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Autore: Mel_deluxe    13/02/2018    1 recensioni
La popolarità non è un’opinione: questo è ciò che credono gli studenti del liceo di Buckley, sperduto paesino nelle foreste del nord-Midwest, dove le regole e le relazioni sociali sono dettate da una rigida e rispettata “Catena della Popolarità”.
Linda Collins, affascinante reginetta del ballo nonché capo cheerleader in carica, si è sempre ritrovata ai primi posti della Catena senza particolari sforzi. Tutto però cambierà l’ultimo anno di liceo, quando Linda lascia il suo storico fidanzato Simon Coleman, il bello e conteso quarterback di football della scuola, che subito si rivolta contro di lei. Questo sarà l’inizio della fine.
Nel frattempo qualcuno sembra tramare nell’ombra per distruggere la Catena: strani avvenimenti iniziano ad accadere a Buckley, e un terribile, losco omicidio verrà commesso, proprio all’interno delle quattro mura scolastiche.
Linda e Simon, resosi conto che l’assassino sembra prendere di mira proprio loro due, si vedranno costretti a mettere da parte le loro rivalità e ad allearsi per risolvere questo intrigato mistero.
Chiunque sia il misterioso assassino, una cosa è certa: non apprezza affatto i ragazzi popolari.
Genere: Mistero, Parodia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 10
C’è un cadavere che ama scendere le scale


"Robbin' people with a six-gun
I fought the law and the law won
I fought the law and the law won

I lost my girl and I lost my fun"
"I Fought the Law", Bobby Fuller 1964


 
 

 
Linda Collins camminava furiosa per il corridoio della scuola. Non gliene importava più nulla ormai. Aveva appena mostrato a tutti di che stoffa era fatta, ora l’unica cosa che voleva era trovare Simon e urlargli addosso tutto ciò che aveva da dirgli da fin troppo tempo.
Aveva sentito dire da alcune delle sue giovani reclute che Simon si trovava fuori dall’auditorium. Linda procedeva e ripeteva nella sua testa, intanto, tutto ciò che gli avrebbe detto da lì a poco. Ripeteva, ripeteva, e quasi non si accorse di un poster piuttosto sospetto, alto quasi un metro e mezzo, che era stato appiccicato alla parete del corridoio.
Gli passò davanti dandogli una veloce occhiata. Poi però, rendendosi conto di ciò che si trattava, ritornò indietro sui suoi passi sconvolta.
Linda guardò il cartellone con un misto di stupore e disgusto.
Sul poster, creato con un’orribile fotomontaggio, c’erano le enormi facce di Simon e della Ragazza Nuova che, abbracciati e felici, sorridevano al mondo con i loro vestiti da ballo e le loro corone scintillanti in testa. Sotto di loro una scritta recitava:
 
“Vota Simon Coleman e la Ragazza Nuova re e reginetta del nuovo anno!”
 
Linda lo guardò per un solo secondo, poi si avventò contro il poster, staccandolo violentemente dalla parete. Si diresse verso l’auditorium con passo ancora più svelto, portandosi in mano l’ignobile cartellone.
Davanti all’auditorium trovò finalmente Simon, intento ad attaccare con una sparachiodi altri di quelle sue oscene locandine propagandistiche alle pareti della scuola. Una sfilata di altri poster identici le apparve dinnanzi. Si riproducevano in fila, per tutto il corridoio, ininterrottamente.
Linda si avvicinò a Simon, che nel frattempo non l’aveva ancora notata, così intento a lavorare alla sua campagna politica.
Solo quando furono faccia a faccia finalmente Simon mise giù la sparachiodi e la guardò.
«Cosa cazzo è questo?!» domandò Linda infuriata, mostrandogli il poster che aveva strappato poco prima.
Simon sorrise, poi si girò e riprese ad attaccare i cartelloni.
«Cosa? È normale che voglia farmi un po’ di pubblicità, no?»
Finì di attaccare il cartellone e passò al seguente, mentre rideva beffardo sotto il naso.
«Il ballo è tra sette mesi!» urlava Linda, seguendolo. «Credi davvero che se inizi adesso a sbattere in faccia alla gente il tuo orrendo faccione posterizzato la gente ti voterà di più?»
«Stai zitta e non rompere. Tanto sei solo gelosa: hai solo paura che la Ragazza Nuova ti possa sostituire, come effettivamente accadrà!»
Simon le lanciò un sorriso e Linda divenne rossa dalla rabbia.
«Credi davvero che quell’ameba della tua nuova fidanzatina possa battermi?»
