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CAPITOLO
9
"Clarke, mi stai spaventando...
che cosa è
successo?", le chiedo sempre più in ansia.
"Quello
che è successo qui non è importante! Lexa, voglio
solo sapere se stai bene e se
tra noi è tutto ok...".
"Ehi, io sto bene e sono ancora
follemente e
perdutamente innamorata di te... nessuna foto potrà mai
cambiare questo",
dico senza neanche pensaci, facendomi guidare dai miei sentimenti.
"Ho
paura, ho tanta paura che questa storia possa dividerci...",
replica con voce tremante.
"Clarke, mentirei se ti dicessi
che quella
foto non ha sollevato un polverone, ma ho già parlato con il
mio coach, con
Costia e mia sorella... ho messo in chiaro la mia
professionalità e la tua,
ma...", lascio la frase in sospeso cercando le parole più
adatte per continuare.
"Ma
cosa, Lexa?".
"Ma ho anche sottolineato il
fatto che non
sono disposta a rinnegare quello che provo per te, né ora
né mai... e che
davanti ad una scelta imposta scelgo e sceglierò sempre te
Clarke...", la
mia voce si attenua fino ad un lieve sussurro.
Il mio cuore ha preso il
sopravvento e ora si sta
esprimendo senza filtri.
"Lexa...
ti amo talmente tanto", sentire le sue parole mi manda
fuori di testa.
Dio,
come la vorrei qui!
"Anche io ti amo Clarke e non
voglio più
perderti... non potrei sopravvivere altrimenti...".
"Woods
adesso smettila! Mi stai facendo piangere. Da quando sei diventata
così dolce e
romantica?",
sdrammatizza cercando di alleggerire la
conversazione.
"Direi.. da quando ti ho
ritrovata", le
dico non mollando la presa.
"Insisti?".
"A quanto pare Clarke...".
Continuiamo a parlare di tutto e
di niente, ridendo
e scherzando, senza curarci minimamente dell'ora e del fatto che sia
una
chiamata intercontinentale.
Per un attimo rimaniamo in
silenzio ed è proprio in
quel momento che la mia mente viene sopraffatta di nuovo da quel dubbio
di
partenza rimasto inespresso.
"Clarke... perché hai
tanta paura? Che cosa ti
hanno detto?", le chiedo timorosa.
Il suo silenzio mi fa vacillare.
"Mi
hanno detto che tutta questa storia, il nostro improvviso ritrovamento,
doveva
finire in una bolla di sapone, che entrambe non potevamo assecondare
questo
tipo di sentimento in vista delle Olimpiadi. E fin qui, me lo aspettavo
un
discorso del genere, ma poi… sono andati un po' troppo sullo
specifico e questo
mi ha spaventato...".
"E cioè? Che cosa ti
hanno detto da spaventarti
così tanto?", le chiedo avida di conoscere ogni dettaglio.
"Che
il tuo amore per me non era reale... lui… mi ha detto che
dopo tutti questi
anni non potevi continuare ad amarmi, non così, era una
bieca menzogna per
poter rivivere il passato. E, magari, trarne dei vantaggi... per
studiarmi e
capire i miei punti di forza e le mie debolezze per potermi battere
negli
scontri diretti... visto che, è inutile negarlo, saremo
l’una contro l’altra in
campo",
dice quasi in affanno.
Ci metto un po' ad elaborare le
sue parole e
stranamente non vengo colta dalla rabbia. Ripenso alle parole di mia
sorella e
quasi mi viene da ridere.
"Clarke, tesoro... a questo mondo
non c’è
niente di più vero del mio amore per te. Probabilmente il
tuo ex marito è
ancora geloso, magari per lui non è stato solo un matrimonio
di facciata. Non
credere a quello che dice. Lui non mi conosce, tu invece si. Sei quella
che mi
conosce meglio. E quando dico che ti amo è perché
sei l'unica persona per cui
provi questo sentimento. Nel mio cuore ci sei sempre stata tu, solo tu
Clarke.
Non lasciare che ti portino via da me… ancora una volta. Ti
prego Clarke, abbi
fiducia in me, in noi. Vedrai che ce la caveremo...", parlo ancora una
volta facendomi trasportare dal sentimento.
"Oddio,
Lex, mi manchi da pazzi. Quanto vorrei che fossi qui, con me".
"Anche io vorrei essere
lì. Vorrei tanto
stringerti in un abbraccio, coccolarti, baciarti".
"Ok,
forse è meglio fermarsi qui. Ho come l'impressione che se
continui così non
riuscirò a prendere sonno!", esclama come se fosse
imbarazzata.
"Beh, vista l'ora e le immagini
di te nella
mia testa, non credo proprio che dormirò tanto
facilmente...", affermo con
un tono quasi frustrato.
