Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug
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Autore: Florence    11/02/2018    2 recensioni
Scoprirsi, perdersi e ritrovarsi oltre il tempo, oltre il dolore, oltre una lontananza che strappa l'anima.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4

Kiss me

(Sei anni prima)

-LadyBomb?-, Ladybug era incredula: quella che aveva davanti non era la solita vittima di Papillon, all’apparenza non aveva nulla di strano, una tutina come la sua, o un’armatura, un casco…

-Dammi subito il tuo Miraculous!-, tuonò la nemica, schiacciandola sotto il suo piede e facendole male con il tacco a spillo. Aveva gambe lunghissime e lo spacco di quell’abito di paillettes le metteva ancora più in risalto.

Ladybug cercò di afferrarle la caviglia e liberarsi da quella presa, ma la donna fu più rapida di lei e l’afferrò dal collo, sollevandola alta contro il muro dietro di lei.

-Dammi il tuo Miraculous!-, ripeté sibilando. La mano libera si avvicinò sinuosa al suo viso, diretta verso gli orecchini. Mosse la testa a destra e a sinistra, cercando di parare i tentativi di ghermire i suoi preziosi gioielli, mentre allungava le mani, per fermare quella guantata della vamp che l’aveva catturata.

Dietro di lei, dieci, forse dodici uomini la seguivano, sembravano legati come cani al guinzaglio, eppure potevano scappare, erano liberi…

-Mai…-, Ladybug riuscì ad assestare un violento pugno in faccia a LadyBomb che mollò la presa sul suo collo. Aria, finalmente aria… In un attimo gli schiavi della procace rossa le furono addosso.

-Prendete i suoi orecchini-, ordinò la vittima di Papillon e incrociò le braccia al seno.

***

Cosa avrebbe dovuto fare a Marinette?

Chat Noir continuava a ripetersi quella domanda balzando di tetto in tetto, accorrendo all’SOS inviatole da Ladybug. Secondo Alya avrebbe dovuto corteggiarla, ne era certo, ma la reazione di Marinette gli aveva urlato esattamente il contrario. Sembrava che non volesse venir avvicinata da lui, eppure era certo di piacerle. Cioè… balbettava sempre quando lo vedeva, diceva frasi senza senso e poi aveva una sua foto in camera, l’aveva vista quella volta che stavano allenandosi al videogame. Non c’era altra spiegazione se non quella, quindi perché l’aveva quasi rifiutato?

Ma tanto a lui non interessava, giusto? Quindi perché quella leggera delusione che si sentiva addosso? Si aspettava che lei accettasse le sue scuse, ma in fondo, prendendo la sua camicia, lo aveva fatto, no? Era tutto a posto con lei, nulla era cambiato, no?

Ahh, le ragazze, che mondo sconosciuto e pericoloso che erano!

Adocchiò in basso, in un vicolo, la macchia rossa della tuta della sua collega e vi si gettò a capofitto, rendendosi conto solo all’ultimo che non era lei ad aver attirato la sua attenzione, ma un’altra rossa.

-Ehi, Jessica Rabbit, sei tu la cattiva del giorno?-

La donna non lo degnò neppure di uno sguardo, presa dal combattimento poco distante, ridendo con malvagità. E allora la vide: Ladybug era letteralmente sepolta sotto una moltitudine di uomini, all’apparenza normali, che… ma che stavano facendo?

Avevano le loro mani ovunque sul corpo della sua amata eroina e lei teneva le sue strette ai lati del viso, a proteggere i suoi orecchini, senza alcuna difesa da quell’inusuale attacco così violento. Pensarlo e fiondarsi nella mischia fu un tutt’uno. Ne afferrò un paio per le braccia, allontanò un altro con un calcio e riuscì a raggiungere la ragazza. Fece passare un braccio sotto le sue spalle e, allungando il suo bastone, la trascinò via da quell’assalto.

-Non ho mai sperato così tanto di abbracciarti-, bofonchiò Ladybug sul suo collo, nascondendovi il volto. Inspirò il profumo che aveva addosso il collega. Ero le stesso di Adrien, quello che aveva annusato per tutto il giorno sulla camicia che lui le aveva prestato.

Il suo cuore perse un battito. Ormai era ossessionata, lo vedeva ovunque, sentiva la sua presenza costante anche quando lui non c’era. O forse era solo una difesa del suo cervello e se lo stava immaginando per dimenticare quello che le avevano fatto. Un attacco così… Papillon non era mai stato tanto subdolo, quella volta aveva trovato un modo perverso per abbattere le sue difese: non si era mai sentita così inerme di fronte al nemico. E non poteva permetterselo, perché lei doveva rimanere forte.

