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Autore: __roje    12/02/2018    1 recensioni
Ren Tomomi è popolare, è il capitano della squadra di calcio della Kuromiya e si è fatto un nome. E' conosciuto da tutti, ha degli amici fidati e vive la sua vita scolastica in maniera normale ma un giorno, finito il campionato interscolastico, incontra un ragazzo dal profumo buonissimo e ne diventa ossessionato, Nao, il quale sarà un suo nuovo compagno di classe. Ma la conoscenza tra i due sarà tutt' altro che semplice, proprio perchè Nao disprezza i ragazzi come Ren, essendo lui riservato e secchione, ma dovrà affrontare la tenacia di Ren che le proverà tutte per diventare suo amico.
違い [chigai] significa letteralmente differenze. La storia ruota appunto intorno alla differenze sociali nell'ambito scolastico, ma cosa accade se due mondi diversi, due caratteri all'opposto si incontrano?
Genere: Azione, Comico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Capitolo [5]

Tornato a casa non feci altro che rimuginare sulle parole di Nao. Nella testa non avevo altro che l’immagine di quella decadente biblioteca, dello stato in cui era tenuta. Nessuno che se ne preoccupasse, nessuno che ne conoscesse l’esistenza visto dove era ubicata, lontano dall’edificio principale e nascosta da diversi alberi.
Mi lasciai cadere sul letto, assorto da un chiodo fisso, dalla domanda che mi aveva accompagnato per tutto il tragitto di ritorno. Ero io la causa dell’aumento del budget, era per colpa mia se c’era stato un taglio così netto su altre cose scolastiche? Volevo credere che non fosse così, e nel rimettermi seduto guardai i diversi trofei conquistati nel corso degli anni, dalla prima volta che avevo calciato un pallone e avevo fatto parte di una squadra. In tutte quegli anni non mi ero mai chiesto se il mio successo avesse reso qualcun altro infelice. Arrivai a chiedermi se anche alle medie fosse capitata una cosa del genere.
Una mano bussò alla porta e subito dopo vi entrò un uomo dai folti baffi rossicci, i capelli ricci dello stesso colore e gli occhioni nocciola,“Oh sei casa Ren, non ti ho nemmeno sentito entrare.”
“Scusami pa’ ma avevo un po’ di mal di testa.”
“Ti sta stancando molto il ruolo di capitano? Mi raccomando non lasciare indietro lo studio.”
Sorrisi, “Certo, sta tranquillo.”
“Eccolo il mio campione” mi fece l’occhiolino, “ti chiamo dopo per la cena.”
Chiuse la porta dietro di se e potei smettere con quel sorriso finto. La verità era che mi sentivo stanco, ma la cosa non era per il calcio ma per tutto ciò che vi era intorno e quelle settimane stavano diventando un incubo, anche se non era proprio da me lasciarmi affliggere in quel modo. Ma c’era qualcosa che potevo fare? Ci ragionai a lungo, in cerca di una soluzione.
Il lunedì seguente, visto che ancora non parlavo con Take, e Yuuki era sempre insieme a lui decisi di chiedere un consiglio all’unica persona da cui non sarei dovuto andare. Ormai conoscevo i suoi spostamenti, la sua routine e quando arrivai davanti al laboratorio di scienze mi salì il cuore in gola, non avevo mai messo piede in quell’aula e un po’ mi salì l’ansia su cosa avrei potuto trovarci dentro.
Fui sul punto di bussare quando la porta si spalancò e comparve davanti a me una ragazzetta occhialuta dai capelli corti neri, la frangia folta e gli occhi invisibili coperti dalle spesse lenti. Fu sorpresa di vedermi li davanti, e sistemandosi gli occhiali sul naso mi scrutò con attenzione.
“Posso aiutarti?”
Sfoderai un ampio sorriso amichevole “Piacere di conoscerti sono Ren Tomomi, sto cercando un mio amico.”
La ragazza sobbalzò nel sentire il mio nome “Tomomi?!” La scavalcai e guardando all’interno dell’aula vidi la persona che cercavo. Nao indossava un camice bianco e delle lenti trasparenti, aveva un aria così concentrata che vederlo così fu una novità, era qualcosa di nuovo che potevo ammirare di lui.
“Scusami ma non puoi entrare senza autorizzazione!”
“Eh? E chi dovrebbe darmela questa autorizzazione.”
La ragazza si ammutolì di colpo non sapendo che dire e divenne rossa, “Comunque non puoi restare!”