Linda si spostò velocemente e si mise faccia a faccia con Simon, bloccandogli definitivamente la strada. Linda era molto più bassa di Simon, ma per qualche motivo, in quel momento sembrò molto più imponente.
«Posso distruggerti ogni volta che voglio, Simon» gli disse. «E tu in questo momento tu stai infrangendo le Regole della Catena»
Simon si fermò.
«Di cosa stai parlando?»
Sulle labbra di Linda sbucò improvvisamente un sorriso.
«Regola #8.5 della Catena: “Un soggetto dei posti superiori al Sei non può intraprendere relazioni di qualsiasi genere con soggetti di posto inferiore al Dieci”. Ergo, mettendoti con la Ragazza Nuova hai infranto una delle Regole fondamentali dell-»
«Ti sbagli» la interruppe Simon. «Regola #11, comma 2: “Ai primi quattro posti della Catena è riservata l’idoneità dalle prime dieci regole”. Ergo, non credo di aver infranto nessuna Regola, Lin».
Linda lo guardò, beffarda ma leggermente sconvolta da quella risposta così pronta.
«Cos’è, ora credi di potermi battere con le Regole?» disse, quasi ridendo. «Le ho scritte io quelle regole, Simon!»
«Sì, beh, dopo che ci siamo lasciati quest’estate, sapevo bene che tra di noi sarebbe scoppiata una guerra» si affrettò a rispondere Simon. «Ho passato tutto il resto dell’estate a impararmi a memoria ogni singola Regola, ogni sua singola sfaccettatura, solo per poterti sconfiggere più facilmente!».
Linda era altamente colpita, ma non lo diede a vedere. Cercò di trovare qualcosa da rispondergli, ma Simon la prese per le spalle e la sbatté contro la parete, costringendola a guardarlo in faccia.
«Lasciami andare, cazzo di maniaco...».
Linda provò a divincolarsi, ma Simon riprese a parlarle, guardandola negli occhi:
«O forse non sono io quello che sta infrangendo le regole?» disse, mentre Linda lo stava odiando sempre di più. «Regola #21: “Qualora un soggetto tra i primi quattro posti accusi un altro studente di negligenza dalle Regole, tale accusa dovrà essere fondata, pena l’esclusione dalla società per una settimana”».
«Regola #4, comma 3» rispose Linda, tenendogli testa: «”Al Numero Uno della Catena è riservata esclusiva autorità riguardo tutte le Regole riguardanti qualsiasi dei piani bassi”!»
«Regola #2: “L’infrazione di alcuna delle Regole non può non essere ignorata”!»
«Regola #14: “Un soggetto non è autorizzato a esercitare violenze né fisiche, né verbali di alcun genere nei confronti di un altro soggetto di piano superiore”!»
«Regola #14, comma 1: “In casi eccezionali la violenza può essere giustificata, se il soggetto di piano superiore abbia infranto una qualsiasi delle Regole della Catena”!»
Andarono avanti così per ore, a urlarsi in faccia ogni singola Regola della Catena, ogni comma che avevano infranto, ogni cosa che non avrebbero dovuto fare, fino a che non si resero conto che non si stavano urlando addosso enunciazioni di stupide regole, ma tutte le questioni, tutti i sentimenti di rancore che avevano lasciati irrisolti e che avevano pian piano reso la loro relazione così intollerabile.
Continuarono però a litigare, a insultarsi e a formulare Regole che nemmeno esistevano, a inventarsi punti che avevano in realtà infranto entrambi, finché non si resero conto di essere andati avanti per fin troppo tempo e che la scuola, intorno a loro era totalmente deserta da un pezzo.
Udirono un forte crick all’improvviso e tornarono alla realtà.
Si voltarono verso il suono e si accorsero solo in quel momento che nella scuola non c’era più nessuno. Effettivamente non avevano visto passare nessuno da quando avevano iniziato a litigare.
«Ma dove diamine sono tutti?» chiese Linda.
Simon ebbe improvvisamente un brutto presentimento. Senza dire nulla si diresse verso la porta d’ingresso, lasciando Linda lì da sola.
«Ehi!» protestò Linda, iniziando a seguirlo. «Dove stai andando?»
Simon si guardò velocemente l’orologio al polso.
«Merda, merda, merda...» sussurrò in preda al panico.
«Cosa?» chiese Linda, nuovamente in cerca di risposta. «Cosa? Cosa c’è Simon?»
«Sono le sette e mezza!»
«Ma di che cazzo stai parlando? Le sette e mezza sono passate da un pezz-»
«No, non hai capito!» Simon la guardò in faccia. Era diventato sempre più rosso. «Sono le sette e mezza di sera
«Eh? Non è possibile...»