Chat Noir si fermò dietro una grande antenna parabolica; -Stai bene?-, le domandò, vedendola rossa in viso.

-Mi hanno preso lo yoyo-, farfugliò lei, tastandosi alla ricerca di strappi nel suo costume o qualcosa di simile. Gli occhi azzurri mal celarono la vergogna che stava provando in quel momento e la confusione che quel profumo le aveva messo in testa.

-Aspettami qua-, le sorrise e con un saltò tornò nella mischia gettandosi a capofitto nella direzione dell’arma, in mano ad uno dei sottoposti della rossa.

-Non farti baciare!-, udì l’urlo di Ladybug che si sporgeva dalla balaustra e, per un pelo, si sottrasse alle grinfie della malvagia sirena. Non avrebbe voluto, ma si ritrovò a colpire con un sonoro pugno uno degli uomini facendogli schizzare via un paio di denti: non erano trasformati in qualcosa… o forse sì, in bestie. Lottando riuscì a recuperare lo yoyo della sua compagna e tornò a sparire nella notte.

-Per te, My Lady-, porse lo yoyo a Ladybug e la vide esitare. -Stai bene?- Domandò di nuovo spostando con delicatezza un ciuffo di capelli dai suoi occhi.

Ladybug annuì, -…solo, non farti baciare-, ripeté lei.

-Lo sai che io aspetto di farmi baciare solo da te, My Lady…-, gli occhi verdi puntati nei suoi. Ladybug scosse la testa levandosi in piedi e roteò la sua arma. Doveva reagire.

-Li ha ammaliati tutti con un bacio-, spiegò a Chat Noir, -Se lo facesse a te… sono certa che le daresti subito il tuo Miraculous scodinzolando. E forse non solo quello…-

-E’ dura resistere al mio fascino-, si avvicinò a lei, -E se mi baciassi tu, mia adorata?-, insistette il gatto con fare sornione.

-Ti sembra il momento?- Chat Noir guadagnò una spinta che gli fece perdere l’equilibrio. Dovette mettere mano al suo bastone per non cadere.

La ragazza era seria, più del solito. Seria e tremendamente imbarazzata per aver avuto tutte quelle mani addosso che la toccavano. E lui aveva visto tutto. Come poteva continuare a comportarsi così in quel momento!? Possibile che non capisse?

-Credo che l’akuma sia nel rossetto, solo che lo ha nascosto nella sua scollatura e non sarà facile prenderlo…-, spiegò, sforzandosi di apparire normale.

-Mi offro volontario per recuperarlo, non resisterà al mio fascino-, Chat Noir strinse le labbra sformando il suo sorriso e assottigliò gli occhi, pregustando l’affondo, -Oggi sono bravo a far spogliare le fanciulle davanti a me-, aggiunse sghignazzando al ricordo del catastrofico pranzo a scuola e Ladybug lo fissò incredula, a bocca aperta.

Cercò qualcosa da dire, ma le parole le morirono in gola. Aveva fatto fino a un attimo prima il gattomorto con lei e con la stessa facilità passava a raccontare le sue gesta con altre donne!? Erano tutti dei porci maniaci gli uomini in quella città!?

Tutti tranne uno… lui non l’aveva toccata apposta...

Si morse il labbro e cercò di allontanare quell’immagine mentre un piano prendeva forma nella sua mente.

-Usa il tuo fascino con quella, allora. Distraila e non farla scappare da qua-, e con una spinta lo fece rovinare ai piedi della rossa. Gli fece segno, dall’alto di non farla allontanare. -E non farti baciare!-, ripeté, ma ormai era tardi e lui…

-Vieni qua, bel micione-, la donna stava richiamando Chat Noir muovendo l’indice davanti al suo naso e, a grandi e lente falcate, si stava avvicinando a lui, fermandosi a pochi centimetri dal suo viso.

Lo sguardo verde puntato verso l’alto, a cercare il suo aiuto, fu l’ultima cosa che vide di Chat Noir, prima che la vamp allungasse le mani al suo collo e si avvicinasse con la sua bocca carnosa alla pelle tesa sotto al mento. -Che bel campanellino che abbiamo qua-, mormorò con le labbra rosse sul collo del gatto, tirando giù quella che, evidentemente, era una zip e insinuandosi con una mano sotto la tuta nera, e scivolando in in basso graffiando con le unghie laccate la sua pelle, sempre più giù.

