Film > Le 5 Leggende
Segui la storia  |       
Autore: Roiben    11/02/2018    2 recensioni
Di nuovo guai in vista per i Guardiani. Questa volta, tuttavia, non sono unicamente i bambini a fare da bersaglio.
Manny ha un’idea, ma non tutti ne sono entusiasti, in particolare l’Uomo Nero, reduce dalla recente e ancora molto sentita disfatta.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Cinque Guardiani, Nightmares, Nuovo personaggio, Pitch
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo Venti


È intento a osservare la neve che scende silenziosa fino a perdita d’occhio. La luce opaca del pomeriggio non infastidisce troppo i suoi occhi, non quanto le voci confuse dei guardiani alle sue spalle riescono a fare con le sue orecchie, per lo meno.


«Quindi cosa possiamo fare a questo punto?» domanda gravemente la voce di Nicholas. «C’è modo per mettersi in contatto con tuo padre e avvertirlo che qui sulla Terra abbiamo un problema?».


Nyx lo osserva a lungo, soppesandolo, poi scuote debolmente il capo. «È evidente che non lo conoscete affatto. Sono millenni, ormai, che non si mostra ad anima viva (né morta, se è solo per questo). Di certo non sarà qualche futile tentativo di rivolta e ripresa del potere da parte di due divinità dimenticate a convincerlo a rifarsi vivo» spiega, leggermente seccata.


«D’accordo, ma quel demone è tutt’altra faccenda. E in fondo, se davvero è stato tuo padre a esiliarlo, avrà avuto anche le sue buone ragioni, ma proprio per questo potrebbe essere interessato a sapere che ora sta probabilmente progettando di tornare in libertà» cerca di far notare Toothiana.


Appoggia la fronte sul vetro freddo e sospira di piacere, richiudendo un momento gli occhi. I pensieri si sono fatti troppo gravosi da qualche ora a questa parte; avrebbe urgente bisogno di una lunga, silenziosa e tranquilla vacanza. Un gran peccato che quello, decisamente, non sia il momento opportuno per prendersi un periodo di ferie.


«Potrebbe, sì, ma è una decisione che spetta unicamente a lui e a nessun altro» è la replica senza apparente via d’uscita di Nyx.


«Qualcosa però dovremo pur fare. Di certo non possiamo restarcene con le mani in mano ad aspettare che quella creatura rischi di distruggere il nostro mondo» protesta Toothiana.


Nyx, inaspettatamente, ghigna. «Non mi pare d’aver mai affermato nulla di simile, fata. Se anche non possiamo far conto sull’intervento di mio padre, abbiamo comunque noi stessi su cui contare, per non parlare di tutti coloro che sono e saranno dalla nostra parte. Quindi, per carità, non venire a parlare a me di starsene con le mani in mano».


Un angolino delle sue labbra punta timidamente verso l’alto. Lentamente socchiude gli occhi, ammirando la candida distesa che può scorgere al di fuori, sempre più fiocamente illuminata dalla luce esterna che va scarseggiando. Epiales, poco discosto alla sua destra, emette un debole sbuffo sconfortato e si raggomitola su sé stesso, impaziente di tornare là fuori.


«Hai mai incontrato un demone?» domanda Jack, timidamente ma con evidente curiosità.


«Qualcuno sì, ma gran parte di loro ora non esistono più. Non ho mai avuto l’opportunità di conoscere personalmente un demone abbastanza forte da sopravvivere in una dimensione aliena, né tanto meno per tornare a raccontarlo. Tutto sommato non sono poi molti coloro che potrebbero permetterselo» replica Nyx, pensierosa.


«Ma sono tutti quanti malvagi?» insiste lo spirito dell’inverno. «Voglio dire: nessun demone si è mai rivelato una brava persona?».


