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Autore: Vega_95    14/02/2018    3 recensioni
Marinette è scomparsa, nessuno sa più chi lei sia. Nessuno sa più chi sia Ladybug.
Tutti si sono dimenticati di lei, a eccezione di una sola persona.
Niente più Papillon, nessuna akuma, nessun super cattivo e supereroe disturbano la normale routine dei parigini e di Adrien che si ritrova a vivere una normalissima vita da studente, ma che non riesce proprio ad accettare, non senza di lei , non con la costante sensazione di aver perso qualcosa di vitale importanza e il peso di non aver mantenuto la sua promessa: di non aver protetto la sua Ladybug.
Dov'è Marinette? Cos'è successo a Ladybug?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1
Era davvero amore?


Una settimana prima...

Un altro attacco di Papillon fu sventato eroicamente da Ladybug e Chat Noir.
Il Lucky Charm era stato lanciato riportando Parigi alla normalità e l'akuma catturata nello yo-yo della fortunata eroina che la purificò restituendole la libertà.

Un bambino capriccioso, poco più grande di Manon, era stato sgridato dalla mamma per aver rotto il giocattolo del fratellino e di certo Papillon non poté farsi sfuggire una vittima tanto succulenta; entrato in azione, lo trasformò nel Tabletier, un piccolo maghetto pestifero che passò lungo tempo a prendersi gioco degli adulti facendo loro scherzi di ogni genere e seminando parecchio scompiglio in città.

Svanito l'aeroplano giocattolo su cui Tabletier giocava e tornato lui normale, fu compito di Ladybug prenderlo al volo, almeno ci provò. C'era qualcosa che non andava in lei, Chat Noir l'aveva notato fin dall'inizio, sembrava distratta, come assente, debole. Ci mise più del solito a usare il Lucky Charm e in un paio di occasioni, durante l'inseguimento del super cattivo, le capitò di lasciarsi scivolare lo yo-yo di mano costringendo Chat Noir a intervenire ed evitarle una facciata sull'asfalto della strada.

«M'Lady che ti succede? » le aveva chiesto dopo la sua seconda caduta.
«scusami, dovrei concentrarmi un po' di più» si giustificò con un sorrisetto poco convincente riprendendo a balzare da un tetto all'altro.

Il motivo di un tale comportamento era molto semplice: Marinette si era presa l'influenza e ciò influì particolarmente sulle prestazioni di Ladybug, la cui mente era offuscata dalla febbre, ma non poteva dirlo a Chat Noir, inoltr lei era l'unica a poter riportare la tranquillità a Parigi.

Il peggio arrivò quando, preso il bambino, il contraccolpo della sua caduta andò a unirsi a un improvviso giramento di testa che la fece barcollare e perdere l'equilibrio. Erano sul Pont Royal, proprio in piedi sul parapetto; non poteva permettersi di cadere portandosi dietro il piccolo, disorientato dall'accaduto e che cercava la sua mamma con lo sguardo.
Nel giro di un istante, la sua mente elaborò mille soluzioni improbabili, solo una la convinse e si trovava proprio nelle braccia del ragazzo che la stava osservando con il fiato sospeso, con un rapido gesto gli lanciò il bambino tra le braccia, mentre precipitava di sotto.

«Chat Noir! »
«Ladybug! »

