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Autore: Emmastory    10/02/2018    3 recensioni
Le Cronache di Aveiron si sono ormai concluse, ma cosa sarebbe successo se il destino avesse avuto piani completamente diversi per i nostri cari eroi, che senza saperlo si ritroveranno quindi a vivere situazioni e avventure tutte nuove? Scopritelo dando uno sguardo a quelli che ancora pochi conoscono come "Racconti perduti di Ascantha."
Attenzione: La seguente storia tiene solo parzialmente conto degli avvenimenti nella saga originale, e alcuni dei personaggi, quali Karon, Nola, Nora, Yuri e Millie non mi appartengono, essendo infatti proprietà dell'autrice "KaronMigarashi" che ha contribuito alla sua scrittura.
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I-racconti-perduti-di-Ascantha-mod
 
 
Halloween-in-Ascantha
 
 
Capitolo IV
 
Halloween ad Ascantha
 
31 Ottobre. Halloween. La festa più cupa e spaventosa dell'anno, festeggiata in tutta Ascantha e presa forse troppo seriamente dalla famiglia Gardner. Rain e Stefan la vedevano come un'occasione per far divertire la loro piccola Terra e decorare la casa al meglio, con l'intenta di spaventare a morte eventuali visitatori. "Ecco fatto." Disse Stefan a sè stesso, complimentandosi per l'ottimo lavoro fatto con quelle finte ragnatele che penzolavano da tutte le parti. "Qui ho finito, tesoro." Aggiunse poi, alzando la voce per farsi sentire dalla moglie, che, non presente nel salotto, era rimasta a decorare la cucina assieme alla loro bambina. "Bene!" Rispose lei, ancora intenta a infestare la cucina di piccoli fantasmi che si muovevano nel vento e a prestare attenzione al forno, dove una teglia di biscotti a forma di zucca intagliata cuoceva lentamente. "Hai fame, amore?" Chiese poi alla bambina, abbassandosi lentamente al suo livello e posandole una mano sulla spalla. Con gli occhioni sempre incollati al forno acceso, Terra annuì con vigore, e quella fu la risposta data alla madre. Erano settimane che aspettava con impazienza quell'evento, e aveva letteralmente pregato i genitori perchè organizzassero tutto al meglio. "Tranquilla, sono quasi pronti." Rispose Rain, sorridendole e trovandola adorabile nel suo vestitino da strega nero e viola. Distrattamente, si avvicinò troppo al forno senza usare i guanti, finendo per bruciarsi le dita. Stringendo i denti, cercò di sopportare il dolore, ma solo per evitare di preoccupare la sua piccola. "Mamma? Tutto bene?" Chiese lei, notando quel così improvviso irrigidimento da parte sua. "Sì, tesoro, sto bene. Mi sono solo bruciata." Rispose, allontanandosi dal forno caldo e aprendo subito il rubinetto, sciacquandosi le mani per calmare quel bruciore. "Fa male?" Azzardò poi, sinceramente preoccupata, spostando la sua attenzione dai suoi adorati biscotti al viso della madre e avvicinandosi a lei, abbracciandola dove arrivava. "No, non preoccuparti." Replicò Rain, lasciandosi pazientemente abbracciare. Anche se lentamente, Stefan aveva ormai raggiunto le sue due donne, quando notò ciò che stavano dicendo. Preoccupato, anche lui si avvicinò a Rain, prendendole con dolcezza nella mano le dita bruciate e baciandole ad una ad una. Lasciandolo fare, Rain sorrise, imbarazzata. Non era la prima volta che le succedeva, e non sarebbe stata certo l'ultima. Intanto, Terra era rimasta con loro, a guardarli entrambi con occhi colmi di meraviglia e stupore infantile. Voleva bene ai suoi genitori, e loro lo sapevano, e se c'era una cosa che desiderava, era trovare un uomo simile a suo padre, che adorava la sua sposa trattandola da vera principessa. Seppur ancora intento a baciare la mano ferita della moglie, con quella libera Stefan andò a scompigliare i capelli della figlia con un gesto amorevole, così da farle capire che non si era dimenticato della sua piccola. "Papà?" Lo chiamò lei, dolce e tenera come sempre. "Sì, piccola mia?" Rispose lui prontamente, pur senza smettere di guardare negli occhi la sua splendida moglie. "Perchè hai rubato il costume alla mamma?" Chiese, guardandolo e notando che, travestito da vampiro, le somigliava moltissimo. "Come? Rubato?" Indagò lui, distogliendo per un attimo lo sguardo da Rain e posandolo sugli occhi della dolce figlia. "Oh, no, tesoro, anch'io ho un costume simile a quello della mamma. Ecco, vedi che in alcuni punti è diverso dal suo?" Spiegò poi, indicandole con il dito e lo sguardo alcuni dettagli del suo vestito. "Vero! Lei non ha la camicia! Scusa, papà." Osservò la piccola, sperando che il padre riuscisse a perdonare il suo errore. A quelle parole, Stefan non potè che sorridere, intenerito e divertito al tempo stesso. "Non hai nulla di cui scusarti, piccola. Dai, vieni qui." Le disse infatti, regalandole un largo sorriso e allargando le braccia per accoglierla. In silenzio, Terra si lasciò sollevare, poi si accomodò sulle ginocchia del padre, ridacchiando divertita. Poco dopo, un dubbio iniziò a ronzarle in testa. Sapeva bene cosa fossero le streghe, i fantasmi e i lupi, ma non aveva mai visto un costume come quello. "Io sono una strega, ma voi?" Chiese ad entrambi, confusa. "Vampiri, tesoro." Disse semplicemente il padre, mentre se la sistemava più comodamente sulla spalla e sul braccio. "Non siete cattivi, vero?" Azzardò allora lei, spaventata. "No!" Rispose Stefan, stupito dalla sua improvvisa paura. "E tu... tu non farai male alla mamma, giusto?" Continuò, mentre la sua fantasia galoppava, facendola tremare e temere il peggio. In quel momento, un ghigno soddisfatto increspò le labbra dell'uomo, poi incrociò lo sguardo della moglie. "Tu che ne pensi, amore?" Le chiese, attendendo in perfetto silenzio una risposta. Guardandolo negli occhi, Rain sorrise, poi tornò a guardare la bambina. "Amore, papà non mi farebbe mai del male, lo sai." Le rispose, rassicurandola e accarezzandole il visetto paffuto. Sorridendo a quella scena, Stefan posò la piccola a terra, guardandosi attorno incuriosito e notando solo allora il lavoro della moglie. "Ci siamo dati da fare quest'anno, eh?" Osservò, decisamente compiaciuto. "Come ogni anno, tesoro." Rispose lei, soddisfatta dagli sforzi che sembravano averla ripagata. In principio, una festa pagana come Halloween non era celebrata in nessuno dei due regni, ma poi le strade avevano iniziato a riempirsi di famiglie e bambini, e la decisione era stata presa. Tutti avevano il diritto di divertirsi. "Vedrai, stasera ci divertiamo." Disse poi alla piccola mentre riprendeva ad osservare la sua bella Rain. Regalando un sorriso al padre, Terra si limitò ad annuire, prendendo in mano il cestino per le caramelle lasciato distrattamente sul divano. Golosa com'era, non vedeva l'ora di mangiarne qualcuna, e continuando a guardare alternativamente i genitori e la porta, aspettava con