"Che
stupida che sono, mi ero completamente dimenticata del fuso orario. Li,
a San
Diego, è tardissimo. Cavolo, scusami Lexa, scusami tanto.
Immagino che domani
avrai gli allenamenti? Forse ora è meglio che tu chiuda gli
occhi e ti metta a
dormire. Ci sentiamo appena possiamo, ok?",
ribatte mortificata.
"Forse hai ragione, anche se non
mi
dispiacerebbe affatto passare la notte insonne a causa tua...".
"Lexa!",
mi riprende.
"Ok, faccio la brava. Buonanotte
Clarke...".
"Buonanotte
Lexa. Ti amo".
"Ti amo anche io".
Metto giù e non posso
fare a meno di sorridere.
Probabilmente la gente ci metterà i bastoni tra le ruote, ma
io sono convinta
che riusciremo a stare insieme. Clarke è la mia forza e
quello che ci è
successo ha solo rafforzato il nostro rapporto. Niente e nessuno
potrà tenermi
lontana da lei.
****
I giorni sono passati
inesorabili, da quella famosa
telefonata sono già passati quattro lungi mesi. La mia testa
continua ad essere
affollata da assurdi pensieri. Spesso fatico a concentrarmi e il mio
rendimento
in campo ne risente.
Credo che le mie paure stiano
prendendo il
sopravvento… magari inconsciamente, ma è
così. Il fatto di non avere Clarke al
mio fianco mi destabilizza, mi rende inquieta.
Penso fermamente che sia dovuto
al fatto che mi
manchi da morire e che da quella famosa sera non siamo riuscite a
sentirci più
di tanto, si e no una decina di volte. Non mi basta, non mi basta
più. Mi manca
ogni cosa di lei, il suo sguardo, il suo sorriso, i suoi baci, le sue
carezze.
Credo di essere ad un passo dalla pazzia.
Fra meno di un mese partiamo per
le Olimpiadi.
Dovrei essere elettrizzata, il raggiungimento di un sogno che si
realizza, ma
non ci riesco.
L'unica nota positiva
è che finalmente rivedrò
Clarke, ma a pensarci bene non so quanto questo sia positivo. Durante
la
competizione saremo sotto gli occhi di tutti e a mala pena riusciremo a
scambiare qualche parola. Forse sarà molto peggio starle a
pochi metri e non
riuscire neanche a sfiorarla… o forse poterla semplicemente
ammirare mi darà la
forza per affrontare tutto questo.
"Dannazione, ma che mi prende?",
urlo al
vento.
Ho bisogno di staccare la spina,
anche solo per un
paio di giorni. È più di quattro mesi che ci
alleniamo come matte ed io
comincio ad essere stanca.
Quando entro nello spogliatoio,
non trovo nessuno.
La cosa non mi sorprende, sono sempre la prima ad arrivare e l'ultima
ad andare
via. Comincio a cambiarmi per la sessione odierna, quando in lontananza
sento
le voce delle mie compagne arrivare.
"Hai visto tesoro? È
giù qui, mi devi venti
dollari”, sento la voce di Anya complottare con Raven.
“Ehi Heda, scommettere
su di te, sono soldi facili.
Ci avrei giurato che tu fossi già qui", ironizza mia sorella.
"Anya, quante volte ti ho detto
che odio quel
nome?".
"Onestamente sorellina, non le ho
mai contate,
ma rassegnati… mi piace un sacco, quindi anche se lo odi
continuerò a chiamarti
così", sorride andando al suo armadietto prima di darmi il
tempo di
ribattere.
"Sei impossibile", sussurro
più a me
stessa che a lei.
Saluto Octavia, Raven e le altre,
poi mi fermo a
fare due chiacchiere con Costia. Le cose con lei vanno molto meglio,
non lo
credevo possibile, ma la nostra amicizia si sta rafforzando. Alla fine
è tornata
con la sua ex, Jessica, e sembra che questa volta sia quella buona. In
questo
periodo è solare, radiosa, sembra proprio felice e la cosa
non può che
riempirmi di gioia.
Tutte impegnate a chiacchierare
nessuna di noi si
accorge dell'arrivo della coach Anderson e del suo vice Black.
"Buongiorno ragazze", Indra
richiama la
nostra attenzione.
"Buongiorno Coach", rispondiamo
quasi all’unisono.
Un silenzio di tomba cala
improvvisamente nello
spogliatoio.
"Oggi l'allenamento
sarà una passeggiata,
faremo solo battuta. Ormai ci siamo quasi ragazze, fra qualche
settimana si
parte. Io e coach Black ci teniamo a dirvi quanto siamo soddisfatti ed
orgogliosi dei vostri sforzi. E per questo motivo abbiamo pensato di
darvi
qualche giorno libero. Vedetela come una sorta di ricompensa per il
vostro duro
lavoro".