Lo prese al volo, ma non riuscì a distogliere lo sguardo dalla ragazza che sparì giù dal ponte e di cui udì il tuffo in acqua.
La preoccupazione era tanta, i miraculous lampeggiavano già da un po', il loro tempo stava per scadere e Ladybug non sembrava assolutamente in grado di provvedere a se stessa quel giorno. Assicuratosi che il bambino fosse al sicuro, si lanciò anche lui in acqua, pronto a trarla in salvo e portarla via da giornalisti e polizia che sarebbero arrivati a breve.
Era convinto di avere ancora un po' di tempo, ma così non fu.
Con grandi bracciate si sforzò di raggiungerla, prima che fosse troppo tardi; l'impatto imprevisto con l'acqua l'aveva disorientata lasciandola inerme alla corrente che la trascinava giù. Era riuscito a raggiungerla afferrandola per un braccio e si preparava a riportarla in superficie quando l'ultimo bip segnò lo scadere del tempo. In un bagliore rosato Ladybug tornò ad assumere le sembianze di Marinette, sotto ai suoi occhi.
Chat Noir ebbe un momento di esitazione, sbalordito da quel viso ancora inespressivo e così familiare; ancora non si era resa conto di essere tornata la normalissima ragazza che era sotto la maschera. Non avrebbe comunque avuto il tempo di farsi prendere dal panico per l'accaduto, perché anche l'anello di Chat Noir segnò il countdown avvolgendolo in una luce verde che rivelò la sua vera identità.
Quello la sconvolse, vedere la maschera nera svanire dal suo viso la scioccò molto più di quanto si sarebbe aspettata, tanto che l'istinto la portò a inspirare ingoiando una grossa boccata d'acqua, mentre le sue iridi si ridussero a due minuscole fessure.
Vederla annaspare ricordò ad Adrien la priorità in quel momento.
Agguantato Plagg, riportò Marinette in superficie nuotando il più velocemente possibile verso riva, spingendola sulla banchina.
Per sua fortuna le bastò dare un colpo di tosse per liberarsi dell'acqua che aveva bevuto, ma la sua preoccupazione era un'altra.

«T... Tikki...» pigolò, ancora ansimante per la lunga mancanza di aria.

Non fu difficile per Adrien intuire che stava parlando del suo kwami. Era stato così concentrato sul salvare lei da aver completamente dimenticato che, al termine della trasformazione, anche il kwami di Ladybug sarebbe uscito dal miraculous. Senza pensarci due volte, si tuffò di nuovo lasciando Plagg e Marinette sulla riva.
Si osservarono a lungo negli occhi. Lui sapeva, chiaro l'aveva già vista quel giorno nel container, ma lei... lei sembrava sconvolta, i suoi occhi chiedevano 'perché?', domanda a cui Plagg non seppe rispondere e a cui tacque.
Ci vollero un paio di minuti prima che Adrien tornasse da loro con Tikki tra le mani, stanca e infreddolita, ma incolume, e gliela affidasse.

Spostarono gli sguardi dai kwami all'unisono osservandosi a lungo, increduli l'una più dell'altro della scoperta. Erano loro, sempre stati così vicini eppure così lontani. Marinette avrebbe anche potuto giustificare tutto quello come un'allucinazione causata dalla febbre, ma Adrien? Lui era certo di chi stava osservando eppure stentava a crederci.

«sei... Marinette...» fu il primo a proferire parola, sentendo il suo cuore perdere un battito nel momento in cui i loro sguardi s'incrociarono, finalmente e pienamente consapevoli di non essere in preda a un delirio.
«Adrien...» sibilò con la voce strozzata in gola dal freddo e dall'incredulità.

C'erano tante cose da dire, ma nessuno dei due ebbe la forza di cominciare. Una domanda, però, ottenne risposta: lo strano comportamento di Ladybug di quel giorno. Consapevole di come stavano davvero le cose, Adrien si risvegliò dallo stupore ricordandosi che la compagna di scuola quel giorno era stata assente dalle lezioni perché malata.
I soccorsi erano arrivati e lo capirono quando qualcuno, affacciandosi dal ponte li vide e si affrettò a chiamarli per accertarsi che stessero bene.

«andiamo, ti aiuto» disse il ragazzo accostandosi a lei per aiutarla ad alzarsi.
«no, ce la faccio». Lo allontanò bruscamente Marinette adagiando Tikki nella borsetta e alzandosi.
Ce la faccio. Le ultime parole famose. Stordita dalla febbre e dai mille accadimenti, l'unica cosa che fece fu prendere un grande scivolone che la ributtò a terra. Non ce l'avrebbe fatta da sola e Adrien lo sapeva, ecco perché le avvolse un braccio in vita aiutandola a stare in piedi.
«come ho fatto a non capirlo, sei testarda come lei» commentò, mentre si incamminavano verso la strada, salendo piano piano le scale.