ansia l'arrivo degli ospiti. "Dove sono tutti? È tardi!" Si lamentò, quasi sconsolata al pensiero di rimanere da sola. In silenzio, Stefan si guardò attorno, trovandosi d'accordo con la bambina. Il tempo stava passando, e nessuno degli ospiti si era ancora fatto vivo. "Rain, posso sapere chi hai invitato?" Chiese, incerto e dubbioso. "Solo poche persone." Rispose lei, calma e tranquilla. Visibilmente sollevato dalla rivelazione della sua donna, Stefan annuì lentamente, per poi restare di sasso alla vista dell'amica Nola accompagnata da due persone che non conosceva e che mai aveva visto. "Poche persone, eh?" Commentò, sentendosi leggermente a disagio. "E non solo loro!" Rispose Terra, facendo le veci della madre e avvicinandosi alla porta per salutare l'amica lottatrice. Rimanendo un pò in disparte, Yuri Boyka se ne stava fermo dietro Nola, tenendola una mano dietro la schiena. "Saluta, Millie." Disse poi, con voce calma e baritonale. "Buonasera." Disse semplicemente la piccola,  , salutando con la mano e muovendo un singolo passo verso Rain, pronta e con in mano una ciotola di caramelle. A quel punto Stefan poté soltanto sorridere in modo in amichevole e far entrare il trio, chiedendosi chi fossero l'uomo e la bambina. "Benvenuta, Nola. Chi hai portato con te?" Chiese, incuriosito nonostante tutto. "Oh, lui è Yuri, e questa è Millie." Rispose lei, gentile e sincera, mentre teneva la mano della piccola e sorrideva, felice di essere con i suoi amici. "Bene." Rispose l'uomo sempre più confuso, mentre da bravo padrone di casa li fece entrare e sistemare nel salotto, presentando il nuovo arrivato alla moglie. "Rain Gardner, piacere." Disse Rain, sorridendo e tendendogli la mano perchè gliela stringesse. Senza sorridere, Yuri strinse la mano della donna cercando di non metterci troppa forza, così da non farle male. Più di una volta Nola si era lamentata della sua forza, e ora lui cercava di non toccare le persone anche per quel motivo. "Boyka, sono il... ragazzo di Daniels." Disse, indeciso su come presentarsi agli occhi della sua donna. Quasi divertita da quell'indecisione, Nola trattenne una risata, poi si concentro sulle bambine. "Siete adorabili." Disse soltanto, vedendole ammirare l'una il costume dell'altra. Erano entrambe vestite da streghe, e nessuno poteva negare che fossero carinissime. Hai un pupazzo!" Esclamò Terra, notando il giocattolo che la sua nuova amica Millie aveva con sè. Lei, timida com'era, guardò prima la bambina, poi il suo peluche a forma di orsacchiotto, che Nola le aveva regalato dopo l'adozione, e poco dopo, con un dolce sorriso, lo porse all'amica. "Anch'io ho un orsetto come il tuo, e anche un coniglio, vuoi vederli?" Chiese allora Terra, tenera e divertita, nonchè felice di avere un'amica della sua età. "Sì!" Rispose Millie, entusiasta dell'idea e contenta almeno quanto l'amica. "Va bene! Aspetta, torno subito." Rispose lei, facendole segno con la mano di restare dov'era e sparendo dalla sua vista per alcuni attimi, allo scadere dei quali, tornò con in braccio i suoi due pupazzetti. "Questo è Ned, e lui si chiama Bunny." Disse, presentandoli con orgoglio alla nuova amichetta. Nel sentire che la bambina aveva dato un nome ai suoi giocattoli rimase perplessa. Pensandoci, le venne in mente che invece il suo orsacchiotto non ne aveva e ci rimase quasi male. Come lo avrebbe presentato alla sua amica? Notando l'improvviso malessere della bambina, Terra si avvicinò a lei, posandole una mano sulla spalla. "Non ha importanza che non abbia un nome. Hai tempo per dargliene uno, assieme a una vita e a una storia, come ho fatto io." Le disse, sorridendole e cercando di rassicurarla. Senza dire una parola, Millie la guardò con stupore e incredulità. Non aveva detto nulla, eppure l'amica aveva capito il suo cruccio. "Okay." Disse semplicemente, andando poi a cercare la rassicurazione della madre. Nel farlo, alzò lo sguardo e lo posò su di lei, sentendosi in un solo attimo già più calma. Silenziosa come un topo o un saggio gufo, Nola le sorrise, tentando a sua volta di darle coraggio, per poi tornare a guardare Stefan e Rain ancora seduti sul divano di casa. "Dico davvero, non pensarci. Non te l'ho detto, ma non ci sono solo loro a casa con me, sai?" Disse poi Terra, volendo solo vedere un sorriso spuntare sul volto della piccola Millie. "No?" Chiese lei in risposta, incuriosita nonostante il cruccio evidente. Negando con la testa, Terra sorrise ancora, poi si piegò leggermente, sperando che le ginocchia riuscissero a sostenerla. "Chance! Vieni!" Chiamò, attendendo che il fedele cane facesse la sua comparsa nell'ampio salotto. In trepida attesa, Millie stringeva il suo orsacchiotto chiedendosi chi fosse Chance, e non appena vide un piccolo lenzuolo bianco correrle incontro, non potè che rimanere ferma a fissarlo, perplessa. "Chance?" Azzardò, confusa. "Sì! È il mio cagnolino, vuoi accarezzarlo?" Chiese Terra, guardando l'amica negli occhi e aspettando una sua qualsiasi reazione. "Posso?" Rispose con incertezza, mentre una sua mano già vagava sulla schiena del cucciolo coperto dal pezzo di stoffa. "Perchè è coperto?" Indagò, ingenuamente. "Certo che puoi, tesoro, e tranquilla, non ti farà niente." Rispose Rain, che intanto era rimasta ferma a godersi quella scena così tenera. "È vestito da fantasma." Aggiunse Terra, soddisfacendo la curiosità dell'amica e sorridendo a quella sola vista. Mantenendo il silenzio, Millie la guardò con sincero stupore, e timidamente, gli accarezzò il dorso. Non appena lo sentì abbaiare, fece un salto indietro dallo spavento sbattendo la schiena contro le gambe dell'uomo della mamma che, nel frattempo, era rimasto seduto sul divano insieme a lei. "Chance! Esageri sempre!" Commentò Rain a quella vista, divertita e sorridente. "Scusalo, Millie, a volte è un pò impulsivo." Disse poi, rivolgendosi alla bambina. Stringendosi alle gambe di Yuri, Millie girò lo sguardo pallido sulla donna che aveva parlato, le ricordava molto la mamma, sempre gentile e sorridente. Annuì per rispondere, ma continuò a tenersi stretta ai jeans dell'uomo, lo sguardo fisso su Chance che ora si era rotolato sul pavimento. "Vuole solo le tue coccole, avanti." La incoraggiò Nola, facendo un gesto con la mano e sorridendole. "Va bene." Biascicò lei, indecisa. In quel momento, era ancora poco convinta, così poco che ci volle un incoraggiamento da parte dello stesso Yuri, che staccandola gentilmente dai suoi pantaloni, le posò una mano sulla spalla, guidandola verso il cane. "Tu non abbaiare." Disse poi Millie rivolta al cagnolino, mentre si riavvicinava esitante. Con una smorfia di felicità stampata sul muso, Chance parve capirla, e quasi annuendo, la lasciò avvicinare, agitando la coda. Come ipnotizzata, Millie fissava