Le grida di gioia delle mie
compagne rimbombano
nella stanza. Un timido sorriso compare anche sulle mie labbra. Credo
che Indra
abbia la dote nascosta di leggere nel pensiero... questi quattro giorni
ci
volevano proprio per allentare un po' la tensione. Spero solo che la
mia mente
si rilassi un po' e non si impantani ancora di più nei
pensieri, anche se,
onestamente, ne dubito.
"Forza ragazze andiamo e facciamo
del nostro
meglio", mi alzo in piedi spronando le altre.
Mentre passo vicino al coach le
sussurro un timido
grazie ricevendo in risposta un inaspettato sorriso.
L'allenamento, come previsto
dalla coach, è stato
indolore, ma come sempre estremamente utile. Rinforzare l'attacco
è una cosa
essenziale per mirare in alto.
Qualche ora dopo mi ritrovo nella
mia caffetteria
preferita, il Grounders, davanti ad una tazza fumante di
caffè.
Cazzeggio con il cellulare,
navigando sui social,
su internet, senza prestarvi veramente attenzione.
Il registro chiamate compare sul
display e il
contatto di Clarke è una forte tentazione. Scuoto la testa,
pensando al fatto
che non sia il caso chiamarla adesso.
'Adesso
a Tokyo è notte fonde...', continuo a ripetermi come se
fosse un mantra.
Neanche un secondo dopo mi arriva
una mail, proprio
di Clarke, come se in qualche modo avesse un filo diretto con i miei
pensieri.
Con una frenesia assurda la apro
e mi metto subito
a leggerla.
'Lexa,
non so neanche io
perché ho scelto
di scriverti una mail, forse perché è notte fonda
e non riesco a dormire.
Non ci crederai, ma sto contando
i
giorni, mi manchi ogni istante di più. Spesso mi trovo a
fissare il display del
mio cellulare, come se lo stessi ipnotizzando e per magia squillasse
per via di
una tua chiamata… altre invece cerco le tue foto e le guardo
quasi imbambolata,
solo così, per un attimo, ritorno a respirare.
Proprio oggi il team manager
della
squadra ci ha dato qualche giorno libero, quasi volesse ricompensarci
per
averci massacrato tutto questo tempo.
Inizialmente ero contenta, niente
allenamenti per quasi cinque giorni, poi però la gioia
è scomparsa.
Non farò altro che
pensare a te e
questo mi metterà ancora di più tristezza
addosso, come se non ne avessi già
abbastanza.
Così ho fatto la
pazzia.
Ti ricordi, quando a dodici anni
siamo andate a New York per la nostra prima trasferta importante? I
nostri
genitori erano terrorizzati all'idea di farci andare via senza di loro,
solo
noi due e il resto della squadra, ma io non ne avevo perché
tu eri al mio
fianco. Ricordo ancora l'albergo che la scuola ha prenotato e le notti
che
abbiamo passato a chiacchierare.
Beh, visto che mi hanno
severamente
vietato di vederti e mettere piede in California (cosa che avrei fatto
senza esitare
se solo avessi potuto), ho dovuto improvvisare. Così ho
prenotato il volo per
NY e una camera proprio in quel albergo di tanti anni fa. Tra qualche
ora parto.
Magari rivangare il passato mi farà sentire meglio, forse ti
sentirò meno
lontana. O forse sto solo impazzendo, qui, sola, a scriverti queste
cretinate.
Ma che dico? Io sono sempre stata pazza... sì, pazza di te.
Ti amo Lexa, talmente tanto mi
sento persa senza di te.
Tua,
Clarke'
Leggo e rileggo le sue parole
fino ad imprimerle
nel cervello. Decido di non risponderle subito e, facendomi trasportare
dall’impulsività,
prenoto il prossimo volo per New York. La fortuna è dalla
mia e se tutto va
bene domani mattina riuscirò ad abbracciare Clarke.
NOTE AUTRICE.
Ehi ciao, eccomi di nuovo con un nuovo
capitolo.
Alla fine tutta la preoccupazione di
Clarke si è dissolta
con le dolci e amorevoli rassicurazioni di Lexa. Tutto ok insomma, o
quasi.
Facciamo un salto temporale i loro
contatti non sono poi
così frequenti, Lexa accusa molto questa mancanza, ma a
quanto pare non è la
sola.
Una pausa prima delle Olimpiadi ci vuole o
sbaglio?
Chissà se Clarke
prenderà quel volo?
Voi che mi dite? Vi è piaciuto il capitolo? Spero proprio di sì.
Grazie per il vostro supporto e i vostri
commenti per me fondamentali.
Un abbraccio e alla prossima.
Lory