Per Marinette, sentirgli pronunciare quelle parole, fu veramente doloroso. Sentiva metà dei suoni che la circondavano, ma quelle parole le udì molto bene e fu assolutamente sicura di non aver frainteso nessuna parola. Si allontanò dal biondino quando vide l'agente Roger correre loro incontro, sforzandosi di salire gli ultimi gradini, che li stavano riportando sulla strada, da sola.

«Marinette...». Adrien fu stupito del suo cambiamento improvviso, nel modo freddo e distaccato con cui iniziò a guardarlo e trattarlo.
«potrebbe accompagnarmi a casa, signore? » domandò la ragazza accostandosi al poliziotto, mentre uno dei paramedici mise a entrambi una coperta sulle spalle.
Per tutti, i due ragazzi erano stati vittime del bambino akumizzato e nulla fece sospettare qualcosa sulle loro identità segrete.
«certo Marinette» annuì l'uomo tendendo anche un braccio all'altro ragazzo: « vieni Adrien, riporterò a casa anche te»

Non era sicuro di voler accettare, anzi quando vide il modo in cui Marinette lo guardava, decise di rifiutare l'offerta. Inventò che il suo autista sarebbe arrivato da un momento all'altro per riportarlo a casa e Roger non discusse, specialmente quando si accorse che la ragazza al suo fianco si reggeva a malapena sulle sue gambe.

Adrien rientrò a casa a piedi, usando la stessa giustificazione alle sue condizioni che usò Marinette con i suoi: diedero la colpa all'akuma.

«io proprio non ti capisco» borbottò Plagg che aveva osservato l'espressione abbattuta di Adrien per tutto il tragitto dal ponte a casa: «hai finalmente scoperto l'identità dell'amore della tua vita, dovresti saltare di gioia...»
«non mi va di parlarne, Plagg» rispose, invece, Adrien infilandosi in bagno per farsi una doccia bollente.

Anche Marinette non aveva ancora proferito parola, una volta tornata a casa si era tolta i vestiti bagnati immergendosi nella vasca da bagno insieme alla piccola Tikki, altrettanto infreddolita.

«spiega». Lo esortò il kwami della distruzione, impaziente di avere una risposta da Adrien, poco importava se era ancora sotto la doccia.
«Plagg..! »
«allora? Parla! Cos'ha che non va Marinette? » lo pressò.
«non ha nulla che non va, è solo che...»
«cosa? È una tua amica? Non ti aspettavi che fosse lei? Chi ti aspettavi? Forse qualcuno di più interessante come Kagami o Lilà...o magari...» lo punzecchiò sempre più a fondo, finché Adrien non sbottò.
«non è Marinette il problema! » sbottò alla fine Adrien:« è stata sotto i miei occhi per tutto il tempo! Come ho potuto non riconoscerla? Se amo davvero Ladybug, come ho potuto non rendermi conto che lei e Marinette sono la stessa persona? »

Non se ne capacitava, la vedeva tutti i giorni a scuola, parlava con lei, aveva decine di foto di Ladybug e non era mai riuscito a vedere la somiglianza tra loro. Aveva sempre considerato Ladybug come una ragazza affascinante, intelligente, generosa, coraggiosa e creativa. E Marinette? Lei era un po' goffa e alle volte sbadata, ma era anche volenterosa, si prestava sempre per aiutare gli altri e non aveva paura di combattere per difendere le sue idee, oltre ad essere geniale. Era testarda e un po' impulsiva? Sì e la era anche Ladybug.
Passò la sera a torturarsi con quei pensieri, sfogliando e paragonando le foto delle due ragazze, anzi della stessa ragazza con i capelli neri, gli occhi blu, uno splendido sorriso e una forza d'animo che Adrien non aveva mia visto in nessun'altra ragazza.

«...e comunque nemmeno Marinette ha mai sospettato che io fossi Chat Noir» borbottò raggomitolandosi sul letto osservando a loop le foto dei due volti della ragazza, trovando sempre più assurdo di non essersi mai accorto dell'incredibile somiglianza.
«ehm... ti sei mai accorto che come Chat Noir ti comporti in modo molto diverso da Adrien? » gli fece notare Plagg, non trovandolo, però, particolarmente convinto.
«vorrei tanto conoscere chi ci ha fatto questo brutto scherzo» borbottò Adrien cercando nello sguardo del kwami una risposta che non poté dargli.