quell'incessante scodinzolare, trovandolo buffo e per nulla aggressivo. Iniziò a rilassarsi visibilmente. Felice delle carezze della bambina, Chance la guardò con i suoi occhioni scuri, poi le leccò la mano. Fra tanti, quello era uno dei modi che aveva di dire "Ti voglio bene." Dimenticandosi del tutto delle sue paure, Millie si sedette sul pavimento per stare più comoda e, togliendosi l'enorme cappello che la mamma le aveva messo in testa, continuò ad accarezzare quella palla di pelo tra risate e strilletti di gioia. "Visto? È un bravo cucciolo!" Le disse Terra, orgogliosa del suo piccolo amico. Ascoltandola, la piccola Millie annuì contenta, e felice come non mai, guardò la madre, indicandole il cucciolo con gesti frenetici della mani. Sorridendole, Nola si godette quella scena, e poco dopo, qualcosa ruppe il silenzio. Qualcuno stava bussando alla porta, e nonostante fosse chiusa, alcune frasi risultavano udibili, e Rain avrebbe riconosciuto quella voce ovunque. Era Lady Fatima. "Gattina, smettila di stropicciarti il vestito, sei perfetta così." Disse alla sua Rachel, mentre bussava con grazia alla porta della famiglia Gardner. Non avrebbe voluto andare a quella festa, ma la sua ragazza aveva insistito così tanto da arrivare a convincerla, e adesso eccola lì, ad aspettare che la porta venisse aperta. "Ma Fatima..." Biascicò Rachel, cercando di dare un senso al suo continuo toccare quella stoffa. "Niente ma." Rispose lei perentoria, sventolandole il dito indice davanti al viso per sottolineare il suo tono imperioso. "Non capisco il tuo nervosismo, in fondo è solo una festa..." Continuò poi, perplessa dal comportamento della sua gattina. "Va bene, ma ora bussa, avanti." Rispose lei, smettendo finalmente di torturarsi il vestito. Soddisfatta per essere riuscita a fermarle quei gesti nervosi, Fatima bussò una seconda volta e dalla porta si sentivano delle risate di bambine e l'abbaiare di un cane. Ad aprire fu proprio Rain, a cui Fatima rivolse un lieve sorriso, sempre felice di rivederla e notare quanto stesse bene. "Buonasera, milady, e grazie di essere venuta. "Disse Rain, salutandola educatamente e scostandosi così che potesse entrare. "Dovere, mia cara, dovere." Rispose la donna mentre faceva entrare per prima la sua gattina e squadrava da capo a piedi la padrona di casa. "Ti trovo bene, ragazza mia." Commentò, sorridendole ancora. "Mai sentita meglio, Signora." Rispose Rain, sorridendole a sua volta e avvicinandosi a Stefan solo per prendergli la mano. Compiaciuta, Fatima annuì ai due e si avvicinò alla coppia per poi notare che non erano le uniche arrivate. Incuriosita, puntò i suoi occhi verdi sulla giovane coppia che sedeva ancora sul divano, i due componenti parlavano sottovoce  per non disturbare. "Rain, chi sono i tuoi amici?" Chiese Rachel, curiosa. Pronto, Stefan rispose a quella domanda facendo un cenno con la mano alla coppia, così che entrambi potessero raggiungerlo. Annuendo, Nola fu la prima a muoversi, raggiungendo Rachel con passi lenti ma decisi. "Nola Daniels, piacere mio." Disse soltanto, veloce e tranquilla al tempo stesso. "Piacere, Lady Fatima." Rispose la donna con un educato cenno del capo. Al contrario di lei, Yuri non si alzò dal posto, e in silenzio, accennò un gesto della mano nella loro direzione. "Nola, cara, il tuo uomo non parla molto, vedo." Osservò lei, seria e glaciale come sempre. "Parlare non è uno dei suo pregi." Rispose Nola, scherzando e ghignando divertita. "Tranquilla, neanche la mia Rachel parlava molto, all'inizio. Vero, mia gattina?" Rispose Lady Fatima, ignorando la scarsa loquacità dell'uomo e tornando a pensare alla sua fidanzata. "Verissimo, Signora." Rispose la ragazza, sorridendole innamorata. Rimasto in silenzio ad ascoltare il loro battibecco,  Stefan era indietreggiato fino a riuscire ad abbracciare Rain da dietro, dondolandola amorevolmente. Senza proferire parola, Rain lo lasciava fare, assecondandolo e crogiolandosi in quell'abbraccio come aveva sempre fatto. Sentendosi menzionare nel discorso, Yuri ebbe come unica reazione quella di alzare le sopracciglia e tornare a tenere d'occhio la piccola Millie. Felice e rilassata, Millie giocava con Terra e Chance, e improvvisamente, una strana sensazione di freddo colse tutti i presenti di sorpresa. Mantenendo il silenzio, Stefan stava per chiedersi cosa stesse accadendo, ma non fece in tempo a dare voce al suo pensiero che uno dei portali magici di Karon si aprì dal nulla dentro il salotto, portando con sè un leggero vento freddo. "No! Rain ha invitato... anche lei?" Chiese, già esasperato mentre  rimaneva a guardare sconfitto sia Karon che Nora uscire fuori dal quel vortice temporale. "Stefan! Sii gentile! Che festa sarebbe senza Karon?" lo sgridò la moglie, salutando l'amica con un sorriso e un gesto della mano. "Una festa più tranquilla." Rispose lui con il broncio  mentre stringeva di più la moglie nell'abbraccio, come a volerla proteggere da quella nuova presenza decisamente troppo ingombrante per i suoi gusti. "Principessa!" Urlò Karon per la contentezza, mentre, incespicando nel suo costume, leggermente più largo di lei, andò verso Rain a braccia aperte, strappandola da quelle dell'uomo."Karon! Ciao! Vestita da maga, eh?" Le rispose Rain, ignorando completamente il marito e andando ad abbracciarla, realizzando così il suo desiderio. Incredibilmente, anche il piccolo Chance le andò vicino, tentando di farle le feste e rischiando di rovinarle il costume. In risposta, Karon ridacchiò divertita. "Sì, non potevo vestirmi in altro modo." Disse, fra una risata e l'altra. Poco dopo, notò il cucciolo che trotterellava verso di lei, e con grande disappunto, allungò una gambe, cercando di spingerlo lievemente lontano da sè. "No, no, no. Hai capito male, meticcio." Gli disse a quello scopo, ignorandolo con freddezza. Per tutta risposta, il povero Chance prese a ringhiarle contro, poi tornò dalle bambine, afferrando uno dei suoi giocattoli dalla cesta in cui dormiva. Torva, Karon lo seguì con lo sguardo e con stupore notò una bambina bionda che giocava insieme a Terra. "E quella cosina lì?" Chiese, sempre più stupita nel vederla in quel salotto e cercando di capire di chi fosse. "Si chiama Millie, Nola e Yuri l'hanno portata con loro." Rispose Rain, svelta. "Nola e... Yuri? C'è anche quello scorbutico di un lottatore?" Continuò l'asiatica, guardandosi attorno ancora più stupita. Nel farlo, afferrò con scioltezza il braccio di Nola, poi la tirò verso di sè. "Nola, devi dircelo, hai per caso dato una botta al tuo scorbutico per farlo venire qui? E come sarebbe a dire che hai una figlia? Non ne sapevo nulla!" Per la povera Nola, quella fu una vera e propria pioggia di domande, bisbigliate e raffica dalla donna al suo orecchio e derivanti dallo sconcerto della maga nel non avere notizie delle sue amiche e nello scoprire l'eccezionale presenza di Yuri Boyka. "Devo ammettere che convincerlo non è stato facile, e Millie, beh, ci ha seguiti." Rispose Nola, in tutta tranquillità. Con gli occhi fuori dalle orbite, Karon continuò a guardarla, poi fu colta di sorpresa.  "Signora Gardner, Daniels..." Nora apparve all'improvviso in mezzo al trio, con le braccia aperte verso l'esterno e le due bambine appese e intente a giocare con i suoi impianti e l'armatura da robot che indossava. "Nora! Alla fine ce l'hai fatta! Come stai?" Chiese Rain, salutandola forse con troppo calore. Leggermente sbilanciata dalle due bambine, Nora cercò di rimanere in equilibrio mentre rispondeva. "Al solito." Rispose, con la solita voce piatta e quasi innaturale. "Mi fa piacere, sai?" Disse lei, sorridendole ancora. Continuando a guardare le piccole giocare dividendosi fra Chance e l'interessante costume di Nora, Rain si sedette sul divano, mettendosi comoda e non aprendo bocca. Il suo vestito era della stesso colore dei suoi capelli, e quella sera si sentiva bellissima. In silenzio, si scambiò una veloce occhiata d'intesa con Stefan, e lui la raggiunse, attratto come una falena da una forte luce. Senza dire nulla, l'uomo si sedette con lei, e incurante di tutti i presente lì intorno, l'abbracciò per la vita, attirandola a sè, più vicina. "Ciao, principessa vampira." La salutò, divertito. "Salve, principe dei vampiri." Rispose lei, stando al gioco e sorridendo nel vederlo prendere l'iniziativa. Tenendo il sorriso sul volto, Stefan le accarezzò un fianco con una mano, delicatamente. "Potrei abituarmi a questi panni, sai?" Commentò, ghignando e facendo intravedere i lunghi canini finti. "Tu dici? Anch'io. E guarda Rachel, è felicissima." Chiese lei, terminando il suo discorso con quell'acuta osservazione. "E quando non lo è?" Chiese Stefan con calma, sottolineando l'evidente reazione della ragazza, che non staccava gli occhi da Lady Fatima. "Oggi più degli altri giorni, credimi." Rispose Rain, alludendo silenziosamente alla timidezza di Rachel e all'ora scomparsa paura di essere scoperta e giudicata per il suo cuore. "Non è l'unica ad esserlo oggi, sai?" Continuò lui, con voce più bassa e maliziosa mentre faceva scorrere i finti canini sul collo delicato della donna. "No, no di certo." Rispose lei, lasciandolo fare e ignorando gli invitati. Stringendola di più a sè, Stefan fece qualche passo indietro, allontanandosi per un attimo dal marasma che proveniva dal centro del salotto per avere un attimo tutto per loro. "Via dalla festa, eh? Dì, cos'hai in mente?" Gli chiese allora Rain in un sussurro, curiosa. "Nulla di speciale per ora, voglio soltanto averti tutta per me." Disse lui con un ghigno malizioso mentre, con molta discrezione, faceva passare la punta della lingua sulla parte morbida del collo, in un'imitazione di un morso di vampiro. "Per me va bene." Rispose lei soltanto, evitando di sottrarsi al suo affetto e chiudendo gli occhi, estasiata. Notando che alla moglie non dispiacevano le attenzioni nonostante la presenza di ospiti lì vicino, Stefan ne approfittò, afferrandole dolcemente il mento con una mano e voltandole la testa quel poco che bastava per unire le loro labbra in un bacio dolce e passionale al tempo stesso. Godendosi quel bacio, Rain gli strinse le mani, assecondandolo con dolcezza e mordendogli le labbra per gioco. Poco dopo, si staccò da lui, e alzando una mano, gli carezzò il viso, lentamente. Totalmente incantato dalla moglie, l'uomo lasciò che lei lo accarezzasse e si perse in quegli occhi dorati, meravigliosi. Guardandolo in silenzio, Rain non disse nulla, e approfittando della piccola distrazione del marito, lei lo spinse leggermente, fino a farlo trovare con le spalle al muro. Una volta fatto, lo baciò ancora, trovandosi però costretta a fermarsi per evitare di esagerare. "Attenta, tesoro mio, così mi farai venire voglia di mollare qui tutti e portarti via." Disse lui con voce soffusa mentre faceva passare un dito sulle labbra di lei, tumide di baci.  "Scusa, mi sono lasciata trasportare... che ne dici, torniamo dagli altri?" Propose lei, tentando di giustificarsi e riuscendo finalmente a calmarsi. "Meglio." Le rispose Stefan mentre le prendeva la mano e la portava con dolcezza fuori dal corridoio, inoltrandosi così di nuovo tra gli ospiti. Incrociando per caso lo sguardo di Karon, un brivido freddo gli attraverso la schiena, come in premonizione di qualche disastro in arrivo. "Sai, credo proprio che Karon abbia scoperto la nostra piccola fuga." Osservò con serietà, con il largo e malefico ghigno dell'asiatica a confermare i suoi sospetti. "Le voglio bene, ma a me interessi solo tu adesso, mio bel vampiro." Replicò lei seria e innamorata, mentre prendeva di nuovo posto sul divano stringendosi a lui. "Oh, non lo metto in dubbio, mia principessa, e lo stesso vale per me." Rispose lui mentre passava un braccio intorno alle spalle di lei e la stringeva con amore. Contrariamente a loro, Lady Fatima  era rimasta tutto il tempo accanto a Rachel mentre facevano insieme la conoscenza delle amiche di Rain, la colpì molto Nola, la più pacata e tranquilla del gruppo. Nonostante tutto, non si era dimenticata dei padroni di casa che, con suo poco stupore, erano spariti dal salone. Un lieve disappunto le increspò il viso e, non appena li notò tornare, lasciò la sua gattina in balia della donna ferrata, di cui non rimembrava il nome sul momento, ma che aveva occhi di ghiaccio e innaturali, per dirigersi con grazia dietro la coppietta, posando una mano sulla spalla di Rain all'improvviso. "Miei cari, miei cari, serve un pò di ghiaccio da queste parti? Magari per calmare i vostri bollenti spiriti?" Disse, cercando con quelle parole di farli tornare alla ragione. Voltandosi a quel tocco, Rain sussultò per la paura, poi si ritrovò la Leader davanti agli occhi. "M-milady! Ci dispiace!" Disse soltanto,  sprofondando in un mare di vergogna. Per tutta risposta, Fatima alzò un sopracciglio in un'espressione perplessa, e voltandosi verso Stefan, li ammonì, con il garbo e la grazia di cui era capace. "Siete giovani, lo capisco, ma qui ci sono degli ospiti da intrattenere. Perché non vi unite alla nostra piacevole chiacchierata?" Propose, indicando con un lieve cenno della mano il loro gruppetto, che, in piedi, parlava e rideva degli argomenti più futili e semplici."Faremo del nostro meglio, Signora." Rispose Stefan, imbarazzato quanto e forse più della moglie. Nel frattempo, Karon quasi si strozzò da sola, mentre grazie al suo udito sviluppato e fine udito da lupo, aveva sentito la batosta sgridata ricevuta ai piccioncini e stava facendo quanto in suo potere per non scoppiare a ridere davanti