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Autore: Emmastory    10/02/2018    3 recensioni
Le Cronache di Aveiron si sono ormai concluse, ma cosa sarebbe successo se il destino avesse avuto piani completamente diversi per i nostri cari eroi, che senza saperlo si ritroveranno quindi a vivere situazioni e avventure tutte nuove? Scopritelo dando uno sguardo a quelli che ancora pochi conoscono come "Racconti perduti di Ascantha."
Attenzione: La seguente storia tiene solo parzialmente conto degli avvenimenti nella saga originale, e alcuni dei personaggi, quali Karon, Nola, Nora, Yuri e Millie non mi appartengono, essendo infatti proprietà dell'autrice "KaronMigarashi" che ha contribuito alla sua scrittura.
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I-racconti-perduti-di-Ascantha-mod
 
 
Karon-XMaddox
 
 
Capitolo II
 
La maga e il cavaliere
 
Karon Migarashi attraversò il portale senza alcuna fatica, e lo trovò strano dato che per lei usare la magia equivaleva a un costante affaticamento fisico. Lo richiuse con un gesto della mano destra mentre si guardava attorno, curiosa. Amava viaggiare per i vari mondi paralleli, c'era sempre qualcosa di nuovo da imparare. Quella volta però era solo in fuga. Una fitta al fianco destro la fece piegare in avanti, costringendola ad inginocchiarsi. In preda al dolore, guardò in basso e vide l'impugnatura del coltello fuoriuscire dalla sua carne. Il kimono bianco zuppo di sangue. Pallida e tremante, cadde a terra, con gli occhi viola rivolti verso il cielo azzurro e la leggera brezza che le scuoteva i lunghi capelli corvini. Sarebbe morta lì? "Che tu sia maledetto, fratello. Disse in sussurro, digrignando i denti mentre si sentiva scivolare nel sonno dell'incoscienza. Era una giornata tranquilla, e il giovane Maddox, ex Ladro di professione, camminava come sempre da solo sul selciato. Gli occhi di ghiaccio scrutavano l'orizzonte, e un'espressione accigliata dipinta in volto. D'improvviso, qualcosa, una macchia rossa in lontananza, attirò la sua attenzione. Spinto dalla curiosità, si avvicinò per controllare meglio, e fu allora che vide la ragazza stramazzare al suolo. Inutile dire che i suoi occhi, di un viola brillante e intenso, lo colpirono subito. "Ehi... Ehi, mi senti?" chiese, guardandola e sperando che riuscisse a risvegliarsi. Sorpresa o forse infastidita da quella voce, Karon ebbe soltanto la forza di alzare una mano insanguinata verso l'uomo, misteriosamente apparso davanti a lei. Non voleva morire. Un intero regno dipendeva da lei, e in fondo, sentiva di aver paura. Aveva paura di morire lì, in quel luogo sconosciuto. Gli occhi, sfocati dalle lacrime, non riuscivano a vedere bene chi fosse con lei con lei in quel momento, riuscendo soltanto a scorgere una sagoma oscura. "No, non dirmi che..." Disse lui, parlando con sè stesso. "Va bene, ascoltami. Muovi la mano se puoi sentirmi e sta ferma, capito? Sta ferma. Forse posso aiutarti." Pregò, in attesa di una qualunque risposta. Riuscendo a capire quello che lo sconosciuto le diceva, Karon battè a terra la mano, debolmente. Avrebbe tanto voluto vedere in faccia il suo soccorritore, ma continuava a vederci sfocato, e quando il bruciore al fianco sì intensificò, provo a parlare. "Sbrigati, dannazione..." Riuscì a dire soltanto, strascicando le lettere per la fatica. Sollevato da quella reazione, Maddox si inginocchiò accanto a lei, e afferrando il coltello, lo tenne ben stretto. "Sboccata, eh?" Pensò, sorridendo lievemente. Fu quindi questione di un attimo, e subito dopo, si concentrò di nuovo. "Va bene, al tre.  Uno. Due. Tre!" Disse, tirando con tutte le sue forze quell'arma fino ad estrarla dal corpo della giovane. Sembrava averne passate, tante, era messa male, e le servivano delle bende per fermare il sangue. Subito. Pronto all'azione, strappò parte della stoffa della sua camicia, e usandola come fasciatura, medicò la ferita. "Dì, va meglio ora?" le chiese poi, sinceramente preoccupato. Conoscendosi, sapeva di essere un ragazzo dal carattere freddo e distaccato, ma qualcosa, una sensazione sconosciuta e mai provata prima, l'aveva spinto ad agire per il bene di quella ragazza. Non sapeva perchè, ma era stato così. Ancora a terra, Karon quasi imprecò quando il coltello le venne estratto dal fianco, ma riuscì a trattenere. Dopo la fasciatura, il dolore diminuì a poco a poco, e anche la sua vista ne beneficiò. Due freddi occhi color del ghiaccio la fissavano preoccupati, e lei riuscì soltanto a trattenere il fiato. Sorpresa, sentì uno strano rimescolamento nello stomaco, che non aveva niente a che fare con la ferita. Sulle prime, decise di ignorarlo e non ci badò, alzando al contrario il braccio verso di lui. "Fammi alzare." Due semplici parole, che dalla sua bocca non uscirono come una richiesta, ma come un ordine. Il suo passato e la sua vita come principessa l'avevano addestrata al comando davanti a chiunque. Guardandola, Maddox si limitò ad annuire, e tendendole la mano, aspettò che l'afferrasse. Una volta fatto, la vide di nuovo in piedi, e un mezzo sorriso gli si dipinse in volto. "Maddox." Disse, presentandosi. "Karon." Rispose lei, presentandosi a sua volta con voce flebile ma sicura. "Grazie di avermi soccorsa, ma se stai cercando una ricompensa, mi dispiace per te, non ho nulla." Aggiunse poi, parlando in tono serio. Scivolando poi nel silenzio, lei sperò che il ragazzo riuscisse a credere alle sue parole. In fin dei conti non stava mentendo, ed era tutto vero. Con sè aveva solo sua katana, e pensandoci, sudò freddo, e un brivido le percorse la schiena. Preoccupata, la cercava con gli occhi e con lo sguardo, ma del lucente fodero e della particolare lama trasparente nessuna traccia. Ignorando del tutto Maddox, Karon mosse qualche passo cercando di camminare, ma le vertigini la colsero di sorpresa, facendola barcollare pericolosamente in avanti. Veloce, Maddox agì d'impulso, e in un attimo fu davanti a lei per impedirle di cadere. "Fa piano! La tua spada è qui, vedi?" Le disse, facendole notare che la sua arma giaceva in terra e che il dolore misto al pericolo di svenire le avevano impedito di notare. Rinfrancata da quelle parole, Karon sospirò di sollievo mentre si reggeva all'uomo con entrambe le mani. "Meno male! Per un attimo ho creduto di averla persa qui..." commentò, sollevata. Nel farlo, alzò gli occhi verso di lui e si bloccò all'istante, notando che erano dannatamente vicini. Guardandola, Maddox provò un leggero imbarazzo, e scostandosi, prese a camminarle accanto. "Vieni, ti porto al sicuro." Propose, parlando in tono serio. Incerta, Karon afferrò la sua katana, e chiudendo gli occhi,la fece sparire dentro il palmo della sua mano in uno sbuffo di nube rossastra. Per un attimo si preoccupò, non sapeva se quel mondo fosse avvezzo alla magia, nè ci aveva pensato. Stando a quanto ricordava, l'ultima volta che l'aveva usata in una terra straniera era quasi finita al rogo. "Al sicuro, eh?" Chiese, sospettosa ma troppo stanca per controbattere e trovare un'altra soluzione al suo problema. Sapeva di non poter evocare un portale per almeno qualche giorno, così, con calma, si ritrovò costretta a seguirlo camminandogli accanto. Fra un passo e l'altro, si teneva un fianco, sul viso un'espressione sofferente. "Stupido Koryu..." Borbottò, a denti stretti. "Già." Le rispose lui, rassicurandola. "Però dovrai fare attenzione, la Leader non accetta nuovi membri senza prima lottare." Spiegò poi, rivelandole quella sorta di segreto. "Ma aspetta, chi è Koryu?" non potè evitare di chiedere, incuriosito. "Lottare? Dovrò lottare?" chiese lei, stupita. Dove diavolo era finita? Che mondo bizzarro... Combattere per ottenere qualcosa non era certo un problema, ma non avrebbe potuto farlo in quelle condizioni. Silenziosa, si guardò il palmo della mano con cui teneva il fianco ferito. Sanguinava ancora, ma meno di prima. Odiava le complicazioni. La sua avrebbe dovuto essere una fuga strategica, e invece si era ritrovata nelle mani di uno sconosciuto. Un magnifico sconosciuto, doveva ammetterlo, in chissà quale strana terra con chissà quali strane leggi. "Oh, scusa, ho parlato a voce alta?" Chiese, poi scosse la testa come a volersi schiarire le idee. Poi, con voce glaciale, gli rispose. "Koryu è mio fratello minore. In silenzio, Maddox ascoltò le sue parole, e notando usl suo viso un'espressione confusa, quasi rise. Era arrivata ad Aveiron per caso, e non sapeva nulla di quella terra. Avrebbe imparato, ne era sicuro, ma date le sue condizioni, pareva aver bisogno di riposare. "Fratello minore? Che gran seccatura. Commentò, quasi acido. "Quando ho detto lottare non intendevo in senso letterale, ma ti basti sapere che Lady Fatima è... diciamo così, particolare. In altre parole, sta nascosta, e non ti accadrà niente." Aggiunse poi, illuminando la fanciulla. Per tutta risposta, lei si guardò con tristezza il fianco ferito. "Già, una vera seccatura." Rispose, pensierosa. Poi ascoltò ancora quello che aveva da dirle, scoprendo che non avrebbe dovuto battersi nel vero senso della parola. "Nascondermi, d'accordo." Noncurante, scosse le spalle, e nel parlare, usò un tono di voce piatto e quasi sterile. In altri termini, stare tranquilla per un pò non sarebbe stato un problema. "Bene, allora vieni con me." Le propose Maddox, invitandola di nuovo  a camminare al suo fianco. Per fortuna, il viaggio non sarebbe stato così lungo, ma nonostante questo ogni passo fu scandito da un silenzio imbarazzante. Poco dopo, il fianco iniziò a farle male di nuovo, e ben presto si ritrovò a respirare pesantemente ad ogni passo che facevano. Più di una volta aveva sentito lo sguardo dell'uomo su di sè, quindi penso che conoscerlo un pò non avrebbe fatto altro che giovarle. Se non altro avrebe riempito quel silenzio. "Allora, Maddox, chi sei?" I suoi occhi viola lo fissarono curiosi mentre gli faceva quella domanda. Volendo essere sincero con sè stesso, dovette ammettere di trovare quella ragazza davvero interessante. Prima di lei, nessuno aveva davvero mostrato interesse per la sua identità, così, mostrando un debole sorriso, rispose. "Sono uno dei servi di Lady Fatima, la nostra Leader qui ad Aveiron. Non è potente quanto la regina Katia, ma ci si avvicina, e anche parecchio, direi. Quindi avete una regina e... una specie di gilda?" domandò, inclinando leggermente la testa. Un'espressione perplessa era palese sul suo viso. E che mansioni hai di preciso? Sei un cavaliere? O una guardia?" si informò poi, curiosa. Nell'attesa di una risposta, prese a riflettere. Alla fine Aveiron, il mondo in cui era capitata, non era così diverso dal suo. Difatti, c'era una sola differenza, stando alla quale lei e i suoi sudditi sottostavano al comando di un unico uomo. Suo padre. "Esatto, e ti ripeto, Lady Fatima è una donna, particolare. Io sono un cavaliere, e insieme, combattiamo contro la minaccia più grande in questo regno. I Ladri." Spiegò, serio come mai prima. "I Ladri?" Chiese, sempre perplessa ma comunque interessata. Un mondo in guerra, fazioni in perenne lotta. Era strano, ma le sembrava davvero di non aver mai lasciato casa sua. "Si fanno chiamare Ladri, perchè questo è quello che sono. Rubano qualunque cosa, uccidono per divertimento e mai nessuno oltre a noi prova ad affrontarli." Le disse poi, rivelandole la verità che gravava sul regno da anni, e di cui per un certo tempo, anche lui aveva fatto parte. "Gran bella grana che avete per le mani!" Disse con una punta di sarcasmo. Appena un attimo dopo, si guardò attorno, non potendo che rimanere incantata. Le piaceva quel mondo. Ad una prima occhiata le sembrava calmo, silenzioso e tranquillo. Un'ombra calò nel suo sguardo appena riprese a parlare. "Anche il mio regno è in guerra, quindi posso capire questa situazione." Disse lei, cercando di consolarlo. "Sei forse la prima, sai? Ogni volta che proviamo a parlarne, la gente non fa che morire di paura, e guardarci come se fossimo matti. Sanno che è così, eppure non vogliono crederci. In più, questo grava su di noi, perchè a detta delle genti sprechiamo tempo a parlarne invece che agire." Rispose lui, sempre più sfiduciato.Un verso di stizza le uscì dalle labbra a quelle parole. Lo sguardo si fece più duro. "Allora costringeteli ad imbracciare le armi. Soltanto così riusciranno a rendersene conto." Propose, seria e quasi arrabbiata. Era in quel modo che suo padre faceva aprire gli occhi alla sua gente, il popolino terrorizzato. Chi non riusciva a combattere veniva buttato nella battaglia a calci, e se eri fortunato, riuscivi a sopravvivere alla prima ondata di non morti che Koryu faceva marciare lungo le mura della città. Lei stessa era stata gettata nella mischia dal suo stesso padre. "Fidati, Drake ci ha pensato, e l'ha proposto più volte, ma Lady Fatima non è mai stata d'accordo, e neanche la regina. Sua maestà non vuole mettere in pericolo le genti, la Leader vuole proteggere sè stessa e le sue "ragazze." Rispose, continuando a camminare e  ponendo inaudita enfasi su quella parola, con la stanchezza e la mestizia intente a rimescolarsi nel suo animo. "Allora, mio caro, lascia che te lo dica: siete spacciati. Non vi leverete più di torno questi Ladri, credimi. Se il regno è in pericolo, allora tutti quanti hanno l'obbligo di servirlo e combattere." Intanto, il tempo passava, e fra un passo e l'altro, Karon dovette ammettere una cosa. Quel Maddox iniziava davvero a starle simpatico. Si stava accorgendo che erano molto simili. A furia di parlare, non si era accorta del tempo trascorso, e ben presto si ritrovò ad osservare in lontananza le solide mura di un castello. "Guarda, siamo arrivati." Le fece notare, spostando lo sguardo dal suo viso all'orizzonte. "Stammi vicina." L'ammonì poi, quasi a volerla proteggere. "Più vicina di così dovrei salirti in braccio!" Scherzò lei, ridacchiando divertita e facendogli l'occhiolino. Colpito dal suo essere così divertente e in parte sboccata, Maddox rise a sua volta, e vedendola poi annuire, riprese a camminare mostrandosi disinvolto. Una volta giunto di fronte a una delle guardie, chiese in modo alquanto sgarbato di entrare. "Fatti da parte, Shiro, oggi abbiamo ospiti." Disse infatti, spingendo via l'amico in malo modo. Restando a guardare, Karon non reagì nè si scompose davanti ai modi rudi dell'uomo nei confronti della guardia. In fin dei conti, lei stessa trattava in quel modo i soldati sotto il suo comando. Facendo ciò che le era stato chiesto, gli restò vicina mentre le porte del castello si aprivano cigolando, e nel guardare, rimase stupita dell'enormità di quella struttura. Il castello reale in cui viveva era quasi grande la metà al confronto. Con una sola occhiata, Maddox le ordinò di seguirlo, e dopo un tempo che nessuno dei due riuscì a definire, si trovarono entrambi di fronte alla Leader, seduta nella sala principale e intenta a divorare con gli occhi una delle sue serve, dal corpo esile e gli occhi molto simili a quelli di Karon. "Buongiorno, milady." Disse Maddox, salutando educatamente la Leader, che troppo concentrata sulla sua serva, quasi non lo notò. Osservando tutto quello che le accadeva intorno, Karon sentì che c'era una strana atmosfera nell'aria. Incuriosita, fissò quella che doveva essere la loro Leader. Fatima. Era davvero una donna di una bellezza mozzafiato, Karon era stata paragonata spesso alle splendide divinità giapponesi, ma quella la batteva su tutta la linea. Non c'era paragone. Aveva un portamento regale che a lei mancava del tutto. Scuotendo la testa, la Signora parve riprendersi, e solo allora, si rese conto della sua presenza nella sala. "Oh, Maddox, sei tu! Scusami, ero distratta. E lei chi è? Una tua amica?" chiese, sorridente e curiosa. In quel momento, Karon fece un passo avanti. Era una donna sboccata e menefreghista, certo, ma sapeva bene come comportarsi davanti ad una come lei. Così, decise di prendere lei stessa la parola, presentendosi. "Sono Karon Migarashi, mia signora. Il vostro cavaliere mi ha salvata, soccorrendomi poco lontano da qui. "Oh, ma davvero? Ottimo lavoro!" Commentò la Leader, soddisfatta. Appena un attimo dopo, il suo sguardo si posò di nuovo sulla ragazza. Guardandola, si accorse che somigliava molto alla sua Rachel, ma nel suo cuore c'era posto solo per lei. "Sei la benvenuta qui, giovane Karon." Aggiunse, dandole con quelle parole il permesso di restare. Di norma, non avrebbe accettato nuovi membri così su due piedi, ma quel giorno si sentiva generosa. A quelle parole, Ksron inarcò un sopracciglio, perplessa.Era stato più facile del previsto. Da come ne aveva parlato Maddox si aspettava quasi di dover fronteggiare una specie di mostro o bestia furiosa. Pensandoci, ne rimase quasi delusa.  