Saki aprì la porta, di ritorno dal
suo allenamento di kenjutsu. Dietro di lui il sole stava ormai
tramontano,
tingendo il cielo di una brillante luce arancione.
Si tolse le scarpe e le lasciò
sull'ingresso, poi fece qualche passo nel corridoio. La casa era
innaturalmente
silenziosa, notò il diciassettenne. Per un istante fu
tentato di esclamare Ehi,
sono tornato!, poi accantonò l'idea. In
altre circostanze, quella frase
avrebbe scatenato una crisi isterica alla matrigna e al suo adorato
fratellino, ma per qualche ragione
Saki
ebbe il sospetto che quel giorno non sarebbe riuscito a divertirsi. La
casa era
davvero troppo silenziosa.
Giunto in camera, il ragazzo mise a
posto la katana, poi tornò nel corridoio principale.
Oltrepassò la camera da
letto di Kazutaka - i due non avrebbero mai potuto condividere la
stessa stanza
- , poi quella
Allora ce l'hai fatta, Kazu pensò il ragazzo sogghignando.
Benché odiasse quella stanza tanto
piena di bambole da far venire la nausea, Saki non si sarebbe perso
quello
spettacolo per niente al mondo. Aprì la porta quel tanto che
bastava per farlo
entrare, poi se la richiuse alle spalle, senza staccare lo sguardo da
Kazutaka,
che piangeva in ginocchio accanto al cadavere di una donna. Il biondo
fu
costretto a ricorrere a tutto il suo autocontrollo per non scoppiare a
ridere
davanti allo sguardo disperato che gli scoccò l'albino.
- Nii-san... Io... Io ho... Ho ucciso
kaa-san, Nii-san...
Ignorando il cadavere, Saki si
inginocchiò accanto al fratellastro, poco più
giovane di lui, cercando di
nascondere le sue emozioni. Gli sfiorò il volto, sorridendo:
- Non è vero,
Kazu. Tu non l'hai uccisa.
Negli occhi di Kazutaka passò un
lampo di pura disperazione. Il diciassettenne dai capelli argentei si
tirò indietro
di scatto, poi mostrò al fratellastro le mani macchiate di
rosso.
- No... No Nii-san, ti sbagli... Io
l'ho davvero...
- Smettila, Kazu. É stato un
suicidio, tu sei solo arrivato troppo tardi e non sei riuscito a
fermarla. Non
è colpa tua.- lo interruppe Saki, prima di voltarsi per
esaminare il
corpo.
Il vantaggio di far parte di una
famiglia di medici era quello, in fondo: permetteva di compiere omicidi
puliti,
bastava una coltellata al posto giusto. Il fianco destro, ad esempio.
Saki
sogghignò, sarebbe stato facile mascherare il delitto.
- Nii-san, che stai...
- Ti sto salvando, Kazu. Dai, aiutami
e falla stare in ginocchio. Prima che qualcuno ci scopra.
Il fratellastro obbedì, troppo
sconvolto per provare a opporre resistenza, e rimase immobile a
osservare Saki
che, afferrato il coltello ancora conficcato nel corpo, cominciava a
spostarlo
verso sinistra, con un suono raccapricciante.
- Nii-san, perché...
Perché lo fai?
Il biondo non alzò la testa dal suo
macabro compito, ma rispose ugualmente:- Perché, dopotutto,
sei il mio
fratellino, Kazu.
Sono un attore nato.
Si spostò, prese le mani della
matrigna e le strinse attorno al manico
- Fatto. Un harakiri perfetto. Kazu,
levati la giacca e tampona quelle ferite. Io vado a chiamare aiuto.
Kazutaka lo guardò senza capire.
Provò a protestare:- Ma Nii-san, é
già...
- Morta? Sì, io lo so. Ma gli altri
no, non credi?
Gli strizzò l'occhio e
uscì di corsa,
gridando che serviva un'ambulanza, lasciando l'albino solo.
Quando i soccorsi arrivarono, Saki
ricominciò la recita. Si avvicinò a Kazutaka, lo
strinse e con gentilezza lo
allontanò dal corpo, rincuorandolo:- Non è colpa
tua se non ce l'hai fatta,
Kazu. Non devi sentirti in colpa.- si appoggiò al muro,
continuando a tenerlo
stretto, poi si chinò su di lui, badando bene a nascondere
ai presenti sia le
sue parole che il ghigno sul suo volto - Questo sarà il
nostro piccolo segreto,
va bene fratellino?- gli soffiò nell'orecchio.
Fratellino, preparati. D'ora in
poi, per quel poco che ti resta, vivrai nella mia ombra.
Quando i due fratellastri furono di
nuovo soli, Kazutaka si liberò dall'abbraccio protettivo
dell'altro. Saki
cominciò a girovagare per la stanza, evitando le macchie di
sangue sul
pavimento. Si inginocchiò accanto ad una bambola adagiata
sul pavimento e la
osservò.
Sfiorò con le dita affusolate una
crepa sul volto
Nel dirlo, il biondo urtò una
mensola, facendo cadere le bambole che vi erano riposte sopra. I
giocattoli
rovinarono sul pavimento finendo in pezzi.