a tutti. "Karon, lasciali stare, Lady Fatima ha fatto abbastanza." Proruppe Nola, non mancando di disciplinarla con un colpo dietro alla nuca. "Ma... avanti, li hai visti?" Rispose lei, mentre ancora rideva. "Ha ragione, Migarashi, silenzio." Rispose allora Nora, zittendole entrambe. Non volendo mettere alla prova Nora, che Karon quasi temeva come Fatima, si zittì di colpo, e rivolse invece un largo sorriso di circostanza alla coppietta che li stava raggiungendo, facendo poi l'occhiolino a Rain. Silenziosa, Rain ricambiò quel sorriso, poi si ricompose definitivamente, notando negli occhi dell'asiatica una punta di noia. Non aveva idea del perchè. La festa procedeva bene, eppure lei sembrava non voler essere lì. Improvvisamente, una dolce voce distrasse ognuno dei presenti. Era Terra, tornata nel salotto di casa con il vassoio dei biscotti fatti dalla madre. Non volendo bruciarsi com'era successo a lei, aveva messo i guanti, nonostante, date le sue piccole mani, non fossero della sua misura. "Biscotti?" Chiese, camminando lentamente e offrendoli agli amici. A quella piccola e dolce vista, Stefan non poté che sorridere di tenerezza nel vedere la sua stessa figlia farsi avanti per gli ospiti. "Ehi, piccolina, dove ti eri cacciata?" Chiese allora allegro mentre, con accortezza, afferrò un biscotto e lo morse, trovandolo buonissimo. "Millie ed io stavamo giocando. Chance la fa ridere!" Rispose la piccola, tenera e onesta. Sentendosi nominare, Millie avvampò sulle gote imbarazzata, mentre già mangiucchiava il suo biscotto e si teneva dietro Terra, decisamente più adatta a parlare con gli altri presenti. "Millie, dai, vieni avanti, ti presento gli altri!" La incoraggiò la bambina, sorridendole in amicizia. Impacciata come sempre, Millie si mise di fianco all'amica e, a occhi bassi, salutò tutti con un flebile "ciao." Prendendole la mano, Terra la guidò fino al divano, poi diede inizio alle presentazioni. "Conosci già la mia mamma, ma lui è il mio papà. Iniziò, regalando un veloce sorriso al padre. "Loro invece sono Karon e Nora, due amiche di mia madre, e lì ci sono Rachel e Lady Fatima. Si amano, lo sapevi?" Continuò, completando il discorso con quella nota di romanticismo. Sbalordita da quell'ultima affermazione, Millie si voltò verso le due donne e le guardò con occhi giganteschi e con tutta l'ingenuità di quell'età parlò francamente. "Ma siete due femmine!" Esclamò, incredula. "Non è un problema! Se l'amore esiste, si deve abbracciare e basta." Spiegò Terra, aprendole gli occhi con la dolcezza che la caratterizzava. "Vero, milady?" Chiese poi, andando alla ricerca di una conferma alle sue parole. Silenziosa, ma molto colpita dal discorso della bambina, Lady Fatima annuì con la testa e rivolse un lieve sorriso innamorato a Rachel, facendo intravedere per un attimo a tutti i presenti l'amore che le legava. Come c'era d'aspettarsi, ogni invitato alla festa si sciolse come neve al sole alle parole della piccola, sorridendole con dolcezza. Rain, in qualità di madre orgogliosa, diede inizio ad un piccolo applauso, che riempì, anche se per poco, il silenzio presente nella stanza. Mantenendolo, Karon non diceva nulla, stando seduta sulla poltrona accanto al fuoco acceso. Le gambe accavallate e gli occhi al cielo potevano significare soltanto una cosa. Si stava annoiando a morte. Perdendosi nei suoi pensieri, dovette ammettere che quella festicciola non era nulla in confronto a quelle tenute nel suo regno. In quel momento, le venne un'idea. Se il divertimento non si fosse creato attorno a lei, lei l'avrebbe creato attorno a sè. Notando la troppa tranquillità dell'asiatica in mezzo a tutta quella gente chiassosa, Stefan non poté che dare un colpetto sulla spalla a sua moglie per richiamare la sua attenzione e, con un gesto veloce del capo, le indicò la donna ancora fra i suoi pensieri, innaturalmente calma. "Pensi sia grave?" Chiese, senza sapere se rimanere serio o ridere divertito. "Non lo so, e ad essere sincera non m'importa." Rispose Rain, prendendogli la mano e stringendola con forza, per poi accarezzarla e usare anche le unghie. Stringendo a sua volta la presa sulla mano e godendo di quel lieve solletico che le unghie andavano a creargli lungo il palmo, Stefan portò la mano della moglie alle sue labbra, baciandola con un sorriso sul volto. Diventando subito rossa in volto, Rain accettò quel bacio senza proteste, poi ritirò la mano, ridacchiando divertita. "Allora, come credi che stia andando la festa? Tu ti diverti, mia vampira?" Chiese poi scherzando, mentre, con un braccio intorno alla vita di lei, la stringeva a sè dolcemente. "Va tutto alla perfezione, e mi diverto moltissimo." Rispose Rain, crogiolandosi in quell'abbraccio e facendosi perfino più vicina. "Bene." Rispose semplicemente Stefan, allargando il sorriso mentre passava l'altra mano sulla sua schiena, accarezzandola. Senza proferire parola, lei sorrise, poi gli sfiorò la guancia con le labbra. Con la coda dell'occhio, Karon notò che per l'ennesima volta i due piccioncini si stavano scollegando dal resto del mondo nel loro solito modo di fare appiccicoso e, in quel momento decise di agire. Aveva già una mezza idea su come trasformare quella noia di festa e ora le avevano dato una motivazione in più. "Vediamo se vi sbaciucchierete ancora con dei canini veri e affilati."Sussurrò a se stessa ridendo sotto i baffi mentre, alzandosi le maniche di quel vestito per lei troppo aderente, si preparava a formulare un incantesimo che lei stessa da bambina aveva creato per puro divertimento ma, forse lanciato con troppa foga, ebbe effetto anche su tutti gli altri invitati travestiti. "Oh oh..." Pensò, conscia di aver commesso un errore. In quel momento, una stranissima luce avvolse tutti gli invitati, che per colpa della magia dell'asiatica, presero le sembianze di ciò che fingevano di essere. Così, Rain e Stefan divennero vampiri, le bambine si trasformarono in streghette, Nora in un cyborg, Nola in un'abile ninja, Chance in un vero fantasma e Rachel in una gatta. Anche se con leggero ritardo rispetto agli altri, anche Karon stessa si trasformò a sua volta, assumendo le sembianze di una maga.  Incredula, ma per nulla preoccupata, Karon continuava a fissare il nodoso bastone di legno che le era apparso in mano e il cristallo incastonato in cima, da cui fuoriusciva un alone verdastro che brillava quasi fastidiosamente.  "E questo? Fa parte del mio ruolo?" Chiese, perplessa mentre lo ondeggiava da una parte all'altra, non sapendo cosa farci.  