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Autore: Natory28    14/02/2018    4 recensioni
[Clexa AU]
Lexa e Clarke sono migliori amiche sin da piccole, entrambe hanno una passione/ossessione in comune: il softball. Crescono giocando insieme per molti anni, formando una delle migliori batterie (lanciatrice/ricevitore) della categoria giovanile, e diventando l’una il sostentamento dell’altra. All’età di quindici anni però, Clarke sparisce - letteralmente - dalla faccia della terra, senza lasciare traccia. Lexa dilaniata per aver perso la sua migliore amica - o forse qualcosa di più - si rifugia nel softball. Quello stesso sport che, insieme a Clarke, la rendeva viva. Diventa una professionista e dopo una serie di vittorie - dieci anni dopo - viene convocata in nazionale per partecipare alle olimpiadi di Tokyo. Il coronamento più importante per uno sportivo è alle porte per Lexa, ogni suo sforzo, ogni sua fatica, verrà ripagata partecipando a quella competizione… non può certo sapere che, proprio a causa di quella manifestazione sportiva, alcune ferite si riapriranno e i fantasmi del passato riappariranno.
Genere: Angst, Introspettivo, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 9

 

"Clarke, mi stai spaventando... che cosa è successo?", le chiedo sempre più in ansia.

"Quello che è successo qui non è importante! Lexa, voglio solo sapere se stai bene e se tra noi è tutto ok...".

"Ehi, io sto bene e sono ancora follemente e perdutamente innamorata di te... nessuna foto potrà mai cambiare questo", dico senza neanche pensaci, facendomi guidare dai miei sentimenti.

"Ho paura, ho tanta paura che questa storia possa dividerci...", replica con voce tremante.

"Clarke, mentirei se ti dicessi che quella foto non ha sollevato un polverone, ma ho già parlato con il mio coach, con Costia e mia sorella... ho messo in chiaro la mia professionalità e la tua, ma...", lascio la frase in sospeso cercando le parole più adatte per continuare.

"Ma cosa, Lexa?".

"Ma ho anche sottolineato il fatto che non sono disposta a rinnegare quello che provo per te, né ora né mai... e che davanti ad una scelta imposta scelgo e sceglierò sempre te Clarke...", la mia voce si attenua fino ad un lieve sussurro.

Il mio cuore ha preso il sopravvento e ora si sta esprimendo senza filtri.

"Lexa... ti amo talmente tanto", sentire le sue parole mi manda fuori di testa.

Dio, come la vorrei qui!

"Anche io ti amo Clarke e non voglio più perderti... non potrei sopravvivere altrimenti...".

"Woods adesso smettila! Mi stai facendo piangere. Da quando sei diventata così dolce e romantica?", sdrammatizza cercando di alleggerire la conversazione.

"Direi.. da quando ti ho ritrovata", le dico non mollando la presa.

"Insisti?".

"A quanto pare Clarke...".

Continuiamo a parlare di tutto e di niente, ridendo e scherzando, senza curarci minimamente dell'ora e del fatto che sia una chiamata intercontinentale.

Per un attimo rimaniamo in silenzio ed è proprio in quel momento che la mia mente viene sopraffatta di nuovo da quel dubbio di partenza rimasto inespresso.

"Clarke... perché hai tanta paura? Che cosa ti hanno detto?", le chiedo timorosa.

Il suo silenzio mi fa vacillare.

"Mi hanno detto che tutta questa storia, il nostro improvviso ritrovamento, doveva finire in una bolla di sapone, che entrambe non potevamo assecondare questo tipo di sentimento in vista delle Olimpiadi. E fin qui, me lo aspettavo un discorso del genere, ma poi… sono andati un po' troppo sullo specifico e questo mi ha spaventato...".

"E cioè? Che cosa ti hanno detto da spaventarti così tanto?", le chiedo avida di conoscere ogni dettaglio.

"Che il tuo amore per me non era reale... lui… mi ha detto che dopo tutti questi anni non potevi continuare ad amarmi, non così, era una bieca menzogna per poter rivivere il passato. E, magari, trarne dei vantaggi... per studiarmi e capire i miei punti di forza e le mie debolezze per potermi battere negli scontri diretti... visto che, è inutile negarlo, saremo l’una contro l’altra in campo", dice quasi in affanno.

Ci metto un po' ad elaborare le sue parole e stranamente non vengo colta dalla rabbia. Ripenso alle parole di mia sorella e quasi mi viene da ridere.

"Clarke, tesoro... a questo mondo non c’è niente di più vero del mio amore per te. Probabilmente il tuo ex marito è ancora geloso, magari per lui non è stato solo un matrimonio di facciata. Non credere a quello che dice. Lui non mi conosce, tu invece si. Sei quella che mi conosce meglio. E quando dico che ti amo è perché sei l'unica persona per cui provi questo sentimento. Nel mio cuore ci sei sempre stata tu, solo tu Clarke. Non lasciare che ti portino via da me… ancora una volta. Ti prego Clarke, abbi fiducia in me, in noi. Vedrai che ce la caveremo...", parlo ancora una volta facendomi trasportare dal sentimento.

