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Autore: Emmastory    10/02/2018    3 recensioni
Le Cronache di Aveiron si sono ormai concluse, ma cosa sarebbe successo se il destino avesse avuto piani completamente diversi per i nostri cari eroi, che senza saperlo si ritroveranno quindi a vivere situazioni e avventure tutte nuove? Scopritelo dando uno sguardo a quelli che ancora pochi conoscono come "Racconti perduti di Ascantha."
Attenzione: La seguente storia tiene solo parzialmente conto degli avvenimenti nella saga originale, e alcuni dei personaggi, quali Karon, Nola, Nora, Yuri e Millie non mi appartengono, essendo infatti proprietà dell'autrice "KaronMigarashi" che ha contribuito alla sua scrittura.
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I-racconti-perduti-di-Ascantha-mod
 
 
Mini-Stefan-potion
 
 
Capitolo VII
 
Un semplice scherzo: Parte Seconda
 
Era pomeriggio inoltrato quando Karon decise, senza alcun preavviso, di andare a vedere cosa stava facendo la principessina. Un pò per noia, un pò perché finalmente il padre le aveva dato un congedo temporaneo da passare fuori dai ranghi militari, l'asiatica approfittò di quel momento per aprire un portale magico nella sua stanza da letto privata a quella del salotto di Rain. Non appena lo varcò, si meravigliò del totale silenzio che aleggiava nell'abitazione e si guardò attorno, grattandosi perplessa la nuca. "Forse avrei prima dovuto controllare se qualcuno era in casa." Disse a sè stessa mentre camminava per il salotto da sola. "Karon? Sei tu? Scusami, arrivo subito!" Disse Rain in quel momento, attraversando velocemente il corridoio e raggiungendo il salotto dove l'amica l'aspettava. "Ehilà!" Salutò l'asiatica con il suo solito entusiasmo, sventolando in aria una mano nonostante la donna fosse a pochi centimetri da lei. "Che stavi facendo?" Chiese poi, incuriosita mentre le si avvicinava. "Finivo le solite pulizie, niente di che. Non lo sai, ma prima che arrivassi ho avuto ospiti." Rispose Rain, sorridendo a quel solo pensiero. "Ospiti? Questa è una novità, principessa." Osservò Karon con curiosità ancora maggiore mentre si lasciava sprofondare sul divano e la incitava a raccontarle ogni dettaglio. "Esatto, ospiti. Vedi, Janet sapeva che ero da sola, così è venuta a trovarmi, e abbiamo passato una mattinata davvero piacevole." Spiegò la donna, non riuscendo a smettere di sorridere e ricordare quei momenti. "Davvero piacevole, eh? E cosa avete fatto di così bello?" Chiese Karon, facendole eco con interesse mentre la fissava e si chiedeva chi fosse Janet. "Già, non abbiamo fatto altro che parlare e ricordare i vecchi tempi, incluso il modo e il giorno in cui ci siamo conosciute. All'inizio non volevo neanche crederci, ma poi ho scoperto che avrebbe continuato a far parte della mia vita, e poi..." Iniziò a raccontare, trovandosi costretta a fermarsi perchè interrotta da una domanda dell'amica, che, confusa, non riusciva più a seguire il suo discorso. "Rain, Rain, frena." Disse infatti l'asiatica, non riuscendo ancora a capire chi fosse quella Janet. "Stai dando per scontato che conosca questa donna, principessa." Le fece notare, non sapendo come convincerla a spiegarsi. "Santo cielo, scusa! Credevo di avertene già parlato! "È la madre del mio Stefan! Come ho fatto a dimenticarlo?" Rispose allora Rain, capendo solo allora la gravità del suo errore. "La madre del piccioncino?" Ripetè Karon con divertimento, ridacchiando sotto i baffi per la gaffe della sua amica. "Sì, la sua adorata mamma. A prima vista ero certa che sarei stata gelosa, ma Stefan ha promesso di tenere i suoi sentimenti per lei separati da quelli per me, e fino ad oggi non è cambiato nulla. È proprio per questo che lo amo." Disse la donna, felice come mai prima. "Ah, principessa, ti prego, no." Iniziò a lamentarsi la strega, lasciandosi sfuggire un lamento e sentendo arrivare un principio di mal di testa.  Aveva capito che aria tirava dalle parti della testa di Rain e sapeva già quali sarebbero state le prossime frasi che le avrebbe rivolto. E tutte avrebbero riguardato Stefan. "Oh, tu non hai idea, ma non abbiamo fatto altro che parlare di lui. Mi ha raccontato moltissime cose, ricordando perfino il giorno della sua nascita. Avresti dovuto vederlo... era il bambino più bello che avessi mai visto, Karon, davvero." Continuò, infrangendo come vetro le speranze della povera asiatica. "Oh, per tutta Ookami..." Si lamentò ancora lei, arrendendosi alla volontà di Rain che, sorda alle sue suppliche, continuava a parlare di Stefan, Stefan e ancora Stefan. Seccata, Karon gettò la testa all'indietro sul divano, spalancando i grandi occhi viola e rivolgendoli al soffitto, trovandolo molto più interessante dei discorsi smielati dell'amica. "C'è qualcosa che non sai su tuo marito?" Chiese poi con voce disperata mentre cercava di interrompere quella raffica di parole. "Cosa? Ma certo che no! Sono sua moglie, è logico che sappia tutto di lui!" Rispose lei, quasi ridendo di fronte a quella domanda tanto sciocca. "Davvero? Proprio tutto?" Continuò a chiederle la donna, giocando su quella domanda così sciocca soltanto per poterla interrompere anche solo per cinque minuti. "Hai sentito bene, tutto. Lui adora vedermi contenta, detesta vedermi triste o arrabbiata, e quando stiamo insieme, si preoccupa sempre di come mi sento. Il mio Stefan..." Replicò Rain, innamorata e sicura di sè stessa.  Sconsolata, Karon non potè far altro che pensare e parlare con sè stessa. Era tutto inutile. Aveva ripreso a sparare cuori e fiori dalla bocca e niente e nessuno l'avrebbe fermata. "Rain..." Chiamò, cercando di ottenere la sua attenzione ma fallendo in quel misero tentativo. "Karon, tu hai Maddox al tuo fianco, e mi capisci benissimo, ma a volte mi fermo a pensare, e immagino come avrebbe potuto essere la nostra vita prima di quest'insulsa guerra. Quando ci siamo conosciuti avevo poco più di vent'anni, e guardaci ora. Sposati da sette, una casa accogliente due belle bambine... questa sì che è vita, amica mia." Disse poi, continuando a parlare e perdendosi nei suoi pensieri, arrivando a ignorare la donna che sembrava sempre più vicina all'orlo di un esaurimento nervoso. "Sì, sì, sì, guarda, vi manca solo un figlioletto maschio per far felice Stefan e sarete a posto!" Sbottò lei mentre si posava le mani sulla faccia e si massaggiava la radice del naso con le dita per alleviare il mal di testa incessante. Poi, l'idea! Una proposta che la principessa innamorata non avrebbe potuto rifiutare, ma alla quale doveva fare molta attenzione. Un solo errore nell'azzardarla avrebbe potuto rovinare ogni cosa. "Rain, ascolta un pò..." Iniziò, sperando di riuscire nel suo intento. "Sì? Dimmi, ti ascolto." Rispose lei, scuotendo la testa per liberarsi da quei pensieri e tornare alla normalità. "Finalmente! Senti... ti ricordi di quando ti feci diventare piccola con l'inganno?" Le chiese l'amica,  ben consapevole di prendere il discorso molto alla larga, dato che voleva evitare a tutti i costi