Poco dopo, alzò gli occhi verso la sala e si morse il labbro inferiore. "Questa volta Rain mi ucciderà sul serio.... Ohi ohi." Disse a sè stessa, temendo la reazione dell'amica. Intorno a lei, tutti che si guardavano perplessi, Lady Fatima stava raccogliendo una gatta bianca e piuttosto magrolina dal pavimento mentre un fantasma a forma di cane volteggiava intorno ai presenti. Seppur colta alla sprovvista da quell'improvvisa trasformazione, Rain non mosse foglia, e lo stesso valse per Stefan. "Karon! Bel modo di movimentare la festa!" Le disse infatti lui stesso, alla vista della pelle dell'amata che diventava ancor più chiara del normale, mettendo in risalto i capelli e facendola apparire bellissima sotto i raggi della luna. "Gomen nasai, minna!" Ovvero, scusatemi, ragazzi! Disse in risposta Karon nella sua lingua d'origine mentre alzava una mano in segno di scuse, ma comunque sorrideva divertita a quella scena. "Se ti può far stare meglio, Stefan, io volevo colpire soltanto voi due." Spiegò, cercando ancora di giustificarsi per il gesto compiuto. "Non lo capisci? Non ti sta rimproverando! Anzi, il contrario!" Rispose Rain, chiarendo le intenzioni del marito e tornando a perdersi nei suoi occhi. Intanto, Terra e Millie giocavano a rincorrersi, riempendo il salotto di spruzzi di magia colorata quanto i loro stessi sogni, e la povera Lady Fatima non trovava Rachel da nessuna parte. Inizialmente, "gattina" era soltanto un epiteto, ma ora che era diventata tale, starle dietro sembrava impossibile, specialmente per colpa di Chance, che fluttuando nell'aria, non faceva che inseguirla. "Aspetta, come sarebbe a dire? Non... vi siete arrabbiati?" Chiese Karon ancora più confusa mentre continuava ad agitare quel bastone nell'aria, facendo accidentalmente partire un dardo elettrico e mandandolo sul soffitto. "No! Perchè avremmo dovuto?" La rassicurò Rain, ridendo nel vederla impacciata dai suoi stessi poteri. "Non saprei... perché come al solito combino disastri in casa vostra?" Rispose lei in quel momento, allargando il sorriso che aveva in volto. Poi,  mettendo delicatamente giù il bastone, si avvicinò alla coppietta che, trasformata in quel modo, appariva molto inquietante. "Ehi, bei denti!" Chiamò, non potendo evitare di ridere. "Sì?" Rispose Stefan, intuendo che quel soprannome era chiaramente riferito a lui. "Dovreste proprio vedervi allo specchio!" Disse lei ancora ridendo, anche se aveva qualche dubbio sul loro potersi specchiare in quelle condizioni. "Non serve, cara. La mia Rain è bellissima, e uno specchio non rifletterebbe mai tutta la sua bellezza." Rispose lui, continuando a venerare e osannare la moglie come era solito fare. Smielato anche da vampiro, eh... Beh, buona fortuna con i vostri sbaciucchiamenti, sempre che vi riescano adesso." Osservò lei, seccata dal suo comportamento e congedandosi da loro con quelle parole. Sventolando il bastone come fosse un mattarello, si allontanò da loro con una finta risata minacciosa e cavernosa, andando ad importunare Nola e Yuri. "Perchè non dovrebbero?" Chiese allora Rain, confusa e stranita da quelle parole, mentre continuava a tenere lo sguardo fisso sul suo principe della notte. "Vedrai, vedrai!" Strillò lei da lontano per farsi sentire, mentre un altro dardo elettrico veniva sparato sul soffitto. "A volte non sa proprio cosa dice, vero?" Chiese poi Rain al suo Stefan, regalandogli un dolce sorriso. Lo sa solo quella matta, credo." Rispose lui mentre, incantato, continuava a fissare senza alcun ritegno la splendida bocca di sua moglie, dove facevano capolino due piccoli canini bianchi e lucenti. "Che dici, vogliamo darle una dimostrazione?" Chiese lei, romantica e maliziosa al tempo stesso, mostrando gli aguzzi canini da vampira nell'attesa di una risposta. Completamente frastornato, Stefan non potè che rispondere in una sola maniera. "Sì." "Allora baciami, essere perfetto." Sussurrò lei, avvicinandosi fino a sfiorare le sue stesse labbra. "Mai quanto te, mia dolce e fatale vampira." Rispose lui in un sussurro, mentre, avvicinandola di più al suo corpo,  intrappolò le labbra di lei nelle sue per baciarla senza alcuna timidezza o esitazione. Lasciandolo fare, Rain si godette ogni secondo di quel bacio, assaporandolo finchè non si staccarono l'uno dall'altra per respirare. Una volta fatto, scoprì che Karon si sbagliava. Le sue labbra non sanguinavano, e baciarsi non era certo stato scomodo per nessuno dei due. "A quanto pare non sa proprio quello che dice." Disse poi Stefan per rimarcare il pensiero della moglie, come se le avesse letto nella mente. Poi, con un gesto lento della mano, iniziò ad accarezzarle il collo, accorgendosi di poterne vedere ogni piccola vena azzurrognola pulsare a ritmo del cuore e sentire il sangue scorrervi attraverso. Chiudendo gli occhi, Rain sospirò a quel tocco, non osando interromperlo per nessuna ragione, riuscendo a tornare in sè solo quando il marito smise di toccarla. Amava farsi coccolare, ma ricordando le parole di Lady Fatima, cercava di darsi un contegno. Di lì a poco, qualcos'altro accadde, e nella stanza non si sentirono altro che il lugubre latrato del cucciolo fantasma e il miagolio disperato della povera Rachel, trasformata in gatta. "Tu! Sgorbio peloso, lasciala subito stare!" Urlò Lady Fatima, inviperita. "Qualcuno è nei guai." Disse a quel punto l'uomo con un ghigno divertito mentre guardava quella scena e godeva nel notare quanto Lady Fatima si stesse scomponendo davanti a Chance fantasma. Inaspettatamente, anche Karon era stata attratta da quell'urlo così raro da una donna come lei, e cercò di dare una mano come poteva, agitando le mani in aria per catturare il fantasma. "Sarà di sicuro Rachel, Chance adora dare la caccia ai gatti." Commentò Rain, divertita da quella scena così surreale. "Vogliamo dare una mano?" Chiese poi lui, sempre più divertito dalla scenetta sotto i loro occhi. Decisa a farlo, Rain aprì la bocca per rispondere, ma prima che ci riuscisse, Terra tornò nel salotto di casa, con in mano la sua nuova bacchetta di legno, che agitava spargendo lampi di luce ovunque. "Chance! Fantasmino cattivo! Lascia in pace Rachel!" Gridò, precipitandosi in soccorso dell'amica felina e della povera Lady Fatima. A quel punto, Karon si avvicinò alla fonte del problema, e agitando in  aria quel bastone, lo puntò dritto verso Chance che, come un razzo, volteggiò verso di lei. "Fermo, meticcio!" Gli disse  con tono minaccioso, ma per poi venire bellamente ignorata e anche "trapassata" da quest'ultimo. Notando il fallimento dell'amica asiatica, Terra prese il suo posto, e puntando la sua bacchetta verso Chance, rimase perfettamente immobile. "Chance, fermo!" Ordinò, scioccando la donna con la sua impeccabile obbedienza. Restando sospeso a mezz'aria, il cagnolino smise di tormentare la povera Rachel, che miagolando disperata, tornò subito fra le braccia di Lady Fatima. "Rachel! Tesoro, vieni qui! Il peggio è passato, avanti." La rassicurò lei, mentre la coccolava tenendola fra le