«I demoni sono creature magiche, non persone» tiene a precisare Nyx. «Comunque sia, non sono in grado di rispondere alla tua domanda. Nella mia personale esperienza nessun demone ha mai rivelato di avere buone intenzioni. Ma è anche vero che, se le avessero avute, con buona probabilità nessuno di noi li avrebbe notati né presi in considerazione. Quindi, tutto sommato, posso immaginare che sia perfettamente plausibile che i demoni buoni esistano, o comunque siano esistiti».


«Esistono tutt’ora» bisbiglia Pitch, distogliendo momentaneamente l’attenzione del paesaggio esterno.


«Davvero?» si affretta a chiedere Jack, stupefatto ed elettrizzato insieme.


«Sì, davvero. Solo qualche anno fa ne ho incontrati alcuni sulla mia strada: loro non hanno infastidito me e io non ho infastidito loro. Posso certamente dedurre non fossero interessati a creare scompiglio» commenta pacato, tornando presto a ignorare i guardiani in favore del ben più interessante spettacolo della natura al lavoro.


*


«Stai bene, tesoro?» mormora Nyx, accostatasi dopo diverso tempo trascorso a osservarlo in silenzio.


«No» replica con voce malferma, «e smettila di chiamarmi in quel modo» sibila contrariato.


La donna sorride e poggia il capo sulla sua spalla. «Mi diverte farlo. No, non è esatto, in realtà mi diverte la tua reazione quando lo faccio. E comunque non hai mai risposto alla mia domanda: come dovrei chiamarti?».



«Pitch. Suppongo sia più che sufficiente. Puoi anche non chiamarmi, in effetti; non mi offenderei di sicuro, anzi» borbotta un filo seccato, ma il suo viso è un poco più rilassato e meno buio di quanto non fosse solo un momento prima.


Nyx gli si struscia addosso come un eccentrico felino e Pitch sospira rassegnato e borbotta una mezza imprecazione contro le maledette divinità che si prendono sempre troppe libertà.


«Dimmi cosa ti turba. So che c’è qualcosa, lo vedo. Di che si tratta?» torna alla carica Nyx, affatto intenzionata a demordere e lasciare in sospeso la faccenda.


«Non potresti semplicemente lasciarmi in pace?» si lagna Pitch, conscio di quanto le sue proteste siano perfettamente inutili.


«Certo che no, tesoro. Io desidero sapere, pertanto tu dovrai soddisfare il mio desiderio» dichiara altezzosa.


«Tsk! Sei solo un’arrogante dittatrice» afferma seccamente, rifiutandosi di tacere il suo disappunto.


«Probabile» miagola con un ampio ghigno.


Riappoggia la fronte al vetro, chiude gli occhi, trae un lungo sospiro e si prende ancora un piccolo momento di silenzio. «Ti sembrerà forse un pensiero sciocco, dopo tutto questo tempo, ma la verità è che sono stanco della guerra, ne ho semplicemente abbastanza, vorrei solo… un po’ di tranquillità, nulla di cui dovermi preoccupare, nessuna battaglia da dover affrontare, solo… pace. Solo questo» soffia, strizzando con forza le palpebre sugli occhi stanchi.


Per lunghi minuti il silenzio accompagna i pensieri di entrambi, spezzato unicamente dai loro fievoli respiri. Poi lei si appoggia leggermente alla schiena di lui e passa piano le dita di una mano nei suoi capelli un poco scompigliati.


«Sono morbidi» sussurra appena fra sé, e quasi lui non è in grado di sentirla, di certo non ha compreso le sue parole, e infatti la fissa perplesso. Ma lei scuote il capo e posa un minuscolo bacio sulla sua tempia facendogli aggrottare le sopracciglia, ancora più dubbioso di quanto già non fosse in precedenza. «Mi dispiace» offre, questa volta in tono abbastanza alto da permettergli di comprendere.


