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Autore: golconda    11/02/2018    1 recensioni
[ Storytelling - Vincent Van Gogh, La terrasse du café. ]
...Caro Vincent, tu non mi hai mai conosciuta, ma io quella sera, seduta in quella terrazza, ho conosciuto te.
Sarà stata opera del destino? Tu ci credi al destino, Vincent?
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Con il cavalletto sistemato in mezzo alla via iniziasti a tratteggiare quel cielo blu profondo di fine estate.
Anch’io ero lì, seduta ad un tavolino della terrazza, a sorseggiare il mio tè tra la folla irrequieta.
Mi chiedo ancora se tu mi abbia vista.
Mi chiedo ancora se tra le sagome che velocemente accennasti ci sia anche la mia.
Forse no, ma non importa.

Io guardavo te e tu guardavi le stelle.
Sembrava quasi che da un momento all’altro sarebbero esplose talmente intenso era il tuo sguardo verso di loro.
Un po’ le invidiavo sai?
Non capita a tutti di essere osservati, studiati, amati, da una persona come te.
Caro Vincent, tu non mi hai mai conosciuta, ma io quella sera, seduta in quella terrazza, ho conosciuto te. Sarà stata opera del destino? Tu ci credi al destino, Vincent?

Non so a cosa fosse dovuto, ma ti ho visto diverso.
C’era una strana luce sul tuo viso e no, non mi riferisco alla luce che illuminava la via, era la luce della tua anima; era calma quella volta, era serena, azzarderei dire che forse era anche felice.
E lo vedevo. Lo vedevo da come muovevi quel pennello. Non c’era tensione nei tuoi movimenti, non c’era freneticità, quella notte c’era solo la calma.

In un paese le voci girano in fretta, tu dovresti saperlo bene. In pochi giorni tutti erano venuti a conoscenza dell’imminente arrivo di quest’altro artista, un altro tipo strano, qualcuno che aveva a che fare con te.
Era questo che ti rendeva così radioso, Vincent?  
No, non mi importa davvero la tua risposta perché mi basta ricordare il gesto distratto col quale prendesti il pennello tra i denti e con un passo indietro sorridesti alla tua opera.
Ridemmo insieme quando un colpo di vento ti fece volare via il cappello.
Te lo vedevo indossare spesso; forse ci eri affezionato.
Eri così bizzarro mentre ti lanciavi al suo inseguimento, sembravi un ragazzino con la barba troppo cresciuta.

Ma quella notte, caro Vincent, per me finì troppo presto.
Con il cavalletto sottobraccio e la tela stretta alla mano, vidi la sagoma delle tue spalle andare via.
Inutile dire che non ti ritrovai mai più, né per strada né in un caffè, ma riusciresti a credermi se ti dicessi che sei rimasto con me fino ad oggi?
Grazie Vincent, e buona fortuna per la tua arte; un giorno, fidati di me, qualcuno imparerà ad amarla così come tu hai amato quel cielo stellato.

 
Fammi sapere  cosa ne pensi - e grazie, grazie tante, se hai letto fino a qui! 
   
 
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