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Autore: clairemonchelepausini    14/02/2018    3 recensioni
|Klaroline| KlausCentred | CarolineCentred |
[Klaus/Caroline]
“Non è un segreto, Klaus e Caroline non facevano mai le cose come due persone normali, andavano controcorrente e dovevano far passare anni prima di convincersi che si appartenevano, che l’uno non poteva esistere senza l’altro ma, dopotutto è proprio per questo che noi ci siamo innamorati di loro.”
Raccolta di drabble, flashfic e one shot che narrano il mio amore per loro, fatto di piccoli momenti resi unici, di parole che sanno di promesse e di amore che durerà per sempre, senza ma e senza se.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Klaus
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NOTE:
Contest: Questa storia partecipa al contest “Dillo con un… Bacio Perugina” indetto da…. (scrivete il gruppo nel quale vi siete iscritti) con la partecipazione di (inserite anche l’altro gruppo) 
Prompt (potete mettere anche il link, la foto, il numero) : 17 “Voglio calore sulla mia pelle. Voglio le fiamme. Voglio le scintille.”

 

 




 
Found myself at your door,
Just like all those times before,
I’m not sure how I got there,
All roads they lead me here.

 
 
 
 

«A lavare le mani. Subito» disse con voce dura Caroline, mentre Lizzie e Josie si rincorrevano per casa a fare la gara a chi arrivava prima in bagno.
 
“Un giorno di queste mi faranno uscire pazza” pensò, ma sorrise perché nonostante le ore di sonno perse, le litigate, i loro poteri e i vari sacrifici erano il suo bene più prezioso.
 
La donna stava apparecchiando la tavola quando i suoi sensi percepirono qualcosa. Non ci fece molta attenzione dato che poco dopo Alaric giuste dalla porta sul retro.
«È quasi pronto» affermò Caroline, mentre guardò Alaric che cercava le figlie.
«Poso queste è arrivo» ripose indicando le cartelle in mano con i vari compiti.
«Sono in bagno» aggiunse vedendolo un po’ in ansia e tra sé pensò a tutte le volte che lui la prendeva in giro per la sua ansia da mamma chioccia.
«Papà» urlarono in coro buttandosi tra le sue braccia e, l’uomo fece appena in tempo a prenderle prima che cadessero a terra.
Caroline osservò la scena e ringraziò la sua buona Stella per avergli dato quella famiglia.
 
Klaus stava vagando per le strade, sapeva dove andare, ma la paura di rovinare la vita a suo fratello lo faceva desistere. Cammino per un tempo che sembro infinito e, solo quando varcò i confini della città, si rese conto, dove in realtà fosse diretto. Si fermò e il cuore sussultò consapevole che era tanto vicino quanto lontano. 
 
“Non posso farlo” si disse, glielo aveva promesso, ma quando ogni cosa gli urlava di andare... lui chi era per obiettare?
 
Si ritrovò nei dintorni della casa, era passato alla tenuta, ma era tutto spento così pensò di andare da lei. Quella casa che aveva un misto di ricordi e di emozioni. Sentì parlare, ridere, scherzare e quando senza farsi vedere, si avvicinò notò una famiglia riunita intorno alla tavola per la cena. Era perfetta.
Si sentì invadere di vita e allo stesso tempo un dolore arrivò colpendo il suo cuore. Doveva andarsene.
I suoi piedi non collaborarono, anzi lo spinsero oltre e quando le mani completarono il tutto, iniziò a tremare. Aveva paura e se...
Ma quando la porta si aprì ogni dubbio sparì.
 
 

 
 
But I was there to watch you leave,
And all the times I let you in,
Just for you to go again.
 