Simon le mostrò l’orologio e Linda impallidì.
«Merda! Ma per quanto abbiamo litigato?»
«Non lo so, ma potrebbero benissimo essere state tre ore buone».
Si affrettarono velocemente verso l’ingresso.
Sapevano bene che c’era un grosso problema nel restare a scuola oltre le sette e mezza di sera. Il problema era Pierce, il custode, che aveva novantotto anni ed era quasi del tutto sordo e cieco, e che ignorava amabilmente il suo compito per uscire tutta la sera con delle prostitute. A Buckley c’erano così poche persone disposte a lavorare in quella scuola che Pierce era lo stesso custode da cinquant’anni e la preside Finch era troppo preoccupata a partecipare a festini con i suoi innumerevoli amanti per pensare di sostituirlo con qualcuno di più adatto.
Insomma, quando Pierce chiudeva la scuola c’erano buonissime probabilità che non sarebbe stata aperta fino al mattino dopo. Chiunque rimanesse al suo interno era come un uccellino in gabbia a questo punto.
Le luci improvvisamente si spensero e loro corsero più velocemente.
Arrivarono all’ingresso ma entrarono immediatamente nel panico quando lo trovarono chiuso. Poi apparve un barlume di speranza e videro Pierce con ancora le chiavi in mano, allontanarsi zoppicando e fischiettando attraverso il buio parcheggio.
Provarono a chiamarlo, a urlare il suo nome: “Pierce, Pierce”, ma niente. Pierce restava il solito sordo e nulla avrebbe richiamato la sua attenzione.
Così Pierce scomparve lentamente nella notte e Simon e Linda rimasero a guardarlo, loro malgrado, dietro le sbarre che li avrebbero rinchiusi per tutta la notte all’interno del loro terrificante liceo.
Linda si allontanò dalla porta e fu sul punto di scoppiare a piangere.
«Merda, merda, merda!» iniziò a urlare, in preda al panico. «Non solo dovrò passare un’intera notte senza cibo, acqua, un letto o del riscaldamento, ma dovrò passarla insieme a te! Ma perché deve succedere tutto a me?!»
«C’è un telefono in presidenza, ne sono sicuro» provò a ragionare Simon. «Se andiamo lì possiamo tranquillamente chiamare qualcuno e farci venire a-»
«Oh, è tutta colpa tua!» continuava Linda, senza ascoltarlo minimamente. «Se non avessi iniziato a contestarmi sulle Regole in questo momento non saremmo qui!»
Simon, che fino a quel momento era riuscito a mantenere la calma, si girò indignato verso di lei:
«Io?!» disse, irritandosi sempre di più. «Sei tu quella che ha iniziato ad attaccarmi!»
«Sì, ma se tu non avessi iniziato ad appendere poster-»
«Avevo tutto il diritto di farlo! Se ci troviamo in questa situazione è solo per colpa tua!»
Ripresero a litigare e a urlarsi in faccia, con le stesse identiche modalità che avevano usato pochi minuti prima. Finché Simon si decise ad essere lui la parte matura della coppia per una buona volta, e le disse, con tono calmo e pacato:
«Senti, se continuiamo a litigare o ad accusarci a vicenda non andiamo da nessuna parte. Dobbiamo pensare ad altro...».
«Va bene, spogliati».
Simon guardò Linda sconvolto, mentre la ragazza iniziava già a togliersi la maglia della divisa da cheerleader.
«Cosa? No!» si affrettò a dire. «No, non intendevo questo quando dicevo “pensare ad altro”!»
Linda lo guardò storto.
«Hai altre idee?»
«Per prima cosa dobbiamo procurarci delle torce per muoverci tranquillamente». Simon indicò la porta in fondo al corridoio. «So che ce n’è una in auditorium. Poi andiamo in presidenza, troviamo il telefono e chiediamo aiuto a qualcuno».
Linda sbuffò, si rimise la maglietta e iniziò a seguire Simon nel corridoio buio e deserto. C’era una certa calma che loro trovavano affascinante, nel vedere la scuola senza un briciolo di vita.
Trovarono la torcia in uno scatolone in auditorium, il quale onore di poterla maneggiare fu dato (ovviamente) a Linda e poi andarono in presidenza più tranquilli che mai.
Il luogo in cui la preside Finch passava gran parte delle sue ore era un misto di odore di alcol soffocante, una serie di riviste pornografiche maschili lasciate in bella vista sulla cattedra e l’interessante collezione di bourbon rari e costosi whisky giapponesi posti sul tavolino di fianco alla scrivania.