-Sei mio…-, si avvicinò per baciarlo.

Ladybug percepì l’attimo esatto in cui Chat Noir smise di opporre resistenza e un lieve ansimo sfuggì dalle sue labbra.

Era troppo! Chat… Doveva fermare quella donna!

Aveva carpito l’ispirazione dalla scena degli orsetti in quel film della Disney che aveva visto con Alya una delle prime volte che era stata a casa sua, insieme alle sue sorelline. Anche Merida aveva i capelli rossi, come la sua nemica. Ironico… Ladybug si buttò a capofitto giù dal tetto, tenendosi al filo dello yoyo, saldamente ancorato ad un comignolo e, prendendo la mira, si infilò con la mano dentro la scollatura della malvagia creatura creata da Papillon, salvando il collega dalle sue grinfie e i loro Miraculous da quelle del loro nemico.

Agguantò il rossetto e lo schiacciò sotto al piede, liberando la farfalla viola.

-Vieni qua, maledetta akuma!-, con stizza aprì lo yoyo e la catturò.

In fondo era stato facile, né lei, né il gattaccio avevano dovuto utilizzare i loro poteri speciali.

In effetti era stato un nemico sui generis. Non erano stati fatti danni, salvo che una decina di donne avevano visto i loro compagni sedotti dal fascino ammaliatore della rossa cantante di un pianobar e l’avevano seguita come topi dietro al pifferaio magico. Avrebbero sicuramente saputo cavarsela da soli.

Li vide barcollare confusi disperdendosi per le strade e non poté fare a meno di ripensare che proprio le loro mani erano state sul suo corpo, tra le sue gambe, strette sul suo seno… Rabbrividì… ecco quali erano i danni più grandi che aveva causato l’akuma… le aveva strappato via l’innocenza di fantasticare su un primo contatto fisico con un essere di sesso maschile. Avrebbe voluto cancellare quell’orrore, avrebbe voluto l’amore, un po’ di amore a scendere come neve su quei pensieri e nascondere quegli incubi. Qualcuno che tenesse a lei, che la rispettasse, che potesse amare…

Adrien...

Una voce incerta richiamò la sua attenzione: era la cantante ormai libera dall’akuma, che non capiva cosa ci facesse per strada da sola. Ladybug si offrì di accompagnarla al suo locale, che era a due passi.

-Non voglio tornare là dentro per farmi trattare come un oggetto-, dichiarò la donna, -Quegli… quei porci non devono più cercare di toccarmi!-, si sfilò i sandali e li scagliò verso la porta del night, tirando su col naso e correndo via, sparendo inghiottita da una fermata della metro. Come la capiva… avrebbe voluto fare lo stesso anche lei! Non voleva più sentirsi violata da mani che non desiderava.

-Che donna!-, fischiò Chat Noir osservando la scena. Raggiunse Ladybug alle spalle e posò le sue mani sui suoi fianchi: -Che donne…-, soffiò sul suo collo. Che voglia che aveva di continuare quello che la rossa gli stava facendo, ma con la sua Lady…

Ladybug avvampò a quel tocco, una scarica elettrica la percorse andando a spazzar via in un istante quella brutta sensazione appena provata… Era quello che voleva, fuoco che ardesse, non che le strappasse via la pelle…

Maledizione… Non con lui, non con Chat Noir!

Il giovane la sentì irrigidirsi e si staccò comprendendo che forse aveva osato troppo. Ne aveva viste altre, di mani sul suo corpo e non gli era affatto piaciuto.

L’aveva messa di nuovo in una situazione scomoda, cercò di raffreddare i suoi bollori e le parlò con il tono più amichevole che riuscì a trovare: -Pensavo…visto che non abbiamo fretta, ti andrebbe di fare due passi…-, la ragazza rimase immobile di spalle a lui. Poteva vedere le sue spalle tremare leggermente, i muscoli delle braccia contratti, i pugni chiusi. Forse era meglio se fosse andato via e l’avesse lasciata da sola a sbollire quella sensazione di vergogna… lui almeno provava proprio quello per essersi fatto vedere in atteggiamenti così equivoci da lei. Ladybug era tutto quello che razionalmente o irrazionalmente desiderava, la voleva come collega, compagna, amica e amante, ma era sempre irraggiungibile. Vederlo tra le braccia di quella rossa non poteva che aver inasprito il giudizio che Ladybug certamente aveva sulla sua serietà. Fece un passo indietro, intenzionato a sparire nella notte e liberarla dalla sua ottusa presenza.