Le stesse lotte interiori le stava vivendo Marinette, nella sua mente aveva sempre creato un'immagine perfetta di Adrien, elevandolo al di sopra di chiunque altro e rendendolo letteralmente il ragazzo dei suoi sogni. Ciò che credeva di sapere su di lui, d'un tratto si trasformò solo in un sogno. Aveva conosciuto Chat Noir prima di incontrare Adrien, estroverso, coraggioso e alle volte persino fastidioso; vedeva in lui il classico eroe mascherato dal fascino irresistibile che si gettava ai piedi di tutte le fanciulle di Parigi... Era davvero così? Che fosse Marinette o Ladybug, lei era l'unica con cui quel ragazzo con la maschera nera si fosse mai aperto mostrandosi... per quello che era veramente. Galante, divertente, forte, insicuro.
Vedeva Adrien e vedeva Chat Noir, due facce della stessa medaglia, così diversi e così simili. Non si incolpava per non aver mai riconosciuto in lui il ragazzo che amava, ciò che davvero la faceva stare male era aver scoperto che Adrien non fosse il perfetto ragazzo dolce, gentile, calmo e pacato che vedeva a scuola, non soltanto, c'era qualcosa in più in lui, c'era un eroico gatto nero, audace e dalla battuta pronta a cui lei non aveva mai prestato particolari attenzioni. Lo reputava un ottimo partner nella lotta contro il male, un amico fidato, si era sempre vista completa e sicura con il suo appoggio, ma al di fuori dei combattimenti cos'era per lei Chat Noir? Era innamorata di qualcuno che non conosceva davvero.

«Marinette...» la chiamò Tikki, raggomitolata sul bordo della vasca. Era rimasta in silenzio a lungo osservando il viso della ragazza cambiare espressione man mano che i pensieri correvano nella sua mente, si sentiva in colpa, lei lo sapeva da tempo, ma non aveva potuto dirglielo e alla fine la sua amica l'aveva scoperto nel modo e nel momento peggiore. «mi dispiace... non potevo dirtelo...»
«lo so Tikki...» mormorò Marinette strusciando il dorso della mano vicino all'occhio, catturando una lacrima prima che potesse solcarle la guancia: « ma è difficile... credevo di amare Adrien, ma ora...ora non lo so più...»

Erano accadute così tante cose tra loro, parole innocue, gesti gentili, risposte brusche, incomprensioni, imbarazzi, anche dei baci e tutto senza mai sapere la verità. In quel momento, però, consci di chi fossero realmente, ogni singola cosa avvenuta tra loro aveva cominciato ad assumere un peso diverso.
Adrien aveva ballato con Ladybug, stringendola a sé in un momento estremamente romantico e Ladybug aveva baciato Adrien, per salvarlo, certo, ma era stato pur sempre un bacio vero.

Ci vollero un paio di giorni perché Marinette si ristabilisse completamente, fortunatamente il weekend l'aiutò a non perdere troppi giorni di scuola, ma alla fine dovette tornare e affrontare il suo sguardo .

Sapeva che Marinette sarebbe tornata a scuola quel giorno, aveva sentita Alya parlarne con Nino. Quella mattina esitò prima di salire in macchina, avrebbero dovuto parlare dell'accaduto, spiegarsi.
Aveva sempre saputo che il giorno in cui avrebbe scoperto l'identità di Ladybug le cose sarebbero cambiate, ma non immaginava così tanto, non poteva sapere che lei era sempre stata così vicina.
Era appena arrivato davanti a scuola e subito il volto sorridente di Nino corse a salutarlo. Voleva sbrigarsi a raggiungere il suo armadietto, posare le sue cose e andare in classe; era inusuale per Marinette arrivare puntuale e probabilmente per le prime ore sarebbe riuscito a evitare il suo sguardo, era nervoso e aveva bisogno di un po' di tempo.
In quei giorni aveva pensato e ripensato alle cose giuste da dire, ma ancora non era riuscito a capirlo. La notte precedente si era detto che la cosa migliore sarebbe stata quella di lasciarsi guidare dal suo istinto e in quel momento il suo istinto vacillava, sembrava averlo abbandonato lasciando spazio a inquietudini e incertezze.
Era presto, nemmeno Rose o Max erano ancora arrivati, ma per non correre rischi si affrettò a chiudere l'armadietto e corse verso il corridoio per tornare da Nino.

