sono tutti di un bellissimo tono grigio. "La lavanderia" dice, aprendo una piccola porticina al lato destro della cucina che quasi non avevo notato. "Adesso ti porto a vedere il piano di sopra" mi sorride, regalandomi una di quelle splendide visioni che vedi una volta nella vita. "Oh...da qui si esce per andare nelgiardino sul retro. Là in fondo si trova la piscina" dice quando ripassiamo per il salotto, alla nostra destra una grande porta finestra che da su un girdino altrettanto grande. Per fortuna pensavo ci fosse solo il giardino anteriore... con una piscina poi! "Prima le signore" dice con un enorme sorriso quando arriviamo al primo gradino delle scale. Distende il braccio e fa un piccolo inchino, facendomi ridere leggermente. "Questa è la camera di Lodo, con Lodo dentro." ironizza, spalancando la porta della camera della sorella senza preavviso. Questa salta immediatamente sul letto e toglie le cuffie dalle orecchie, roteando gli occhi al cielo. "Non ti hanno insegnato a bussare, per caso, fratellino?" il suo finto, e voluto, sorrisetto mi fa ridacchiare, facendo sì che Jorge torni a fissarmi con quella sua espressione strana e persa. "No, sorellina. Per fortuna Diego non era qui, no?" vedo la faccia di Lodovica diventare rosso fuoco, al che Jorge quindi la porta soddisfatto e mi indica con la testa la porta accanto, sul fondo del corridoio. "Questa è la stanza dei nostri genitori" rimango leggermente spiazzata a quel 'nostri', poichè non ho ancora elaborato a pieno che Cecilia e Alvaro adesso sono i miei genitori. Non so se Jorge lo abbia detto appositamente o è stato solo un malinteso. "Ora, non fare caso al disordine e copriti gli occhi" ridacchia lui, andando verso la porta al lato opposto del corridoio. Apre la porta entrando per primo, lo vedo grattarsi il retro della nuca imbarazzato mentre varco la soglia della stanza. La camera ha le pareti dipinte di blu e svariate mensole sulla parete sinistra. Sono poggiate varie foto incorniciate, non solo di lui e la sua famiglia ma nache di moto, trofei e medaglie varie. Con la coda dell'occhio noto sul suo comodino un pacchetto di preservativi e invitabilmente mi mordo il labbro inferiore, pensando a quanto siano state fortunate le ragaze che hanno passato anche solo una notte con questo deo greco. Vengo subito distratta da quello che si trova a pochi centimetri da ciò che stavo fissando in precedenza e punto lo sguardo fisso su di essa. "Oh mio-" lo vedo voltare il capo e seguire il mio sguardo, forse non azzeccando ciò che stavo fissando, anche perchè lo vedo sbiancare di colpo e fiondarsi verso il suo comodino. "Cazzo-mi dispiace. Chissà cosa penserai ora di me" dice con uno strano tono di voce, buttando velocemente la scatola bli all'interno del cassettino del comò. "Non mi riferivo a quelli!" dico ridacchiando istintivamente, avvicinandomi al letto di Jorge per potergli indicare la chitarra. "Ho sempre sognato saperne suonare una. In compenso però all'orfanotrofio ho imparato a suonare il piano" lo vedo rilassarsi immeditamente e tornare al mio fianco, mantenendo comunque una leggera distanza. "Non è proprio la stessa cosa" ridacchia, facendo ridere anche me. "Ehy, guarda che lo so bene! Il piano è molto più difficile da suonare" lo vedo voltarsi verso di me con uno strano sorriso sulle labbra, un sorriso più ampio, più bello, più sincero e lo vedo allungare una mano verso la mia guancia. Mi mordo il labbro inferiore abbassando lo sguardo, la mia battaglia contro me stessa sta iniziando. La mia mente mi dice di arretrare, ma il mio cuore mi dice di restare ferma. Lì ferma a bearmi della sensazione della sua mano sul mio corpo. "Scusa-non so che mi è preso" dice di scatto quando io arretro di qualche passo, avendolo visto avvicinare il suo viso al mio. "E' meglio che ti mostri la tua stanza, così ti puoi iniziare a sistemare" si affretta a dire, questa volta tirando un sorriso forzato. "Mamma e papà hanno già iniziato a mettere qualcosa che ricordasse la tua vecchia stanza, ma dalle foto che ho visto, hanno fatto un pessimo lavoro" "Non è così male..." sussurro, iniziando a gironzolare per la stanza. Rispecchia molto di più i miei gusti di un paio di anni fa, l'unica cosa che forse cambierei è il colore delle pareti. Il rosa di cui sono tinteggiate è un po' troppo sgargiante e non mi rispecchia per niente. "Sappi che sei vuoi dar fuoco a questa stanza io sono il primo che ti darà una mano" scoppio a ridere alle sue parole, annuendo velocemente con il capo. "Ti prenderò in considerazione, allora" "Adesso ti lascio sola, avrai un sacco di cose da sistemare. Se dovessi aver bisogno di me sono nella mia stanza" annuisco lenmente, vorrei tanto potergli chiedere di restare ma non ho davvero le motivazioni per farlo. Così mi limito a lasciarlo uscire dalla mia nuova stanza, sognando come sarebbe stata la mia vita se avessi avuto lui al mio fianco molto tempo prima.
   
 
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