Nel girarsi verso Maddox, una dolorosa fitta al fianco le tolse il respiro e il mondo intorno a lei divenne doppio. Si tolse la mano dal fianco ferito e notò che grondava sangue di nuovo. La camminata doveva aver aggravato il taglio, probabilmente. Spossata, non riuscì neanche a lamentarsi per il dolore, e crollando a terra, perse definitivamente i sensi, venendo poi accolta dall'oscurità dell'oblio. "Karon!" finì per urlare Maddox, colto alla sprovvista dal suo svenimento. Abbassandosi, le afferrò il polso alla ricerca del battito, scoprendo che c'era. Era debole, ma c'era. Scambiandosi con la Leader una veloce occhiata, decise di agire e aiutarla, sollevandola di peso e portandola in una delle camere vuote. Aveva perso i sensi, certo, ma almeno avrebbe riposato su qualcosa di diverso dal duro e inospitale pavimento. Lentamente, passarono le ore, ma Karon non si svegliava. Maddox era preoccupato, ma consapevole della presenza dei compagni, cercava di non darlo a vedere. Ancora confusa e stordita dal precedente svenimento, Karon si agitava nel letto,  in preda agli incubi. Le coperte aggrovigliate tra le gambe nude. Urlò il nome del fratello, in preda alla furia, mentre si svegliava dall'incubo che rappresentava la sua vita. Tremante e pallida come un cencio, spalancò gli occhi guardandosi freneticamente attorno, cercando di fare mente locale. "Oh, grazie al cielo sei sveglia!" quasì urlò Maddox, felice di rivederla nel mondo dei vivi. "M-Maddox?" Seppur perplessa, riconobbe la voce dell'uomo dagli occhi di ghiaccio e in quel momento si ricordò tutto. Cercò di tirarsi su, voleva sedersi, ma il dolore al fianco non glielo permise, costringendola così a rimanere sdraiata. Incurante delle varie porzioni di pelle nuda che l'uomo poteva vedere tra le coperte, Karon si massaggiò le tempie con entrambe le mani, le sentì pulsare. "Cos'è successo?" chiese, con la testa che ancora le girava. "Sei svenuta dopo le presentazioni a Lady Fatima, e sotto suo ordine, ti ho portata qui. Dì, stai meglio? Ti serve qualcosa?" Le chiese, mentre, preoccupato, le forniva tutte le delucidazioni di cui aveva bisogno. "Sì." Disse, con voce tranquilla. "Aiutami ad alzarmi da qui, voglio controllare la ferita." "Va bene, aspetta un attimo..." Rispose, sfiorandole una mano e sforzandosi di ignorare il fatto che la ragazza fosse praticamente nuda. "Fatto." Commentò poi con sicurezza, vedendola finalmente seduta. Preoccupato, diede uno sguardo alla ferita, scoprendola quasi infetta. "Le bende sono sporche, brucerà parecchio." Osservò, con occhio attento e critico. "Aspetta qui, chiamo il dottor Patrick." Le disse poi, incamminandosi e sparendo dalla stanza. Silenziosa come al solito, Karon annuì con un secco cenno del capo mentre lo guardava allontanarsi. Cercando di staccare le bende dal fianco malandato e ancora sanguinante, poggiava il peso su quello buono, e un rivolo giallognolo le colò fra le dita mentre sollevava un lembo della fasciatura. "Te la farò pagare anche per questo, lurido figlio di..." Quasi imprecò, dovendo fermarsi a metà e sentendo la porta aprirsi. Rimanendo ferma e inerme, non si curò di  nascondere o coprire il corpo nudo. Il tempo le aveva tolto ogni forma d'imbarazzo o pudore, e a lei non importava sapere che qualcuno poteva sentirsi in fastidio per quello. Poco dopo, Maddox tornò indietro seguito dal dottore, preoccupato quanto e forse più di lui. "Questa è la ragazza di cui vi parlavo." Disse lui, guardandola e mostrando tutta la sua preoccupazione. "Per la miseria, è davvero grave!" Commentò il dottore, colpito. Era strano a dirsi, eppure in tutta la sua carriera non aveva mai visto ferite peggiori. Quella al fianco era quasi infetta, ed era vero, ma grazie al cielo, delle bende nuove imbevute d'alcol avrebbero fatto certamente al caso suo. Incerti sul da farsi, i due si guardarono, e afferrando la bottiglia e le bende, Maddox fece un passo in avanti. Osservando la bottiglia che aveva in mano Maddox, Karon fece automaticamente un passo indietro. "Non avrete mica intenzione di versarmi sulla ferita dell'alcol, vero?" chiese, quasi spaventata. Conosceva il bruciore infernale che avrebbe dovuto sopportare se l'avessero fatto. Poche volte era stata costretta a ricorrere a rimedi così estremi, e non aveva certo voglia di rifarlo per l'ennesima volta. "Tranquilla, è denaturato, non brucerà affatto." La rassicurò Maddox, sorridendo debomente. "Adesso sdraiati e lasciami fare." Assumendo un'espressione confusa, la ragazza si chiese come potesse dell'alcol non bruciare. La stava prendendo in giro? Non poteva saperlo, e seppur non del tutto rassicurata, decise comunque di fidarsi, e con un sommesso brontolio, si sdraiò sul fianco buono, scostando la lunga chioma dal corpo per permettergli di medicarla. Agendo lentamente, Maddox imbevve le bende d'alcol, e poi, con cura, le stese sulla ferita. Una volta fatto, si allontanò da lei, e soddisfatto, le sorrise. "Hai visto? Non ha bruciato, vero?" Le chiese, andando alla ricerca di una conferma alle sue precedenti parole. Era vero, non aveva bruciato per nulla. Aveva a malapena sentito la stoffa posarsi sulla sua pelle. "No, devo ammetterlo." Gli disse, guardando la fasciatura. Almeno ora non sanguinava più. "Che ti avevo detto? Ci vorrà un pò prima che l'infezione sparisca, ma per riposa e non pensarci, d'accordo?" Le consigliò, sorridendole di nuovo.Senza pensare a quello che stava facendo, non appena lui finì di parlare, Karon si tese verso di lui senza alzarsi dal letto, e allungando il braccio verso Maddox, gli afferrò la scollatura della maglia, avvicinandolo pericolosamente.Un sorriso divertito le increspò lle labbra mentre gli parlava in un sussurro appena udibile. "Grazie, mio cavaliere." Scivolando di nuovo nel silenzio, alzò leggermente il viso verso di lui, unendolo le loro labbra in un bacio. Sentì le farfalle nello stomaco, ma non tradì una singola espressione quando lo lasciò andare, e come se nulla fosse accaduto, con tutta la tranquillità di cui era capace, si rigirò nel letto e chiuse gli occhi, esausta. Alcuni giorni passarono in fretta, e in quelle notti, Karon si rigirava nel letto, incapace di tenere a freno i pensieri. Per la prima volta aveva dormito bene, senza alcun incubo che riguardasse suo fratello o l'armata dei morti viventi .Si era svegliata da poco, ed era rimasta sotto le coperte a crogiolarsi nel caldo che le trasmettevano. Per pura fortuna, il fianco aveva smesso di pulsare e dolerle già da un pò, il che era un bene, oltre a un segno che la fece ben sperare. Distratta, si portò una mano sulla bocca nel ricordare come aveva ringraziato l'uomo. Un sorriso timido le si dipinnse in viso quando sentì di nuovo quella sensazione alla bocca dello stomaco. Sapeva cos'era, ma non voleva ancora ammetterlo a sè stessa. Nella sua intera vita si era invaghita soltanto due volte, e in entrambe non era mai finita bene. Sempre immensamente preoccupato per lei, Maddox si impegnava in un costante e continuo andirivieni dalla sala principale alla camera che occupava, sperando con tutto il cuore di trovarla sveglia. Sospirando ma con il sorriso sulle labbbra, Karon parlò a voce alta nella stanza.sperando che l'interlocutore dall'altra parte della porta potesse sentirla. "Gurda che non ti mangio mica! Sevuoi entrare, entra!" Gli urlò, quasi divertita dal suo essere così timido e impacciato. Lui non lo sapeva, ma i suoi sensi sviluppati avevano già captato il costante camminare ansioso dell'uomo da un pezzo. "Karon! Sei sveglia! Dimmi, stai meglio?" Le chiese, facendosi coraggio ed entrando finalmente nella stanza. Non proferendo parola, annnuì con un leggero movimento della testa, mentre si metteva seduta a fatica e si copriva il seno con la pelliccia. In quel momento, uno strano pudore la invase e iniziò a sentirsi a disagio. Pechè? Prima non era così... "Va decisamente meglio adesso." Gli rispose, sorridendogli. "E pensare che non volevi neanche essere medicata... strano, vero?" Le disse lui, sfoggiando il solito sorriso e mettendosi a scherzare. "Già!" Rise con lui, contagiata dal suo tono divertito e usndolo poi lei stessa nel parlargli. "Ci sai fare con le mani!" Disse infatti, alludendo al modo in cui le aveva controllato e fasciandolo la ferita, per poi medicarla con cura. "Tu dici?" Continuò lui, prendendola bonariamente in giro. "Dico, dico." Sogghignò divertita, guardandolo negli occhi. "Tu hai un bel carattere." Replicò prontamente lui, fissandola a sua volta, completamente concentrato su quelle iridi viola intenso. "Definisci "bel carattere" cavaliere." Disse lei, mentre si avvicinava lentamente al bordo del letto.  "Un caratterree... che a me piace." Precisò, con la voce bassa e roca. Sussultando, Karon rimase spiazzata da quelle parole, ma come al solito non lo diede a vedere. Pensandoci, realizzò che lui era stata la prima persona a pronunciarle e rivolgerle proprio a lei, meravigliandosene. Di solito, il suo caratteraccio faceva saltare i nervi anche alla donna più santa, ed era abituata ad essere ignorata o guardata con astio dagli altri, e quella era per lei una piacevole novità. Continuando a guardarla, prese coraggio e si fece più vicino, per poi riprendere a parlarle. "E sai cos'altro mi è piaciuto?" Le chiese, con fare misterioso. Colpita da quel comportamento, Karon lasciò che un sorriso impertinente le incurvasse le labbra mentre si faceva più vicina all'uomo. "Non saprei proprio." Azzardò, curiosa di conoscere la sua risposta. La coperta ormai dimenticata e arrotolata sul grembo. "Tu. Mi siete piaciuti tu e il bacio dell'ultima volta." Rispose soltanto, per poi scivolare nel silenzio e non fare altro che guardarla, perdendosi ancora nei suoi occhi. Emozionata come una ragazzina, Karon non disse nulla, e il suo cuore riprese a battere ad un ritmo che le pareva quasi sconosciuto. Totalmente impazzito. Con un sorriso serafico, accavallò le gambe, e questo bastò per finirgli fra le braccia e avvicinare il viso al suo, in un'attesa quasi spasmodica. Colto alla sprovvista, Maddox sentì un tuffo al cuore, e mentre questo batteva alla stessa velocità del suo, i loro sguardi si incrociarono, e chiudendo gli occhi, i due si baciarono, orami sicuri di amarsi reciprocamente. Nel farlo, lui affondò la mano fra i suoi capelli corvini, attorcigliandoseli intorno alle dita. Continuando a baciarlo, Karon intrecciò le dita dietro al collo dell'uomo, e per la prima volta si sentì felice. Mugolò nel bacio, e in quel momento capì di iniziare ad amare quello sconosciuto. Riaprendo lentamente gli occhi, Maddox osservò le reazioni della ragazza e se ne beò. Staccandosi quasi di malavoglia, le sorrise, felice almeno tanto quanto lei. Senza riuscire a farne a meno, Karon scoppiò la bolla incantata in cui era caduta durante quegli attimi meravigliosi. "Devo ammettere che non sei soltanto bravo con le mani, cavaliere." Gli disse, con un mezzo sorriso divertito mentre non riusciva a staccare gli occhi da quelli di lui. In silenzio, Maddox approfittò dello spettacolo della bellezza di Karon per un'altra manciata di secondi, poi prendendole la mano, avanzò una proposta. "Dì, vuoi scoprire la verità qui ad Aveiron?" Facendosi seria di colpo, Karon annuì con un cenno del capo, e guardandosi attorno, iniziò a cercare il suo kimono. "Non vedo i miei vestiti, però." Disse perplessa, aggrottando le sopracciglia. "Va bene, non ho molta scelta..." biascicò, parlando più con sè stessa che con Maddox, guardandolo poi con una strana espressione. Non riusciva ancora a fidarsi per quanto riguardava l'argomento magia, ma decise di rischiare. Con calma, scese dalle braccia di Maddox e si morse un labbro, incredibilmente in ansia. "Sto per fare una cosa che non è avvezza a questo mondo, tu però non dare di matto!" Lo pregò, quasi tremando. Senza dire altro, alzò le mani verso il cielo mentre una nube rossastra apparve intorno a lei e il corpo veniva rivestito di un nuovo kimono. Fatto ciò, toccava alla parte peggiore. Concentrandosi, si posò una mano al centro del petto, e da lì, con una luce azzurrognola, iniziò ad estrarre la sua spada togliendola dal proprio corpo senza una ferita o un a goccia di sangue versato. "Però! Come hai fatto?" commentò lui, sorpreso. "È lungo da spiegare, e forse non capiresti neanche." Gli disse con dolcezza, mentre si allacciava la sapada dietro la schiena. "Ma in breve, è magia." Gliela buttò lì, una mezza verità. Mezza e incompleta, certo, ma solo perchè non disse che la dentro la sua anima ospitava lo spirito di un animale e che era questo a donarle quei poteri. "Magia, hai detto? Non avevo idea di essere innamorato di una specie di strega." Le rispose lui, avvicinandosi lentamente e stringendola a sè. Stando a quanto aveva visto, Karon non stava mentendo, e volendo essere sincero con sè stesso, Maddox si ritrovò costretto ad ammettere che la sola idea di avere fra le braccia una qualche specie di essere soprannaturale non lo disturbava affatto, anzi, il contrario. Ascoltandolo, Karon sorrise felice quando lo sentì dire che si era innamorato di una strega, lei per l'appunto, ma poi corrugò la fronte, assumendo un'espressione quasi guardinga. "Non hai paura? Non ti metti a urlare come un matto strappandoti i capelli?" "Che umano strano..." Pensò fra sè e sè. Era la prima volta che le capitava una cosa del genere. Sospirò sollevata all'idea di non dover essere costretta a cancellargli la memoria per fargli dimenticare della sua