 
 

 
Klaus era ancora in piedi, spostò il peso da una gamba all’altra, infilò nervosamente le mani in tasca e guardò quei due occhietti che lo scrutavano attentamente.
«E tu chi sei?» domandò Lizzie senza lasciarsi intimidire dalla sua alterezza e l’uomo sorrise.
«La mamma non ti ha detto che non si apre la porta agli sconosciuti?» affermò.
Josie vedendo che la sorella ritardava corse da lei.
«Stai lontano da mia sorella o io ti...» arrivò con le mani in avanti, tanto che Klaus arretrò di qualche passo.
«Io... cerco... Caroline Forbes» disse in difficoltà dato che le due sorelle lo guardavano torvo.
«E cosa vuoi da nostra madre?» chiese Josie, mettendo le mani sui fianchi continuando a guardarlo male.
«Sono un amico» provò lui, ma quell’etichetta non era del tutto vera.
«No, non è vero» affermò Lizzie evidenziandolo ancora di più con i gesti della mano.
«Noi conosciamo tutti gli amici di mamma» risposero all’unisono.
«Io...» imbarazzato disse e si fermò quando una figura comparve alle loro spalle.
Alaric stava sparecchiando e Caroline sentiva ancora quella sensazione d’irrequietezza e notando che le figlie non tornavano andò a controllare. 
I suoi piedi si mossero veloci, ma il suo cuore aveva già capito che qualcosa non andava. Era nell’ingresso quando la sua vita si fermò e il suo cuore riprese a battere.
 
“Non ci posso credere”esclamò rimanendo senza parole e continuando a guardarlo.
 
“E... è davvero lui!” aggiunse, ma si riscosse in fretta sopratutto quando notò le gemelle guardare entrambi.
 
Caroline si avvicinò alle piccole, bastò un solo sguardo e loro piegarono la testa colpevoli.
«Scusaci mamma»
«Quante volte vi ho detto che non dovete aprire la porta a... » ma si fermò perché percepì lo sguardo di Klaus addosso.
Stava per dire agli sconosciuti, ma lui lo era? Forse per loro, ma quando i loro occhi si cercarono e s’incontrarono, entrambi capirono che certe cose non potevano cambiare.
«Caroline» alla fine disse, doveva spezzare quel momento e lui... più di tutti sapeva fare la sua entrata a effetto.
«Kl... Klaus» farfugliò appena, ma era bastato sentire i loro nomi sussurrati dall’altro per accendere vecchi ricordi.
Rimasero a guardarsi, entrambi stavano pensando all’altro che era…
 
“Perfetto” all’unisono pensarono e si persero nei loro sguardi proprio come tutte le altre volte.
 
«Tu lo conosci mamma?» E quella domanda vagò tra i presenti facendo pressante l'atmosfera già carica, quando gli occhi curiosi non facevano che tentare e tentare ancora.
«Si» sussurro Caroline poco prima di alzare gli occhi dalle figlie al suo viso. Klaus sorrise, i suoi occhi s’illuminarono e i due mondi forse per la prima volta provarono a coesistere.
 
 

 
 
And you open your eyes into mine,
And everything feels better.
 
 


Erano passati giorni, settimane, mesi e quella fu l’ultima volta che Josie e Lizzie videro Klaus, eppure da quel giorno qualcosa era cambiato.
Stava riordinando la loro cameretta quando tra le mani si trovò vari giocattoli di legno, le sue figlie ci andavano pazze e non permettevano a nessuno di toccarli. 
 
«Dai, non puoi continuare a raccontarmi che...».
«Klaus forse... forse sarebbe meglio se noi smettessimo di sentirci» affermò Caroline frustata dopo che lui continuava a provarci.
Non era cambiato, ma forse lei sì.
«Che è successo stavolta?» domandò lui, la conosceva bene e sapeva che... c’era sempre un motivo.
E poi avevano dei precedenti, negli ultimi anni glielo aveva detto... molte, moltissime altre volte per poi alla fine tornare sui suoi passi.
«Non... io... non ricordo quasi più il suo sorriso» sussurrò Caroline, passando una mano sul cuore sentendo una fitta profonda.
Klaus chiuse gli occhi e sospirò. I primi tempi erano stati duri, per entrambi, confidarsi, ammettere di aver amato altre persone e provare... quei sentimenti per l’altro, ma quando per caso si ritrovarono a parlare di Camille e Stefan... dopo fu tutto più facile.
«Io... lo so. Sento che mi sto allentando da lei» d’un tratto ammise lui, lasciando Caroline senza parole.
 