eventuali irritazioni da parte della principessina. "Certamente, ma perchè me lo chiedi? Azzardò Rain nel rispondere, confusa. "Pensavo che magari ti sarebbe piaciuto avere un piccolo Stefan tutto per te, per un pò di ore." Propose l'asiatica con finta noncuranza mentre in realtà osservava qualunque reazione da parte della donna. "Aspetta, cosa?" Chiese poi Rain, non riuscendo a credere a quanto avesse appena sentito. "Ripeto, vuoi un piccolo Stefan tutto per te? Chiese di nuovo l'amica con un ghigno soddisfatto sulle labbra sapendo che ben presto avrebbe ricevuto la risposta che voleva. "Oh, ma Karon, certo che lo voglio! Sarebbe così bello avere il mio dolce maritino fra le mie braccia, vedendolo proprio come l'ha descritto la sua mamma... Un vero sogno, credimi." Rispose infatti la donna, dando conferma alle speranze della sua ospite e  perdendo per l'ennesima volta la bussola. Proprio come aveva predetto, e forse con un pizzico di fortuna, avrebbe presto visto Rain in difficoltà con una peste di bambino di cui prendersi cura. Forse in quel modo avrebbe attutito la frenesia amorosa dell'amica per il marito, ma non essendone sicura, poteva solo sperare di riuscirci. "Non te ne pentirai, vedrai!" Disse lei sorridendo e battendo le mani soddisfatta. Poco dopo, estrasse una fialetta dalla grande manica del kimono, porgendola a Rain stessa. È la stessa preparazione che diedi a te." Spiegò, rassicurandola circa il contenuto di quella boccetta. "Davvero? Ma è fantastico! Il problema ora sarà dargliela, sai che detesta i tuoi intrugli." Rispose la donna, improvvisamente sconsolata. "Lo so bene." Rispose lei con più soddisfazione del previsto a quell'ennesima verità. "Basta mischiarla a qualcosa di liquido e non si accorgerà neanche di berla, garantito." Aggiunse poi, sincera. "Scusa, hai detto liquido?" Chiese allora Rain, impegnata a cercare una soluzione al problema. "Sì, ma che non sia acqua. Il colore blu della pozione potrebbe innervosirlo." Si assicurò di specificare la donna, seria. Conoscendo Stefan, sapeva che avrebbe potuto dire di no a prescindere da cosa avesse contenuto la fiala. "Perché non la mischi a.... non so... una zuppa? Immagino che avrà fame quando torna dal lavoro!" Propose poi, colta da un vero e proprio lampo di genio. "La zuppa! Karon, sei un genio!" Disse allora Rain, tornando a esplodere di gioia. Felicissima, spostò lo sguardo dal viso dell'amica alla porta, sentendo qualcuno bussare. "Modestamente." Disse lei mentre si pavoneggiava, tutta contenta e soddisfatta, pregustando il momento. "Posso assistere, vero? Non mi perderei la sua faccia stupita per niente al mondo, Rain!" Pregò, curiosa di scoprire cosa sarebbe successo di lì a poco. "Non lo so, Karon. Se puoi, cerca di non darlo troppo a vedere, d'accordo?" Le rispose Rain, leggermente preoccupata dalla reazione che il marito avrebbe potuto avere. Pensandoci, la donna concluse che l'amica non aveva tutti i torti, e con uno schiocco di dita, scomparve di botto dalla sua vista, diventando completamente invisibile. "Ora non mi vedrà neanche! Dai, corri ad aprire." La incoraggiò, per poi scivolare nel silenzio. "Perfetto." Commentò semplicemente, alzandosi dal divano e andando subito ad aprire la porta, scoprendo il ritorno del suo Stefan. "Amore mio! Finalmente!" Lo salutò, buttandogli le braccia al collo e avvicinandosi per un bacio. "Però! Quanto entusiasmo!" Rispose Stefan, che, neanche varcata la soglia di casa si era  ritrovato la moglie avvinghiata addosso. L'abbracciò con altrettanto slancio, per nulla infastidito, ma si sentiva stanco, e lo stomaco parlò per lui mentre baciava la moglie con passione. "Scusa, tesoro, ma mi sei mancato tantissimo, e oggi tua madre non ha fatto altro che parlarmi di te, così non ho mai smesso di pensarti. Dì, hai fame?" Rispose lei, sperando che perdonasse il suo essere così impulsiva. "Da lupi, amore mio." Rispose lui con un sospiro mentre entrava in casa con la sua Rain. "Sei fortunato, stavo cucinando, dammi solo il tempo di scaldarti la zuppa." Disse mentre lo accompagnava a tavola e lo invitava a sedersi. Subito dopo, sparì dalla sua vista raggiungendo la cucina, e a lavoro compiuto, gliene portò subito un piatto colmo, senza dimenticare il piano messo a punto con l'ora invisibile amica. "Buon appetito, mio eroe." Disse poi, regalandogli un dolce sorriso. Il profumo delizioso che usciva dalla zuppa non lo fece pregare e, afferrando il cucchiaio, iniziò a mangiarne a gran quantità, affamato davvero. "Tu non mangi nulla, principessa?" Chiese poi, notando che era rimasta seduta a fissarlo. "No, amor mio, sto bene così." Rispose lei, continuando a guardarlo e aspettando con impazienza il momento in cui la pozione avrebbe iniziato a fare effetto. "Sicura?" Azzardò per l'ultima volta, mentre finiva la zuppa e si puliva la bocca. "Amore, era buonissima." Si congratulò, alzandosi dalla sedia e veniva colto da un improvviso capogiro. "Sicurissima, adesso vieni, sarai stanchissimo dopo il lavoro." Lo rassicurò, avvicinandosi e cingendogli un braccio attorno alle spalle, così da accompagnarlo nella loro camera da letto. "In effetti mi sento parecchio stanco... e strano." Disse lui tra uno sbadiglio e l'altro, pensando che prima però non aveva così tanto sonno. "Su, lasciati aiutare, è tutta colpa di mio padre, questi turni ti stanno massacrando!" Rispose lei fra un passo e l'altro, mentre, raggiungendo finalmente la stanza, apriva la porta e lo lasciava entrare, preparando per lui il letto caldo e coprendolo con la coperta, così che fosse il più comodo possibile. "Buonanotte, tesoro mio, dormi bene." Gli sussurrò all'orecchio, poco prima di lasciarlo riposare. Approfittando del fatto che Rain fosse di nuovo sola, Karon mise fine all'incantesimo e tornò reale. "L'ha mangiata tutta." Disse, mostrando un gran sorriso. "Funzionerà, non è vero?" Chiese Rain, sorridendo a sua volta. "Oh, sì. Puoi scommetterci, principessa." Rispose Karon, sfregandosi le mani con somma soddisfazione. "Fra circa cinque minuti avrai un piccolo Stefan da coccolare e sbaciucchiare a tuo piacimento e diletto. "Davvero? Non vedo l'ora!" Commentò Rain, estasiata alla sola idea. Chiuso nella stanza che divideva con la moglie, Stefan era stanco, ma non si spiegò il motivo per cui, anche chiudendo gli occhi, non riusciva a riposare a dovere. Pensando, diede la colpa di tutto alla stanchezza e al freddo di quella giornata, che gli aveva procurato uno strano tremore alle gambe accompagnato da un incredibile dolore alle ossa. Inspiegabilmente ansiosa, Rain continuava a fissare l'orologio appeso al muro, ma quei cinque maledetti minuti sembravano non passare mai. Guardava le lancette muoversi con lentezza esasperante, e quando finalmente accadde, tornò nella sua stanza, bussando con delicatezza. "Stefan? Tesoro, sei sveglio?" Chiese a voce bassa, attendendo una risposta. Quando riaprì gli occhi, i dolori erano cessati da pochi secondi, e la stanza gli appariva più grande che mai. Confuso, sapendo con certezza