magia. "Cosa? No! Come potrei? Karon, io mi fido di te, davvero." Rispose, sincero e innamorato. A quel punto, lei quasi sorrise, e lo guardò negli occhi piena di sollievo, capendo che con lui sarebbe stata al sicuro da quel punto di vista. "Bene, perché sappi che mi è già capitato in passato. E non è stata una bella scena da vedere!" Disse sogghignando divertita al solo pensiero. In quel caso, a scoprirla era stata una povera vecchietta, che urlando spaventata, arrivò a strapparsi i pochi capelli rimasti. "Davvero?" chiese, ridendo e tentando di immaginare la scena. "Tranquilla, con me se al sicuro." Aggiunse poi, rassicurandola ancora una volta. "Grazie, Maddox." Gli disse in un sussurro mentre lo baciava velocemente a fior di labbra. Poco dopo lo guardò negli occhi, prendendogli la mano nella sua. "Allora... Com'è messo il vostro regno?" azzardò, curiosa. "Male. I Ladri sono sempre in agguato, e da ormai anni non fanno che attaccare senza sosta, e nei rari momenti in cui non ci sono, la gente vive nella paura." Rispose, sforzandosi di apparire serio nonostante il lieve sorriso che gli si dipinse in volto dopo quel bacio. "Molto brutta come situazione." Disse, rimuginandoci sopra e facendosi seria. Poco dopo aprì la porta della stanza e si guardò attorno, scrutando i corridoi bui e deserti. Era strano, ma sembrava che lì dentro non abitasse nessuno. "Andiamo, vvoglio vedere con i miei occhi." Propose, più seria di prima. "Posso?" azzardo lui, offrendole il braccio. Vedendola accettare, Maddox iniziò a camminare con lei, e una volta fuori da quelle mura, la guidò sapientemente per le strade isolate. "Vedi? Niente." Le disse poi guardandola, sicuro di averla convinta. "Per fortuna esiste Ascantha." Finì poi per sussurrare, parlando con sè stesso. Continuando a guardarsi intorno, Karon non disse nulla. Tutta quella desolazione le fece venire una stretta al cuore, le ricordava troppo il suo regno devastato dai cadaveri. In silenzio, passò lo sguardo sulle case silenziose e su alcune botteghe distrutte. Come erano riusciti a far arrivare il nemico a quel punto? Non lo sapeva, e fra un passo e l'altro, non faceva che pensarci, non riuscendo però a trovare una risposta per quella domanda. "Ascantha?" chiese poi, dopo aver sentito quella parole fuggire dalle labbra dell'uomo. "Già, Ascantha. Una città vicina, che i viandanti credono un vero paradiso. Anche se con meno frequenza, i Ladri attaccano anche lì, ma la gente riesce comunque a vivere una vita più regolare, ed è tutto merito di Lady Bianca." Rispose, illuminandola e sorridendo, felice. "Ma allora perchè? Perchè rimanete qui se c'è un posto migliore di questo?" indagò, mentre gli indicava con il braccio la desolazione attorno a loro. "Credimi, lo farei, e lo faremmo tutti, ma significherebbe solo spostare il problema altrove. Coloro che se ne vanno, riescono a stare tranquilli, ma come ti dicevo, è tutta opera di Lady Bianca. è la Leader di quel regno, e ha fatto costruire una scuola." Disse Maddox in tono leggermente mesto, risollevandosi solo nel momento in cui il discorso si spostò sulla generosità e sul buon cuore della donna. "Oh... capisco." Disse Karon, con voce calma. L'idea che qualcuno si stesse realmente rimboccando le maniche per aiutare il proprio regno le risollevava l'animo. Poi però, per deformazione professionale o perché iniziava già ad affezionarsi a quel posto, Karon iniziò a scrutare l'orizzonte , oltre il castello di Fatima e il villaggio deserto. "Conoscete almeno il luogo in cui si rifugiano i Ladri? Potreste attaccarli direttamente a casa loro, cogliendoli di sorpresa... azzardò, fornendogli un utile consiglio che lui e i cittadini avrebbero potuto seguire. "Hanno un rifugio proprio qui ad Aveiron, ma preferiscono aggirarsi guardinghi per le strade, attaccando solo di notte. Ci sono stati casi in cui l'hanno fatto anche di giorno, e ogni volta, sono tornati più forti." Confessò, con lo sguardo basso in segno di vergogna e sconfitta. "Ehi, cavaliere." Lo chiamò lei, in tono più dolce,  prendendogli il viso con entrambe le mani e alzandoglielo fino ad incontrare i suo occhi magnetici. "Non vergognarti. So cosa si prova nell'essere sconfitti, nell'organizzare costanti fughe strategiche per evitare il maggior numero di morti sulla coscienza. Ma prima o poi arriverò il giorno per la vostra vendetta." Lo incoraggiò, rassicurandolo come solo lei sapeva fare. Colpito, alzò subito lo sguardo, incontrando lo sguardo della ragazza che amava e sapeva di amare. "Tu credi?" azzardò, mentre la mestizia continuava a pervaderlo. "Lo credo." Gli rispose sorridendo e tornando poi di nuovo seria. Prima o poi faranno sempre un passo falso, una distrazione, su cui poter avvantaggiarsi. E quando arriverà quel momento, vi troveranno più pronti e agguerriti che mai." Aggiunse poi, continuando a sorridere e tentare di risollevargli l'anima. "Sai una cosa? Io credo a te." Le disse semplicemente, per poi afferrarle il mento con due dita e baciarla con tenerezza. Attorno a loro c'era la più nera desolazione, ma non importava. Si amavano, e uno era capace di dar coraggio all'altra. Lasciandolo fare, Karon ricambiò quel bacio con slancio, sentendosi felice come non lo era mai stata. Ripensò a suo fratello, a quel vuoto che le aveva scavato dentro il cuore, e ad ogni volta che si scontravano sul campo di battaglia. Ora sapeva che una cosa non era riuscita a toglierle, l'amore.  Quasi non volendo staccarsi da lei, Maddox continuò a stringerla forte, a sè, fin quasi a toglierle il respiro. "Ti amo." Le disse, quando finalmente la lasciò andare. Sempre in silenzio, Karon spalancò gli occhi dalla sorpresa nel sentire quella parola. Aprì e chiuse la bocca più volte, cercando di rispondergli, che anche lei aveva iniziato ad amarlo, ma non ne uscì alcun suono. In compenso però, la sua faccia divenne viola dall'emozione. Senza dire nulla, lo abbracciò, buttandogli le braccia intorno al collo, di slancio. Si sarebbe messa a piangere, commossa, ma il suo rigido orgoglio glielo impediva. Gli occhi però iniziarono ad inumidirsi. Cogliendola alla sprovvista, un guizzo di magia sfuggì al suo controllo, colpa della forte emozione provata del momento, e sotto i loro piedi comparve una chiazza di erba fresca. "Oh, no... ho di nuovo perso il controllo dei miei poteri." Si lamentò, provando anche una leggera vergogna. "Karon, no. Va bene così, davvero." La rassicurò lui, stringendole le mani. Per tutta risposta, lei sbuffò, guardando malissimo i ciuffi d'erba verde che si elevavano dal suolo. Era sempre la stessa storia, ogni volta che provava forti emozioni, sia positive che negative, la sua magia andava in tilt, e lei non riusciva più a controllarla. "Non va bene." Disse a denti stretti. "E se qualcuno lo ha visto?" Replicò, improvvisamente irritata.  "Tranquilla, non ci ha visti nessuno, non vedi che siamo soli?" Le rispose, facendole notare che effettivamente erano l'uno in compagnia dell'altra, e che l'unico suono udibile attorno a loro era quello del vento che intanto aveva preso a soffiare. Spostando lo sguardo, Karon si guardò attorno, preoccupata, ma dovette dare ragione a Maddox. In fondo, proprio come le aveva detto, lì non c'era anima viva oltre a loro.  "Ti sembrerò paranoica!" Gli confessò, sorridendo nervosa e divertita per scaricare la tensione accumulata. "No, non dirlo nemmeno. Capita a tutti di aver paura, no?" Rispose lui, continuando a rassicurarla e carezzandole dolcemente il viso. "Non a me." Disse allora lei, corrugando la fronte in un'espressione dura, ma non osando guardare Maddox negli occhi. "Non alla principessa della Prima Terra Celeste. Io non dovrei neanche provare nessuna di tutte le emozioni che sto avendo in questo mondo..." Aggiunse poi, con la tristezza nella voce. Dentro di sè, Karon era felice e sapeva di star bene, ma se suo padre l'avesse saputo l'avrebbe riportata a casa a calci nel sedere. "Cosa? Karon, conoscerai anche la magia, ma in fondo so che sei umana. Perchè farti male in questo modo?" Fu l'ovvia domanda del suo fidanzato, incapace di credere a quanto avesse appena sentito. Seppur ancora sconsolata, finalmente Karon lo guardò negli occhi, sorridendo amaramente. "Mio padre... Dopo quello che è successo a mio fratello, ha iniziato ad addestrarmi come un guerriero senza emozioni, una pedina sacrificale per la guerra. Secondo lui tutti i sentimenti ci rendono deboli e fragili... dalla rabbia all'amore. Nessuno escluso." Spiegò, con la voce rotta dall'emozione e le lacrime agli occhi. Era strano da dire e duro da accettare per chiunque all'infuori di lei, ma fino a quel momento era tutto andato sempre bene. Morire per il suo regno? D'accordo. Non avere una famiglia sua? Perfetto. Per anni aveva sacrificato corpo e anima per la guerra del padre, e solo ora che aveva conosciuto Maddox si stava rendendo conto di quali fossero i valori della vita. Vedendola in quello stato, così triste e scorata, lui stesso non potè che abbracciarla. "Da brava, sfogati." Le sussurrò mentre la stringeva, volendo solo vedere il suo bel sorriso tornare a illuminarle il volto. Pur ascoltandolo, lei decise che non avrebbe pianto. Non serviva a nulla. Nonostante questo, si strinse addosso il suo innamorato, nascondendo la faccia nell'incavo del collo. Nel farlo, ascoltò i battiti del suo cuore che intanto non accennava a calmarsi, e respirò pesantemente, sentendosi esausta. Pensandoci, si ritenne fortunata di avere accanto un uomo, che seppur la conosceva da poco, le era vicina con il cuore. "Ti amo, cavaliere." Gli rivelò in un sussurro innamorato, nascondendo il sorriso di felicità che le spuntava sul viso. In silenzio, Maddox non le disse nulla, e guardandola, si limitò a stringerla ancora. "Ti amo anch'io, piccola strga." Le rispose in un sussurro uguale al suo, per poi baciarla con tenerezza, com'era abituato a fare. Non proferendo parola, Karon accettò quel bacio, e il cuore le batte all'impazzata quando  lo sentì rispondere alla sua dichiarazione. Senza smettere di sorridere provò a concentrarsi sulla sua magia e, chiudendo gli occhi, si staccò dalle braccia di Maddox. Un alone rossastro la invase mentre richiamava a sè i poteri e lentamente faceva sparire da sotto i loro piedi la chiazza d'erba. "Ecco fatto, guaio sistemato." Disse, felice e finalmente calma. Appena un attimo dopo, rise divertita mentre respirava affannosamente. "Stupida magia!" Pensò, lamentandosi internamente per quanto la facesse affaticare. "Allora, cavaliere..." Disse, ghignando divertita mentre gli si avvicinava e gli passava il dito indice lungo la forte linea della mascella. "Hai qualche impegno particolare da svolgere oggi o sei libero?" Chiese, aspettando in silenzio una sua risposta. Quasi fosse anche lui un ragazzino, Maddox rimase di sasso, e mantenendo il silenzio, si limitò a negare con la testa. "N-No, perchè?" azzardò poi, balbettando penosamente. Per tutta risposta, la sua ragazza fece scendere il dito lungo il suo collo, fermandosi solo nel colletto della camicia. "Portami ad Ascantha. Mi piacerebbe vederla." Gli disse, sorridendogli. "Va bene, allora andiamo." Le rispose, riuscendo a ritrovare la calma ormai persa e cingendole un braccio attorno alle spalle. Dì lì a poco, iniziarono il loro cammino l'uno accanto all'altra. "Sei stranamente silenzioso, cavaliere." Osservò in un sussurro mentre gli cingeva la schiena con un braccio e con la mano gliela accarezzava dolcemente. Innamorata, appoggiò la testa sulla sua spalla, mentre insieme, continuavano a camminare lungo il sentiero isolato. "Non è niente, sta tranquilla." Rispose lui, sorridendole a sua volta e sperando di tranquillizzarla, e sentendo nel contempo che quel dolce peso sulla spalla non lo disturbava affatto. "Sicuro?" chiese comunque lei con voce tranquilla, per poi aggrottare le sopracciglia in un'espressione perplessa. "È da quando ci siamo incamminati che ti sento... teso." Spiegò, incerta e preoccupata. In completa sincerità, Karon non sapeva come definire di preciso lo stato d'animo che avvertiva nell'uomo. Sotto la sua guancia e la sua mano sentiva chiaramente i muscoli tendersi, quasi come se fosse in un perenne stato d'ansia, attesa e allerta. "Alludi a quello? Scusa, ma sai che quei mostri potrebbero essere in agguato." Disse allora lui, tentando di giustificare il suo comportamento con quelle parole. "Hai paura?" Chiese lei, stuzzicandolo un pò mentre gli colpiva leggermente il fianco con il proprio. "Cosa? No!" Rispose lui quasi urlando, mentre il suo orgoglio maschile subiva un serio colpo. "Oh oh, ho colpito un tasto dolente, cavaliere?" Ridacchiò lei, divertita nell'osservare la sua faccia diventare rossa di rabbia. Ad essere sincera, capiva perfettamente il suo stato d'animo, anche lei era orgogliosa. Nonostante questo, non ebbe paura, anzi, si ritrovò eccitata dai quei chiari occhi infuriati. "Esattamente, mia piccola strega. Ma non importa, sai?" Le disse soltanto, sorridendole ancora e assestandole un affatto offensivo pugno sul braccio. "E perchè non importa?" Chiese lei con allegria mentre ricambiava il debole pugno, ma mirando al fianco del suo uomo. In quel momento, Karon si sentiva spensierata, stranamente spensierata. Non era abituata a quello stato emotivo così inusuale, ma le piaceva. "Perchè ti amo. Semplice, no?" Chiarì lui, regalandole l'ennesimo sorriso e posandole un lieve bacio su una guancia. "Ah, adesso si spiega tutto!" Rispose lei, ridendo divertita mentre scherzava con il suo uomo. Ad ogni modo, dopo altro camminare arrivarono a un enorme portone che stando ad un cartello lì vicino, segnava l'inizio di Ascantha. "Siamo arrivati." Dichiarò Maddox, voltandosi verso di lei e stringendole la mano. Muovendo poi un passo in avanti, aspettò il sobrio portone in legno venisse aperto, e poco dopo, entrambi furono accolti da due guardie, probabilmente al servizio dell'ormai famosa Lady Bianca. In silenzio, Karon lo seguì, poi vide due guardie avvicinarsi e studiarla con sospetto. Nel farlo, notarono subito la spada che teneva dietro la schiena, e colti alla sprovvista, si guardarono allarmati. "Chi sei?" Chiese una delle due, seria come mai prima. Perplessa, Karon si scambiò un'occhiata veloce con Maddox, andando alla ricerca d'aiuto. Non sapeva cosa dire nè fare per evitare guai, e inoltre non era di quel mondo, ma nessuno oltre all'uomo che aveva accanto lo sapeva. Come avrebbe potuto giustificare la sua presenza nel regno? Non lo sapeva nè poteva saperlo, e in quel momento, il silenzio era l'unica risposta che potesse dare. "Si chiama Karon, ed è con me." Rispose allora Maddox, frapponendosi fra lei e la guardia nel tentativo di proteggerla. "Karon, eh?" Le due guardie continuavano a osservarla, ma la parola di Maddox bastò a farli entrare. "Non causate problemi." Li ammonirono, facendosi da parte per farli passare. "Sarà fatto." Sibilò lui di rimando mentre con la mano cercava quella della ragazza. Guardandolo per un attimo, Karon rimase lievemente stupita nel sentire la mano dell'uomo afferrare la sua in una stretta quasi rabbiosa. Mentre oltre passavano il portone, lei si guardò intorno, meravigliata. "C'è più verde qui che in tutto il mio regno!" Osservò poi, colpita. Una volta arrivato alla piazza principale, Maddox si fermò, prendendosi del tempo del tempo per respirare. Spostando poi lo sguardo dal terreno all'orizzonte, puntò il dito di fronte a sè, indicando un edificio dalle pareti bianche. "Li c'è la scuola, e più avanti l'ospedale." Spiegò, parlando in tono calmo e facendole da perfetta guida. Fermandosi accanto a lui per riprendere fiato, guardò incuriosita dove Maddox indicava e sorrise. "Wow! Sono strutture notevoli." Confessò, non riuscendo a nascondere la sua meraviglia. Nel dirlo, pensò al suo regno e quanto fosse diverso da quello. Dove loro avevano ospedali, lei aveva templi eretti in onore delle divinità, e dove loro avevano le scuole, lei aveva solo e soltanto basi militari. "Tu credi?" Le chiese lui, curioso. "Assolutamente!" Rispose senza alcun timore, osservando sorpresa tutto ciò che aveva intorno. Non aveva mai visto tanti umani riuniti in una sola città, e la cosa la incuriosiva parecchio. "Cos'altro ha la città?" Gli chiese avvicinandosi, sempre più curiosa di studiarne ogni minimo dettaglio. "Un campo." Continuò lui, orgoglioso. "Ma Lady Bianca lo chiama campo di recupero. "Campo di recupero?" Gli fece eco Karon, aggrottando le sopracciglia. "Sì. Da quando i Ladri hanno cominciato a infestare anche questi luoghi, lei ha deciso di aiutare le persone più bisognose, così che nonostante tutto possano avere una speranza." "È una bella iniziativa questa." Osservò lei, tranquilla. In silenzio, camminò lì vicino, e tenendosi sempre a portata d'occhio di Maddox, memorizzò ogni dettaglio, ogni singola casa e albero su cui riusciva a posare lo sguardo. In pochi minuti riuscì a creare un'intera mappa della città nella sua mente, studiandone ogni accesso o potenziale via di fuga. Quando si accorse di quello che stava facendo, storse la bocca in una smorfia. Deformazione professionale.  "Che fai? Esplori?" Scherzò lui, prendendola bonariamente in giro. "In un certo senso..." Gli rivelò lei sorridendo, mentre completava mentalmente la mappa di Ascantha. "Come mai? Sospettosa?" azzardò poi, continuando a schernirla. "Smettila di prendermi in giro, cavaliere!" Gli disse, ridendo divertita mentre lo spintonava per gioco. "Va bene, va bene, scusa!" Rispose lui, ridendo a sua volta e guardandola negli occhi. A quanto sembrava, la stava irritando, e in cuor suo, non avrebbe mai voluto farlo. "Non fare quella faccia, stavo scherzando." Lo rassicurò continuando a ridere, mentre, afferrandolo per il colletto della camicia lo avvicinò a sè per un bacio mozzafiato. Seppur colto alla sprovvista, Maddox si beò di quel bacio, prendendo il viso della ragazza fra le mani e approfondendolo con passione. Incurante della gente che passava attorno a loro, e incurante degli sguardi curiosi dei marmocchi che correvano in giro, Karon gli intrecciò le mani dietro al collo e si fece più vicina, premendo il proprio corpo sul suo. Lasciandola fare, Maddox ebbe l'ennesimo tuffo al cuore. Succedeva sempre quando erano insieme. "Inizia ad esserci un pò troppa gente in giro, non trovi?" Gli sussurrò tra le labbra con voce maliziosa mentre incatenava il proprio sguardo a quello dell'uomo. "Hai ragione." Le rispose soltanto, parlando a bassa voce al solo scopo di non essere sentito. In quel momento, Karon aprì la bocca per rispondergli a tono, ma qualcosa la distrasse da quel momento. "Ma che cosa..." Biascicò incredula. Subito dopo, si staccò da Maddox, fissando lo sguardo sulla folla di persone che correva e strillava da tutte le parti, perplessa. Pensandoci, capì che quel comportamento poteva avere un'unica ragione. "Maddox! Siamo sotto attacco!" Urlò, voltandosi a guardarlo. Colto alla sprovvista, l'uomo si paralizzò, e e guardando la ragazza, estrasse la sua arma, "Karon! La spada!" Le gridò, invitandola a fare lo stesso. Annuendo, lei non se lo fece ripetere due volte, e con un unico e fluido movimento del braccio, estrasse la katana dal fodero. Settanta centimetri di lama vetrata brillarono sotto il sole, i kanji scolpiti in rune tremarono leggermente, segno che la spada era sveglia e assetata di sangue. Senza dire una parola, si posizionò davanti a una delle vie principali, gli occhi ridotti a due fessure. Doveva stare attenta a non usare la magia in nessun modo possibile.Guardandola, Maddox le fece coraggio con il solo sguardo, e poco dopo, non si sentirono altro che urla. Un coro di voci si levò fino al cielo. Indistinte, certo, ma maschili. Non riuscivano a crederci, eppure era così. Loro. i Ladri, la causa di dolore, miseria e sofferenza in tutta Aveiron. Ancora una volta, avevano attaccato la città di Ascantha, e no, non l'avrebbero passata liscia. Intanto, il tempo passava, e lungo la strada che Karon aveva scelto, iniarono ad arrivare i Ladri, riconoscibili dai pugnali sguainati e dai volti coperti. "Che originalità." Sogghignò Karon a sè stessa, mentre un formicolio al braccio le fece capire che la katana era pronta ad uccidere. Così, dimenticandosi di dove fosse e di Maddox, la donna iniziò a correre andando loro incontro, e con movenze aggraziate, squartò lo stomaco del primo Ladro che si ritrovò davanti. Orgoglioso di lei, Maddox sorrise ancora. C'erano centinaia, forse migliaia di quei mostri attorno a loro, ma almeno uno era andato. Continuando a combattere, lui stesso finì per ferire e ucciderne altri, e la vista del sangue non lo sfiorò affatto. Sapeva di stare facendo la cosa giusta, e con i livelli di adrenalina a mille, non si curò nemmeno di guardarli negli occhi. In fin dei conti, i loro connotati non interessavano, in quanto il contatto visivo doveva avere la stessa durata di un attacco. Sporca di sangue non suo e con la katana che continuava a danzare tra i Ladri in movimento intorno a lei, Karon fece saltare molte teste di quei maledetti mostri. L'agilità con cui si muoveva, grazie in parte allo spirito che ospitava dentro di sè, stava mettendo in serie difficoltà il nemico. Come al solito veniva sottovalutata perché donna, ma non si erano aspettati che fosse tanto pericolosa. I suoi occhi viola brillarono come fiamme dell'inferno all'ennesimo spruzzo di sangue che le macchiava il candido kimono. Insieme, lei e Maddox continuarono a lottare per un tempo indefinibile, e finalmente, al calar della sera, quei vili vermi decisero di ritirarsi. Il buio avvolgeva la piazza, il sangue sporcava le strade, ma finalmente, quella battaglia era finita. Stanco come e più della sua amata, Maddox le si avvicinò, e nel momento esatto in cui provò a parlarle, le forze gli vennero meno. Contrariamente a lui, per nulla affaticata e senza neanche una goccia di sudore sulla pelle, Karon rimase a guardare, quasi con il broncio, la ritirata strategica dei Ladri. Un movimento alla sua sinistra la fece voltare e quando capì che era Maddox gli andò incontro rinfoderando la lama nella sua guaina. "È stato uno scherzo! E non mi sono neanche riscaldata." Commentò Karon, divertita. Ad ogni modo, il suo sorriso si spense non appena vide l'uomo accasciarsi al suolo davanti a lei. "Maddox!" Lo chiamò, preoccupata. Per pura sfortuna, l'uomo non rispose. Era pallido e stremato, completamente privo di forze. "A volte dimentico quanto siete fragili voi umani..." Pensò, parlando con sè stessa. Spossato, Maddox non riusciva quasi a respirare, ma lottava per farlo, spendendo ogni grammo delle sue energie. La presenza della ragazza gli era di conforto, ma dubitava di riuscire a riprendersi senza un attimo di riposo. Durante la lotta, i nemici avevano puntato a sfiancarli entrambi, e a quanto sembrava c'erano riusciti, ma il peggio doveva ancora arrivare. "Maddox, respira." Gli disse semplicemente, credendo fosse solo un affaticamento. Preoccupata, si guardò attorno, le strade si stavano popolando di guardie e gente dagli occhi sperduti. Maledizione, così le era impossibile aiutare l'uomo con la magia! Guardo riprese a guardarlo, sbiancò in volto non appena notò una macchia rossa sulla sua camicia farsi sempre più grossa. "Ma sei ferito!" Finì per urlare, spaventata. In preda al panico, fece saettare lo sguardo in tutte le direzioni, andando alla ricerca di un viso amico e chiedendo aiuto, maledicendosi ancora per non avere modo di aiutarlo da sola. "Karon... amore, io... io starò bene, d'accordo? Tu cerca... cerca di scappare, intesi?" Le rispose lui, balbettando e biascicando le parole a causa del dolore derivante dalla ferita. Era grave, e lo sapeva bene, ma se c'era una cosa che non voleva vedere, era la sua amata soffrire per causa sua. "Non pensarci nemmeno! Io non ti lascio qui!" Disse furente, anche se non sapeva con chi di preciso. velta, si strappò parte della gonna del kimono e la usò per fare una fasciatura di fortuna a Maddox, come lui aveva fatto con lei, fermando momentaneamente l'emorragia. Pensò, velocemente, mentre lo alzava da terra a fatica. "Grazie." Sussurrò lui appena, regalandole un debole sorriso. "Ora aiutami, ti prego. "E me lo chiedi? Ovvio che sì!" Gli rispose lei, con la mente ancora annebbiata da mille pensieri. Confusa, si guardò ancora attorno, frenetica, tenendo il corpo del suo uomo stretto fra le braccia. Nessuno sembrava badare a loro, erano tutti troppo impegnati nelle loro disgrazie. Come biasimarli? In fretta, pensò ad una soluzione, e infine ci arrivò. "L'ospedale! Devo portarti lì in un modo o nell'altro." Dichiarò, decisa. Intanto, il povero Maddox sanguinava parecchio, e non sarebbe certo riuscito a camminare a lungo. In quel momento, Karon chiuse gli occhi. Non le rimaneva che una scelta. Veloce, trascinò l'uomo all'ombra di due case abbandonate e si assicurò che nessuno fosse nei paraggi, poi lo posò delicatamente a terra, e mettendosi a carponi, regolò il respiro, calmando i battiti del cuore. "Ma... ma cosa?" Domandò Maddox, confuso. "Zitto. Risparmia le forze." Riuscì a dire a malapena, con la voce che sembrava un basso ruggito. Come ogni volta che si trasformava, Karon provò un dolore bruciante che partiva dalle viscere e si propagava fino agli arti. I vestiti e la katana caddero a terra, ma non se ne preoccupò. Li avrebbe recuperati in seguito. Maddox aveva la precedenza su tutto. Quando sentì il familiare formicolio alle ossa, capì che la trasformazione era ormai completata e, aprendo gli occhi, ebbe una visuale dell'ambiente intorno totalmente diverso. Svelta, senza neanche dare il tempo all'uomo di abituarsi alla novità, gli puntellò il muso nero contro la spalla cercando di fargli capire che doveva salirle in groppa. Era grossa abbastanza da tenere il suo peso. Obbedendo, Maddox annuì, e issandosi su di lei, si assicurò di non farle male. Aggrappandosi al suo collo forte possente, sperò di non cadere, e ormai sicura, Karon iniziò il viaggio verso l'ospedale. In silenzio, corse a perdifiato lungo il tragitto, la mappa della città ben impressa nella mente l'aiutava nell'impresa. Le enormi zampe la sostennero senza mai cedere, affondando nel terreno fangoso con sicurezza. Non si curò degli sguardi allucinati di chi incontrava, pensava soltanto al suo amato sulla sua schiena e che non doveva morire. Non voleva neanche pensarci. Proprio come si aspettava, il viaggio fu lungo, ma cosa non la sfiorò minimamente, e quando finalmente arrivò, non riprese le sue sembianze umane, entrando in quell'edificio e chiamando a gran voce il nome del dottor Patrick. Le aveva curato l'infezione, e lo ricordava bene, ma nonostante la ferita di Maddox fosse ben più grave, lei aveva fiducia. Agendo in fretta, non si preoccupò neanche di nascondere la sua vera natura, non le importava. Sfrecciò dentro l'ospedale con ancora le sembianze di lupo addosso, alla ricerca del dottore che l'aveva già guarita. La gente si scansava impaurita al proprio passaggio, come biasimarli? Sentì grida isteriche perforarle i timpani sensibili, ma corse, di corridoio in corridoio, affacciandosi di stanza in stanza, finché non lo vide, finalmente. Stava visitando un bambino, e Karon avrebbe tanto voluto parlare, usare la propria voce per spiegargli tutto, ma con le poche forze che le erano rimaste, posò a terra Maddox ferito, e poi il buio la inghiottì. Alla vista di quel povero ragazzo privo di coscienza sul pavimento, il dottor Patrick andò in allarme, e caricandoselo in spalla, lo adagiò sul lettino libero nella stanza adiacente, affidandolo alle cure dell'ex moglie Janet, dottoressa come lui. Guardandola negli occhi, la pregò di fare del suo meglio per salvarlo, e sparendo nella camera in cui lavorava, la dottoressa Janet si mise subito al lavoro. Finita la visita al piccolo paziente, il dottore si sentì chiamare, e voltandosi, si rese conto che la moglie era in difficoltà. A quanto sembrava, i suoi segni vitali erano quasi assenti, e le cose non si mettevano certo bene per lui. In altre parole, era davvero in punto di morte, ma no, non avrebbero mollato, non fino al suo salvataggio. "Lo stiamo perdendo!" finì per urlare la dottoressa, allarmata alla vista del cardiografo, che quasi mostrava una linea piatta. Nascosta nell'ombra, Karon vedeva e sentiva tutto, e date le sue sembianze di lupo, a quelle parole le zampe quasi le cedettero. Il suo Maddox aveva bisogno d'aiuto, e lei non sarebbe certo rimasta a guardare. Doveva fare qualcosa, non poteva starsene lì ferma, e anche se la paura di essere scoperta dagli umani era forte, Karon decise per la prima volta di non pensare soltanto a sè stessa e rischiare. La trasformazione completa avrebbe richiesto troppo tempo, che già non aveva, quindi spuntò dall'ombra con il suo aspetto umano, ma tenendo la coda e le orecchie ancora animali, i vestiti li avrebbe recuperati poi. Con un balzo, atterrò sopra il lettino in cui era stato messo Maddox e, appoggiandogli le mani su entrambi i lati del volto, usò la sua magia curativa per chiudere la ferita e ripristinare i suoi parametri vitali. Del sangue le uscì dal naso mentre procedeva, per colpa del troppo utilizzo incontrollato della magia. "Ciao cavaliere!" Lo chiamò, con il sorriso sulle labbra mentre sentiva il sangue scorrerle dal naso. "Come ti senti?" "Ora che ti vedo, molto meglio. L'unica a sanguinare qui sei tu." Le rispose lui, sorridendo a sua volta e facendole notare la leggera epistassi. "Ah, non ci badare, mi succede spesso." Rispose la ragazza, stringendosi nelle spalle. La felicità di rivedere il suo uomo vivo si notava anche dalla folta coda nera che prese a muoversi forsennata dietro di lei.  "Che fai, scodinzoli? Sei davvero così felice?" le chiese poi Maddox, prendendola dolcemente in giro. Sbigottita, Karon girò la testa in tempo per vedere la coda muoversi frenetica e se ne vergognò all'istante. Certi istinti rimanevano radicati in lei anche se passava la maggior parte del tempo da umana. "Ops!" Riuscì a dire soltanto, imbarazzata. "Sei dolcissima." Le rispose soltanto, sorridendole ancora. Poco dopo, il dottor Patrick tornò nella stanza, e notando la presenza di Karon nella stanza, non seppe cosa dire nè fare. Appena un attimo prima il povero Maddox sembrava sul punto di morire, e d'improvviso, con la comparsa della ragazza, la situazione sembrava essersi ribaltata. Guardando la giovane coppia innamorata, un mezzo sorriso gli si dipinse in volto. Non sapeva cosa nè come fosse successo, ma non proferendo parola, li lasciò andare, provando orgoglio per entrambi. Senza dire altro, Karon scese dal letto con un balzo felino e, notò solo in quel momento che man mano orecchie e coda da lupo stavano scomparendo. Sospirò, più serena, e pregò che nessuno l'avesse vista. "Allora, cavaliere.... Disse poi, girandosi verso di lui. "....usciamo da qui?" "Come vuoi, mia piccola strega." Rispose Maddox, offrendole il braccio e invitandola a camminare al suo fianco. Come ogni volta, la ragazza fece ricomparire i vestiti da una nuvola rossastra mentre faceva passare la mano intorno al braccio che le offriva il suo amato. Quasi ignorando il modo in cui la sua fidanzata usò la magia, l'accompagnò fuori dall'ospedale come se nulla fosse accaduto. Finalmente, la sua ferita al cuore era guarita. Magicamente, ma era guarita, e Maddox non aveva desiderio dissimile dallo stare con lei. Quando finalmente uscirono, Karon tirò un sospiro di sollievo. Non sapeva perchè, ma quel tipo di luoghi non le piaceva affatto. Girandosi poi verso il suo Madddox, lo costrinse a fermarsi e gli afferrò il bavero della camicia con entrambe le mani, avvicinandolo a sè per un bacio. Colto alla sprovvista, l'uomo perse quasi l'equilibrio, ma per pura fortuna la sua dama era lì, pronta ad aiutarlo e sorreggerlo per tutta la durata del contatto delle loro labbra. Lasciandola fare, le diede modo di condurre quella così lenta e passionale danza, beandosi di ognuno di quei perfetti istanti. Quando mise fine al bacio, i suoi occhi scintillarono d' amore e di lacrime non versate mentre lo guardava. "Per un attimo ho davvero creduto di perderti." Confessò, tristissima. Poi, per nascondergli i suoi sentimenti e quel dolore che aveva provato pochi attimi prima, Karon cambiò espressione, diventando strafottente. "Qui gli umani sono troppo incompententi per questo genere di cose!" Osservò, quasi arrabbiata dopo averli visti arrendersi alle ferite dell'amato. "Ho avuto paura anch'io, sai? E in parte hai ragione. Conosco il dottor Patrick, ed è un medico competente, ma a quanto sembra, la tua magia lo è anche di più." Rispose lui, rassicurandola e regalandole un sorriso. "Già! Hai perfettamente ragione, cavaliere." Disse allora lei, gonfiandosi d'orgoglio nel tentativo di nascondere quanto in realtà si sentisse sollevata nell'essere riuscita a salvargli la vita. "Quindi...." Ricominciò a dire, mentre voltandosi e dandogli le spalle si allontanava da lui, ancheggiando in modo sensuale. "...ora non avrei più nulla che mi tiene legata a questo mondo, o mi sbaglio? Lo chiese scherzando, per prenderlo un pò in giro e stuzzicarlo. "Io credo di sì invece... che mi dici di me, di noi? Replicò Maddox, facendosi improvvisamente serio. In quel momento, Karon capì che il suo gioco le si era ritorto contro. Lei stava solo scherzando, eppure Maddox l'aveva presa sul serio. In fretta, si girò nuovamente verso di lui e sfoggiò un sorriso pieno di soddisfazione. Camminò con calma verso Maddox, puntandogli poi un dito proprio sopra il cuore. "Cosa pensi che ci sia tra noi, cavaliere?" Gli chiese, curiosa di sentire come la pensava in proposito. "Perchè non rispondi tu, damigella?" La incalzò lui, rigirandole la domanda. Sbigottita, non seppe cosa dire, in quanto non aveva previsto quella domanda. "Gran bella strategia! E ora?" Pensò, arrabbiata con sè stessa. Il suo orgoglio smisurato la implorava di dirgli di tutto, tranne la più semplice verità. Ma un'altra parte di lei era in completo disaccordo.  "Io credo che tra noi ci sia qualcosa che forse non doveva nemmeno esserci." Lo guardò seria, come non lo era mai stata con nessuno. "Insomma, guardaci, apparteniamo a due mondi differenti e abbiamo tutte le ragioni del mondo per non... per non amarci." Rispose, con voce tremante. Ascoltando senza interrompere, Maddox la guardò negli occhi. Quelle parole lo colpirono come una palla di neve in una giornata invernale, ferendolo.  La gente del regno lo conosceva bene, e lo definiva freddo come ghiaccio, ma da quando Karon era entrata nella sua vita, tutto era cambiato. Insieme a lei aveva scoperto l'amore, e in cuor suo sapeva che non avrebbe sopportato di perderla. "Non è vero. Insomma, io non ci credo, d'accordo? Certo, tu sarai anche una maga, ed io un semplice umano, ma nonostante tutto ti amo, e questo non cambierà mai." Confessò, apparendo perfino più serio di prima, a tratti arrabbiato con lei per aver detto ciò che aveva detto. Non riusciva a crederci. Perchè doveva comportarsi in quel modo? Trattarlo con dolcezza e baciarlo per poi aprir bocca e ritrattare ogni cosa? Non lo sapeva, e a quanto sembrava, era destinato a rimanere all'oscuro di tutto. Quando lo guardò negli occhi, in quelle iridi viola si poteva leggere la paura. Per tutto. Lei aveva costantemente paura. Quella fu la prima volta che la sua maschera d'indifferenza calava, perché aveva finalmente trovato qualcuno per cui valeva la pena amare. "Maddox...." Sospirò, sentendosi improvvisamente stanca. Inutile, non ci sapeva proprio fare con le parole. "...anch'io ti amo, più di quanto riesca ad ammettere perfino a me stessa. La verità è che ho paura, cavaliere. Ti amo, e non smetterò mai di dirtelo!" Concluse, arrivando a un passo dal mettersi a piangere come una bambina. A sentire quelle parole, Maddox rimase spiazzato. La reazione della ragazza avvalorava appieno la sua tesi, secondo la quale, nonostante la dura, durissima corazza che utilizzava per difendersi, anche lei aveva un'anima e un cuore. Nonostante fosse connessa al mondo della magia, era anche umana, e come tale, era capace di provare emozioni. "Paura? Paura di cosa?" Chiese, preoccupato. "Di tutto." Disse lei, amareggiata. "E se iniziassi a stilare una lista, elencandoti le mie paure una ad una, non finiremmo più. Ma quella che sto provando di più in questo momento è quella di poterti perdere. Capiterà un giorno in cui non sarò vicina a te per aiutarti, o per guarirti, oppure che io venga richiamata ad un ordine di mio padre... ci sono troppe possibilità di perdita per noi ed è questo a farmi più paura, Maddox." Si fermò, riprese fiato, non aveva mai parlato così tanto con qualcuno. "Karon, basta, ora basta. Non dire così. Io sono qui per te, e ci sarò sempre. Non mi perderai, te lo prometto." Le disse, avvicinandosi e cercando in tutti i modi di infonderle il coraggio che le mancava. Come travolta in pieno da una marea, Karon si tenne stretta a Maddox quasi con disperazione, cingendogli le braccia intorno al collo e nascondendo il viso su una sua spalla. "Su, adesso sta calma, andrà tutto bene." Le sussurrò lui, stringendola a sè e rassicurandola. Senza dire una parola, Karon ebbe soltanto la forza di annuire in silenzio mentre si scostava leggermente da lui. Alzando il viso, permise ai loro occhi d'incontrarsi. In quell'esatto momento, l'azzurro dei suoi occhi su fuse con il viola di quelli della ragazza, e volendo solo consolarla ed evitare che iniziasse a piangere perdendo la forza d'animo che tanto lo aveva attratto, Maddox l'attirò a sè e la bacio, avendo il piacere e la fortuna di vederla distesa, calma e felice. Ancora muta come un pesce, lei si crogiolò nel bacio, lasciandosi andare. Si sentiva.... bene. Semplicemente bene. Azzardò a muovere una mano verso di lui, accarezzandogli dolcemente la base del collo e giocando con le punte dei suoi capelli castani. Approfondendo quel bacio con calcolata lentezza, le accarezzò la schiena con fare amorevole, sentendo il battito dei loro rispettivi cuori decelerare gradualmente. Quel semplice bacio pieno d'amore aveva sortito l'effetto sperato su entrambi, e non appena si staccarono, ripresero a camminare, pronti a raggiungere di nuovo la dimora di Lady Fatima, unica donna capace di proteggerli e offrir loro la sicurezza di cui avevano bisogno. Ancora abbracciata a Maddox dopo quella lite che neanche lei riusciva a spiegarsi nè a definire, Karon sentì il cuore più leggero. Aveva avuto altri scontri verbali, certo, ma era la prima volta che le capitava una cosa simile. Prima di allora, non aveva mai dovuto dare una spiegazione per ciò che faceva o diceva, ma come si ripeteva sempre parlando con sè stessa, c'era sempre una prima volta per ogni cosa. Pensandoci, lo trovò strano, ma anche liberatorio. Decisamente liberatorio. In silenzio, seguivano il percorso che presto li avrebbe ricondotti alle porte del castello di Lady Fatima. "Tutto bene, cavaliere?" Chiese lei, riprendendo la parola e non nascondendo il ghigno divertito che aveva sul volto. "Certo, perchè me lo chiedi?" Rispose lui prontamente, sorridendo divertito a sua volta. "Dopo quello che è successo fuori dall'ospedale sei molto più silenzioso." Disse semplicemente la ragazza, con tono leggero. "Scusa, cerco solo di non pensarci." Le rispose lui, quasi irritato da quel pensiero. Stando a quanto ricordava, lei l'aveva salvato, e ora era tutto passato, e dopo il terrore provato alla sola idea di spirare e perderla per sempre, non voleva più tornare sul discorso. "D'accordo." Disse allora lei, avvertendo lo stato d'animo inquieto dell'uomo. "Non è colpa tua, è solo che... anch'io ho avuto paura, va bene?" Aggiunse poi, prendendole la mano e guardandola negli occhi. A quel punto, Karon si fermò e strinse le mani in quelle di Maddox, incontrando i suoi occhi chiari. Poco dopo, ammorbidì lo sguardo. "Lo so, ho rischiato di perderti lì." Gli disse, rivelandogli con quelle parole la sua stessa paura. "Adesso capisci quanto Aveiron può essere pericolosa per colpa dei Ladri?" Le chiese lui, serio e preoccupato al tempo stesso. Ascoltandolo, lei annuì in silenzio con un secco cenno del capo. "Anche dei semplici umani riescono a fare danni ingenti se si muovono in gruppo." Osservò pensierosa mentre rifletteva. Come per magia, la parte militare della sua mente addestrata da una vita era riemersa. "Karon, sul serio, non voglio pensarci. Com'era il tuo mondo prima?" Rispose lui per poi porle quella domanda, curioso. "Prima?" Ripetè lei, facendogli eco. Senza dire altro, ci pensò sopra, alzando gli occhi al cielo, con la testa leggermente inclinata da un lato. "Non ricordo molto... mia madre era ancora viva, il terreno della Prima Terra Celeste non era secco e polveroso come adesso, e c'erano molti più alberi, ma per quanto mi sforzi non lo ricordo chiaramente." Sospirò, amareggiata al pensiero di non poter fornire altri dettagli. Silenzioso, Maddox ascoltò senza interrompere, poi notò l'assenza di luce negli occhi dell'amata. "Karon, tesoro, sicura di star bene?" Non potè fare a meno di chiedere, preoccupato. Come se lo notasse solo in quel momento, lei lo guardò negli occhi, ridestandosi dai suoi cupi pensieri. "Sì... sì, tutto bene." Rispose soltanto, colta alla sprovvista. "Sicura?" Azzardò allora lui, sospettoso. Volendo rassicurarlo, azzardò un sorriso mentre le ultime immagini delle sue terre desolate le sparivano dalla mente, poi si ripetè. "Sì." "Bene." Commentò, felice della sua risposta. In origine, lui era un ragazzo freddo come il ghiaccio dei suoi occhi, ma da quando l'aveva conosciuta, aveva iniziato a cambiare, preoccupandosi di ogni inusuale sfumatura del suo comportamento. Ricordava ancora il modo in cui lei aveva finito per svenirgli davanti, e se mai fosse successo ancora, una cosa era certa. Non se lo sarebbe mai perdonato. Intanto, mentre entrambi continuavano a guardarsi negli occhi, persi nei propri sentimenti, il cielo stava cambiando, e il sole iniziava a tramontare. Il rumore di un tuono improvviso squarciò il cielo, distraendo la ragazza. Non voglio azzardarmi a dirlo, ma forse sta per piovere." Disse con sarcasmo, mentre sollevava la testa e lo sguardo. "Hai ragione, forse è meglio andare." Le rispose lui, prendendole ancora la mano e facendosi più vicino. Non appena lo vide avvicinarsi, Karon si alzò leggermente in punta di piedi per unire le loro labbra in un bacio delicato. Abbracciandola, Maddox si lasciò baciare, e lentamente, alcune gocce di pioggia caddero, bagnando i loro corpi. Disinteresssata dalla pioggia che stava cadendo in quel momento, lei si azzardò ad approfondire quel bacio, cingendogli poi il collo con le braccia. "Siamo arrivati." Osservò poco dopo con un sorriso mentre il tramonto lasciava spazio alla sera. Sorridendo a sua volta, Maddox fece un passo in avanti, e non appena le porte del castello si aprirono cigolando, lui entrò assieme a lei, calmo e tranquillo. "Questo luogo è sempre così desolato?" Chiese allora Karon mentre si guardava intorno non vedendo anima viva. Intanto, i loro passi risuonavano dando vita a un'eco infinita e assordante. "No, hai ragione. In genere non è mai così calmo qui, sai?" Le rispose Maddox, trovandosi completamente d'accordo. Per qualche secondo, il silenzio riempì l'ampio salone, e mentre insieme camminavano l'uno accanto all'altra, Karon notò un leggero movimento alla sua sinistra, e tutta la sua attenzione si riversò su una fanciulla dall'aspetto delicato, con un leggero vestito bianco. Fermandosi a pensare, ricordò di averla già vista da qualche parte, e poi, all'improvviso, un lampo di genio. Era Rachel, l'ancella preferita di Lady Fatima. Non notando che la coppia era rientrata, era persa nei propri pensieri mentre camminava lungo il muro e si avvicinava ad una delle finestre aperte. La pioggia che ancora cadeva faceva da sottofondo musicale alla sua giovane mente. Guardandola, Maddox decise di parlarle. Il castello sembrava deserto, ma per fortuna lei era lì, e sapendo che conosceva  la Leader forse meglio di sè stessa, era sicuro che lei sapesse dove fosse. "Rachel, hai visto Lady Fatima?" Chiese, confuso e stranito dalla sua assenza nella sala principale. Colta alla sprovvista, Rachel saltò sul posto, spaventata. Nel silenzio, non l'aveva sentito arrivare, e voltandosi, si stupì di vederlo insieme alla straniera. "S-Sì, è nella sua camera. Riposa. Perchè la cerchi?" Biascicò, tremando di paura. "Rachel, calmati, era solo una domanda il castello è deserto, tutto qui." Le rispose Maddox, cercando di rassicurarla. Senza proferire parola, Rachel annuì, ancora tremante come un coniglio. Era strano, ma lontano dalla sua Fatima si sentiva sempre ansiosa e troppo esposta a tutto. "Abbiamo saputo dell'attacco ad Ascantha, Lady Fatima era molto preoccupata." Aggiunse poi, in preda al terrore più puro. "Posso capirlo. Adesso sta tranquilla, va bene?" Continuò lui, sempre tentando di riportarla alla calma. "Sì, certo." Rispose lei, cercando di sorriderle nonostante fosse ancora provata. Poco dopo, scivolò nel silenzio, tornando a guardare fuori dalla finestra. In quel momento, una porta alla fine del corridoio si aprì con uno scatto, e la ragazza si voltò, notandola. Lady Fatima. Distrutta dal suo mal di testa, ma pur sempre bellissima. "Rachel, si può sapere che succede?" Chiese, con le tempie che le pulsavano e dolevano come mai prima. "Mia Signora! Maddox e la donna asiatica sono tornati vivi!" Disse, celando il suo entusiasmo, che in buona parte consisteva nel poter vedere la sua donna. "Due dei pochi sopravvissuti, vedo." Osservò, guardandoli per un solo attimo, silenziosa ma comunque felice di rivederli entrambi. "Rachel, tesoro, mi faresti un favore? le chiese poi, facendole segno di avvicinarsi. "Sì, mia Signora?" Rispose lei, felice e stupita di potersi avvicinare così tanto. "Vieni qui." Le sussurrò,  prendendole con dolcezza la mano e dandole il permesso di baciarla di fronte ai due ospiti. Ancora paralizzata dallo stupore, la povera Rachel non riusciva a crederci. Baciarla proprio lì, nonostante non fossero sole. Così, imbarazzata come non mai e con il viso viola per l'emozione, prese il volto dell'amata fra le mani e posò le labbra su quelle di lei per un bacio delicato e impacciato al tempo stesso. Frattanto, Karon aveva accostato la testa a quella di Maddox, avvicinando la bocca all'orecchio per non farsi sentire dalle due donne. "Non era una mia impressione!" Gli bisbigliò con il sorriso, divertita dalla scena. Voltandosi, Lady Fatima guardò di nuovo la ragazza asiatica, che dopo quel commento, era diventata quasi un'intrusa anzichè un'ospite. "Hai qualcosa da dire, Karon?" Chiese, leggermente adirata. In quel momento, un brivido di gelo le percorse la spina dorsale. In tutta onestà, non si aspettò niente di meno da una donna capace di tenere le fila di un intero territorio.  