“Voglio solo parlare con Nao.”
La ragazza spalancò la bocca, gettò un occhiata verso il compagno alle spalle. Nel frattempo la vena sulla tempia di Nao si era gonfiata, continuava a mantenere la sua concentrazione ma il baccano che stavamo facendo lo stava chiaramente irritando, al punto che l’esperimento che stava portando fallì miseramente in una nuvola di fumo scuro. A quel punto Nao si sfilò via gli occhiali e schioccò la lingua rivolgendosi finalmente verso di noi.
“Come sapevi che ero qui?” mi domandò severo.
“Non sono così difficili da memorizzare i tuoi spostamenti” ridacchiai nervoso.
Nao mi fissò disgustato, “Credevo di averti spaventato abbastanza la settimana scorsa, eppure sei di nuovo qui”, tornò al suo banchetto da piccolo chimico e cominciò a ripulire.
“Spaventato no, ma le tue parole mi hanno parecchio scosso.”
“Era quella l’intenzione ma non ha funzionato.”
Gettai un’altra occhiata verso la ragazza alle nostre spalle, ci fissava basita con la bocca spalancata. Non capii il perché di tanto stupore, mentre Nao per quella reazione si innervosì il doppio.
“Momoka chiudi quella bocca prima che ci entrino delle mosche!” esclamò spaventandola, “E tu sparisci da qui, non è posto per te questo.”
Sbuffai per la solita frase che mi rifilava, sempre la stessa cosa. Nessuno dei suoi posti era per me, sembrava che dovessi essere vincolato solamente al campo da calcio.
“Nao! Ho pensato a lungo a quello che hai detto e non lo trovo giusto” cominciai a dire inseguendolo per tutta l’aula mentre cercava cose a caso per sfuggirmi, “non è giusto che taglino i fondi ai club più piccoli.”
“Sisi tutto molto interessante. Momoka! Dove diavolo è il mio libro?”
La ragazza scattò come un soldato alla ricerca del libro perduto, anche Nao continuava a cercarlo mentre lo seguivo come un cagnolino da tutte le parti sperando che il mio messaggio gli arrivasse.
“Allora ho iniziato a pensare a cosa fare. Bisogna riportare le cose alla pari, tutti devono essere felici e allo stesso livello, credo che questa sia la cosa giusta da fare!”
Finalmente Nao parve placarsi un po’, mi rivolse un occhiata più calma rispetto a prima. La mia speranza era che non rispondesse come suo solito con insulti.
“Sei veramente stupido.”
Troppo tardi... “Oh andiamo, è tutto quello che sai dirmi? Solo stupido e capra?”
Nao mi venne abbastanza vicino da parlare per la seconda volta faccia a faccia, mi guardò dall’alto e un po’ quella differenza di altezza di pochi centimetri mi fece sentire un nano.
“Parli come uno sciocco ecco perché lo dico. Riportare le cose alla pari tsk, non sei nè il preside nè un docente e la tua parola vale meno di zero.”
Cominciò ad irritarmi il suo modo di parlare, prima mi lanciava addosso una simile verità e ora mi diceva che non potevo fare nulla per cambiare le cose.
“Nao-san?”
Nao si voltò di scatto verso la ragazza con una faccia terribile “Che c’è?”
La ragazza sussultò impaurita “H-ho trovato il libro...” e glielo porse tremando.
“Incredibile, hai terrorizzato questa povera ragazza con i tuoi pessimi modi.”
La vena sulla testa si gonfiò di nuovo “Sparisci di qui e forse i miei modi miglioreranno.”
Vi rinunciai. Ero andato da lui in cerca di un consiglio, convinto che forse almeno in ciò mi avrebbe appoggiato e magari chissà, ci saremmo trovati almeno in qualcosa ma da parte sua c’era proprio un muro nei suoi confronti così decisi di andare via, deluso di non essere riuscito a dirgli del mio piano.
Il pomeriggio il mister annunciò finalmente i nuovi ingressi e tra questi c’era appunto Urie, poco sorpreso della cosa. Fin da subito ricevette un caloroso benvenuto da tutti gli altri compagni, ma in particolare cercò proprio me con gli occhi e mi si avvicinò non appena mi vide.
“Quindi saremo compagni di squadra da oggi in poi” disse sorridendomi col suo fare duro.