braccia. "Qualcun altro in difficoltà?" Chiese poi Karon ad alta voce, guardandosi attorno e grattandosi la testa con espressione perplessa. "Nora, tutto okay?" Azzardò, incerta. Come risposta, ricevette soltanto una serie di rumori metallici assordanti da parte di quello che sembrava un robot più alto di loro, con due ali metalliche attaccate alla schiena. "Sì, cristallino." Rispose a sè stessa, allontanandosi poi lentamente. "Come ti sei permessa! Far scappare così la mia povera gattina!" Proruppe Lady Fatima, ancora scossa da ciò che era successo a Rachel. Spaventata come non mai, aveva ancora gli occhi sgranati, e il suo intero corpo tremava. "Come, scusa?" Chiese Karon girandosi verso la Leader, fronteggiandola a viso scoperto senza alcuna paura. "Non guardarmi in quel modo signorina, sei tu l'incapace che non ha fermato quel botolo!" Rispose lei, ancora in collera. "Perché tu ci sei riuscita, vero, Fatima?" Rispose la ragazza, incollerita quanto la Lady. Esagerando, iniziò ad imitare l'attacco isterico che aveva avuto la donna per la paura della sua Rachel. "Oh, fa silenzio, piccola sciocca, almeno è tornata da me, e poi guardati, superata in arti magiche da una bambina." Replicò la donna, tornando a sedersi sul divano e cercando di recuperare la calma ormai persa. "Superata in.... ehi! Posso ricordarti che questo coso... Replicò sventolandole il bastone davanti ...non fa parte del mio arsenale standard?" Indispettita e sì, anche scottata da quell'accusa, andò a tenere il broncio nel posto davanti al camino acceso, lanciando un'occhiata alla coppietta che si scambiava baci e carezze. "Oh, beh, almeno qualcuno apprezza..." Borbottò, trovandola una seppur magra consolazione. "Ti capisco, e posso assicurarti che anche a Rachel la cosa va piuttosto a genio. Non è vero, gattina mia?" Rispose, ponendo poi quella domanda all'amata, che ancora possedeva sembianze feline. Per tutta risposta, come se capisse ciò che le stava dicendo la Lady adorata, Rachel strusciò piano la testa contro il palmo aperto che l'accarezzava e iniziando a fare le fusa dolcemente, facendo letteralmente vibrare il suo pelo."Hai visto? Che ti dicevo?" Rispose la donna, sorridendo alla vista della sua gattina ancora intenta a fare le fusa, non resistendo alla tentazione di accarezzarla. "Magari è solo una casualità...." Sussurrò allora Karon ancora imbronciata per la lite avuta con la Lady. "Tu credi? Hai provato a chiederglielo?" Azzardò allora la Leader, mettendo da parte la rabbia e tornando a sorridere. "Se vuoi posso trasformarmi e chiederglielo davvero." Rispose lei con calma mentre, reggendosi sul bastone, si alzava dal posto e raggiungeva gatta e padrona. "Perchè mai? Riesce a capirci entrambe!" Replicò la donna, tentando di difenderla. "Sicura?" Chiese l'asiatica, inarcando un sopracciglio perplesso mentre, inginocchiandosi all'altezza della gatta, le puntò un dito davanti al muso peloso a mò di avvertimento. "Non ho mai visto un gatto tanto spelacchiato." Disse poi rivolgendosi a Rachel soltanto per vedere la sua reazione e scoprire così chi delle due aveva ragione. Colpita da quelle parole, Rachel prese a soffiare minacciosa, scoprendo i denti e mostrando gli artigli, arrivando quasi a graffiarla. "Rachel, amore, calmati! Va tutto bene!" Le disse allora Lady Fatima, provando a riportarla alla sua quiete originaria. "Oh, sì, sei il gatto più spelacchiato di tutta Ascantha." Disse ancora, con un ghigno soddisfatto mentre si rialzava e torreggiava sulla palla di pelo. Ormai stanca di sentirla parlare, Rachel scese dal grembo dell'amata, andando ad accomodarsi sul suo. Fingendo affetto realmente non provato per l'asiatica, le piantò con dolcezza le unghie nelle ginocchia, facendolo poi con forza ancora maggiore, e completando il tutto con un graffio sulla mano. Una volta fatto, tornò dalla sua fidanzata, accoccolandosi teneramente fra le sue braccia. "Beh..." Disse con calma Karon mentre osservava con occhi socchiusi dal sospetto la gatta che tornava a fare le fusa alla padrona. "....a questo punto credo tu abbia ragione Fatima." I graffi le bruciavano da matti, ma non una singola smorfia le deturpò il viso mentre questi iniziavano subito a rimarginarsi da soli. "Adesso mi credi, streghetta?" Le chiese la donna, sorridendo debolmente e mostrandosi segretamente orgogliosa della sua gattina. "Sì, adesso sì." Disse lei infine, arrendendosi all'evidenza. "Ma questo non cambia il fatto che sia il gatto peggiore che abbia mai visto." Concluse poi, rivolgendo a Rachel uno sbuffo scocciato. "Piano con le parole, signorina. Alla mia Rachel non piace per niente essere denigrata." L'avvisò Lady Fatima, seria come mai prima. "Ho notato." Disse lei con calma e noncuranza sventolando la mano graffiata. Ignorandola, la Leader continuò ad accarezzare la gatta, attirando quasi senza volere l'attenzione della piccola Terra. "Ma... ma è Rachel? Chiese allora la bambina, entusiasta come non mai e sgranando gli occhi dolci davanti a quella nuvola di pelo. "Proprio lei, piccolina. Ed è tutto merito di Karon. Dì, vuoi toccarla?" Rispose la donna, sorridendole. Senza dire una parola, Terra annuì on gesti forsennati della testa e svelta, affondò le mani nel pelo morbido, coccolandola e accarezzandola come se si fosse trattato di Chance. "Prego, allora, è qui che aspetta." Disse Lady Fatima, lasciando agire la bambina, che mai aveva visto più felice. "Rimarrà per sempre una gattina?" Chiese lei ingenua e anche un po' preoccupata mentre continuava a passare la mano su quel pelo morbido e candido. "Non lo so, tesoro. Dovrai chiederlo a Karon." Rispose la donna, mentre teneva gli occhi fissi su Rachel, sperando che non reagisse in maniera sbagliata di fronte alla piccola. Sentendo il suo nome comparire in quel discorso, Karon ece un sorriso di circostanza e si alzò dal divano. Era davvero un bel problema in effetti. Non aveva proprio idea di quanto durasse l'incantesimo. Non lo aveva mai usato prima d'ora. "Aspetta, se lei non lo sa, questo significa... che non riavrò più la mia vera mamma!" Piagnucolò Terra, triste a quel solo pensiero. "No, no, no, questo non è assolutamente vero!" Disse di getto la donna mentre la guardava in cagnesco, ma solo perché era arrabbiata con se stessa e con quel maledetto incantesimo. Odiava vedere Terra triste per colpa sua e cercò un modo per irmediare al danno. "Posso farla tornare normale, parola mia!" "Faresti meglio a farlo, la mia mamma non è una vampira!" Gridò la bambina ancora piangendo, per niente convinta. "Sì, ma stai calma." La pregò Karon mentre, passandole accanto, andò dritta dalla coppietta. Ancora seduti sul divano, Stefan e Rain stavano vicini, e lui le teneva la mano. "Karon? Cosa ci fai qui?" Chiese lui, confuso. Incrociando le