Lei si voltò e lo trafisse con occhi azzurri e cupi, come il cielo in tempesta sull’oceano ruggente. Afferrò il suo campanello e lo tirò a un centimetro dal suo viso.

-Ti stavi facendo toccare dappertutto-, gli ringhiò contro inviperita -E se non fossi intervenuta io, TU, ti saresti fatto baciare!-,

Ladybug sentì sul suo viso il respiro affannato di Chat Noir.

Ma cosa stava facendo? Che cosa gli aveva appena detto??? No...no!

Doveva scacciarlo quel gattaccio ficcanaso sempre pronto a fare le fusa per lei! Doveva mandarlo via, via da quello che aveva visto e aveva fatto, via dalle sue paure, dal disgusto e dallo sporco che si sentiva addosso. Via dalla voglia liquida che le stava rubando l’aria. Guardò i suoi occhi verdi e disarmati. Rivide lo stesso sguardo che aveva intravisto poco prima, quando la rossa lo aveva messo spalle al muro e aveva tirato giù quel campanello. Ma che cosa stava facendo? Forse anche lui, così spavaldo e irruento si era sentito lacerato da quel contatto? Forse, così come era successo a lei, anche Chat Noir poteva essersi sentito violato da quella donna?

Ma soprattutto: perché le dava un fastidio mostruoso ripensare a quella rossa che toccava il suo Chat Noir?

Mollò il sonaglio e si strinse le braccia al petto, guardando i suoi piedi. Non ne poteva più di tutti quegli uomini, tutte quelle mani, tutta quella perversione… Voleva solo amore...

Eppure… sentiva ardere la pelle sotto la tuta, dove lui aveva appena posato le sue mani e doveva ammettere che le piaceva quella sensazione…

Maledizione! N on voleva sentire marchiato a fuoco il tocco di Chat Noir! Non era lui l’amore che cercava!

Anche Adrien quella mattina l’aveva toccata, quando era inciampato ed era caduto sulla sua gamba ed era quella la sensazione che voleva ricordare! Si colpì con la mano il punto sulla gamba e aprì il palmo, sembrava fosse avvenuto in quel momento. Lo stesso fuoco che sentiva in quell’istante, dove era stata toccata dalle mani guantate di nero. Il suo cervello stava andando in tilt, era certa di essere congestionata, si sforzava di trovare scuse arroccandosi su supposizioni.

Adrien non l’aveva fatto apposta , mentre il gatto… in fondo il gatto era solo un…

Avrebbe desiderato ancora le mani di Adrien su di lei?

E quelle del gatto…?

Perché si sentiva avvampare e l’unica immagine che le riempiva la mente erano le mani della donna rossa sulla pelle nuda di Chat Noir, l’unico tocco che voleva era quello sui suoi fianchi?

Doveva restare lucida, per Dio!

Che le interessava in fondo, di Chat Noir? Si fosse fatto toccare da tutte le sgualdrine di Parigi, avesse spogliato tutte le allegre fanciulle del mondo, cosa sarebbe interessato a lei???

Era stata strattonata, palpeggiata da quei maiali che le aveva mandato addosso la cantante e non le piaceva, non lo voleva, da nessuno, tantomeno da lui, quindi il gatto era libero di andar via e inseguire la cantante o…

Ribolliva come una pentola a pressione pronta ad esplodere. Voleva urlargli contro, ma non aveva motivo di farlo, perché a lei cosa doveva interessare quel depravato di Chat Noir, le mani della donna su di lui… le sue mani…non lo voleva.

Voleva solo Adrien…

Non è vero, sei una bugiarda Marinette… ammettilo che vorresti che Chat Noir riprendesse da dove lo hai fermato con la tua insicurezza e la tua sconfinata miopia!

Chiuse gli occhi e strinse ancora le mascelle, doveva calmarsi, ritrovare la sua lucidità e andarsene, doveva…

-Shhh…-, Chat Noir le passò un braccio dietro la schiena, le sue gambe vacillarono scosse da una scarica elettrica.

No… no no no! Perché la sua testa le diceva di andar via e il suo corpo tremava al solo tocco di quelle mani? Non era quello che aveva sognato, non doveva essere lui, voleva solo Adrien.

Voleva solo Adrien?

Di nuovo quel profumo, che l’aveva accompagnata tutto il giorno…

Di nuovo un abbraccio saldo a cui si aggrappò stretta fino a sentir male…

Non aprì gli occhi e si lasciò andare.