Eppure, dal modo in cui ancora lui la guarda, non si direbbe abbia realmente afferrato il significato delle sue parole, tutto sommato. Solo sgrana leggermente gli occhi, udendo quelle due parole uscire dalla bocca di lei per forse la prima volta nella sua vita praticamente eterna, e ne resta più che sorpreso, quasi sconvolto in realtà. Vorrebbe chiedere spiegazioni, ma ora il sorriso di lei è divenuto triste e un po’ rassegnato, per questo non se la sente di complicare ulteriormente lo stato attuale delle cose con domande forse inopportune. Quindi tace e si fa bastare quelle due parole, all’apparenza così piccole e senza grande importanza, ma in realtà pregne di un significato certamente più grande.


Richiude mollemente gli occhi, ancora una volta, e si gode quel momento, le sue dita sottili che districano i capelli, il suo peso leggero contro la schiena, il freddo oltre il vetro, il silenzio ristoratore e tranquillizzante, il lontano e attutito scoppiettio della legna nel camino. Tutto sarebbe perfetto, se là fuori non si stesse preparando una guerra, l’ennesima.


*


Piove da ore, ormai, e da ore se ne sta immobile sotto quella pioggia, fissando il mare sotto di sé senza realmente vederlo. Riflette; non ha mai avuto molte possibilità per comprendere i ragionamenti del fratello, in passato, ma ora tutto sembra drasticamente peggiorato dall’ostinazione che ha nel tenerlo all’oscuro di qualche particolare che, evidentemente, ritiene troppo importante per volerlo condividere con lui. Il suo sguardo si fa affilato, stringe le dita mentre i suoi pugni fremono nello sforzo di frenare i suoi impulsi meno nobili. Non può più aspettare, presto gli eventi muteranno, presto gli ingranaggi del loro piano inizieranno a mettersi in moto, non c’è più tempo per attendere che il fratello decida finalmente di volergli parlare, dovrà obbligarlo lui, in qualche modo, se davvero vogliono avere anche una sola possibilità di sopravvivere al loro stesso piano.


Svanisce nel nulla, mentre lentamente la pioggia scema d’intensità fino ad arrestarsi completamente, e quando riappare lo fa in un luogo che non è un luogo, ma l’assenza stessa di ogni forma d’esistenza; tranne loro due, a quanto pare. La sua grande mano piomba decisa sulla spalla del fratello, provocandogli un lieve sussulto.


«Non ho il ricordo di averti invitato a venirmi a trovare» sibila Mot, visibilmente contrariato per l’inattesa presenza del fratello nel suo mondo privato.


«Se avessi atteso un tuo invito, fratello, avrei senz’altro atteso in eterno» lo deride apertamente Ba’al, serrando le dita sulla sua spalla, affatto intenzionato a permettergli di fuggire, non questa volta.


«Ebbene, cosa vuoi?» sbotta Mot, irritato dall’atteggiamento più arrogante del solito dell’altro.


Impreparato, nota lo sguardo di Ba’al prendere un’inquietante sfumatura metallica.


«Voglio la verità» ribatte asciutto.


Mot sbuffa. «La verità è sopravvalutata, pensavo lo sapessi».


Inaspettatamente, Ba’al ghigna in maniera sinistra e le sue dita affondano dolorosamente nella spalla del fratello.


«Non giocare con me. Non vuoi scoprire quello che posso fare quando sono realmente adirato, fratello» minaccia stentoreo.


Lo fissa, ora a occhi sgranati, sorpreso ben più di quanto sia auspicabile per quella presa di posizione. Che fare? Non ha la certezza di poter realmente avere la meglio in uno scontro diretto con lui. Che fare? Estinguersi per mano del demone, o rischiare una fine simile per mano del fratello?


«Raccontami cosa sta veramente succedendo» lo invita Ba’al, quasi con gentilezza. «Potrebbe esserci una terza scelta, per te. Il tuo destino non deve per forza essere segnato, esattamente come il mio» soffia, malinconico, pregando silenziosamente che accetti di offrire loro una possibilità.


  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Le 5 Leggende / Vai alla pagina dell'autore: Roiben