Era assorta nei suoi pensieri che non si accorse che gli oggetti le caddero di mano. Si abbassò appena e notò un disegno, lo prese da sotto il letto e la aprì. 
I suoi occhi erano colmi di lacrime, il suo cuore perse un battito e le gambe le cedettero costringendola a sedersi.
 
“È tutto sbagliato” ammise a se stessa, ma nemmeno lei ci credeva.
 
“Non posso farlo” continuò, ma quel disegno diceva altro.
 
Si alzò dal letto, pulì casa, si versò qualche bicchiere di vino per poi finire l’intera bottiglia. Era frustata. Ma mai come allora le mancavano le sue amiche, osservò le fotografie appese in camera, si soffermò più del dovuto quella scattata durante il matrimonio del primo bacio da marito e moglie e sorrise con lacrime amare che scendevano dal suo viso.
 
«Klaus...»
«No, non dirlo» la anticipò lui.
Sapeva che era finita, che quelle chiamate non potevano continuare, ma ci aveva sperato.
«Non posso fare questo a Stefan e... nemmeno tu a Camille»
«Prima di morire mi ha detto di vivere, che non devo... » ma lasciò la frase a metà per onorare quel loro momento. L’unico inciso nel suo cuore e di cui non riusciva a condividere con Caroline.
«Stefan mi ha detto... qualcosa simile, anche se... » alla fine anche lei s’interruppe, perché voleva onorare quel ricordo.
«Ti lascerò andare, ma... un giorno di questi smetterò di venirti dietro» disse duro e chiuse la chiamata.
 
Caroline in quell’instante si rese conto che erano giorni che non si sentivano, avevano sempre litigato, ma avevano sempre fatto pace. 
Entrò nel panico.
Girò per casa in cerca della posta, si ricordò di non averla presa, uscì fuori ma non trovò nulla.
Capitava che i due si scrivessero per incontrarsi, anche se alla fine si sentivano ogni giorno, un po’ per compagnia, o raccontare l’ultimo gossip o per parlare dei loro figli e dei loro progressi.
Non c’era nulla. Nessun messaggio.
Si sentì vuota, solo allora si rese conto quanto le mancava.
 
«Sei sicura che ti stia bene stare lontana dalle tue figlie?» domandò apprensivo Klaus, quando entrambi giunsero a un Motel non lontano da Mystic Falls, ma non troppo vicino per l’uomo per sentire il potere della figlia.
«No, ma so che saranno al sicuro. C’è Alaric con loro e tutti gli altri e poi... non sarà facile nemmeno per te»
E detto ciò l’ibrido la guardò e rimase affascinato perché lei lo capiva.
«Dovremmo dirglielo!» affermò Klaus ma Caroline scosse la testa e lui si rassegnò, come aveva sempre fatto, o quasi.
«Non c’è niente di cui vergognarsi»
«Non mi vergogno e che... dovrei dare troppe spiegazioni»
«Care... non facciamo nulla di male»
E lei lo guardò torva e lui sorrise. Era quello che si ripetevano, ma alla fine erano due amici che parlavano, cenavano, ridevano, scherzavano e dormivano insieme.
«Klaus» lo richiamò la bionda, quando lui si era già perso in lei.
«Era solo il bacio della buonanotte» affermò con un ghigno, prima di stringerla a sé e addormentarsi nella quiete del silenzio.
«Magari un giorno» a fior di labbra disse speranzoso, mentre Caroline alzò gli occhi al cielo.
 