soltanto di essere in una casa che conosceva, il piccolo Stefan diede il permesso di entrare a chiunque avesse parlato oltre la porta. "Oh, ben svegliato, amore mio!" Commentò Rain nel vederlo, bellissimo sin da bambino, proprio come ricordava. In silenzio, lui rimase letteralmente senza parole nel vedere farsi avanti quella bellissima ragazza. "Sei... sei un angelo?" Chiese, stupito e con la bocca spalancata. "No, piccolo. Sono soltanto Rain, e se vuoi, posso essere tua amica." Rispose lei, sorridendo di fronte alla sua dolcissima innocenza. Stranamente desideroso di fare la sua conoscenza, Stefan saltò in piedi sul letto e la guardò come fosse stata una divinità. "Davvero?" Indagò, curioso. "Sì, davvero. Piacere mio, Stefan." Disse semplicemente, tendendogli la mano perchè provasse a stringergliela. In quel momento, diversi pensieri si fecero spazio nella mente del bambino, e la sensazione di conoscere quella donna da sempre glì scaldò il cuore. Così, non più indeciso, il piccolo Stefan afferrò delicatamente la grande mano della donna, e seppur con goffaggine, la portò alla sua piccola bocca, baciandone il dorso. "Stefan, ma che gentile! È dolce da parte tua, sai?" Commentò Rain, felice di ritrovarsi davanti un perfetto damerino di soli cinque anni. "Lei lo è molto di più, signorina Rain." Rispose lui con educazione e con il sorriso sul volto, trovando la donna davvero bellissima. "Oh, smettila! Chiamami soltanto Rain, va bene? Noi due siamo amici." Rispose lei, ancora ridendo divertita. "Rain. È un nome bellissimo." Disse lui ancora, quasi venerandola. Forse esagerava, ma per lui era davvero l'essere più bello e perfetto che ricordasse di aver visto in vita sua. "Grazie, Stefan. Anche il tuo mi piace." Rispose lei, sorridendo e guardandolo negli occhi. "Adesso dimmi, vuoi conoscere un segreto?" Chiese poi, sapendo di incuriosirlo. Timido e silenzioso, il piccolo non poté far altro che annuire con vari cenni della testa, attendendo con ansia. "In questa casa, al piano di sopra, c'è un vecchio baule, ed è pieno di giocattoli. Vuoi vederli, piccolino?" Disse allora, seria e sempre divertita. Alla parola giocattoli, il suo viso si illuminò tutto e, entusiasta come non mai, avanzò verso di lei con le braccine distese, pronto a essere preso in braccio. "Va bene, allora andiamo subito." Rispose Rain, prendendolo in braccio e portandolo fuori dalla stanza, fino al salotto. Una volta arrivata, lo lasciò sul tappeto in compagnia di Karon, poi raggiunse la soffitta, e portò al bambino i giocattoli promessi. Soltanto dei cubi colorati e un dinosauro di plastica, ma pur sempre giocattoli. Vedendo la bella Rain tornare con i giocattoli tra le braccia, Stefan credette di vivere un sogno. Balocchi ovunque! Trepidante, aspettò comunque con pazienza che la donna li posasse per terra così da poterci passare tutto il tempo che voleva. "Hai visto? Che ti avevo detto? Scegli quello che vuoi." Disse quello che per lui era un vero angelo, lasciandoli sul tappeto del salotto in modo che il piccolo potesse divertirsi. Ad essere sincero, mai  aveva pensato che gli avrebbe mentito e, pieno di fiducia, alla fine era stato ricompensato. Camminando a piccoli passi, Stefan si avvicinò ai cubi colorati dove riusciva a distinguere ogni singola lettera incisa sopra. In silenzio, Rain non fece che guardarlo stando seduta sul divano di casa, stranamente incuriosita dal modo di giocare del bambino. Volendo fare qualcosa di carino per la donna, Stefan prese alcuni cubi e iniziò a girarli cercando le lettere che gli servivano. Poi, soddisfatto, guardò Rain e sorrise allegro. "Guarda!" La pregò, orgoglioso di sè stesso e del risultato ottenuto. "Cosa? Che c'è, Stefan, che hai fatto? Chiese lei, alzandosi in piedi soltanto per guardare nella direzione che gli indicava. Con entrambe le manine, Stefan le fece notare che con i cubi era riuscito a scrivere "ti amo." In totale onestà, quello era stato il suo primo pensiero di quando aveva visto per la prima volta quella ragazza. Anche sforzandosi, ne comprendeva il significato a metà. Ci pensava, ma gli importava solo che fosse una cosa bella da dire per quell'angelo che lo trattava con gentilezza. In quel momento, Rain si rese conto della realtà, e restando letteralmente a bocca aperta, si voltò subito verso l'amica. "Santo cielo, Karon! Hai visto?" Esclamò, incredula ma felice. Senza dire nulla, e con gli occhi socchiusi dal sospetto, Karon si fece più avanti dal suo posto sul divano e fissò le costruzioni. "A quanto pare ha ancora della coscienza da adulto dentro di sè. Anche tu hai avuto quelle stesse "inclinazioni" quella volta." Spiegò, per nulla impressionata. A quelle parole, Rain fu colta dai ricordi, e solo allora, sorrise. In fin dei conti, Karon aveva ragione. Pensarci la divertiva, ma era vero. Anche lei, trasformata in bambina, aveva confessato di amare Stefan con voce dolce, e come nel caso a cui ora assisteva, nemmeno la sua parte adulta era stata intaccata. "Beh?" Chiese poi l'amica con stupore. "Lo farai giocare da solo finchè non crolla? "Perché? Cosa dovrei fare?" Replicò Rain, confusa. In quel momento, il suo amato principe era un bambino, e lei un'adulta, ragion per cui unirsi al gioco le sembrava inappropriato. Stranamente, e dando ragione all'asiatica, Stefan diede una delle costruzioni a Rain, posandogliela in grembo e sorridendole. "Tesoro! Vuoi che giochi con te? Vuoi una mano a fare il costruttore? Va bene, aspetta." Disse lei a quel punto, realizzando il desiderio del piccolo e accovacciandosi sul tappeto con lui. "Ovvio, se lo propongo io è no. Se lui appena sbatte le ciglia è sì. Bah!" Commentò allora Karon, iniziando a dialogare da sola, scoprendosi del tutto dimenticata dai due mentre li guardava giocare insieme sul pavimento. Seccata dal dialogo immaginario dell'amica, Rain si voltò ancora verso di lei, quasi redarguendola. "Karon! Vuoi smettere di lamentarti? Me l'ha chiesto con gentilezza!" Disse, volendo soltanto difendere il suo bel bambino. "Ad essere precisi, non te lo ha neanche chiesto!" Si lamentò ancora, mentre accompagnava le parole a gesti con cui indicava il bambino. Quest'ultimo invece, trovando quell'altra ragazza stranamente fastidiosa, si alzò in piedi, e con il broncio le puntò un dito contro. "Tu sei maleducata! Come osi rivolgerti a lei con quel tono?" Gridò, difendendo la donna che tanto amava. "Già! Come osi, streghetta? Stefan ha ragione!" Rispose Rain, dando manforte al piccolo e sentendosi incredibilmente orgogliosa di lui. "Non dargli corda!" Disse lei nel vederla schierarsi in favore di quella piccola peste.  "E tu faresti meglio a non puntarmi contro quel dito se non vuoi vedere quel coso animarsi." Aggiunse poi mentre indicava il dinosauro lì accanto. "Perchè non dovrei? È il mio bambino!" Rispose allora Rain, più irritata di prima. Senza più dire nulla, Stefan si ridusse al silenzio, poi guardò Rain, e avvicinandosi, cercò conforto fra le sue braccia. "Rain!" La chiamò, mentre facendosi largo fra le costruzioni si avvicinava alla donna, volendo soltanto affondare il viso in un caldo abbraccio. "Stefan! Dimmi! Cosa c'è? La strega cattiva ti ha spaventato? Tranquillo, sono qui!" Rispose lei, tenendolo fra le braccia e cercando di rassicurarlo. "Sì! Ti prego, dille qualcosa!" Si lamentò lui, quasi piagnucolando e affondando la testa sul petto di lei e abbracciandola come poteva. "Su, su, ora non piangere, le parlo io, intanto va a sederti, forza." Lo rassicurò lei, sorridendo e accarezzandogli i capelli. Nel farlo, gli porse un fazzoletto, aiutandolo anche a soffiarsi il naso. "Si può sapere perchè l'hai fatto? Sai che ha soltanto cinque anni!" Disse poi alla sconsiderata amica, causa del pianto del suo piccolo principe. Fuggendo da tutte quelle urla e da quel litigio, il piccolo Stefan se ne andò in cucina, strofinandosi gli occhietti con il fazzoletto e aspettando che la donna tornasse da lui. "Io? Cosa di preciso? Gli ho solo fatto capire come deve comportarsi di fronte ad un adulto." Cercò Karon di difendersi mentre ripensava al modo fastidioso in cui il moccioso le aveva puntato il dito contro. "Oh, avanti! è soltanto un bambino, non c'era bisogno di reagire così!" Rispose allora Rain, prendendo di nuovo le difese del povero e dolce Stefan, di cui peraltro lei era ancora innamorata. "Ma dai, tra qualche ora non ricorderà nulla di tutto questo, che he importanza ha se sono severa?" Chiese allora Karon, incrociando le braccia al petto e mettendo il broncio all'amica. "Ce l'ha eccome, io ricordavo tutto!" Rispose prontamente Rain, mentre, scocciata, si allontanava per andare alla ricerca di Stefan. "Rain, sei tu?" Chiese titubante il piccolo quando sentì dei passi provenire dal salotto e mentalmente iniziò a pregare che non fosse invece l'altra donna spaventosa. "Sì, amore, sono io. Va tutto bene?" Rispose lei, entrando in cucina e avvicinandosi a lui, preoccupata. "Adesso che sei qui con me sì, principessa." Rispose lui di getto e in modo naturale, non domandandosi  neppure per un secondo come gli era uscita quell'ultima parola e perché. Sollevata, Rain sospirò, poi la verità la colpì come una palla di neve in una giornata invernale. "Come... come mi hai chiamata, Stefan?" Chiese, con l'intero mondo che intanto aveva preso a girarle attorno. "Ehm... principessa. Non avrei dovuto dirlo?" Azzardò lui, con il cuore in tumulto per l'apprensione. "No, tesoro, non... non è quello, è solo che..." Rispose lei, balbettando e non riuscendo ad esprimersi correttamente per la troppa felicità provata in quel momento. "Solo cosa?" Chiese poi con più curiosità mentre si avvicinava a lei non appena capì di non aver detto nulla di male. "Solo che... anch'io ti amo, lo sai, mio piccolo principe?" Rispose Rain, felice come non mai mentre lo prendeva in braccio e lo baciava teneramente sulla guancia. "Davvero? E quanto?" Chiese lui scherzando e divertendosi mentre diventava tutto rosso per via del bacio di quell'angelo di donna. "Tanto, tesoro mio. Davvero tanto. E sai cosa facciamo adesso?" Rispose semplicemente Rain, per poi porgli quella domanda. "Cosa?" Indagò mentre la guardava con gli occhi spalancati per lo stupore. "Se ti va, torniamo subito in salotto, e facciamo un bello scherzo alla strega Karon. È gelosa di noi." Rivelò mentre rideva, sussurrandogli all'orecchio quelle ultime quattro parole, come se fossero state il più grande dei segreti. "Sì!" Disse poi con entusiasmo mentre ghignava divertito e si stringeva forse al collo della donna. "D'accordo, allora. Sei pronto?" Chiese lei, divertita dall'idea almeno tanto quanto lui. "Certo." Rispose lui con sicurezza mentre attendeva il piano della donna. Annuendo lentamente, Rain uscì subito dalla cucina, e tornando assieme a Stefan nel salotto di casa, trovò Karon stravaccata sul divano come al solito. Ignorandola, si sedette tenendo in braccio il bambino, poi lo guardò negli occhi e lo baciò ancora. Guardandoli appena con la coda dell'occhio, Karon li controllava entrambi, e quasi si strozzò con la stessa saliva quando vide che il ragazzino si lasciava sbaciucchiare senza lagne da Rain. Lentamente, vide il suo piano andare in fumo, e quella che avrebbe dovuto essere una giornata stressante per la principessina si stava rivelando ancora più smielata del solito. "Stefan, mi faresti un favore? Di a Karon quello che hai detto a me, avanti." Lo pregò Rain fingendo interesse per le reazioni della donna, che intanto sembrava essere sul punto di rimettere anche l'anima. "Che?" Chiese Karon con sospetto mentre vedeva il piccolo Stefan gattonare verso di lei. No, non voglio ascoltarti, sciò, sciò." Gli disse, facendo un gesto con la mano come a volerlo mandare via. Lo stesso che faceva quando incontrava Chance, ma che non fermò il bambino che intanto, imperterrito, si aggrappava alla donna per salirle in braccio con un ghigno divertito. "Hai visto? Ti avevo detto che era gelosa!" Disse Rain a quella scena, che ad ammetterlo la divertiva come poche cose al mondo. "Gelosa? Io?" Rispose l'asiatica mentre cercava di allontanare con entrambe le mani la faccia di Stefan che aveva preso a bisbigliarle cose senza senso all'orecchio. "Come vuoi, Karon. Che tu l'ascolti o no, quella sarà sempre la verità. Sbaglio, Stefan?" Replicò Rain, ignorandola pesantemente. "Non sbagli, principessa!" Rispose Stefan prontamente, lasciandosi cacciare da Karon solo per tornare alla svelta dalla sua Rain.Arrossendo in viso senza accorgersene, Rain sentì il cuore sciogliersi nel suo petto, e non resistendo alla tentazione, riprese a coccolarlo, facendogli il solletico sul pancino solo per avere la gioia di vederlo ridere. Divertita, Rain continuò a stringere, baciare e coccolare il suo piccolo eroe, ma poco dopo lo rimise a terra, facendolo scendere dal divano e indicando i giocattoli lasciati sul pavimento. "Va bene, Stefan, va a giocare per ora." Propose, felice di essere per lui come una mamma. "Ma... ma..." Biascicò lui, visibilmente deluso. Senza poi dire nulla, fissò la donna con occhi e labbra tremuli di pianto. Lui non voleva giocare. Lui voleva Rain. "Ma?" Lo incalzò lei, stranita da quella reazione. "Ma io voglio te!" Sbottò lui mentre cercava di tornare fra le sue braccia, testardo. Sapendo che l'aria stava girando finalmente dalla sua parte, Karon non poté evitare di gustarsi l'intera scena e, alla vista dell'amica in difficoltà con i capricci del bambino, si fece una gran bella risata. "Chi ha ragione ora?" Chiese, fra mille lacrime di gioia e divertimento, mentre si sporgeva  verso il pavimento per afferrare il pupazzo di plastica. In quel momento, le venne in mente un'idea, e lei la lasciò uscire. "Ehi, Stefan! Guarda qui che cos'ho!" Disse infatti, sventolando in aria il dinosauro. "Strega! Quello è mio! Ridammelo!" Protestò il piccolo, voltandosi e cercando di riprenderselo. "Guardalo, non è cento volte meglio di Rain?" Chiese poi, sorda ai capricci del bambino mentre ancora sventolava il pupazzo. "Cosa? No! Lei è la mia principessa, e nessun giocattolo la