Sul medesimo tavolino Linda e Simon trovarono il telefono cordless che stavano cercando.
Non appena la vide, Simon afferrò la cornetta abbandonata sul tavolo, ma un secondo dopo la guardò confuso e la rimise al suo posto sulla sua base.
«Qual è il problema?» domandò Linda.
«La buona notizia è che il telefono funziona» disse Simon, mentre continuava a esaminare il telefono. «La cattiva è che è rimasto per troppo tempo staccato dalla base e le batterie si sono scaricate. Al momento è ancora spento, quindi dovremmo aspettare ancora un po’».
«Quanto, più o meno?»
«Non so. Un’oretta circa».
Linda si ritrovò a sbuffare nuovamente, poi non perse ulteriore tempo: prese la bottiglia di bourbon della Finch e si diresse in corridoio con la sua torcia in mano. Simon la seguì, e la osservò mentre si dirigeva decisa verso le macchinette in fondo al corridoio.
«Che stai facendo?» chiese incuriosito.
«Non so te, ma io sto morendo di fame». Si girò verso Simon e gli consegnò in mano la torcia e la bottiglia di bourbon. «Tienimeli».
Simon la guardò senza capire. Vide Linda alzare un piede e dare un forte calcio alla macchinetta. Le merendine al suo interno cominciarono a tremare. Simon era confuso e affascinato allo stesso tempo.
«Non credo che possa davvero funzionare, sai...» disse ridendo.
«Stai zitto».
Linda continuò a tirare calci alla macchinetta, finché non caddero un pacchetto di patatine e una merendina al cioccolato. Lanciò la merendina a Simon che, ancora a bocca aperta, la prese al volo. Dopodiché i due ragazzi si sedettero per terra, con la schiena contro gli armadietti e, appoggiata a terra in mezzo a loro, la torcia sfavillante.
Brindarono con il bourbon alla loro lussuosa cena e si ritrovarono a bere con ingordigia senza nemmeno accorgersene.
«Sei stata forte prima» disse Simon tra un morso e l’altro, riferendosi alla sua performance alle macchinette.
«Alle medie mi chiamavano la dea delle macchinette» disse Linda, prendendo un’altra patatina. «Non so, è tipo il mio potere magico o qualcosa del genere».
Simon si ritrovò a guardare la situazione circostante con un misto di divertimento e tristezza.
«Mi ricorda il nostro pic-nic, sai?» sostenne, sorridendo tra sé e sé.
Linda sembrò pensarci un po’ su.
«Quale, quello di due anni fa, fuori dal bosco?» chiese, cercando di ricordarsi.
Simon annuì e anche Linda si ritrovò a sorridere a quel pensiero.
«Certo...» disse la ragazza. «Il peggior primo appuntamento della mia vita, questo è certo».
«Oh, dai, avevo sedici anni, non avevo mai chiesto ad una ragazza di uscire!» Simon si ritrovò inconsapevolmente a ridere. E forse per l’alcol, forse per voler pensare ad altro, anche Linda iniziò a ridere.
«Insomma, chi fa un pic-nic fuori da un bosco?» Linda continuava a ridere incessantemente e diventava sempre più rossa.
«Credevo fosse romantico! Non pensavo di certo che potessero esserci tutte quelle formiche...»
«E le vespe... E i calabroni, e le libellule...»
«E gli orsi».
Si guardarono per un secondo, e ricordandosi entrambi del loro tragico primo appuntamento scoppiarono a ridere nuovamente, finché gli stomaci non gli fecero male e finché le lacrime di gioia non finirono per esaurire.
«Ah, quanto mi mancano quei tempi, Lin!»
Simon quasi si stupì di quello che aveva appena detto. Ma d’altronde era ubriaco, poteva permettersi di dire tutto. Ma nulla lo sconvolse di più, quando udì Linda dirgli, in tono quasi serio:
«Anche a me».
Simon si girò verso di lei e la guardò intensamente. Lei evitava il suo sguardo, così Simon scoppiò nuovamente a ridere e si avvicinò a lei.
«Bugiarda! Bugiarda-ah» sogghignò Simon, facendole la cantilena.
«Dai, dico sul serio!» Linda si volse verso di lui e Simon vide con stupore che in viso era seria.
