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Autore: hapax    28/06/2009    4 recensioni
Alla fine del XV secolo, la vita di una ragazza accusata di stregoneria.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Inquisizione
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strega3 - Credi nell'esistenza della stregoneria? Credi che si possano scatenare tempeste, o affatturare uomini e animali? -
Maledetti!
Avrei potuto rispondere qualsiasi cosa, e sarebbe stata la risposta sbagliata, e la mia risposta fu "No, non credo nella stregoneria".
Lo vedo di fronte ai miei occhi come fosse ora, giudice ingiusto e malvagio, con la mano destra posata su quel libro e gli occhi di topo che brillavano dalla smania di rovesciarmi addosso le sue accuse.
- Allora le streghe bruciate sono state condannate ingiustamente? -
Fu in quell'istante che capii: era tutto un immenso imbroglio.


La portarono via una mattina d'inverno, trasportata su un asse di legno per impedirle il contatto con la terra, legata come un animale.
Agnese piangeva, urlava, implorava pietà, ma gli uomini la condussero via sotto lo sguardo attento del prelato che li benediceva.
La folla gridava, e tra gli strepiti e le maledizioni Agnese scorgeva i volti delle donne che aveva aiutato a partorire, dei bambini che aveva fatto nascere, delle persone che aveva curato quand'erano inferme.
Solo una persona piangeva la sua sorte, ma Agnese non poteva sentire tra le ingiurie la sola voce che la chiamava: - Mamma -.

La luna splendeva in cielo da molte ore e il mondo era invaso dal silenzio, ma Benedetta si copriva le orecchie con le mani per non sentire le urla di dolore che le rimbombavano nella testa; le sembrava quasi di poter ancora sentire quell'odore nauseante della carne lambita dalle fiamme (la carne di sua madre), e i suoi occhi bruciavano ancora per il fumo che impregnava l'aria.
Il gatto entrò dalla finestra e le si accucciò accanto, e senza curarsi dello stato d'animo della sua padrona fece le sue rimostranze per ricordarle che non gli aveva ancora dato da mangiare.
- Vattene, stupido gatto! Sei l'unica bestia della tua specie che non riesce ad arrangiarsi neanche per mangiare! -
Il gatto rimase indifferente a quell'accusa, ed emise un debole miagolio.
Benedetta sospirò e diede un pezzo di carne all'animale, che cominciò a fare le fusa, visibilmente soddisfatto.
La ragazza si stese sul suo giaciglio e si addormentò di un sonno tormentato dagli incubi.


Che altro potevo fare, rimasta sola?
Me ne andai, e ricominciai una nuova vita in un altro posto facendo l'unica cosa che sapevo fare: il mestiere che mi aveva insegnato mia madre.
Tornai indietro solo per assistere all'esecuzione, e forse fu un bene: almeno so a che cosa sto andando incontro.
  
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