- Ooops... Sono davvero fragili.
Saki agguantò altre due bambole e le
gettò a terra, aumentano il numero di cocci sul pavimento,
poi fece per
prenderne altre.
Kazutaka gli si lanciò addosso,
furioso, impedendogli di continuare nella sua opera distruttiva. I due
ruzzolarono per terra, ma alla fine il maggiore riuscì a
prevalere.
- Non sei per niente gentile,
considerando che ti ho appena salvato, sai?- il tono di Saki era
derisorio, ma
l'effetto che le sue parole ebbero sull'altro fu devastante. Kazutaka
si
allontanò di scatto, poi fece per lasciare la stanza. La
voce
Per i sette mesi successivi, Saki si
pose come punto di riferimento per Kazutaka, aiutandolo in tutto, sia
nelle
interrogazioni e nei compiti in classe, che nella vita quotidiana.
Convinse il
fratellastro a conoscere una ragazza, Ukyou, più giovane di
loro di circa un
paio d'anni, e Oriya, suo compagno di kendo.
Era quasi tenero sentirlo sussurrare
"grazie, Nii-san" per qualunque cosa, ma gli intenti di Saki erano
tutt'altro che gentili. L'unico desiderio
E così fu. Il più giovane
si lasciò
condizionare, cominciò ad assecondare ogni desiderio
Questa recita non durerà ancora
a lungo rifletté il giovane, osservando la
luna piena dalla finestra della sua camera Le guardie
Il mattino seguente, Saki si
presentò
da Kazutaka con un coltello in una mano e la katana nell'altra. Porse
il primo
all'albino, che gli scoccò uno sguardo interrogativo, ma
accettò ugualmente
l'arma.
-
Sai, Kazu, stavo pensando... Ormai la
famiglia Muraki non esiste quasi più, e questa casa,
così grande, é inutile. Mi
piacerebbe andarmene.
-... Vuoi cambiare casa, Nii-san?
Saki si avvicinò all'altro,
sorridendo:- Tanto per cominciare, Kazu, finiscila di chiamarmi
Nii-san. Non
sono il tuo fratellone, ma il tuo fratellastro. Saki é
più che sufficiente.
Quanto al cambiare casa, io in realtà avevo in mente
qualcosa di più... drastico.
Kazutaka osservò il coltello che
aveva in mano, cupo.
- Oh. Capisco, Nii... Saki.
- Non sei obbligato a farlo, Kazu. La
scelta dev'essere tua. Se hai paura di non farcela da solo, sono pronto
ad
aiutarti. Ti farò da kaishakunin.
- Va bene. Lo farò.
Saki esultò mentalmente, osservando
il fratellastro inginocchiarsi e appoggiarsi la lama al fianco. Si
portò dietro
di lui, mantenendosi alla sua sinistra, e sollevò la katana,
in attesa. Se
tutto fosse andato per il verso giusto, Kazutaka avrebbe fatto harakiri
senza
bisogno di aiuto, e la storia sarebbe finita lì.
Altrimenti... il biondo
scrollò le spalle. Sapeva bene come mascherare un omicidio.
- Ehi, Saki...- la voce di Kazutaka
lo riscosse dai suoi pensieri.
Cosa stai aspettando?!
Squarciati il ventre, avanti! Sono due anni che attendo questo momento,
da
quando ho scoperto di essere il figlio illegittimo
- Saki...?
- Che c'è, Kazu?-
chiese di rimando lui, sforzandosi di
nascondere l'impazienza. Ucciditi,
Kazu!
- Se tu farai da kaishakunin a me,
chi lo farà a te? Non voglio che tu abbia una morte
disonorevole a causa mia.
L'ho addestrato fin troppo
bene... Tanto vale dirgli la verità, ormai.
- Cosa ti fa pensare che io intenda
suicidarmi, Kazu? Il mio nome è Saki Shido. Shido, non
Muraki. Non intendo
seguire il declino di una famiglia che non è la mia. Anzi,
intendo esserne la causa.
- scoppiò a ridere davanti allo sguardo incredulo e confuso
dell'altro, poi
continuò - non capisci, vero? Tu non sai cosa significhi
essere odiato, vivere
in una casa dove nessuno ti rivolge la parola! Da quando ho messo piede
qui
dentro, il mio unico desiderio é stato quello di distruggere
questa famiglia.
Prima ho ucciso nostro padre, poi ho fatto in modo che tu uccidessi tua
madre... Sei una marionetta, la mia marionetta. E ora morirai anche tu.
Kazutaka si gettò a terra, evitando
quasi completamente il fendente di Saki. Il coltello cadde dietro di
lui,
mentre un sottile taglio rosso gli si disegnava su una guancia.
Fissò sconvolto
il ragazzo che aveva chiamato fratello fino a qualche secondo prima:-
Saki...
Sei stato tu a uccidere... Per quale ragione l'hai fatto, maledetto?!
Saki si limitò a sogghignare,
sollevando la katana per infliggere il colpo di grazia. Non ebbe mai il
tempo
di portare a termine il fendente. Il suono di uno sparo, il dolore alla
schiena. Cadde tra le braccia
Poi, il buio.