sostituirà, mai!" Rispose lui, testardo come e più di prima. "Ne sei proprio sicuro?" Continuò allora lei a punzecchiarlo, muovendo il giocattolo a destra e a sinistra solo per tenere l'attenzione del piccolo su di sè. "Io non ne sarei così sicura." Disse poi, con un ghigno sulle labbra mentre faceva spuntare dalla mano che teneva il pupazzo uno sbuffo di fumo rosso che andò a coprire il dinosauro. Teatralmente, la donna porse il giocattolo a Stefan ed esso, magicamente, prese vita! Stupito, Stefan si voltò fino a dare le spalle a quella specie di strega, poi guardò la sua principessa. "Rain! Rain! Aveva ragione! Guarda, è vivo!" Disse, felice e incredulo al tempo stesso. "E tu che non ci volevi credere!" Rispose Karon tutta soddisfatta mentre, con un leggero muover di dita, controllava il pupazzo. Aveva anche pensato di fargli sputare fuoco, ma poi capì che forse la principessina non avrebbe gradito alcuni mobili bruciacchiati. "Già, ma questo non cambia la mia decisione. Rain!" Rispose il bambino, per poi chiamare la donna per nome e pregare che lo riprendesse in braccio. Sbuffando scocciata, Karon guardò l'amica. "Dai, dammi una mano!" Disse poi indicandole freneticamente il pupazzo che camminava a destra e a sinistra come un robot. Alzandosi in piedi, Rain realizzò il desiderio del suo piccolo, e riprendendolo in braccio, lo convinse a ignorare quello stupido giocattolo, preparandolo infatti per un'altra sessione di coccole. "Mi dispiace, Karon, hai fallito." Disse poi all'asiatica, sicura di aver vinto quella sorta di sfida. "Oh, questo è ancora tutto da vedere." Disse lei in un sussurro, prendendo le parole dell'amica come una sfida quasi personale. Nel frattempo Stefan si stava godendo le coccole della sua amata Rain e quasi fece le fusa come i gatti fra le sue braccia. "Dici? Perchè? Che altro avresti in mente? Chiese allora Rain stessa, quasi sfidandola con la voce mentre teneva fra le braccia il suo dolce bambino, ormai vicino ad addormentarsi grazie ai suoi baci e alle sue carezze. Dalla mia bocca non uscirà altro, principessa. Disse allora Karon mentre, approfittando del fatto di avere il divano tutto per sè, si sdraiava e allungava le gambe, incrociando le braccia dietro la testa a mò di cuscino. "Perfetto. Adesso, se non ti dispiace, si è fatto tardi, e questo piccolino ha bisogno di dormire. Vero, amore mio?" Rispose Rain, ignorandola e dirigendosi verso il corridoio che portava alla sua stanza. Quasi disgustata, Karon non tentò  di nascondere i versi di nausea che fece sentendo tutte quelle parole sdolcinate mentre li guardava andare via. In risposta, Stefan non fece che sbadigliare, e lasciandolo fare, Rain lo portò subito a letto, per poi indossare la sua camicia da notte e sedersi sul letto. Stanca e sfinita da quella lunga giornata al fianco del suo piccolo, Rain finì per sbadigliare, poi si voltò verso di lui. "Sei stanco, tesoro?" Gli chiese, materna. Sbadigliando ulteriormente, Stefan dovette poi coprirsi gli occhietti con le manine quando la vide cambiarsi d'abito e sedersi accanto a lui nel letto. Ad un tratto ebbe tanta timidezza da non riuscire quasi a parlare. "Un pochino." Rispose infine il bambino, mentre, con le guance ancora rosse, le si avvicinava. "Beh, per te è arrivata l'ora di dormire, campione." Commentò lei, decisamente esausta. "Dove tieni il pigiama?" Chiese poi, troppo stanca per cercarlo da sola. Come se l'avesse sempre saputo, Stefan andò a cercarlo sotto il cuscino e infatti lo trovò lì, perfettamente piegato. "Eccolo!" Disse infatti, vittorioso."Bene! Su, ora lascia che ti aiuti." Rispose lei, chiedendogli di alzare le braccia così da togliergli la maglietta e dargli una mano a indossarlo. "Cosa? No, no! faccio da solo, io sono grande!" Rispose il piccolo più imbarazzato di prima, cercando di sottrarsi alle mani della donna. Oh, Stefan! Hai soltanto cinque anni! E così prenderai freddo!" Rispose lei, ridendo di fronte al suo imbarazzo e cercando di convincerlo a cambiare idea. "Guarda come ci riesco, eh!" Continuò lui, sicuro e convinto mentre con le manine cercava invano il verso giusto in cui mettere la parte sopra del pigiama, senza neanche togliere i vestiti che aveva già addosso prima. "Dai, basta! Ti aiuto io, caso chiuso." Concluse lei, trattenendo una seconda risata. Capendo che la sua sconfitta era stata schiacciante, Stefan porse a testa bassa il pigiama a Rain e serrò gli occhi provando uno strano senso di pudore. Calma e tranquilla, Rain gli tolse la maglietta che indossava per sostituirla con quella del pigiama, facendo poi la stessa cosa con i pantaloni, sorridendo nel vederlo coperto di stelline. "Ecco fatto, ora sei pronto." Commentò poi, soddisfatta. A quelle parole, Stefan azzardò ad aprire un occhio, e quando notò che era già tutto vestito tirò un sospiro di sollievo. Sdraiandosi sul letto, Rain si lasciò abbracciare dalle coperte, poi si assicurò che Stefan non prendesse freddo. "Sei caldo e comodo?" Chiese, volendo solo esserne completamente sicura. In risposta, Stefan si accoccolò contro di lei, stringendosi il più possibile e sospirando felice. "Adesso sì." Disse soltanto, non riuscendo a stare sveglio e tenere gli occhi aperti. "Allora buonanotte, mio piccolo e dolce eroe." Rispose lei, augurandosi che dormisse bene e posando un bacio sulla sua fronte prima di voltarsi. "Buonanotte principessa." Rispose lui con slancio mentre sbadigliava per l'ennesima volta e si preparava a chiudere gli occhietti stanchi. Avendoli osservati con la magia anche da quella distanza, Karon aveva aspettato il momento più propizio per fare uno scherzetto al piccolo Stefan e proprio sotto al naso di Rain! Con un comando mentale, rimanendo comodamente sdraiata sul divano, fece muovere il pupazzo verso la camera dove dormivano i due, pronta. Stanchissima, Rain aveva finito per addormentarsi quasi subito, ma lo stesso non era valso per Stefan, che ancora spaventato e arrabbiato per il modo in cui Karon si era comportata sia con lui che con la stessa Rain, non riusciva a dormire. Riaprendo gli occhi, si sedette sul letto, poi vide ciò che mai avrebbe voluto vedere. Il dinosauro. Quello stesso e orribile dinosauro che gli aveva quasi fatto dimenticare l'angelo che aveva accanto. "Rain! Rain, svegliati! Ho paura!" Quasi urlò, scuotendola per cercare aiuto. "Stefan... ma cosa... che c'è?" Chiese lei, aprendo gli occhi a fatica e sbadigliando per il gran sonno. Spaventato come non mai, Stefan non ebbe tempo di rispondere, non facendo altro che fissarla e tremare da sotto le coperte. "Furbo il picoletto." Borbottò Karon mentre faceva nascondere in tutta fretta il dinosauro sotto il letto, sperando che Rain non lo avesse ancora notato. "C'era... c'era il dinosauro. Era davvero qui, l'ho visto!" Si lamentò il bambino, spaventato e tremante come un coniglio. Divertendosi come una matta dalla confusione del bambino, Karon fece comparire brevemente il dinosauro dall'altra parte del letto, proprio fuori dalla visuale di Rain e gli fece fare dei gestacci