Aveva apparecchiato prima che due piccole pesti entrarono in casa gridando. 
Hope timidamente entrò silenziosa, posò lo zaino sul divano, si tolse il cappotto e aiutò Caroline a mettere i piatti in tavola.
Succedeva spesso che mangiavano insieme, dopotutto Lizzie e Josie non ci misero molto a fare amicizia e... tutte e tre avevano un potere grande più di loro. Erano tre bambine che condivideano più di quanto avrebbero mai voluto i genitori.
«Mamma un giorno ti risposerai?» domandò Lizzie mentre la sorella le tirava un braccio dicendole di stare zitta e Caroline per poco non si soffocò con la pasta.
«A scuola c’è una nostra compagna che ci ha detto che dopo che suo padre è morto, la loro mamma si è sposata».
Hope li guardò e sorrise. Sapeva cosa passava loro in testa e avrebbe voluto parteciparvi, ma... sentiva che Caroline era a disagio e mangiò senza dire nulla.
«Mamma!»
«Non sono discorsi da fare a tavola» li rimproverò, ma quello non li aveva mai fermate.
«Hope... tua madre si è risposata?» d’un tatto chiesero, sapendo che i suoi erano separati e la piccola arrossì quando i loro occhi si volerò verso di lei.
«Ma i miei genitori sono vivi» disse cercando di sviare la domanda.
«Sì, lo sappiamo, ma tua madre e tuo padre non stanno più insieme, proprio come papà e mamma»
«Ragazze» le richiamò Caroline sentendosi mancare l’aria. 
«Io voglio solo che loro solo felici. Mamma sta con zio Elijah e... mi piacciono».
«E tuo padre?» Insistettero ancora le sue amiche, mentre Hope volse uno sguardo di sotterfugio a Caroline e si mise a mangiare.
«Allora?» le domandarono curiose e con insistenza.
«Lui... non lo so. L’ho visto da solo, anche se la mamma mi ha detto che ha amato una donna ma lei poi è morta».
Le piccole mangiarono silenziosamente, avevano capito che non era il suo argomento preferito. Il padre non andava mai a trovarla, si vedeva sempre con il telefono o il computer perchè non avevano ancora trovato il modo per sconfiggere l’ombra.
Hope sperava che Caroline dicesse qualcosa, dopotutto aveva capito che tra loro c’era stato qualcosa perché... Klaus aveva un sorriso strano quando parlavano di lei, proprio come sua madre con Elijah, o Kol con Davina.
«Ci sono» affermò Josie, guardando complice la sorella che capì.
«Mia madre e tuo padre» all’unisono parlarono e Hope sorrise e Caroline perse la presa dei piatti che caddero a terra.
 
 
«Prima o poi dovrai vivere. Stefan non avrebbe voluto questo. Lo sai» le aveva detto Elena durante una serata che dedicavano alla loro amicizia.
«Elena ha ragione» la spalleggiò Bonnie e Caroline li guardò contrariata.
«So come ti senti, ogni ora di ogni giorno sento la mancanza di Enzo, a volte mi sembra di morire, ma dietro tutte quelle emozioni così devastanti c’è una luce in fondo al tunnel. Prima che non lo riuscissi più a vedere mi disse di vivere e... ci provo. Ogni giorno» affermò con gli occhi bassi, prima che le due l’abbracciassero.
«Siete un caso perso» entrando li prese in giro Damon.
«Lei si salva perché ha sposato me, Bon Bon tu ti sei persa da ormai troppo e tu... Care, le tue scimmiette mi hanno detto che fai certi occhietti quando ricevi certe telefonate. Ma siete comunque un caso perso e… perché non c’è niente da bere qui?» E così dopo aver ricevuto parecchi scappellotti fu cacciato via. Era la serata pigiama party sole donne, senza uomini e sopratutto senza bambini.
 
Quelle parole rimbombavano nella mente di Caroline quando d’un tratto prese la sua decisione.
 
 
 
 
This is the last time I’m asking you this, 
Put my name on the top of your list.
 
 