Il ragazzo si lasciò andare contro gli armadietti, e con ancora una leggera nota di ebbrezza nella sua voce, continuò il suo discorso:
«Naah, non te n’è mai importato nulla di me, ammettilo!» disse il ragazzo, senza riuscire a smettere di sorridere. Il suo volto era come paralizzato. «Ti piacevo solo perché ero bello e indifeso e tu avevi gli istinti materni con gli sfigati, o qualcosa del genere, e volevi vendicarti di Tristan Lee e mi hai usato e bla bla, chissenefrega, tanto ormai sono passati due anni e chissenefrega. Davvero».
«No, non è vero! Tu mi piacevi davvero! Tu...!»
Simon la guardò con un certo giudizio negli occhi.
«Io ho solo...!» protestò Linda, poi si girò dall’altra parte, offesa. «Oh, ma perché credete tutti che io sia questa specie mostro senza sentimenti incapace di provare qualsivoglia di affetto?»
Simon si sentì leggermente in colpa a quel punto. Il sorriso ghiacciatoglisi in faccia si sciolse in un attimo, come per magia, e rimase in silenzio.
Erano ancora seduti fianco a fianco, contro gli armadietti; la luce delle torce come unico bagliore tra di loro e nessuno dei due che parlava.
«Eddai scusa» disse Simon, tornato all’improvviso in sé. «Non penso che tu sia un mostro senza sentimenti incapace di provare qualsivoglia di affetto». Le rivolse un sorriso gentile, ma Linda non lo guardò. «Certo, hai un bel caratterino, ma nulla di disumano, ecco».
«Beh, grazie...» disse Linda, con tono totalmente distaccato.
Simon abbassò lo sguardo e vide che le loro mani appoggiate per terra si erano pian piano accostate.
Lentamente provò ad avvicinare la sua a quella di Linda, senza che lei se ne accorgesse. Si sentì quasi felice di essere lì con lei nel momento in cui le loro dita si sfiorarono.
Sfortunatamente quel momento venne velocemente interrotto.
Udirono improvvisamente un altro click come quello di prima, questa volta molto più forte e proveniente dal piano di sopra.
Si guardarono e ritornarono sobri in un secondo.
«L’hai sentito anche tu, vero?»
Un altro click, ancora più forte, dal piano di sopra. Linda si alzò in piedi senza pensarci due volte.
«Andiamo a dare un’occhiata».
Simon era molto più propenso a restare lì e finire il loro bourbon in santa pace, ma d’altronde non avevano nulla da fare in quel momento. Controllare non avrebbe di certo fatto male. Linda prese la torcia e Simon la seguì senza protestare.
Arrivati alla tromba di scale oscure, che portavano prima al piano superiore, poi al tetto della scuola, incominciarono a sentirsi inspiegabilmente inquieti. Puntando la luce qua e là, Linda non riuscì a scorgere nulla di strano. Tutto sembrava nella più tranquilla normalità.
Simon si rilassò, sospirando di colpo.
«Visto?» disse, sorridendo a Linda spensierato. «Non è successo assolutamente nu-»
Un improvviso e fortissimo colpo li fece sobbalzare entrambi. Linda lasciò cadere la torcia che si spense e tutto tornò buio. Spaventati e confusi, i due ragazzi videro qualcosa di grosso come un sacco di farina cadere giù dalle scale, poi un tonfo, ancora più assordante di quello di prima. Dopodiché, silenzio.
Linda tastò nel buio alla ricerca di Simon e riuscì, per fortuna, a trovare la sua mano e a stringerla.
«Tutto a posto?» sentì la sua voce chiedere.
«Sì...» La ragazza si abbassò alla ricerca della torcia. «Cosa diavolo è appena successo?»
La luce, con un veloce schiaffo sulla torcia, riprese a funzionare.
Linda la puntò davanti a sé e, quello che videro, li lasciò entrambi paralizzati.
Quello che era caduto dalle scale non era affatto un sacco di farina.
Fu una fortuna che Simon e Linda si stessero stringendo la mano in quel momento, perché erano certi che, se non fossero stati con qualcuno lì, sarebbero svenuti all’istante.
Volevano entrambi urlare, ma erano paralizzati.
La Ragazza Nuova era davanti a loro, distesa in un mare di sangue. I capelli ramati che si confondevano con il pavimento, il viso bianco e incantevole colto in un’espressione di ghiaccio e il buco di un proiettile impresso in mezzo alla fronte.





Mamma mia, raga, finalmente ci sono arrivata! Finalmente la parte giallistica è qui con noi! Scusate se ci ho messo così tanto, ma dovevo un attimino impostare la trama. Da adesso in poi la storia si concentrerà su questo losssscoo omicidio da risolvere; spero diventi più interessante, quindi stay tuned :)
Mel.
  
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