braccia al petto, Karon indicò con un lieve cenno della testa la piccola Terra ancora piangente. "Credo di aver combinato un guaio e ora non so come rimediare." Disse lei arrendendosi a quell'evidenza, sconfitta dalla sua incapacità di fare una semplice consolazione ad una bambina. "Karon... che hai fatto stavolta?" Chiese allora Rain, seccata. "Io... il fatto è che Terra vi rivuole normali, ma io non so come fare." Rispose lei abbattuta mentre sospirava teatralmente. "Tu cosa?" Replicò Stefan, arrabbiatissimo. Non riusciva a crederci. Adorava la sua Rain in quelle vesti, ma detestava vedere la sua piccola piangere, e sapere che la colpa fosse di quella maledetta strega gli faceva ribollire il sangue nelle vene. "Io cosa? Che c'è, sei sordo oltre che inumano adesso?" Rispose Karon piccata da quello sfogo di rabbia, finendo poi per rispondere con arroganza. "Ho sentito, solo... non posso crederci, d'accordo?" Rispose lui, stringendo i pugni nel tentativo di calmarsi. "Stefan, tesoro, lasciala stare. Forse... forse possiamo spiegarlo noi a Terra, che ne pensi?" Propose Rain, nel tentativo di riportarlo alla ragione. "Ecco bravi, andate, io devo pensare ad una soluzione." Disse allora Karon con più serietà, mentre camminava in tondo per il salone alla ricerca di qualche idea su come risolvere il problema, non aiutata affatto la presenza di Chance fantasma che le volteggiava intorno per divertimento. Va via, stupido meticcio volante!" Irritata, Karon iniziò a smuovere le mani contro il cane, ma senza alcun risultato. Alzandosi dal divano, Rain andò alla ricerca di sua figlia, trovandola in compagnia di Lady Fatima, che assieme a lei, accarezzava Rachel. "Mamma!" Urlò la piccola Terra nel vederla, felice. Poi, senza perdere tempo, si buttò fra le sue braccia, rabbrividendo nel sentirla gelida come un cubo di ghiaccio. "Sei fredda!" Si lamentò, ritraendosi lentamente. "Scusa, piccola, ma papà ed io dobbiamo parlarti. Possiamo?" Le disse Rain, abbassandosi al suo livello e facendo attenzione a non toccarla. "Parlarmi? Di cosa?" Chiese lei, sgranando gli occhioni per la paura improvvisa che le attanagliò lo stomaco a quelle parole. "Di noi, principessina." Continuò suo padre, inginocchiandosi di fronte a lei e guardandola negli occhi. "Di voi? Ah, lo sapevo! Rimarrete così per sempre, vero?" Azzardò, iniziando poi a piagnucolare, tremando da capo a piedi. "Terra, no, vieni qui." Rispose Rain, avvicinandosi e cercando di abbracciarla. "Ascolta, la verità è che non lo sappiamo. Non sappiamo se torneremo normali o meno, però puoi stare tranquilla, papà non mi farebbe mai male, davvero."  Le spiegò poi, accarezzandole la schiena e i capelli con dolcezza. "Non ci credo!" Disse lei singhiozzando nello sforzo di non piangere a dirotto sulla madre mentre la stringeva a sè con le manine, più forte che poteva. "Ma come! Non ti stiamo mentendo, tesoro!" Disse allora Stefan, convincendola a voltarsi  e posandole una mano sulla spalla. Fissandolo con occhi spalancati, Terra negò con gesti secchi della testa, testarda quanto la madre. "Provalo allora." Disse, sfidandolo con lo sguardo e la voce. "Che... che cos'hai detto, amore?" Balbettò Rain, confusa. "Prova che non farai del male alla mamma." Ripetè, sicura, mentre ancora si rivolgeva al padre con un ragionamento logico e semplice alle sue stesse orecchie. "Oh! Va... va bene." Rispose allora la stessa madre, facendo qualche passo indietro per concentrarsi sul marito. Prendendogli le mani, le strinse con forza, poi lo baciò con passione, come mai aveva fatto. Chiudendo gli occhi per concentrarsi meglio, Stefan si lasciò trasportare da quel bacio, ricambiando con slancio, ma senza esagerare. Nel farlo, sentì su di sè lo sguardo della figlia che li studiava entrambi, attenta.In silenzio, Rain ne assaporò ogni istante, e quando arrivò il momento di respirare e staccarsi, entrambi guardarono la bambina. "Hai visto? Che ne pensi adesso?" Le chiese Stefan, in qualità di diretto interessato. Silenziosa,  La bambina ci pensò su un istante, si era vergognata nel vederli in quel modo, ma sentì che era stato necessario per avere una prova dell'incolumità della mamma. Ancora rossa in viso, Terra abbassò lo sguardo e bofonchiò delle parole come "Va bene, sono convinta." O qualcosa di molto simile. In silenzio, entrambi i genitori l'abbracciarono. "Ti vogliamo bene, piccola." Le disse la madre, poco prima di lasciarla di nuovo in compagnia di Rachel e Lady Fatima. Nel frattempo Karon stava quasi consumando il tappeto sotto di se per quanto ci stava camminando sopra con forza e violenza. Pensava e ripensava, ma non trovò altra soluzione che usare un contro incantesimo che avrebbe annullato quello attuale. L'unica cosa che la faceva desistere in parte era il fatto che avrebbe richiesto una gran quantità di energia da parte propria, ma il danno l'aveva causato lei, perciò non c'era davvero altro da fare. "Oh, beh, forza! Tutti qui intorno a me, ragazzi!" Urlò a squarciagola, agitando in aria le braccia come un'animatrice da villaggio turistico. "Mamma! È Karon! Forse tornerai normale!" Gridò Terra, correndo subito nel salotto e raggiungendo la ragazza. Rispondendo a quel richiamo, anche Chance andò da lei, e lo stesso valse per Rachel e Lady Fatima. Senza dire altro, l'asiatica guardò tutti i presenti, uno per uno. "Chi è normale faccia un passo indietro." Avvisò, mentre chiudeva gli occhi e cercava la concentrazione necessaria, con un lieve brillio di magia rossastra ches'irradiò dalle sue mani, andando poi a volteggiare verso quelli colpiti dall'incantesimo precedente. "Ecco qua..." Disse poi a magia ultimata. Aveva il fiatone, come se avesse fatto una gran corsa o un a fatica più grande di lei. "...di nuovo... tutti... normali. Contento, meticcio volante?" Chiese poi a Chance, strafottente, mentre lo guardava di sbieco rotolarsi a terra e uno sbadiglio le uscì dalla bocca. Sentiva il grande bisogno di buttarsi a terra e dormire fino al prossimo secolo. Quasi sorridendole, Chance non cambiò posizione, perdendo metaforicamente la capacità di vedere per colpa di quello stupido lenzuolo. In quel momento, Stefan e Rain si abbracciarono, e Rachel, finalmente umana, tornò tra le braccia della sua amata Fatima. Guardando fuori dalla finestra, Nola si accorse che il sole stava per sorgere, e che quella pazza notte di Halloween era ormai conclusa.
 
 
Rieccomi, velocissima, con la quarta storia di questa raccolta. La festa di Halloween bussa alla porta dei Gardner, e come ogni anno, loro addobbano a modo la casa, non rinunciando a travestirsi e non tenendo d'occhio le strane magie dell'amica strega, che come tale, combina un disastro dietro l'altro.
 
Emmastory :)
   
 
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