BAM!

Se fosse accaduto una settimana prima, Adrien sarebbe scoppiato a ridere e Marinette sarebbe diventata paonazza balbettando le sue scuse. Peccato che fosse accaduto quel giorno e a nessuno dei due venne voglia di ridere o balbettare delle scuse.

«Marinette...ciao...»

Alya era proprio dietro di lei e vide ogni cosa. Vide la sua amica camminare a testa bassa finendo per scontrarsi con Adrien che stava correndo in classe, la cosa strana fu la reazione della ragazza che non ascoltò nemmeno il suo goffo saluto, non batté ciglio, si rialzò ed entrò in classe andando a sedersi al suo posto.

Quello che vide Adrien, però, fu qualcosa di molto peggiore: la tristezza e il rammarico impressi nei suoi occhi.

Alya era confusa, aveva tenuto d'occhio i suoi amici per tutto il tempo prima dell'arrivo dell'insegnante. Adrien rigido sulla sedia che dava le spalle a Marinette e lei, china sul bando intenta a guardare lo schermo spento del suo tablet. Stanca di quel gelo che tutti in classe avevano ormai percepito, Alya stava per sbottare e pretendere una spiegazione, quand'ecco che arrivò la prof. Bustier dando inizio alla lezione.
Entrambi si sforzarono di seguire, ma erano troppo vicini, sentivano addosso i pensieri l'una dell'altro. Ogni tanto Adrien la cercava con la coda dell'occhio, come se si volesse assicurare che lei non sparisse da un momento all'altro. Quel controllo la infastidì, specialmente perché ormai guardava l'affascinante biondino e non lo riconosceva più; sapeva che si chiamava Adrien Agreste, che frequentava il collegio François Dupont, era il figlio del suo stilista preferito, ma chi fosse veramente lei non lo sapeva più.

Arrivato l'intervallo, finalmente Adrien trovò il coraggio di parlare con Marinette. Doveva stare calmo, rilassarsi ed essere se stesso, lo diceva sempre a Nino e non c'era motivo per non farlo, era Adrien che voleva parlare con Marinette, come tutti i giorni, non c'era nulla di strano, a parte il fatto che entrambi sapevano che l'altro aveva una doppia vita e che lui amava follemente la ragazza con la maschera e di conseguenza la bella brunetta seduta dietro di lui... eh sì, era un bel casino. In quei giorni si era chiesto più volte se il motivo per cui avesse sempre considerato la ragazza una buona amica fosse perché non provava davvero nulla di più per lei o perché si sentiva già legato a Ladybug. Poteva stare lì a domandarselo per tutto il tempo, oppure parlare con lei. Ripose velocemente la sua roba nella tracolla e si voltò. Marinette non c'era. Lei e Alya erano già uscite.

«ti ha dato buca» lo punzecchiò Plagg, nascosto nella sua camicia.
«non cominciare Plagg...» borbottò Adrien.
«ma con chi stai parlando? » lo notò Nino, guardandolo un po' perplesso.
«ah... eh con nessuno... da solo... cercavo... il mio cellulare» si giustificò estraendolo subito dopo dalla borsa: « eccolo...scusa devo andare»

Senza dargli nemmeno modo di replicare, si fiondò fuori dalla classe cercando freneticamente, con lo sguardo, le due ragazze. La scuola non era poi così immensa, specialmente lo spazio della ricreazione. Stavano scendendo le scale, dirette alla panchina su cui erano solite sedersi.
Alya non aveva ancora trovato il coraggio di chiedere cosa non andasse nella sua amica, ma il comportamento non era l'unica cosa diversa in lei quel giorno e preferì partire da quell'altra cosa: i capelli. Aveva sostituito i codini bassi con uno chignon alto che accentuava la sua aria seria e un po' cupa.
Per lei rappresentava un cambiamento, un modo per distinguersi da Ladybug ed essere solo Marinette ai suoi occhi nel riflesso dello specchio e agli occhi del ragazzo che in quel momento si stava avvicinando pericolosamente a loro.