In un gesto automatico, sentendo la velata minaccia nell'aria, Karon spostò la sua mano impercettibilmente dietro la schiena, per nascondere un leggero scoppio di magia che le stava pervadendo il palmo. "Nulla, milady." Rispose soltanto, facendo subito sparire quel sorriso.  "Meglio così, cara." Rispose allora Lady Fatima, affrontandola con sguardo truce. "Rachel, andiamo, la tua Signora ha bisogno di te!" Disse poi alla sua ragazza, schioccando le dita nella sua direzione. Annuendo, Rachel la seguì senza fiatare, e insieme, le due si ritirarono nella loro stanza. Impassibile, Karon era rimasta immobile sul posto, ma senza mai abbassare lo sguardo. Anche lei come Lady Fatima era una Leader, anche se non sembrava affatto dal suo comportamento. Non appena le vide andar via, lasciò libera la mano che aveva nascosto, ma l'alone rossastro non era ancora sparito. "Che c'è? Sei sorpresa?" le chiese Maddox, che in tutto quel tempo aveva fatto del suo meglio per restare calmo. Non sapeva perchè, ma il comportamento della ragazza di fronte alla Leader l'aveva divertito. "Affatto." Disse, compiaciuta, mentre aspettava che quello sfogo di magia incontrollata passasse. "È un'ottima Leader." "Fai bene a dirlo, e sono felice che lo pensi. In fondo, se lei non ci fosse stata, non mi avresti mai incontrato." Rispose lui, sorridendole e guardandola negli occhi. "Vero." Si limitò a dire lei, voltandosi nella sua direzione e fissandolo con malizia, il dito indice che andava a percorrere la linea della mascella e il mento sbarbato. "E io non avrei incontrato te." Aggiunse poi Maddox, sorridendo leggermente mentre le dita della ragazza lo accarezzavano in maniera sensuale. Silenziosa, Karon sarebbe rimasta per ore ad ascoltare il suo ragazzo parlarle con voce innamorata, ma la stanchezza unita all'eccessivo uso della magia per guarirlo stava avendo la meglio su di lei e sulla sua salute di ferro, e come se non bastasse, anche trasformarsi in lupo era stato un grosso azzardo. In quell'istante, uno sbadiglio le scappò dalle labbra, e senza pensarci, posò la fronte sulla spalla di lui, avvicinandosi anche con il corpo. "Sei stanca?" Le chiese allora lo stesso Maddox, lasciandola fare e guardandola con apprensione. Mantenendo il silenzio, Karon ebbe soltanto la forza di annuire con un movimento del capo, e chiudendo gli occhi dopo l'ennesimo sbadiglio, gli circondò il collo con le braccia per appoggiarsi meglio a lui, poi sentì le gambe tremare leggermente. "Avanti, fa uno sforzo e seguimi, va bene? C'è una camera libera se vuoi." La incoraggiò l'uomo, prendendola per mano e sperando di convincerla a camminare al suo fianco. "Va bene." Rispose lei in un sussurro mentre cercava di tenere gli occhi aperti e lo seguiva con passo malfermo verso la stanza. Nel tentativo di aiutarla, lui le offrì il braccio, e insieme, camminarono per i corridoi del castello, fino a raggiungere l'unica stanza libera, pericolosamente vicina a quella divisa da Rachel e dalla Leader. Non appena arrivarono davanti alla porta della camera, sentì sotto le dita il corpo dell'uomo irrigidirsi di colpo, come se all'improvviso si sentisse a disagio o in ansia. "Maddox? Tutto bene?" Riuscì a biascicare nel dormiveglia. "S-sì, sto bene, è solo che... vedi... Lady Fatima è proprio qui accanto, non vorrei adirarla." Spiegò lui, quasi balbettando e biascicando a sua volta le parole. "Davvero?" chiese Karon, ridestandosi da quel torpore e rivolgendo all'uomo un ghigno divertito. "E allora? È forse un problema per te, cavaliere?" Gli chiese, prendendolo bonariamente in giro. "Karon! Abbassa la voce! Ti assicuro che non vuoi vederla arrabbiata." Replicò lui, cambiando repentinamente espressione da tesa a irosa. "Ci vuole ben altro per spaventarmi, credimi." Disse poi, lanciando uno sguardo poco interessato alla porta della stanza di Lady Fatima. La sua rabbia non era un suo problema. A quelle parole, Maddox sospirò, poi, quasi seccato dal suo comportamento, si sedette sul letto. "Dai, sdraiati. Non avevi sonno?" Le chiese, fornendole comunque un utile consiglio. "Assolutamente sì" Disse poi, dando vita ad un ennesimo sbadiglio. Poco dopo, si sdraiò sul soffice e morbido letto, restando a guardare la schiena dell'uomo ancora seduto. "E tu?" non potè evitare di chiedere, mentre con le dita andava a sfiorargli la schiena sentendo le palpebre sempre più pesanti. In silenzio, lui si sdraiò a sua volta, pur senza voltarsi verso di lei nè cedere alle sue dolci carezze. L'amava, era innamorato di lei da tempo, ma era decisamente troppo stanco per fare altro. "Non mi dai neanche un bacio, cavaliere?" Azzardò lei, sempre tennedo gli occhi fissi su quell'ampia schiena e continuando ad accarezzarla con la punta delle dita. "Karon, tesoro, ti prego! Non vedi che non ce la faccio?" Si lamentò lui, sospirando ancora. Alla parola "tesoro" il cuore della donna batté più forte, emozionandola, ma ciò non le impedì di mettergli comunque il broncio. Voleva essere lasciato in pace? D'accordo! Bene! Stizzita, Karon lo lasciò stare e si girò, voltandogli le spalle e serrando gli occhi con rabbia. Voltandosi a sua volta solo in quell'istante, lui la convinse a guardarlo negli occhi, poi le accarezzò il viso. "Ci ha creduto, vero, streghetta?" Le chiese, prendendola in giro con amore e dolcezza. Incredula, aprì e richiuse la bocca senza riuscire a dire una parola. Sì, ci aveva creduto come una sciocca e non riusciva neanche a negarlo. "Tu!" Disse poi cercando di assumere un'espressione arrabbiata anche se senza alcun risultato. Giocando, gli diede una manata sulla spalla. "Giochi sporco, lo sai?" Gli fece notare, ridacchiando. "Lo, so, e so anche che la cosa ci diverte entrambi, o sbaglio?" Continuò, assecondandola e portando avanti il gioco che lei stessa aveva iniziato. "No, cavaliere, non sbagli affatto." Sussurrò lei con voce maliziosa mentre gli si faceva più vicina e lasciava scorrere le dita lungo la linea della mascella dell'uomo, osando raggiungere anche il mento. Innamorato come sempre, decise di coglierla alla sprovvista, e prendendole la mano prima che riuscisse a terminare quella carezza, gliela strinse con forza, facendo poi incontrare le loro labbra in un bacio dolce e passionale. Totalmente disarmata da quel gesto improvviso dell'uomo, Karon spalancò gli occhi dalla sorpresa, ma non appena sentì le labbra di lui sulle proprie riuscì finalmente a lasciarsi andare accoccolandosi contro il suo corpo e ricambiando prontamente quel bacio passionale. Il cuore di lei batteva ormai furioso nel petto, tanto che temette potesse schizzare fuori da un momento all'altro. Staccandosi da lei solo per respirare, la guardò di nuovo negli occhi, perdendosi in quelle iridi splendenti. Nel farlo, le posò una mano sul petto, avvertendo l'aumento del suo battito cardiaco. "Karon, sta calma, siamo soltanto all'inizio." Le sussurrò, per poi avvicinare di nuovo le labbra alle sue e fermarsi, tentandola. "Calma? Fosse così facile!" Pensò, perdendosi nei suoi pensieri e parlando con sè stessa. In cuor suo, avrebbe voluto anche lei avere la sua stessa calma in una situazione come quella. Riusciva a tenere il sangue freddo durante le battaglie, ma quando si trattava di gesti così intimi perdeva letteralmente la bussola. Senza riuscire a impedirlo, lasciò che le guance le diventassero rosse e sentì il viso andarle a fuoco mentre, tremando leggermente per l'emozione, raggiunse quelle labbra tentatrici e tornò a baciarlo. Sorridendo, Maddox osò usare la lingua per approfondirlo, rendendolo con quel semplice gesto il migliore che in tutto quel tempo le avesse mai dato. "Soddisfatta, amore?" Le chiese, continuando a giocare con le parole. "Soddisfatta?" chiese, facendogli eco e riprendendo per un attimo la sua solita espressione sorniona e smaliziata. "Secondo te, mio cavaliere?" Azzardò poi, mentre riduceva la voce a poco più di un sussurro e gli passava la mano fra i capelli, scompigliandoglieli. "Non credo proprio." Le rivelò in un sussurro innamorato, mentre abbassava lo sguardo e iniziava a tempestarle il collo di baci lievi ma bollenti. Un sorriso vittorioso increspò le labbra della giovane mentre si muoveva per agevolare l'uomo nei suoi baci. Come ben sapeva, non si era mai spinta tanto oltre con qualcuno, e prima di incontrare Maddox non aveva mai avuto relazioni serie con altri uomini. Chiudendo gli occhi, cercò di rilassarsi il più possibile, con il cuore che, innamorato, batteva senza sosta mentre continuava a scompigliargli i capelli. Beandosi dello stato in cui la sua ragazza versava, Maddox sorrise, e continuando a baciarla, le accarezzò con leggerezza il viso e le braccia, preparandosi al passo successivo, ovvero quello più importante. Rompendo il silenzio, Karon sospirò il nome dell'amato mentre sentiva le sue mani su di sè e riaprì lentamente gli occhi solo per notare come lo sguardo color ghiaccio dell'uomo riuscisse a farla innamorare sempre di più. "Maddox..." Biascicò, cercando di richiamarlo a sè e volendo fargli capire che non aveva alcuna esperienza in quello che stavano facendo, e a cui, come sapeva, sarebbero arrivati. Troppo concentrato sulla situazione che insieme stavano vivendo, Maddox finì per ignorarla, passandole lievemente le dita sul petto e carezzandole appena i seni. Non voleva assolutamente rovinare quel momento, e sperava che lei riuscisse davvero a dimenticare le sue insicurezze. Non appena sentì le dita del suo uomo toccarla con sicurezza, Karon strinse si morse il labbro inferiore per non gemere. Non aveva dimenticato che comunque erano vicini alla stanza della Lady e, nonostante quello che aveva detto all'inizio la preoccupasse, e voleva evitare in qualunque modo di far irritare il loro capo. Sorridendo di fronte a quella reazione, Maddox la guardò ancora negli occhi, sussurrandole una sola frase all'orecchio. "Ti amo, Karon. E ricordati, io amo soltanto te." A quelle parole, come attraverso l' incantesimo più dolce, tutte i dubbi di Karon svanirono, e in quell'istante, i loro sguardi s'incontrarono di nuovo. Senza più alcuna esitazione, la donna gli prese il viso tra le mani e avvicinò le proprie labbra alle sue per un bacio dolcissimo. Non riusciva a dire nulla, non aveva parole che potevano descrivere quella magnifica sensazione che cresceva nel suo petto ad ogni sguardo dell'uomo. Accettando quel bacio senza proteste, Maddox non osò approfondirlo, in quanto lo trovava assolutamente perfetto, In silenzio, godette di quel contatto e della felicità che scorgeva nel volto della giovane, che finalmente aveva imparato a lasciarsi andare e dare ascolto alle sue emozioni. L'amava, e desiderava andare avanti, ma non avrebbe mosso un muscolo finchè lei non fosse stata pronta. "Maddox..." Sussurrò, chiamandolo ancora per nome quando quel bacio ebbe fine. Nel farlo, fece scivolare le mani lungo le sue braccia, poi gli sorrise dolcemente. "Ti prego, vai avanti." Continuò, con tutta la soavità di cui era capace, facendogli capire che era pronta a concedersi a lui e soltanto a lui. "Come vuoi, amore mio." Le rispose, abbassando lo sguardo e tornando a concentrarsi unicamente su di lei. Lentamente, le sue mani scivolarono su ogni centimetro del corpo della ragazza, e in un attimo, realizzò il suo desiderio, avendo il piacere di vederla rilassata e completamente innamorata di lui. In breve, i gemiti dell'amata riempirono il silenzio, e nel momento in cui lei raggiunse il suo limite, lui si sdraiò al suo fianco, sfinito. Con un piacevole torpore a percorrerle il corpo e il fiato corto, Karon si avvicinò a lui con aria trasognata e gli posò la testa su una spalla. Lasciandola fare, Maddox l'abbracciò stretta, e chiudendo gli occhi, finì per addormentarsi con lei. Non parlava nè tentava di dimostrarlo, ma in cuor suo, non riusciva a crederci. Aveva passato la sua prima notte con la donna che più amava, e per entrambi era stato bellissimo. Così, le ore passarono, e svegliandosi per prima con la luce di una nuova alba ad irritarle il sonno, Karon decise di aprire gli occhi e, nel momento esatto in cui lo fece, capì subito che qualcosa in lei non andava. Un lieve malessere le offuscava la mente, come se fosse stata piena di ovatta, un leggero stordimento che era sicura non provenisse dall'essersi concessa all'uomo che ancora dormiva al suo fianco. Nel tentativo di riordinare le idee, respirò profondamente e, nel cercare di mettersi seduta, sentì qualcosa di liquido gocciolarle lungo il naso e la bocca. Quando andò a indagare e  toccare con le dita scoprì con orrore che era sangue. "Ma che...? Eppure non uso la magia da ore!" Pensò, confusa e stranita. Ancora perso in uno stato di dormiveglia, Maddox si voltò lentamente verso di lei, scoprendola agitata. "Karon, che è successo?" Chiese, stordito ma preoccupato al tempo stesso. "N-Non lo so." Ammise lei con espressione mesta mentre si allungava verso i vestiti rimasti a terra nella notte appena trascorsa. Afferrando parte del suo kimono, si ripulì dal sangue come meglio poteva, poi riprese a parlare. "Ho avuto come uno stordimento e poi questo." Disse lei mentre indicava il naso e gli spiegava come si era sentita. "Adesso è tutto passato." Rivelò poi, più perplessa dell'uomo al suo fianco. In quel momento, un campanello d'allarme risuonò dentro di lei,  facendole capire che mai le era successa una cosa simile, e che in fin dei conti, in quanto a salute era sempre stata una roccia. "Stai sanguinando!" Osservò allora Maddox, sorpreso. "Grazie al cielo è solo un'epistassi. Dì, ne soffri spesso?" Aggiunse poi, sentendosi più sollevato ma non potendo evitare di porle quella domanda. "Raramente in verità. E soltanto quando abuso troppo dei miei poteri." Rispose lei sommessamente, cercando di capire se il sangue avesse smesso di scorrere o meno. "Sta tranquilla, non è niente. Guarirai presto, garantito." La rassicurò lui, sedendosi al suo fianco e stringendola in un delicato abbraccio. Più sicura, Karon si lasciò stringere e tornò a guardare le sue vesti macchiate con un leggero tono di disappunto. "Che noia, ora dovrò trovare altro da mettermi." Si lamentò lei, seccata. "No, non è vero! La macchia si vede appena, e stai bene anche così." Le rispose lui, scherzoso e sorridente. "Così come, Cavaliere?" Chiese ridacchiando divertita mentre gli dava una leggera pacca sulla spalla. "Devi essere più preciso, mio caro." Continuò poi, ridacchiando ancora e dimenticandosi di quel così piccolo e spiacevole episodio. "Karon! Sul serio, nessuno noterà quel sangue, adesso alzati e andiamo." Rispose lui, lasciandosi contagiare e ridendo con lei. Con il sorriso ancora sulle labbra, Karon scese dal letto ed evitando di usare la magia, si rivestì in fretta mettendosi in ordine ogni pezzo del kimono. Mentre compiva quei gesti interminabili, guardò Maddox, perplessa ed incuriosita.  "Dove andiamo?" Chiese, desiderosa di passare una giornata in sua compagnia. "Dove vuoi. Ora che Lady Fatima ti conosce non devi più nasconderti da lei." Le rispose, dandole la possibilità di scegliere cosa fare. "Quindi mi dai carta bianca?" Chiese lei con un sorriso mentre, con mani esperte, si allacciava la fascia rigida che copriva quasi tutto l'addome, fornendole così anche una specie di armatura. Finse di pensarci su, ma sapeva già dove voleva andare, anche solo per prendere una boccata d'aria. Era rimasta incantata da quel villaggio così ricco e pieno di gente sorridente. "Com'è che si chiama...? Ascantha?" Azzardò, contenta. "Sì, Ascantha. Che c'è? Vuoi farti un altro giro? Le chiese, allora Maddox, guardandola negli occhi e sorridendo divertito. "Esatto!" Disse lei in risposta, entusiasta alla sola idea. Nel suo mondo aveva pochissimi momenti liberi per permettersi di rilassarsi come faceva lì e voleva approfittarne il più possibile. "Per me va bene." Dichiarò lui, avvicinandosi e prendendole la mano con fare tranquillo. Felice, Karon si lasciò prendere la mano e, insieme, uscirono dalla stanza per dirigersi verso l'uscita della fortezza. "Non avrei comunque accettato un no come risposta, Cavaliere." Rispose lei con ghigno divertito mentre lo guardava negli occhi. "Non avrei potuto pronunciare quella parola, mia dama." Replicò lui, assecondando il suo gioco e il suo parlare così antico. "E come mai non avresti potuto? Chiese allora Karon con malizia, conoscendo comunque la risposta. "Perchè ti amo, tesoro mio." Rispose infatti Maddox, confermando le sue speranze e sorridendo per l'ennesima volta mentre si  fermava a guardarla, rapito dal suo sguardo e dal colore dei suoi occhi. Camminavano da poco, e non erano neanche usciti dalla fortezza, ma Karon non resistette, e, con il cuore in tumulto per quelle parole pronunciate dal suo uomo, si sporse verso di lui con occhi innamorati, e in una muta richiesta, sperò in un bacio.Silenzioso come al solito, Maddox esaudì quel desiderio, per poi riprendere a camminare e lasciare finalmente il castello di Lady Fatima. Insieme, fecero di nuovo la strada che li avrebbe ricondotti alla fiorente città e, anche se aveva fatto quella strada un paio di volte al massimo, ormai conosceva a memoria l'intero percorso. Ben presto infatti si ritrovarono di nuovo a passare per  l'entrata di Ascantha. Per pura fortuna, nessuna delle guardie battè ciglio alla vista dell'uomo e della sua dama, e mantenendo la calma, i due continuarono a camminare, inspirando e beandosi del dolce profumo dei fiori e della natura attorno a loro. Al contrario della prima volta che erano stati lì, Karon volle prendere le cose con calma, e nel farlo, si guardò attorno cercando di notare qualunque dettaglio le fosse sfuggito alla prima visita. Continuando a camminare senza dire nulla e tenendole la mano, Maddox si guardò intorno a sua volta, e in lontananza, credette di riconoscere un viso amico, o perlomeno conosciuto. Era incredibile, ma si trattava di Stefan. Approfittando della bella giornata proprio come loro, aveva deciso di accompagnare Rain per una semplice camminata fuori casa quando, in un'occhiata veloce, gli sembrò di notare tra la folla quel verme di Maddox. Incerto, dovette controllare una seconda volta, poi capì di aver visto giusto. Infuriato, s'irrigidì, e mille vecchi e spiacevoli ricordi tornarono a galla nella sua mente.Notando il repentino sbalzo d'umore del marito, Rain lo guardò confusa, ma poi, guardando nella sua stessa direzione, fu colta da un'improvvisa sensazione di freddo. "No, non può essere." Sussurrò, parlando con sè stessa e sperando di non essere sentita. "Sta qui." Disse Stefan con voce gelida mentre le lasciava il braccio che aveva tenuto sulle sue esili spalle fino a quel momento. Maddox sapeva di non dover più farsi vedere da quelle parti, sapeva che non lo volevano vedere per il resto dei loro giorni, ma ora per puro caso, le loro strade si erano incrociate. Arrabbiato come non mai, avvertendo anche l'agitazione della moglie, Stefan iniziò a marciare verso di lui, non notando neanche la giovane donna che lo accompagnava. Spaventata, Rain obbedì a quella sorta di ordine, rimanendo in disparte a guardare il marito avvicinarsi all'uomo che lei considerava un mostro. Come paralizzata, non riuscì a muoversi, e incrociando le dita, sperò con tutto il cuore che il suo amato ne uscisse incolume. "E lui chi è?" Chiese Karon sospettosa, fermandosi non appena notò l'uomo camminare verso di loro. "Sembra volerti smembrare a mani nude." Disse poi, più curiosa che preoccupata. "Tu!" Gridò Stefan, avvicinandosi e afferrando quel viscido verme per il bavero della camicia con un veloce movimento del braccio. Fissandolo, lo tirò verso di sè, e imponendosi di star calmo, non fece altro che incatenare i loro sguardi. Reagendo d'istinto al gesto improvviso dell'uomo, Karon si avvicinò ai due e, con discrezione, fece scivolare una mano lungo il petto dello sconosciuto, caricandola di magia rossastra. "Attento a ciò che fai." Disse con voce glaciale mentre lo studiava con l'occhio invelenito. A quanto sembrava, tra i due non scorreva buon sangue, ma nonostante questo, lei non capiva perché il suo uomo non si stava opponendo a quella palese aggressione. Per nulla spaventato, Stefan prese la mano della donna, assicurandosi di rimetterla in riga. "E tu chi saresti? La sua ennesima conquista?" le chiese, mettendo il dito in una piaga che solo lui conosceva. "Avevo già capito che non è un santo d'uomo, ma lasciare che un umano sciocco come te mi offenda non lo permetto." Rispose lei a tono, mentre, per nulla spaventata da lui, strinse la mano su quella dell'uomo e fece passare la sua magia attraverso il contatto, provocando in lui un vago stordimento. Non aveva alcuna intenzione di uccidere alla luce del giorno e sotto gli occhi di molte persone, ma una piccola lezione non gliela toglieva nessuno. Colto alla sprovvista, Stefan perse improvvisamente l'equilibrio, e tentando di voltarsi per tornare da Rain, non fece che barcollare, rischiando di cadere. Nel frattempo, una preoccupatissima Rain correva per raggiungere. "Stefan! Amore mio, che è successo?" chiese, con il cuore in gola e la voce spezzata. Stordito e con la mente innaturalmente annebbiata, Stefan dovette appoggiarsi con una mano al muro di edificio e riprendere fiato. Cosa gli aveva fatto quella donna? Non lo sapeva, e come se non bastasse, il dolore alle tempie gli impediva di ragionare. "La... la donna, non so che cosa sia successo, ma è come se mi avesse dato un colpo in testa...." Biascicò, trovando a malapena modo di parlare. Nel frattempo, Karon si era girata verso Maddox con un sopracciglio inarcato in un'espressione confusa. "Se vuoi palarmi io ti ascolto, ma posso anche fare finta di nulla." Disse semplicemente, capendo al volo che qualcosa non andava nell'uomo e che le stava nascondendo qualcosa. In silenzio, pensò. Chi non aveva dei segreti? Lei stessa aveva taciuto a lui la sua vera natura. Alle parole della ragazza, Maddox si bloccò. Era così buona e dolce, eppure anche stranamente enigmatica, proprio come la Leader. "Va bene, però devi promettermi che non ti arrabbierai, intesi?" Rispose, sperando di riuscire a convincerla a tenere a freno le emozioni. Capendo che qualcosa di grosso stava per uscire fuori dal passato dell'uomo, Karon si guardò attorno, cercando un posto più tranquillo dove parlare. "Vieni. E no, non mi arrabbierò." Lo rassicurò, mentre prendendolo per mano, lo portava verso un vicolo stretto e solitario. "Bene,  Disse poi con tranquillità, pronta ad ascoltare qualsiasi cosa da lui, appoggiandosi con la schiena al muro e le braccia incrociate al petto. "Ti ascolto." Respirando a fondo, Maddox si preparò a dirle la verità, e nel farlo, iniziò inconsapevolmente a tremare. "Ecco, vedi... vedi quella donna?" Iniziò, sporgendosi oltre il vicolo solo per indicare Rain. "Quando ho conosciuto lei, ancora non conoscevo te, e per qualche strana ragione, quando lei arrivò al castello di Lady Fatima, io... io provai una specie di attrazione per lei. Ovviamente non mi corrispondeva, ma io sentivo di volerla, così..." Continuò, lasciando quella frase a metà per il troppo imbarazzo. "Così?" Chiese lei con sguardo serio mentre continuava ad osservare la donna che le aveva indicato, ma rimanendo comunque ad ascoltare la spiegazione dell'uomo. "Così... l'ho quasi violentata, ecco." Confessò, volendo solo scomparire e sprofondare nel terreno per la vergogna. Dal giorno in cui l'aveva fatto erano passati anni, e tutto era cambiato dopo il suo incontro con Karon, ma nonostante tutto, quel crimine restava, tormentandolo continuamente, anche quando cercava di non pensarci. Colta di sorpresa, Karon chiuse gli occhi e respirò a fondo a quella rivelazione. Cosa avrebbe dovuto dirgli? Come avrebbe dovuto reagire? Conosceva Maddox da troppo poco tempo per poterlo giudicare alla base di quel fatto. Cercando le parole giuste, riaprì gli occhi e si voltò verso di lui, rimanendo immobile sul posto. "Non mi importa." Disse infine con semplicità disarmante. Io conosco il Maddox di adesso e me ne sono innamorata. E so per certo che ora non faresti più una cosa simile o mi sbaglio? Adesso, di ciò che hai fatto in  passato non mi importa nulla." Aggiunse poi, aprendogli di nuovo il suo cuore e facendo sparire ogni sua insicurezza. "No, amore, non lo rifarei mai." Rispose lui, avvicinandosi per abbracciarla e facendolo con una stretta forte, non volendo davvero lasciarla più andare. In silenzio, ma sorridendo innamorata a quell'uomo che stava imparando a conoscere giorno dopo giorno, Karon si lasciò abbracciare e gli circondò il collo con le braccia per tenersi più stretta a lui. Vedendola reagire a quel modo, lui la guardò, e nel farlo, non resistette, arrivando a baciarla. Silenziosa, lei lasciò he l'uomo la baciasse senza alcuna esitazione e, con occhi pieni di passione e malizia, gli passò una mano sui capelli, scompigliandoglieli e tirandoglieli leggermente. Scoprendosi completamente rapito da quello sguardo e da quel comportamento, Maddox approfondì quel bacio come mai aveva fatto, sentendola la sua bella Karon fare fatica a respirare. Si conosceva, e sapeva che avrebbe potuto continuare all'infinito, ma improvvisamente, un urlo  gli bucò i timpani, rovinando quel momento così perfetto. Colta alla sprovvista dal grido pazzesco, Karon si scostò da Maddox quasi come se si fosse scottata, e con sguardo serio, si girò verso l'uscita del vicolo. Ciò che vide fu l'esatta copia di quello che era successo il giorno prima. "Cos'è? Lo fanno per caso apposta? Rovinare per la seconda volta il nostro appuntamento perfetto!" Disse infatti, nervosa e scocciata mentre estraeva la sua spada dal petto. "Karon, preparati." L'avvisò lui, afferrando la sua spada e iniziando a correre in direzione di quell'orribile suono. Senza accorgersene, raggiunse di nuovo il centro della piazza, dove centinaia, forse migliaia di quei mostri non facevano altro che uccidere e terrorizzare civili innocenti. Molti cercavano di scappare, ma cadevano prima di riuscirci, e lo spettacolo più triste era dato da giovani madri che fuggivano cercando di mettere al sicuro i loro figli. Infuriato, Maddox ne uccise e ferì molti, scoprendosi comunque impotente senza l'aiuto della sua Karon. Senza farselo ripetere due volte, lei gli corse dietro a katana spianata, pronta a fare a fette chiunque le sbarrasse la strada. Si ritrovò al centro dell'orda molto presto e riuscì a decapitarne alcuni che correvano proprio nella sua direzione, ignari della fine orribile che la donna aveva in serbo per loro. Con sguardo glaciale e l'adrenalina che pompava incessante nel suo sangue, l'asiatica riuscì a crearsi intorno una scia di cadaveri man mano che cercava di allontanare i Ladri dalle zone più abitate. Orgoglioso di lei, Maddox sorrise dandole coraggio, e continuando a lottare al suo fianco, fece quanto in suo potere per difenderla da quei vermi. Contrariamente a lui, lei non sembrava stanca, e non una singola goccia di sudore le bagnava la fronte, come invece succedeva con lui, che dopo l'ennesimo colpo andato a segno, dovette fermarsi e riprendere fiato. Con il suo sangue misto tra umano e divino, Karon sentì di poter smuovere l'intero mondo e non sentirne affatto il peso. Al contrario di lei però , Maddox non riusciva più a starle dietro e così si costrinse a rallentare e a fermarsi con lui. "Ehi, Cavaliere, tutto bene?" Chiese, preoccupata. "S-Sì, tesoro, sto bene." Rispose lui ansimando e cercando di riprendere il controllo del suo respiro. Fra un tentativo e l'altro, si guardò intorno, e in quel momento, un secondo urlo si levò nell'aria. Incredibilmente, non si trattava di una persona qualunque, ma di uno dei loro compagni di lotta. Rain. A quanto sembrava, aveva finito per inciampare e quasi perdere i sensi, e nonostante gli sforzi di Stefan, uno dei Ladri era vicino a finirla. Notando anche lei la donna in difficoltà, Karon non ebbe alcuna esitazione e, usando i suoi poteri per aumentare la velocità della corsa, arrivò appena in tempo per farle da scudo, mettendosi in mezzo e sopportando la pugnalata ad una spalla. Senza neanche una smorfia di dolore o difficoltà, Karon guardava la donna dall'alto, torreggiando su di lei e osservandola per vendere che non si fosse fatta male. Alle sue spalle nel frattempo il Ladro era rimasto sbalordito dalla mancata reazione della donna al suo colpo. "Stai bene?" Chiese infine Karon alla donna ancora a terra. "Sì, grazie." Rispose Rain, alzandosi a fatica e sentendo alcune piccole lacrime inumidirle gli occhi. Era salva. Non poteva crederci, eppure era salva, e solo grazie a quella sconosciuta. Rilassandosi visibilmente a quella risposta affermativa, Karon voltò il viso di lato e con la coda dell'occhio guardò glaciale il Ladro ancora dietro di lei, troppo incredulo per fare altro. Un ghigno di sadico piacere increspò le labbra di lei mentre si estraeva dalla spalla il pugnale con una facilità disarmante. "Ehi, hai finito di giocare, lurido verme?" Ancora incapace di credere a ciò che stava vedendo, quel mostro non mosse foglia, avendo appena il tempo di respirare prima di essere ucciso da un più che grato Stefan. Senza dire nulla, Karon rimase a guardare l'uomo che tirava su la donna che aveva appena salvato per accertarsi soltanto che entrambi fossero incolumi. "Tranquillo, non c'è bisogno di ringraziarmi." Disse poi in direzione dell'uomo, beffandosi della  mancanza di prontezza che era quasi costata la vita alla sua donna. A sentire quella voce, Stefan si voltò, ringraziando la ragazza con un sorriso. L'aveva appena incontrata, non la conosceva ancora bene, e ai suoi occhi appariva come l'ennesima al fianco di Maddox, ma dopo quello che aveva fatto per salvare la sua Rain, meritava tutt'altro che la sua indifferenza. "Grazie, Karon." Le disse, osando poi posarle una mano sulla spalla. Nel sentire il proprio nome, Karon alzò un sopracciglio in un'espressione perplessa. "E tu che ne sai di come mi chiamo? Oh, beh, non che abbia molta importanza insomma...." Disse con una leggera scrollata di spalle e, togliendosi la mano dell'uomo di dosso, voltò loro le spalle alzò una mano in segno di saluto. "Se siete nei guai sapete a chi fare un fischio." Aggiunse poi, mentre si allontanava. "Non preoccuparti, lo faremo." Rispose Stefan, per poi spostare lo sguardo dal suo viso a quella della moglie, viva per miracolo.  