"Oddio, Lex, mi manchi da pazzi. Quanto vorrei che fossi qui, con me".

"Anche io vorrei essere lì. Vorrei tanto stringerti in un abbraccio, coccolarti, baciarti".

"Ok, forse è meglio fermarsi qui. Ho come l'impressione che se continui così non riuscirò a prendere sonno!", esclama come se fosse imbarazzata.

"Beh, vista l'ora e le immagini di te nella mia testa, non credo proprio che dormirò tanto facilmente...", affermo con un tono quasi frustrato.

"Che stupida che sono, mi ero completamente dimenticata del fuso orario. Li, a San Diego, è tardissimo. Cavolo, scusami Lexa, scusami tanto. Immagino che domani avrai gli allenamenti? Forse ora è meglio che tu chiuda gli occhi e ti metta a dormire. Ci sentiamo appena possiamo, ok?", ribatte mortificata.

"Forse hai ragione, anche se non mi dispiacerebbe affatto passare la notte insonne a causa tua...".

"Lexa!", mi riprende.

"Ok, faccio la brava. Buonanotte Clarke...".

"Buonanotte Lexa. Ti amo".

"Ti amo anche io".

Metto giù e non posso fare a meno di sorridere. Probabilmente la gente ci metterà i bastoni tra le ruote, ma io sono convinta che riusciremo a stare insieme. Clarke è la mia forza e quello che ci è successo ha solo rafforzato il nostro rapporto. Niente e nessuno potrà tenermi lontana da lei.

 

****

 

I giorni sono passati inesorabili, da quella famosa telefonata sono già passati quattro lungi mesi. La mia testa continua ad essere affollata da assurdi pensieri. Spesso fatico a concentrarmi e il mio rendimento in campo ne risente.

Credo che le mie paure stiano prendendo il sopravvento… magari inconsciamente, ma è così. Il fatto di non avere Clarke al mio fianco mi destabilizza, mi rende inquieta.

Penso fermamente che sia dovuto al fatto che mi manchi da morire e che da quella famosa sera non siamo riuscite a sentirci più di tanto, si e no una decina di volte. Non mi basta, non mi basta più. Mi manca ogni cosa di lei, il suo sguardo, il suo sorriso, i suoi baci, le sue carezze. Credo di essere ad un passo dalla pazzia.

Fra meno di un mese partiamo per le Olimpiadi. Dovrei essere elettrizzata, il raggiungimento di un sogno che si realizza, ma non ci riesco.

L'unica nota positiva è che finalmente rivedrò Clarke, ma a pensarci bene non so quanto questo sia positivo. Durante la competizione saremo sotto gli occhi di tutti e a mala pena riusciremo a scambiare qualche parola. Forse sarà molto peggio starle a pochi metri e non riuscire neanche a sfiorarla… o forse poterla semplicemente ammirare mi darà la forza per affrontare tutto questo.

"Dannazione, ma che mi prende?", urlo al vento.

Ho bisogno di staccare la spina, anche solo per un paio di giorni. È più di quattro mesi che ci alleniamo come matte ed io comincio ad essere stanca.

Quando entro nello spogliatoio, non trovo nessuno. La cosa non mi sorprende, sono sempre la prima ad arrivare e l'ultima ad andare via. Comincio a cambiarmi per la sessione odierna, quando in lontananza sento le voce delle mie compagne arrivare.

"Hai visto tesoro? È giù qui, mi devi venti dollari”, sento la voce di Anya complottare con Raven.

“Ehi Heda, scommettere su di te, sono soldi facili. Ci avrei giurato che tu fossi già qui", ironizza mia sorella.

"Anya, quante volte ti ho detto che odio quel nome?".

"Onestamente sorellina, non le ho mai contate, ma rassegnati… mi piace un sacco, quindi anche se lo odi continuerò a chiamarti così", sorride andando al suo armadietto prima di darmi il tempo di ribattere.

"Sei impossibile", sussurro più a me stessa che a lei.

Saluto Octavia, Raven e le altre, poi mi fermo a fare due chiacchiere con Costia. Le cose con lei vanno molto meglio, non lo credevo possibile, ma la nostra amicizia si sta rafforzando. Alla fine è tornata con la sua ex, Jessica, e sembra che questa volta sia quella buona. In questo periodo è solare, radiosa, sembra proprio felice e la cosa non può che riempirmi di gioia.

Tutte impegnate a chiacchierare nessuna di noi si accorge dell'arrivo della coach Anderson e del suo vice Black.

"Buongiorno ragazze", Indra richiama la nostra attenzione.

"Buongiorno Coach", rispondiamo quasi all’unisono.