rivolti al bambino, come digrignare i denti aguzzi, schioccare la mascella, muovere la coda e via dicendo. "Vedi? Vedi? è proprio lì, voltati!" La pregò il bimbo, sperando che gli desse retta. "Stefan, no. Non può essere vero, sei solo stanco." Rispose lei, non volendo essere cattiva ma desiderando solo dormire. Non appena il piccolo aveva chiamato Rain, il dinosauro si era subito rintanato sotto il letto, in attesa. Ma... Rain, io... io dico sul serio!" Insistette lui, deluso nel vederla ignorare le sue parole. Quasi seccata da tutta quell'insistenza. Rain si svegliò completamente, e scendendo dal letto, accese la luce, illuminando la stanza. "Va bene! Dov'è questo spaventoso dinosauro?" Chiese, arrabbiata. Capendo subito che se Rain l'avesse scoperta sarebbero stati guai, Karon fece cambiare posto al dinosauro, spostandolo silenziosamente verso il dietro di un grosso cassettone e sperare che nessuno lo avesse notato. Ormai in piedi, Rain fece il giro della stanza, notando la cassettiera fuori posto. "Eccolo! Scusa, tesoro, avevi ragione. Perdoni la tua bella Rain?" Disse, pregando che il piccolo riuscisse a dimenticare il suo errore, per poi prendere quel maledetto giocattolo in mano e buttarlo fuori dalla porta. "Accidenti!" Borbottò Karon mentre vedeva il proprio piccolo alleato venire scaraventato fuori dalla stanza. "E adesso?" "Te l'avevo detto che c'era!" Disse Stefan con il broncio mentre si rimetteva dentro le coperte. "E avevi ragione. Adesso mi perdoni?" Rispose lei, finendo per ripetersi e pregare che la risposta non fosse negativa. "Sempre, mia principessa." Rispose lui seriamente, anche se coperto fino al naso dalla trapunta, risultò più goffo che determinato. "Grazie, mio cavaliere." Rispose lei, ridendo della sua goffaggine e del suo fare da gentiluomo nonostante la tenera età. "Adesso possiamo dormire tranquilli." Disse lui mentre osservava per un attimo la porta chiusa, sapendo con soddisfazione che il dinosauro spaventoso era lontano da loro. "Per tutto il tempo che vuoi." Aggiunse lei, finalmente sicura di poter passare una buona notte e dormire in pace e serenità. "Allora buonanotte, Rain!" Rispose poi lui più tranquillo e con il sorriso sulle labbra mentre si girava nelle coperte per stare più comodo. "Buonanotte, piccolino." Rispose soltanto, per poi riuscire finalmente ad addormentarsi e scivolare nell'incoscienza. Da allora in poi, le ore passarono veloci, e il mattino arrivò senza farsi attendere, facendola svegliare di buon'ora e trovare uno Stefan ancora piccolo ma pieno di energie. Era strano, e anche buffo a dirsi, ma il bambino sentiva davvero di poter fare qualunque cosa. Aprendo gli occhi, Stefan si ritrovò davanti l'angelo che tanto gli piaceva e sorrise felice. "Ciao!" Salutò con ancora la voce impastata dal sonno. "Oh, ciao! Svegli presto, stamattina, vero campione?" Rispose Rain, felice di rivederlo. "Allora? Sai già cosa fare oggi? Cosa vuoi per colazione?" Chiese poi, condividendo l'entusiasmo che aveva nel cominciare la giornata. Pieno di entusiasmo, Stefan balzò giù dal letto ad indicare che ormai era stufo di stare lì e che non vedeva l'ora di uscire "Mi sono sempre piaciuti i tuoi pancake!" Disse, serio ma anche affamato. "Davvero? Ma li mangiamo sempre! Che ne pensi invece di un pò di cioccolata? Anche quella è buona!" Propose, ringraziandolo comunque per i complimenti rivolti alla sua cucina. Pensando alle parole della donna, Stefan cambiò idea e annuì entusiasta alla proposta della cioccolata. "Va bene!" Disse infatti, dandole ragione. "Sapevo che avresti accettato. Su, vieni." Rispose lei, alzandosi dal letto e prendendolo per mano mentre lo accompagnava in cucina. Mentre si lasciava guidare volentieri, storse il naso nel sentire un rumore fastidioso provenire dal salotto, era la donna che, addormentata, russava sul divano. Accorgendosene quasi subito, Rain incoraggiò il piccolo Stefan a guardare altrove. "Lasciala stare, amore. Sta solo dormendo." Disse infatti, per poi prenderlo in braccio e aiutarlo a mettersi a tavola. Conoscendo i suoi gusti, aveva già preparato una tazza di cioccolata calda, così gliela porse, optando per il suo solito caffè e guardandolo mentre se la gustava. È buonissima, principessa! Grazie!" Disse lui sempre cavalleresco nei suo riguardi e regalandole un sorriso adorabilmente sporco di cioccolata. "Felice che lo sia, principino." Rispose lei, assecondandolo in quel suo modo di giocare con le parole per farla sorridere. Poco dopo, il piccolo Stefan decise di pulirsi la  bocca sporca con la manica del pigiama, e nel farlo, ripensò al dinosauro animato della sera prima, tremando lievemente di paura. "Non lo farà di nuovo, vero, Rain?" Chiese, quasi piagnucolando. "Non lo so, tesoro." Rispose lei, sincera e improvvisamente in pena per il suo piccolino. Tenendo costantemente d'occhio l'entrata della cucina, come se si aspettasse da un momento all'altro il ritorno del dinosauro e della strega cattiva, Stefan finì di bere la sua cioccolata, non riuscendo comunque a stare tranquillo. Silenziosa, Rain si concentrò sul suo caffè, e poco dopo, un suono la distrasse. Qualcuno stava bussando alla porta, e a quanto sembrava, doveva essere importante, in quanto non ricevevano mai visite a quell'ora del mattino. Lasciando per un attimo Stefan da solo, andò ad aprire, scoprendo il ritorno della suocera in casa sua. "Janet! Ma che sorpresa!" La salutò Rain, guardandola con stupore. Svegliata all'improvviso da un chiacchiericcio fastidioso, Karon si rigirò nel divano, stropicciandosi gli occhi con le mani come una bambina. "Rain! Ma chi è che rompe a quest'ora?" Si lamentò a gran voce per farsi sentire dall'amica mentre osservava la finestra del salotto, da cui i pallidi raggi solari facevano fastidiosamente capolino. Karon!" La rimproverò lei, improvvisamente a disagio di fronte alla sua ospite. "Questa è la donna di cui ti parlavo, mia suocera Janet." Disse poi, facendo le dovute presentazioni. Scompigliandosi i capelli con una mano e sbadigliando sonoramente, Karon si alzò dal divano per salutare la signora. "Giorno, suocera Janet." Disse soltanto, sentendo di avere la lingua impastata. Senza neanche aspettare che la vecchia ricambiasse il saluto, Karon filò direttamente in cucina, pronta a trafugare il piccolo frigo dei piccioncini alla ricerca di qualunque cosa fosse commestibile. Alzando gli occhi al cielo, Rain la ignorò, tornando a concentrarsi sulla suocera. "Allora? Qual buon vento ti porta qui?" Le chiese, sorridendole e sperando che la presenza di Karon non le avesse causato fastidi. Colpita, Janet rimase un attimo in silenzio, osservando la schiena della strana ragazza che spariva dentro la cucina, per poi tornare a guardare Rain come se non fosse successo nulla. "Rain, tesoro! Avevo un pò di tempo libero e mi sono detta "Andiamo a trovare quella cara ragazza! Non ti ho disturbata, vero?" "No, no, per niente! Anzi, il contrario! Dì, va tutto bene?" Rispose lei, sorridendole e voltandosi verso Karon per un solo attimo. "Certamente. E tu? Ho notato che la tua " ospite " è... come dire... piuttosto pittoresca? Non ti sta dando problemi, vero, mia cara?" Chiese la donna in tono premuroso mentre le posava una mano sul braccio in un gesto complice.  