Di amicizia, lealtà e altre cose
che Snape non avrebbe mai capito
Note autrice:
-Amo i marauders più della mia stessa vita, okay?
-Oggettivamente so che questa storia non è un granché, ma ci tengo tantissimo (ergo trattatemela bene, per piacere).
-So che i nomi sono sballati, ma ho letto Harry Potter solo in inglese (e non mi andava di cercare l’equivalente in italiano).
-Questa raccolta sarà destinata ai miei
-Come al solito, no beta (sigh).
***
James Potter diede, nel suo quarto anno a Hogwarts, un pugno a Severus Snape talmente tanto forte da scheggiargli un dente, davanti a Lily Evans. Remus e Sirius erano lì con lui e James non fu mai in grado di ricordare bene l’ordine con cui gli appellativi scivolavano dalla bocca del Serpeverde, ma aveva chiamato loro tre privilegiati.
Evans si era infuriata (più per il fatto che avesse picchiato il suo caro Sev che per il pugno in se per se, immaginò il ragazzo) e aveva chiamato la McGonall che l’aveva immediatamente convocato nel suo ufficio, non appena era venuta a sapere dell’incidente.
James non aveva problemi ad ammettere di essere un privilegiato. La sua famiglia era ben conosciuta nel mondo magico, rispettata e ricca. James stesso sapeva di essere intelligente e di poter vantare una sicurezza in se stesso che ben pochi potevano avere.
Ma Sirius aveva un cognome che era più un peso che altro per lui e una famiglia che lo chiamava traditore del proprio sangue e Remus una volta al mese andava letteralmente all’inferno e ne tornava sempre con un sorriso e uno scherzo in più. Sirius si svegliava tremando la notte e chiedeva, sussurrando, se James fosse sveglio, mentre Remus fingeva che non gli facessero male tutte le ossa che aveva in corpo il giorno dopo la trasformazione, affinché nessuno si preoccupasse. Sirius riceveva lettere che gli facevano tremare le mani quando le strappava e Remus aveva avuto quasi un attacco di panico quando gli avevano detto che sapevano cos’era in realtà, temendo di venire esposto al mondo e di venir buttato fuori dalla scuola (o di perdere i suoi tre migliori amici al mondo).
Snape poteva chiamarlo come più gli piaceva, ma James non avrebbe permesso che chiamasse i suoi amici privilegiati.
Lo disse alla McGonall, che lo guardò per un tempo indefinito negli occhi.
Alla fine gli disse che avrebbe dovuto scrivere 20 righe in più degli altri sul suo compito di trasfigurazione per la settimana dopo, e lo congedò senza alcuna punizione.
Prima di chiudersi la porta dello studio della professoressa alle spalle, a James sembrò che lei gli sussurrasse:
-Grazie, Potter…-
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