 
Era nervosa.
Caroline Forbes stava pere dare i numeri, invece dall’altra parte c’era un calmo e rilassato Klaus Mikaelson che era all’oscuro di tutto. 
Se le giornate della bionda passavano da quelle di dirigente, insegnante, mamma e amica, quello di Klaus erano... pressoché inesistenti. Stava creando vari eserciti in giro per il mondo, insegnava ai giovani lupi come agire, come comportarsi e ai vampiri come bere il sangue umano evitando di ucciderli. 
Chi l’avrebbe mai detto che proprio lui avesse trovato la sua redenzione?
La famiglia Mikaelson erano anni che non si riuniva se non si contavano le videochiamate di gruppo, ma quello che lo uccideva era stare lontano da sua figlia.
Il telefono squillò e lui prese a rispondere senza guardare il display.
«Papà»
«Tutto bene Hope?» agitato disse alzandosi e iniziando a camminare per la stanza.
«Non ti stanchi mai di chiedermelo» lo prese in giro lei, ma sapeva che non avrebbe dovuto.
Suo padre aveva sacrificato tutto per lei.
«Che è successo?»
Lei alzò gli occhi al cielo e, abbassandoli guardò la casa della donna che avrebbe voluto tanto al suo fianco.
«Posso farti una domanda?»
«Certo, lo sai. Sempre e per sempre»
«Ti piace Caroline?» disse d’un tratto una volta preso coraggio, lasciando l’uomo senza parole.
Allontanò appena il telefono, lo mise all’orecchio e pensò a cosa dire.
«Perché questa domanda?»
No, non era quello che avrebbe voluto ammettere.
«Tu rispondi e basta»
«Sono discorsi da grande e... » ma non finì nemmeno la frase che la figlia lo interruppe.
«Oggi le gemelle le hanno chiesto se si sarebbe risposata e lei stava per soffocarsi e...» iniziò a raccontarle tutto mentre Klaus non smetteva di ridere.
Beh, ma la verità era che lui amava quella donna, ma non glielo avrebbe detto. 
L’ultima cosa che voleva e far soffrire sua figlia, così disse che era una bella donna, si limitò a raccontare qualcosa senza però ammettere più del dovuto.
Bugie su bugie ma Hope chiuse la chiamata e sorrise soddisfatta del suo piano.
Poco minuti dopo d’accordo con Lizzie e Josie agirono.
 
 
Era notte quando Caroline giunse al Motel.
«Signorina, alla fine dovrà sposarselo» l’anziana donna le consigliò saggiamente.
Lei prese le chiavi e le voltò le spalle.
 
“È una congiura” pensò, ma quando entrò, non c’era nessuno.
 
Eppure era stata chiara lei. Aveva preparato la valigia, dato chiari segnali, affermazioni breve ma significative, eppure si ritrovò lì da sola.
 
“Voglio calore sulla mia pelle. Voglio le fiamme” scrisse velocemente, mentre con l’altra prendeva giusto due ricambi dall’armadio.
“Voglio scintille” si disse, ma non lo aggiunse al messaggio perché... beh, Klaus era sempre stato in grado anche di quello. Non aveva bisogno di altri incentivi.
 
L’aspettò tutta la notte, ma lui non si fece vedere e lei non riuscì a dormire.
Scese per fare colazione e si disse che una volta in camera sarebbe tornata a casa.
Non appena varcata la soglia, Caroline scorse una figura di spalle e lo aggredì.
«Aspettavi qualcun altro» beffeggiandosi affermò, mentre lei lo lasciò andare.
«No, non aspettavo nessuno. Solo un emerito...»ma non finì la frase perché la sua occhiataccia disse altro.
«Che ci fai qui?»
«Mi sembrava di essere stato invitato!»
«Questo era... ieri» lo aggredì lei puntandogli un dito contro.
«Ho avuto un imprevisto» affermò Klaus, ma sapevano entrambi che stava mentendo.
«Più importante del nostro… incontro?»
«Sì» e, appena dette quelle parole Klaus se ne pentì, ma dal suo sguardo qualcosa cambiò.
«Perché tutta questa rabbia?» domandò con cautela, ma l’incendio orami era stato acceso.
«Sei arrabbiata perché non c’ero o perché ero stato io a farlo? Alla fine... se tu disdici io devo stare zitto e se lo faccio io... tu insceni un dramma?»
«Pensavo che...»
«Che cosa Caroline? Che cosa pensavi?» chiese arrabbiato.
«Siamo solo amici, no? Potevo anche non riuscire a venire e tu... saresti tornata a casa e tutto sarebbe stato come prima»
«Che diavolo ti prende? Tu hai deciso di vederci qui non io e...»
«Sempre io ho detto che potevano saltare per impegni, è vero, ma io mi sono sempre presentato».
 