Sei tu, Adrien?

Perché sento lo stesso fuoco liquido che ho sentito con te?

Sei tu che mi stringi, Adrien?

Quel profumo… non l’aveva mai notato prima… Lo stesso profumo… Era un sogno?

Non aprirò gli occhi, non smetterò di sognare…

Sentì una mano muoversi dalla sua schiena fino al volto e asciugarle una lacrima, lasciando una scia di brividi al suo passaggio. Non si era accorta di piangere, in fondo lo aveva fatto per tutto il pomeriggio, pensava di avere esaurito le lacrime.

La mano si spostò sotto il mento, leggera, e lei lo sollevò senza porre resistenza, persa in quel profumo, immaginando di non essere là, ma da qualsiasi altra parte, senza la sua maschera, con Adrien… Un soffio leggero sulla sua bocca.

Tenne gli occhi chiusi e lasciò che Chat Noir, finalmente, posasse le labbra sulle sue. Un’altra lacrima rotolò sulla sua guancia, scappando agli occhi chiusi. Un’emozione troppo forte oppure quel che rimaneva di un sogno clandestino.

Un’esplosione di fuoco e scintille nella pancia.

Inspirò e lasciò che i suoi desideri prendessero il sopravvento sulla realtà; allungò le mani dietro la nuca del ragazzo, affondando nei capelli. Un brivido nuovo, inatteso. Diverso e magnifico… Che strana sensazione, eppure aveva tante volte scarmigliato il suo ciuffo ribelle, sembrava non essere la stessa persona in quel momento. Voleva che non lo fosse.

Oppure no?

Socchiuse le labbra e lasciò che tutti i suoi sensi venissero presi in quel bacio. Liberatorio, infuocato, sbagliato.

Era il suo primo bacio e non era così che doveva andare.

Un bacio rubato, eppure un bacio vero.

Un bacio sbagliato, eppure il suo cuore batteva forte.

Finalmente quel bacio, avvolto dal profumo familiare che aveva sempre addosso.

Il bacio che aspettava da tanto tempo, ma voleva che fosse a carte scoperte.

Ladybug si allontanò e una sensazione di freddo e solitudine rapì le sue labbra. Spalancò gli occhi e si ritrovò per un attimo a naufragare in quelli verdi, profondissimi e increduli di lui. Occhi normali.

Sbatté le palpebre e rivide gli occhi del gatto. Era troppo confusa.

Chi aveva baciato? Un sogno oppure quel misterioso ragazzo mascherato, dallo sguardo languido?

Portò una mano alla bocca e indietreggiò, non riuscendo a credere a quello che aveva fatto, che avevano fatto.

Balzò via e sparì nella notte.

Chat Noir espirò. Aveva trattenuto il respiro mentre lei se ne andava via. Era solo.

Le gambe cedettero e crollò in ginocchio sulle fredde tegole, afflosciandosi su se stesso.

Era quello che voleva, no? Aveva vinto lui, alla fine. Aveva baciato la sua amata Ladybug ed era stato bellissimo… Sentì il viso contrarsi in un sorriso e ancora sospirò, alzando gli occhi al cielo.

Aveva baciato Ladybug e non per finta.

Ma chi era Ladybug? Perché si era lasciata prendere così?

Eppure era proprio quello che sognava da notti e notti intere, no? Cosa c’era che non andava? Cos’era quell’amaro che era rimasto in bocca, mentre voleva sentire solo il dolce sapore della sua amata.

Non pensava che avrebbe mai trovato il coraggio, né che lei avrebbe risposto come con la fantasia aveva sperato.

Quella non era Ladybug.

Era una ragazza ferita. E lui ne aveva approfittato.

Quello non era lui.

Era diverso, era… più vero…

Quel bacio non doveva accadere.

Eppure lo sognava da troppo tempo.

Ma non con lui.

Eppure, in qualche modo, era lui

Non era lei in quel momento.

Eppure voleva rifarlo di nuovo e ancora e ancora, fino a perdersi…

***

Buongiorno a tutti!

Spero di essere stata all’altezza del tema trattato in questo capitolo e del primo bacio che si scambiano i nostri cari due eroi parigini!

Non sono una gran fan della LadyNoir, ma… è venuta così!

Fatemi sapere se vi piace! ;P

*** DISCLAIMER***

I personaggi usati per questa storia non sono di mia proprietà e appartengono a ZAG Heroes. Ogni riferimento a persone o cose reali è puramente casuale.

   
 
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