Un silenzio di tomba cala improvvisamente nello spogliatoio.

"Oggi l'allenamento sarà una passeggiata, faremo solo battuta. Ormai ci siamo quasi ragazze, fra qualche settimana si parte. Io e coach Black ci teniamo a dirvi quanto siamo soddisfatti ed orgogliosi dei vostri sforzi. E per questo motivo abbiamo pensato di darvi qualche giorno libero. Vedetela come una sorta di ricompensa per il vostro duro lavoro".

Le grida di gioia delle mie compagne rimbombano nella stanza. Un timido sorriso compare anche sulle mie labbra. Credo che Indra abbia la dote nascosta di leggere nel pensiero... questi quattro giorni ci volevano proprio per allentare un po' la tensione. Spero solo che la mia mente si rilassi un po' e non si impantani ancora di più nei pensieri, anche se, onestamente, ne dubito.

"Forza ragazze andiamo e facciamo del nostro meglio", mi alzo in piedi spronando le altre.

Mentre passo vicino al coach le sussurro un timido grazie ricevendo in risposta un inaspettato sorriso.

L'allenamento, come previsto dalla coach, è stato indolore, ma come sempre estremamente utile. Rinforzare l'attacco è una cosa essenziale per mirare in alto.

Qualche ora dopo mi ritrovo nella mia caffetteria preferita, il Grounders, davanti ad una tazza fumante di caffè.

Cazzeggio con il cellulare, navigando sui social, su internet, senza prestarvi veramente attenzione.

Il registro chiamate compare sul display e il contatto di Clarke è una forte tentazione. Scuoto la testa, pensando al fatto che non sia il caso chiamarla adesso.

'Adesso a Tokyo è notte fonde...', continuo a ripetermi come se fosse un mantra.

Neanche un secondo dopo mi arriva una mail, proprio di Clarke, come se in qualche modo avesse un filo diretto con i miei pensieri.

Con una frenesia assurda la apro e mi metto subito a leggerla.

 

'Lexa,

non so neanche io perché ho scelto di scriverti una mail, forse perché è notte fonda e non riesco a dormire.

Non ci crederai, ma sto contando i giorni, mi manchi ogni istante di più. Spesso mi trovo a fissare il display del mio cellulare, come se lo stessi ipnotizzando e per magia squillasse per via di una tua chiamata… altre invece cerco le tue foto e le guardo quasi imbambolata, solo così, per un attimo, ritorno a respirare.

Proprio oggi il team manager della squadra ci ha dato qualche giorno libero, quasi volesse ricompensarci per averci massacrato tutto questo tempo.

Inizialmente ero contenta, niente allenamenti per quasi cinque giorni, poi però la gioia è scomparsa.

Non farò altro che pensare a te e questo mi metterà ancora di più tristezza addosso, come se non ne avessi già abbastanza.

Così ho fatto la pazzia.

Ti ricordi, quando a dodici anni siamo andate a New York per la nostra prima trasferta importante? I nostri genitori erano terrorizzati all'idea di farci andare via senza di loro, solo noi due e il resto della squadra, ma io non ne avevo perché tu eri al mio fianco. Ricordo ancora l'albergo che la scuola ha prenotato e le notti che abbiamo passato a chiacchierare.

Beh, visto che mi hanno severamente vietato di vederti e mettere piede in California (cosa che avrei fatto senza esitare se solo avessi potuto), ho dovuto improvvisare. Così ho prenotato il volo per NY e una camera proprio in quel albergo di tanti anni fa. Tra qualche ora parto. Magari rivangare il passato mi farà sentire meglio, forse ti sentirò meno lontana. O forse sto solo impazzendo, qui, sola, a scriverti queste cretinate. Ma che dico? Io sono sempre stata pazza... sì, pazza di te.

Ti amo Lexa, talmente tanto mi sento persa senza di te.

Tua,

Clarke'

 

Leggo e rileggo le sue parole fino ad imprimerle nel cervello. Decido di non risponderle subito e, facendomi trasportare dall’impulsività, prenoto il prossimo volo per New York. La fortuna è dalla mia e se tutto va bene domani mattina riuscirò ad abbracciare Clarke.

_______________

NOTE AUTRICE.

Ehi ciao, eccomi di nuovo con un nuovo capitolo.

Alla fine tutta la preoccupazione di Clarke si è dissolta con le dolci e amorevoli rassicurazioni di Lexa. Tutto ok insomma, o quasi.

Facciamo un salto temporale i loro contatti non sono poi così frequenti, Lexa accusa molto questa mancanza, ma a quanto pare non è la sola.

Una pausa prima delle Olimpiadi ci vuole o sbaglio?

Chissà se Clarke prenderà quel volo?

Voi che mi dite? Vi è piaciuto il capitolo? Spero proprio di sì.

Grazie per il vostro supporto e i vostri commenti per me fondamentali.

Un abbraccio e alla prossima.

Lory

   
 
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