“Qual è il vero problema?” si domandò lei, ma pur guardandolo non riusciva a capire o… o meglio non voleva farlo.
 
Klaus la osservò attentamente, doveva andarsene anzi non doveva presentarsi, ma le parole della figlia lo fecero spaventare e allo stesso tempo sentire vivo.
«Caroline... non fare domande di cui non vuoi davvero la risposta»
E lei in quel momento capì.
«Voglio...»
«No, non è vero» e lui iniziò a guardarla, era come se potesse leggerle l’anima, un gesto che Caroline non prese bene perché si sentì spogliata di tutto ciò che lei era.
«Ti conosco meglio di chiunque altro, proprio come ho sempre fatto. Il tuo amore per Stefan è qualcosa che non andrà mai via e non dico che deve essere così, ma tu sei così legata a lui da non renderti conto che ti rassegni alla felicità, che non permetti a nessuno di dartene un po’. Lo so, lo capisco ciò che provi perché quando penso a Camille, a ciò che è stato, mi sento morire se solo guardo una donna come guardavo lei, ma ho capito anche che devo vivere, che non posso allontanarmi da qualcosa solo perché ho paura. Sì, perché alla fine entrambi ci hanno lasciati soli, ci hanno tolto la vita proprio come c’è l’avevano data, ma loro non ci sono più e noi si.»
«Cosa... cosa stai cercando di dirmi?» tentennò lei, ma l’aveva capito è solo che... era terrorizzata.
«Lascia perdere!» affermò rassegnato.
«Te lo avevo detto che un giorno avrei smesso di rincorrerti»
«Maledizione Klaus. Dimmi quello che provi» affermò lei, alzando le braccia in aria per poi sistemarli sulla vita.
«Voglio che siamo tu ed io»
«Klaus...» ma lui non la lasciò finire.
«Voglio poterti telefonate senza programmarlo prima, venirti a trovare quando so che Hope e a New Orleans perché so che non le farò del male, voglio passare del tempo con le tue figlie, voglio poterti vedere senza inventare scuse e scappare quando qualcuno chiama, voglio ciò che non abbiamo potuto avere e voglio vivere alla luce del sole» d’un fiato disse, mentre osservava le vari emozioni attraversare il suo viso.
Era stato schietto e sincero. Caroline lo guardò, si passò le mani tra i capelli e quando alzò lo sguardo vide che era sincero.
Klaus le voltò le spalle. No, non l’avrebbe aspetta. Non di nuovo. Lo aveva fatto per troppi anni e ora… doveva smetterla. 
«Si» sussurrò e lui si girò e ancor prima di capire ciò che succedesse, si ritrovò con le sue labbra addosso.
I baci bruciavano di desiderio, di passione accumulata e di amore.
«Ora voglio ciò che mi hai promesso!»
E così dopo averglielo sussurrato all’orecchio i loro corpi s’intrecciarono, le mani si cercarono, le labbra non si persero e gli occhi non si abbandonarono più.
Era iniziato qualcosa di nuovo.
 
 
 









Spazio d'autrice:
Buona sera e.... rieccomi, finalmnete riesco ad aggiornare questa raccolta, purtroppo per impegni non ci sono riuscita, ma... dovete sapere che ho crica altri 4 capitoli pronti e sono tutti alla scoperta di nuove e vecchie emozioni.
Spero che vi piaccia, ad essere sincera la canzone non doveva esserci, ma parlando con la mia Best lei non faceva che dirmi che l'ama e... Beh, dopo averla sentita, letto la traduzione... *puff* eccola dove è finita. Se qualcuno se lo stesse chiedendo è "The last time" di Taylor Swift.
 Spero che questo piccolo spiraglio di futuro vi piaccia, ovviamente non è ciò che accadrà, perchè pur se sappiamo poco è certo che si incontrerarnno in Europa e/o lei poi andrà a New Orleans.... ma è innegabile le emozioni che riescono a strapparmi.
Un grazie a tutti coloro che mi seguono, a chi commenta, chi legge solamente nel silenzio e chi ha messo questa storia tra preferite/ricordate/seguite.

Alla prossima ;)
Claire
   
 
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