Nel frattempo, la stessa Karon stava riesumando dal pentolino della cioccolata avanzata dai due e origliando i discorsi delle due donne, lanciò un'occhiata divertita al piccolo Stefan, che non smetteva di fissarla con odio e spavento insieme. "Ehi, marmocchio, hai visto chi c'è la fuori?" "Chi? Karon? No, assolutamente no!" Rispose Rain, difendendo la stramba amica e mostrando stavolta un sorriso di circostanza. Intanto, il piccolo Stefan era rimasto nelle grinfie di Karon, ma alle sue parole, spalancò gli occhi con meraviglia. Incuriosito, si alzò dalla sedia, e lentamente, raggiunse di nuovo il salotto. "Oh cielo!" Esclamò la donna anziana, quasi saltando sul posto nel arrivare da loro il suo Stefan rimpicciolito nell'età. Anche se per un secondo, pensò di averlo immaginato. "Stefan?" Biascicò, incredula. "Mamma?" La chiamò lui, incerto e dubbioso su come reagire nel vederla. Incredula e stupita, la donna s'inginocchiò e spalancò le braccia, pronta ad accogliere il piccolo Stefan. "Rain, ma cos'è successo?" Chiese poi, alzando gli occhi e voltandosi verso di lei. Devi scusarmi, Janet, ma è colpa di Karon, e in parte anche mia. Vedi, dopo averti parlato l'altro giorno non ho fatto altro che pensare, poi ho chiesto un favore a lei, ed eccoci qui." Spiegò Rain, sincera e dispiaciuta al tempo stesso. Ma... ma... ritornerà come prima, vero? Cioè, non che mi dispiaccia in questo stato. Stefan è sempre adorabile, ma per te così non va bene!" Disse la donna in risposta con voce determinata e ritrovando la sua solita tranquillità. "La gente parlerebbe, e poi..." Osservò, non avendo tempo nè modo di finire la frase. "Sì, non devi preoccuparti. Tornerà normale nel giro di qualche ora, e ad essere sincera, non m'importa. Io lo amo, e lui ama me." Rispose a quel punto Rain, rassicurando la donna con quelle parole. "Stefan, vieni dalla mamma, avanti!" Lo chiamò allora Janet, non desiderando altro che tenerlo fra le braccia. "No!" Rispose lui di getto mentre si precipitava dalla sua amata, abbracciandole le gambe. "Rain!" Gridò poi, desideroso di essere di nuovo coccolato. Sapeva bene che Janet era sua madre, ma lui voleva soltanto il suo angelo. A quella scena, Rain stessa scoppiò a ridere, poi lo prese in braccio. "Perdonalo, mi vuole così bene! Vero, mio bel principe?" Pregò, mentre ancora ridacchiava sull'accaduto. "No, io amo la mia principessa." Rispose lui calcando la voce su quel verbo e dandole un bacio bagnaticcio sulla guancia. Ormai in un brodo di giuggiole, Rain lo lasciò fare, ricambiando quel bacio senza dire una parola. "Ti amo anch'io, tesoro." Disse soltanto, stringendolo e tenendolo fra le braccia. Leggermente gelosa nel vedere quella scena, Janet spalancò di nuovo le braccia davanti al piccolo Stefan e ci riprovò. "Dai, fatti abbracciare, solo un momento!" Finì per pregare, entusiasta nel riavere con sè il suo bel bambino, il figlio che lei stessa aveva partorito. Negando di nuovo alla madre quella possibilità, il bambino si lamentò sommessamente, poi nascose il viso nell'incavo del collo dell'amata. "Ma insomma!" Sbottò allora la donna, indignata. "Non ricordavo che fossi così capriccioso prima." Aggiunse poi, sospirando amareggiata e spostando la mano sulla spalla di Rain. "Ovviamente non incolpo te, mia cara." Specificò, sperando che la ragazza non se la fosse presa. "Janet, mi dispiace, davvero..." Cercò di dire la povera Rain, provando a giustificarsi. "Oh, non ti preoccupare!" Rispose la suocera con un sorriso mentre si avviava alla porta di casa. "Avvisami quando tornerà normale, così gli darò una bella lezione. Aggiunse poi, ridacchiando divertita mentre le faceva l'occhiolino. "Lo farò." Disse a quel punto Rain, per poi salutarla e guardarla andar via prima di tornare a concentrarsi sul suo bel bambino. "Io voglio stare solo con te. "Si giustificò il piccolo Stefan ancora con il viso premuto sul collo di lei e annusando beato il suo buon profumo. "Lo stesso vale per me." Gli rispose lei, lasciandolo agire senza proteste. "Oh, ma per favore, quante smancerie!" Si lagnò Karon dalla cucina. "E pensare che ti avevo proposto questa idea solo per mettervi in difficoltà una volta tanto. Bah!" Disse poi, disgustata dai loro modi di fare da coppietta innamorata.  "Non ci riuscirai mai!" Rispose Rain di rimando, mentre si accomodava di nuovo sul divano e indicava un posto a Stefan. "L'ho notato, l'ho notato." Rispose Karon a sua volta, mentre nel silenzio fissava i due con sguardo annoiato. Ignorandola, Rain guardò ancora il bambino, poi i suoi giocattoli. "Beh? Cosa ti va di fare?" Gli chiese, cercando di trovargli una distrazione. Non proferendo parola, il piccolo ci pensò un attimo, poi rispose con voce allegra. "Usciamo!" A sentirlo pronunciare quella parola, Rain sobbalzò. Che aveva nella testa quel bambino? Era piccolo e ingenuo, e data la sua età non era ancora al corrente della minaccia dei Ladri. Spiegargli la verità avrebbe richiesto tempo, così decise di mentire. "Stefan, amore... non possiamo. Fa troppo freddo, e ti ammaleresti." Disse infatti, sperando che le credesse. "Mi coprirò bene, allora!" Rispose lui senza sminuire il suo entusiasmo all'idea di un pò d'aria fresca. Non lo diceva apertamente, ma era stufo di stare in casa. Spiazzata da quel semplice ragionamento privo di grinze, Rain rimase senza parole, poi sorrise. "Va bene, preparati." Disse, alzandosi in piedi e prendendo il bimbo per mano. "Bravi, ecco andate via!" Disse poi Karon mentre spariva di nuovo in cucina. "Io vi aspetterò qui." Stefan nel frattempo iniziò a trascinare Rain in camera per farsi aiutare nel vestire.  All'idea di uscire anche la timidezza era svanita, e quella volta non si sarebbe certo fatto problemi se il suo angelo l'avesse vestito. Seguendolo senza parlare, Rain non fece che sorridere, e afferrando il cappotto, si vestì in fretta, facendo lo stesso con il piccolo Stefan. "Dove vuoi andare?" Chiese poi, non appena furono fuori di casa. Indeciso al riguardo, Stefan rimase un attimo in silenzio, guardandosi attorno con occhi frenetico. "Non lo so... decidi tu!" Rispose, fidandosi di lei. "Anche subito, piccolo mio. Dai, vieni, devi vedere una cosa." Rispose lei fra un passo e l'altro, sicura di dove stesse andando. Per pura fortuna, il viaggio non fu lungo, e il laghetto nel bosco di Ascantha, calmo come sempre, pareva splendere grazie alla luce del sole. Una volta arrivati, Stefan si guardò ancora attorno, e nonostante sapesse di essere stato lì più volte in passato, non riuscì a trattenersi dall'esclamare tutta la sua meraviglia per quel posto incantevole. "Rain, è bellissimo." Commentò infatti, estasiato. "Non quanto te, amor mio." Gli rispose lei, abbassandosi al suo livello e carezzandogli la guancia con dolcezza. "Tu sei più