«ehi, ciao ragazze» le salutò Adrien, interrompendo la loro conversazione
«ciao Adrien! » esclamò Alya, ammiccando all'amica che, stranamente, non ebbe nessun sussulto o balbettio, anzi non lo salutò nemmeno e voltò lo sguardo per non incrociare il suo.
«Ma- Marinette, possiamo parlare un momento? » le domandò con un po' di timidezza, sperando che prima o poi alzasse lo sguardo verso di lui. Stava per aggiungere 'da soli', affinché Alya lasciasse loro un po' di privacy, ma non fu necessario, con una scusa improbabile, la ragazza svanì nel giro di pochi secondi senza allontanarsi troppo per poter assistere alla scena.

«ti...ti stanno bene i capelli...». Un complimento era sempre il miglior modo per iniziare una conversazione, si disse Adrien, ma con lei ebbe poco effetto.
«grazie» rispose con un mormorio scostandosi una ciocca scura dal viso.
«Marinette io... io vorrei parlare di.... Di quello che è successo l'altro giorno...» iniziò, restando sul vago per quegli orecchi indiscreti attorno a loro, come Chloé e Alya.
Senza mai guardarlo, però, Marinette declinò la sua richiesta.
«ora non posso, scusami» disse correndo via e chiudendosi in uno dei gabbiotti del bagno.

Alya rimase spiazzata dalla reazione della sua amica, era da quando aveva messo piede a scuola che si comportava in modo strano e aveva persino respinto Adrien. Non poteva restare impassibile e prima che il suo compagno di classe potesse andarsene, abbattuto e sconsolato per quel due di picche, lo bloccò pretendendo spiegazioni.
«cos'è successo con Marinette? »
Come spiegare ad Alya la delicata situazione che si era creata tra lui e Marinette senza rivelarle che loro erano Ladybug e Chat Noir?
«è... è successa una cosa...»
«cosa? ». Pretese di sapere, ma Adrien non poteva dirglielo e comunque era una cosa loro in cui nessun altro avrebbe dovuto mettere il naso.
«scusami Alya, ma è una cosa che riguarda Marinette e me, non... non indagare, per favore» le chiese con tutta la gentilezza possibile: «dobbiamo solo parlare»
Era una cosa molto seria a giudicare dallo sguardo di Adrien e per una volta la ragazza decise di rinunciare alla sua sete di notizie e scoop e alla sua curiosità per lasciare che i suoi amici risolvessero la faccenda da soli e con i loro tempi.

Purtroppo per il resto della giornata, Marinette si mostrò sfuggente attendendo con ansia la fine delle lezioni per correre a rifugiarsi a casa e non dover parlare e dare spiegazioni a nessuno. Le serviva ancora un po' di tempo per capire e fare chiarezza dentro di sé.
Alya aveva promesso ad Adrien di non indagare, ma non se ne restò con le mani in mano a vedere la sua migliore amica rodersi dentro per qualcosa che aveva combinato il bel biondino.

Ci volle un po', ma alla fine il potere persuasivo di Alya convinse la sua migliore amica ad accettare il suo appuntamento al luna park per il pomeriggio.
Marinette aveva evitato per tutto il giorno Adrien, ma lui ancora non si era arreso, era confuso quanto lei, ma voleva parlare, era così che risolveva i problemi, con Nino, con Chloé e anche con Marinette, l'avevano già fatto in passato e si erano chiariti. L'avrebbe rifatto.
Come Adrien, gli aveva già sbattuto la porta in faccia quella mattina, ma come Chat Noir avrebbe avuto un ingresso preferenziale da cui lei non l'avrebbe potuto cacciare.




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Ciao a tutti!

In questo primo capitolo sono già successe così alquanto scottanti, come una rivelazione che ha riempito i nostri protagonisti preferiti di tanti dubbi.

Detto questo, ringrazio tutti e spero vi sia piaciuto questo primo vero capitolo, vi consiglio di prepararvi perchè ne accadranno di cotte e di crude.
Fatemi sapere cosa ne pensate 😉

a presto!

   
 
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