“Benvenuto nella Kuromiya”
Sorrisi dimostrandomi un capitano anche nelle piccole cose e cercai di stringergli la mano ma in tutta risposta Urie la guardò semplicemente con fare divertito. Piuttosto che stringerla avvicinò il suo viso al mio, puntando all’orecchio.
“Il ruolo di punta centrale è solo uno, sappi che non ho intenzione di restare in panchina a lungo” sussurrò con un filo di voce, nelle sue parole c’era quasi il suono di una minaccia.
Proprio come aveva detto Take quel ragazzo aveva intenzione di prendere il mio posto da titolare e la cosa non mi andava giù. Poteva prendersi il ruolo di capitano, di stella della scuola ma non avrebbe mai giocato al mio posto. Quando Urie si allontanò da me si congedò con un ghigno, sapevo che le cose da lì in poi sarebbero state difficili.
Di colpo avevo due pesi addosso, da una parte la storia del budget e dall’altra Urie che voleva fregarmi il posto da titolare. In più Take non mi parlava, e Nao non faceva che trattarmi male.
Terminato il pomeriggio di allentamento, e uscito dallo spogliatoio trovai il piccolo Yuuki che mi stava aspettando. Vederlo li mi rese felice e gli andai incontro con un ritrovato entusiasmo.
“Pensavo fossi con Take” gli dissi una volta raggiunto.
Scosse la testa “Sono venuto a vedere come stai, è da qualche giorno che non ti sento.”
“Sto bene, tutto come al solito. Take sta bene?”
Yuuki sorrise nel sentirmelo chiedere, “Se ti importa così tanto di lui perché non vai a farci pace?”
“Lui non mi capisce.”
“Ti sbagli Ren, forse è l’unico che ti capisce qui ma vuole spronarti a non abbandonare tutto ciò che hai faticosamente conquistato. E’ preoccupato per te.”
“Lo so..” sospirai.
“Parlaci, non credo sia ancora arrabbiato ma sta aspettando che sia tu a fare la prima mossa, lo sai com’è fatto” ridacchiò facendo riferimento allo smisurato orgoglio del nostro amico.
“Lo farò.”
Lo salutai e corse via con la sua borsa stretta nella mano. Non era un angelo solo di viso, ma anche nei modi. Era l’anello che ci teneva uniti, che rimediava ai litigi miei e di Take, ci faceva ragionare e sebbene spesso sembrasse sulle nuvole, o estraniato dai nostri discorsi era l’unico realmente attento ai comportanti di tutti.
Una volta parlato con Yuuki mi resi conto di aver esagerato. Take aveva sempre cercato di aiutarmi, aveva tifato per me dal primo momento ed era stato sempre il primo a festeggiare il mio esordio da capitano e tutto il successo di dopo. Mi accorsi di essere l’unico ad aver sbagliato.
Decisi di andarlo a cercare, sapevo che dopo ogni allenamento restava per sistemare il campo e rimettere tutto in ordine. Proprio come al solito lo trovai in giro a raccattare palloni sparsi un po’ ovunque. La visione di lui così attento alle cose mi fece sorridere.
“Non dovresti fare da solo questo lavoraccio” mi avvicinai raccogliendo un pallone.
Take mi fissò senza sorprendersi della mia presenza, “Cosa vuoi. Pensavo fossi andato a casa.”
“Mi dispiace per l’altra volta, ho esagerato. Sono il solito stupido, tu cercavi solo di consigliarmi.”
Take posò l’ultimo pallone nel cesto e si raddrizzò sbuffando.
“Ren a volte non ti capisco proprio. In questo ultimo periodo sei stato strano, cerco di capire il perché e mi urli contro. Lo so bene che la posizione che ora hai non è quella per cui hai tanto lavorato negli anni, ma in questo c’è anche del positivo no? Puoi cambiare le cose, fare la differenza proprio perché ora il tuo nome è pronunciato da chiunque.”
“Aspetta.. come hai detto?”
Take inarcò un sopracciglio “Ho detto che puoi fare la differenza e cambiare le cose proprio perché ora sei qualcuno per tutti.”
Quella realtà mi riempì di una grande gioia, sul mio volto comparve il sorriso più grande di tutti i tempi. Cominciai a saltellare sul posto come un coniglio, mi gettai letteralmente al collo di Take abbracciandolo per quelle sue parole. Era il consiglio che cercavo, ciò di cui avevo veramente bisogno anche se lui non capì il perché della mia reazione così esagerata ma non mi respinse, piuttosto mi accarezzò la testa sopportando la mia troppa energia.

  
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