bella!" Replicò lui con più entusiasmo, dimenticandosi per un attimo lo splendido panorama. "Ma quanti complimenti! È tutto il giorno che me ne fai, amore!" Osservò Rain, ridacchiando divertita. "E perché non dovrei? Mi piace farteli!" Rispose allora Stefan con il sorriso larghissimo e, tutto soddisfatto, prese dalla tasca del giubbotto una piccola barchetta di carta che aveva precedentemente preso dalla camera. "Oh, Stefan!" Lo chiamò lei, divenendo rossa in viso. "Quella cos'è?" Azzardò poi, incuriosita. "Una barca!" Disse lui con sicurezza mentre gliela metteva in mano e le indicava il lago davanti a loro. "Dai, facciamola galleggiare!" Propose, felicissimo alla sola idea. "Certo!" Disse lei prontamente, affidando la barchetta all'acqua del lago e accontentandolo subito. In silenzio, ma ancora sorridente, Stefan si sedette sulla riva, picchiettando il posto vicino a sè con la mano per indicare alla donna di sedersi. Sorridendo a sua volta e stringendosi nelle spalle, Rain si sedette, e senza dire nulla, gli prese la mano, accarezzandola. In quel momento, Stefan stava bene. si sentiva benissimo con lei e ben presto aveva dimenticato ogni paura della notte prima. Strinse lievemente la mano di Rain e tornò a sorriderle. La barchetta avanzava lenta nella superficie piatta e calma del laghetto. "Rain..." Chiamò, serio e innamorato. "Dimmi, Stefan." Sussurrò lei voltandosi a guardarlo, innamorata come mai prima. "Ti amo." Disse, più serio e deciso che mai. Non sapeva spiegarsi il perché, ma dentro di sè avvertiva profondi sentimenti che desideravano soltanto uscire fuori e per un attimo si sentì diverso. Più adulto. "E io amo te." Rispose lei con la sua stessa serietà, provando in quel momento desideri contrastanti. In cuor suo avrebbe davvero voluto baciarlo com'era abituata a fare, ma era soltanto un bambino, e a malincuore, dovette stringere i pugni e trattenersi. Anche se solo per un istante, le sembrò di vedere il viso del suo amato cambiare e tornare normale, ma no, non poteva essere vero. Tornando a guardare la barchetta, Stefan appoggiò la testa sul braccio di lei, chiudendo gli occhi per un solo istante, e lentamente, il tempo passava. Paralizzata dall'emozione, Rain non seppe cosa fare, e tremando, sentì il cuore battere forte, tanto da minacciare di esploderle nel petto. Mentre continuava a passare lo sguardo dalla barchetta a Rain, Stefan si sentiva sempre più strano, come se percepisse in lui un gran cambiamento, ma preferì non farne parola con la donna per non preoccuparla. Con il cuore che ancora batteva forte, Rain non sapeva cosa fare, ma stringendo la mano di Stefan, lo guardò negli occhi. "Tesoro..." Lo chiamò, non avendo in mente altro che il suo viso e la sua personalità adulta. Sentendosi chiamare, Stefan non si fece attendere e girò il viso verso di lei, splendida nel tramonto che le incorniciava il corpo come un'aura. "Sì, Rain?" Azzardò, completamente rapito da lei. "Baciami." Fini per pregare, con le mani che le tremavano così come le corde vocali. A quel dolcissimo comando, Stefan non seppe dire di no, ma un velo di vergogna gli fece imporporare le guanciotte. "S-sei sicura?" Chiese, pieno d'imbarazzo e con voce balbettante. Nonostante fosse una richiesta quasi innocente, il bambino si ritrovò comunque emozionato. "Sicurissima, amore mio." Rispose, faticando a respirare e ancora tremando per l'emozione. "A-allora... chiudi gli occhi." Disse lui solo per prendere tempo e trovare dentro di sè il coraggio per farlo. Deglutì rumorosamente ma la colpa fu tutta del suo nervosismo. Obbedendo, Rain fece ciò che le era stato chiesto, poi respirò a fondo, e facendosi vicina, attese. Sentendo quasi un vero e proprio malessere fisico, Stefan chiuse gli occhi e attese che l'ondata di nausea passasse. Pregò mentalmente che Rain rimanesse ferma e immobile com'era, ad occhi chiusi. Poco dopo, quando riaprì i suoi, quasi sospirò di sollievo nel vedere che era tornato adulto. I ricordi in perfetto ordine e, senza più alcuna esitazione, dopo essersi appuntato in un piccolo angolo della testa di farla pagare a Karon,  circondò la vita della moglie con un braccio, avvicinandola sempre di più. Poi, con dolcezza, posò le sue labbra su quelle dolci di lei, regalandole un bacio mozzafiato. La mano libera andò ad accarezzarle i capelli come faceva ogni singola volta che erano soli e sospirò, in estasi. Seppur sorpresa, Rain lo lasciò fare, godendosi quel bacio e trovandolo perfino migliore di tutti gli altri. Dolce, tenero e caldo, proprio come lui sapeva essere con lei. Quando questo ebbe fine, lei riaprì gli occhi, credendo di essere letteralmente arrivata alla pazzia. "Ciao, principessa." La salutò con un radioso sorriso, come se la vedesse davvero per la prima volta. "Mi sei mancata." Le disse poi, accarezzandole una guancia e sistemandole con cura una ciocca di capelli dietro l'orecchio. "S- Stefan? Sei... sei davvero tu?" Non potè fare a meno di chiedere, incredibilmente confusa dalla sua vista. "Sì, per fortuna!" Rispose lui con entusiasmo, per poi punzecchiare la fronte della moglie con il dito indice con fare giocoso e di rimprovero al tempo stesso.  "Bello scherzetto che mi avete combinato voi due, eh?" Osservò, divertendosi a prenderla bonariamente in giro. "Scusami, ma Karon ha trovato il modo di convincermi, e io ti amo, perciò l'ho lasciata fare. Non sei arrabbiato, vero?" Rispose allora Rain, piena d'imbarazzo e vergogna insieme. "Non con te, mia dama." Replicò l'uomo con più dolcezza mentre le prendeva entrambe le mani nelle proprie in una carezza rassicurante. "Ma lei la pagherà per quel maledetto giocattolo!" "Oh, ma allora lo ricordi! Tranquillo, quello schifoso dinosauro non ti disturberà più." Lo rassicurò lei, sorridendo al ricordo di tutto quel che era successo per colpa dell'amica. "Sì, sto ricordando tutto attimo dopo attimo." Rispose lui sicuro mentre tornava a baciare la moglie sulla fronte. "Vuoi tornare a casa, tesoro?" Chiese con fare premuroso mentre sentiva che l'aria fresca della notte calava sulla città e non esitava a copriree la donna con le sue braccia per tenerla al caldo. Certamente, mio cavaliere." Rispose lei, avvicinandosi per chiedere un abbraccio mentre camminavano. Andiamo, dunque." Disse poi con dolcezza mentre circondava le spalle di lei con il suo braccio, stringendola a sè. Annuendo lentamente, Rain prese a camminare al suo fianco. Il viaggio di ritorno a casa fu lungo, ma stoici, i due camminarono senza posa fino alla loro meta, e una volta arrivati, si addormentarono sul divano di casa, pacificamente abbracciati davanti al caminetto acceso. Quei due giorni erano stati bellissimi per entrambi, e lo scherzo dell'amica aveva ormai perso d'importanza.
 
 
 
E nella settima storia della raccolta, Rain sembra diventare di nuovo mamma, per qualche tempo, del suo stesso marito, convinta dalla pazza amica Karon a trasformarlo in bambino, proprio come era successo a lei.
 
Emmastory :)
   
 
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