Rivolgendo loro un ghigno divertito, l'asiatica corse infine a cercare Maddox, ricordandosi che il punto in cui l'aveva lasciato non era molto distante dalla coppia. Allontanandosi dai due, Karon andò alla ricerca di Maddox con lo sguardo, e fra un passo e l'altro, si sentì incredibilmente debole. Stringendo i denti, si mostrò stoica, e scostandosi i capelli dal viso, vide ciò che non avrebbe mai voluto vedere. Sangue. Stando a quanto ricordava, Maddox le aveva assicurato che sarebbe guarita presto, e ora scopriva che non era così. Che le stava succedendo? Perchè il dolore e la debolezza, che prima per lei non erano nulla, stavano avendo un effetto del genere? Non lo sapeva, e per quanto provasse a non farlo, non riusciva a smettere di pensarci. "Accidenti!"  Bofonchiò a denti stretti mentre si toccava la spalla ferita e non faceva altro che controllarla quasi con ossessione. Dalla coltellata erano passati pochi attimi, e data la sua natura, la ferita avrebbe già dovuto essersi rimarginata, ma niente, non accadeva. Iniziò a preoccuparsi non poco, l'unico in grado di ferirla mortalmente era il fratello con la sua spada avvelenata, ma quello era ben diverso ora, molto diverso. Cercò di nascondere il suo disagio e soprattutto la ferita mentre sorrideva vittoriosa a Maddox man mano che lo raggiungeva. Guardandola avvicinarsi, Maddox fu felice di rivederla, ma notando il sangue che sgorgava dalla sua ferita, non potè fare a meno di preoccuparsi. "Karon! No, non di nuovo!" Disse, non riuscendo a capacitarsi della realtà che aveva di fronte. "Come non detto." Pensò sconsolata mentre gli andava incontro. "Sta calmo, passerà subito. Era l'unico modo per salvare quella donna." Rispose lei con un sorriso un po' tirato mentre cercava di rassicurare l'uomo. "Sei sicura? Sembra grave." Le chiese, osservando il sangue dell'amata scorrere senza sosta dalla sua spalla. "No, no, sto..." Cercò di dire, non riuscendo a finire la frase e sentendo una dolorosa fitta alla ferita toglierle il fiato. Non riuscendo a respirare, sentì il cuore battere in modo irregolare, come affaticato da un peso che solo il suo corpo poteva sentire. Avvicinandosi, Maddox l'afferrò per le spalle così da impedirle di cadere, facendo attenzione a non peggiorare la ferita. "Vieni, ti  porto via." Le disse, invitandola a seguirlo e camminando al suo fianco fino a che non furono abbastanza lontani dal campo di battaglia. Camminando, Karon sentì il corpo  peggiorare di minuto in minuto, poi un gran bruciore le percorse tutto il braccio, e lo scorrere caldo del sangue la rese più pallida del normale.  "Non capisco..." Cercò di dire tra un respiro profondo  e l'altro. "Questo non dovrebbe succedermi. "Karon, tesoro, stai troppo male, non ti ho mai vista così. Che hai?" Le chiese lui, facendole appoggiare la schiena contro il vicino muro di un edificio. acendo sempre più fatica a respirare, Karon si lasciò scivolare giù fino a sedersi a terra. "Ne so quanto te, Cavaliere." Rispose, provando a smorzare la preoccupazione con un tono di voce più leggero, ma facendo addirittura fatica a parlare. "Soltanto Koryu riusciva a ridurmi in questo stato. Una lama normale non riuscirebbe neanche ad affaticarmi. Guardandola, Maddox provò una stranissima stretta al cuore. Detestava vederla soffrire. In silenzio, si guardò attorno. La battaglia era finita, e quei vili vermi si erano ritirati, e dopo quell'atto di puro eroismo, Karon non se la passava bene. La sua ferita non era grave, ma ciò non toglieva che avesse bisogno d'aiuto. D'improvviso, un lampo di genio. Il castello! Perchè non ci aveva pensato prima? Notando come il viso dell'uomo si era illuminato in un'idea silenziosa, Karon si alzò da terra restando appoggiata al muro, per poi stringere i denti quando sentì un'altra fitta percuoterle il braccio. "Forse stavolta ho bisogno io di un dottore." Disse, scherzando mentre ripensava a com'era finita la faccenda al primo attacco dei Ladri. Triste come mai prima, Maddox le prese la mano, e camminando, sperò con tutto il cuore di arrivare a destinazione. Il tempo stringeva, e la salute di Karon sembrava peggiorare di minuto in minuto. "Andrà tutto bene, amore. Tutto bene." Le ripeteva, al solo scopo di tenerle alto il morale. Date le sue condizioni, il viaggio per la ragazza fu incredibilmente lungo, ma proprio quando tutto sembrava perduto, all'orizzonte notarono la sontuosa dimora di Lady Fatima, loro unica salvezza. Dalla finestra della sua stanza, Lady Fatima fissava preoccupata la coppia che a fatica raggiungeva il castello.  Riconobbe subito le vesti strane della donna a cui Maddox teneva tanto. Con la fronte corrugata, si girò verso la sua ancella preferita , Rachel. "Qualcosa non va, chiama il dottor Patrick." Ordinò, secca e lapidaria. Annuendo, Rachel sparì subito dalla vista dell'amata, precipitandosi subito nell'ufficio del dottore. Per pura fortuna non aveva da fare, stava solo rileggendo dei vecchi documenti, e guardandolo, lei si preparò a parlargli. "Dottore, la prego, deve aiutarci. Si tratta di Maddox e della donna asiatica, presto!" Disse soltanto, lasciandosi poi cogliere dal panico e guidandolo fino alla sala principale. Lentamente, passarono secondi, poi minuti, e quando Maddox l'aiutò ad entrare nel salone ormai sentiva già i primi sintomi di un infezione alla ferita e le gambe non lo reggevano più.  Barcollò tra le braccia dell'uomo quando la vista iniziò ad offuscarsi. Facendo del suo meglio per sorreggerla, Maddox la strinse a sè attendendo l'arrivo del dottore, e quando finalmente lo vide, il suo sguardo fu più eloquente di mille parole. "Dottor Patrick, per favore, deve aiutarla!" Finì per urlare, disperato all'idea di perderla per sempre. Poco dopo, anche Fatima raggiunse il gruppo nel salone e con occhi di ghiaccio studiava l'aspetto della donna che in quel momento sembrava del tutto privo di colore. In silenzio, li guidò verso l'unica stanza libera e lasciò che i due uomini adagiassero la donna sul letto.  "Maddox." Scandì poi, richiamandolo con severità. "Mi dica, Signora." Rispose lui, voltandosi a guardarla e non riuscendo a dire altro a causa della tensione che lo stava divorando. Indietreggiando di qualche passo per lasciare a Patrick campo libero in cui muoversi, Fatima lo guardò negli occhi e gli parlò. "Dimmi tutto ciò che sai su di lei." Chiese con voce calma mentre indicava la donna ferita. Si era già fatta un'idea di chi avesse potuto essere, ma desiderava comunque una conferma. A quella richiesta, Maddox si scoprì senza parole, ma deglutendo sonoramente, tentò di sciogliere il nodo che le attanagliava la gola. "Non avrei mai pensato di arrivare a dirlo, ma... è una strega, milady." Confessò poi, con il terrore negli occhi e nell'anima. Proprio come sospettava. Assottigliando lo sguardo tornò con gli occhi fissi sulla donna e ripensò a quando l'aveva vista la prima volta al suo cospetto. Non aveva perso tempo ad informarsi su di lei e, con profonda meraviglia, scoprì che il suo popolo e lei stessa erano menzionati in molti libri che teneva nella sua stanza. "Oh, è molto più di questo, credimi." Disse poi con voce quasi profetica. "Cosa? Ma che.. che significa?" Non potè fare a meno di chiedere, incredulo. "È anche una principessa e, a quanto pare, una viaggiatrice di mondi." Rispose lei con calma mentre ripensava a ciò che aveva letto a riguardo.  Sorpreso, Maddox si voltò a guardarla, preoccupato. Stando ai suoi ricordi, quella era la seconda delle infezioni che subiva, e improvvisamente, il peggiore dei pensieri si annidò nella sua mente. Che sarebbe accaduto se non ce l'avesse fatta? Non lo sapeva, e ad essere sincero, non voleva neanche pensarci. "Ditemi, c'è... c'è qualcosa che possiamo fare per aiutarla?" chiese poi, scuotendo la testa al solo scopo di liberarsi da quel pensiero. In silenzio, Lady Fatima si avvicinò alla ragazza che ormai era caduta in uno stato di semicoscienza e studiò la ferita che Patrick cercava di tamponare inutilmente. "Da quanto tempo è qui da noi, Maddox?" chiese poi, attendendo una risposta. "Molto, milady." Rispose soltanto, abbassando lo sguardo in segno di tristezza e vergogna. "Stupida incosciente." Borbottò lei a quella risposta, riferendosi all'asiatica. Con sguardo duro, si voltà verso Maddox e quasi faticò a dargli una risposta. "Viaggiare per i mondi richiede un'abilità senza pari e ha molti inconvenienti. Uno tra questi è che non bisogna mai, per nessuna ragione, soffermarsi troppo dentro uno di questi. Il prezzo è la vita stessa del viaggiatore." Disse, poi, indicando con tono grave la donna. "Ma... ma Signora, questo vuol dire... che Karon morirà!" Biascicò allora lui, incapace di credere a quanto avesse appena sentito. Senza proferire parola, la Leader annuì a quell'evidenza, anche se in fondo una speranza c'era ancora. Una sola, ma sarebbe bastata. "Se tornasse nel luogo a cui appartiene riuscirebbe a salvarsi." Spiegò infatti, seria come mai prima. Sconsolato, l'uomo non seppe più cosa dire nè fare, ma poi, nel silenzio della stanza, qualcosa accadde. "Maddox..." La voce di Karon uscì dalle sue labbra in un sussurro a malapena udibile, ma sperò che l'avesse sentita. Anche in quello stato pietoso, era riuscita ad ascoltare tutto quello che i due si erano detti e si maledì nello scoprire quanto ancora fosse inesperta sui propri poteri e che stava rischiando la propria vita per una mancanza di cui lei stessa era responsabile. "Karon! Amore, sono qui, dimmi. Cosa ti serve?" Le rispose, voltandosi a quel quasi muto richiamo. Nel farlo, le prese delicatamente la mano, nel tentativo di mostrarle che non voleva perderla. Guardandolo negli occhi e stringendo la sua mano salda, Karon sentì nascere dentro il proprio cuore quella sensazione di benessere e tepore che soltanto lui sapeva provocarle. Dentro di sè però, era combattuta. Doveva rimanere viva per poter salvare il suo regno dalla follia del fratello, ma quello equivaleva a dover dire addio all'unico uomo che avesse mai amato veramente. L'unico che era riuscito a scioglierle quella maledetta barriera intorno al cuore. Gli rivolse un sorriso pieno di gratitudine e di un amore sconfinato. Infine, dentro di lei, prevalse il proprio senso del dovere e, in un'espressione di sconforto e sconfitta, alzò il braccio dietro Maddox, aprendo e attivando così un portale magico. Una singola lacrima le rigò una guancia mentre si lasciava andare sul materasso, sfinita più di prima.Affranto, lui alzò lo sguardo soltanto per un attimo, fissandolo sul portale che era apparso davanti ai suoi occhi. Sconfitto, guardò Lady Fatima alla ricerca di conforto, ma nel suo sguardo di pietra sembrava essere racchiusa una sola frase. "È così che deve andare." Senza proferire parola, spostò di nuovo lo sguardo sulla sua Karon, guardandola rialzarsi e raggiungere a fatica il portale. "No, aspetta!" Gridò, afferrandole un polso e costringendola a voltarsi. "Maddox, ma cosa..." Provò a dire lei, sentendo quella frase morirle in gola nel momento in cui lui unì le loro labbra in un bacio pieno di sentimento. Dapprima sbigottita, Karon fissò sconcertata Maddox che la girava verso di sè, ma poi, quando le loro labbra si unirono in quel bacio straziante, lei non resistette oltre e incurante del dolore e delle persone intorno a loro, ricambiò quel bacio con tutto il suo amore, stringendosi a lui più che poteva. Non avendo occhi che per lei, Maddox assaporò le labbra dell'amata godendo di quel contatto, e staccandosi, decise di parlarle. "Io non ti lascerò andare. Ti amo troppo per farlo, capisci?" Confessò sia a sè stesso che a lei, con gli occhi lucidi e dolenti a causa di un pianto che desiderava soltanto liberare. A quelle parole, Karon spalancò gli occhi dallo stupore e altre lacrime si aggiunsero alla prima già versata.  Tutta la sua sicurezza andò a scemare man mano che parlava a singhiozzo. "M-ma tu... tu appartieni a questo posto, io non... oh Maddox!" In un singulto disperato, Karon si buttò fra le braccia dell'uomo che tanto amava. Capiva e condivideva il suo pensiero, neanche lei voleva lasciarlo, ma che alternative avevano? Nessuna, o almeno così pensava. "No, non è vero. Io posso seguirti, e da quel momento in poi, noi due vivremo insieme." Rispose lui, stringendola a sè e rassicurandola. Nel farlo, mosse qualche passo verso il portale, e sempre tenendola per mano, le pose una domanda, critica ma importante. "Sei pronta?" L'aria calda innaturale che il portale alzava nella stanza scompigliò i capelli di entrambi facendo capire loro quanto erano vicini dall'entrarci. Karon si girò verso di lui, ancora con gli occhi appannati di lacrime, e gli sorrise innamorata. Era davvero disposto a seguirla in un posto sconosciuto e con una situazione ancora peggiore. "Sì." Rispose in un bisbiglio a quella semplice domanda. Sorridendo a sua volta, Maddox le strinse la mano con forza ancora maggiore, e poi, con un respiro profondo, attraversò il portale al suo fianco, raggiungendo il suo regno, ovvero la Prima Terra Celeste. Un luogo a lui sconosciuto e mai visto prima, ma comunque perfetto data la presenza della sua tanto amata Karon.
 
 
 
In questa seconda storia, la favola d'amore del burbero Maddox e della stramba Karon, ragazza asiatica avvezza alla magia. Come vi è sembrata?
 
Emmastory :) 
   
 
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