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Autore: DaIsY_Day    14/02/2018    0 recensioni
Storia di una coccinella e di un gatto, e l'amore indefinibile che li lega indissolubilmente, un legame forse forte quanto il destino stesso.
Perché la vita è un gioco, e tu devi giocare.
Perché ogni azione ha una conseguenza, e la devi subire.
Perché l'amore è un gioco crudele, dove spesso, alla fine, si finisce per perdere.
Questa é la storia di come tutto é finito, di come uno sbaglio, una semplice incomprensione, possa distruggere tutto nel giro di pochi giorni. E di come tutto comincerà.
Per Ladybug e Chat Noir é ora di affrontare la verità che si cela dietro le loro maschere, le bugie con cui si sono nascosti, ma saranno abbastanza forti?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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HawkMoth avanzò circondato dalle sue farfalle bluatre, con la stessa eleganza di un nobiluomo. Sbatteva il bastone ritmicamente, le labbra piegate in un leggero sorriso sarcastico.

"Dammi Ladybug, Chat Blanc."

Gli occhi di Chat vennero attraversati da un lampo maligno. Era un gatto viziato, e voleva quanto più divertimento poteva.

"Non ti vuoi unire al nostro piccolo gioco, HawkMoth?"

Lui rimase in silenzio, attraversando la sala con il suo sguardo freddo. Chat ghignò, completamente a suo agio. "Mi piacerebbe conoscere la tua vera identità, HawkMoth. In fondo ti ho dato la caccia così a lungo..." 

HawkMoth sorrise. "E sia. Ti dirò chi sono, ma prima..."

Il suo sguardo si spostò sul corpo ferito di Ladybug. Sul suo volto si disegnò una smorfia crudele.

"Prima mi devi dare il suo Miraculous." Precisò lui indicando la ragazza per terra.

Chat Blanc sembrò fermarsi a riflettere.

"Chi mi garantisce che dopo non te ne andrai senza dirmi niente?"

L'uomo riprese a camminare verso di loro, tenendo gli occhi puntati sul corpo svenuto di Ladybug. Si fermò a pochi passi da Chat.

"Chat Blanc, ti dovresti fidare un po' di più dell'uomo che ti ha dato tutto quel potere!"

Il ragazzo lo osservò per qualche secondo, indeciso. Poi, all'improvviso, gli sorrise. Ridacchiò per qualche secondo, facendo scivolare la sua frangia di lato.

"D'accordo! Ti darò il Miraculous della Fortuna! Ricorda di toglierti la maschera Hawkie~"

Le labbra di HawkMoth si strinsero in una smorfia di disgusto. Chat continuò ridacchiare mentre si inginocchiava affianco a Ladybug.

Il silenzio scese lento.

Chat passò una mano guantata sulle sue guance, raccogliendo qualche lacrima dal suo viso, e per una attimo si scoprì ammaliato dalla lei. Perché non importava quanto lei lo avesse ferito, non importavano più le parole crudeli che lei gli aveva gridato.

Anche questo perdeva di significato se ricordava l'amore che, sotto sotto, ancora provava per lei. 

Perché i sentimenti che lui un tempo aveva sentito per Ladybug avevano messo le loro radici nella più intima parte della sua anima.

Troppo profonde per poter essere tagliate in una sola notte.

























:::::::::::::::

























Era tornato a casa sua di cattivo umore.

Suo padre, ancora una volta, aveva rifiutato di fargli saltare una sessione fotografica, ed ora si ritrovava con tutta Fisica ancora da fare.

Se studiassi a casa non ci sarebbero questi problemi! diceva suo padre.

Prova a capirlo, è il suo lavoro... gli consigliava Natalie.

Vaffanculo. pensava lui.

E in fondo era lui che doveva stare sveglio fino alle due del mattino per studiare, non certo loro. E non poteva neanche rinunciare ai photoshoots, perché erano l'unico legame che aveva con suo padre. Un legame che, a pensarci bene, non c'era mai stato veramente. Se pensava la sua famiglia, la prima persona che gli veniva in mente er sua madre. Poi il nonno. La nonna. Il suo cagnolino. 
Tutti morti.
A lui era rimasto solo suo padre, quell'ombra oscura che viaggiava per colpa del lavoro, e a casa c'era si e no per Natale e Capodanno. Qualche volta anche per Pasqua.

Da lui non aveva preso nulla. 
Non il talento, non la serietà, il pragmatismo, la freddezza, la compostezza, la calma, l'eleganza, l'ambizione. 
Lui era più come sua madre. Bello, gentile, premuroso... sempre col sorriso in bocca. Aveva cercato di essere forte, per sua madre, e di stare accanto a suo padre. 
Ma a lui sembrava di vivere in un'altra dimensione. 
Non era come lui.
Mai lo sarebbe stato.
Qualche volta si ritrova persino a chiedersi se davvero fosse suo figlio, perché da lui non aveva preso veramente nulla, se non il cognome.

Entrò nella sua camera con la certezza di passare almeno quattro ore della sua vita sui libri, disperandosi e pregando Iddio che lo aiuti, e forse fu per questo che quando vide Ladybug comodamente seduta sulla sua scrivania che osservava le foto, la sua prima reazione fu uscire dalla porta e controllare di avere ancora il battito cardiaco.

Si mise una mano sul petto, e con suo grande sollievo si rese conto si essere vivo.

Vivo e drogato, possibilmente.

Che Nino mi abbia dato qualche sostanza poco legale?

Entrò di nuovo nella stanza, buttò lo zaino per terra e si avvicinò a passo sicuro verso la ragazza in rosso che ora lo guardava interrogativa. Lui si fermò ad appena pochi passi da lei e le prese il viso fra le mani. Molleggiò per qualche secondo con le sue guance, scoprendole magnificamente morbide, per poi rendersi conto di ciò che stava facendo. Scattò all'indietro come un fulmine, abbassando lo sguardo e balbettando delle scuse incomprensibili. Poteva sentire le sue guance andare a fuoco e il cuore battergli nelle orecchie, completamente impazzito.

Ladybug era reale. 
Era davvero lei.
Era davvero lì di fronte a lui.

Gli sembrò un sogno.

"Hey"

Adrien aveva a malapena avuto il coraggio di alzare lo sguardo verso di lei. Ladybug indicò leggermente accigliata con un dito lo schermo acceso del computer. "Cos'è questo?"

Lui spostò il suo sguardo sul monitor, per poi spalancare gli occhi ed agonizzare nella sua stessa saliva. Ladybug alzò un sopracciglio, imperscrutabile.

"Questo... è... mhh, t-tipo una c-c-cosa per...perché... i-io ti ammiro m-mol-lto...e..."

Ladybug scoppiò a ridere. Con un lampo negli occhi si avvicinò a lui, gli prese il mento fra le dita e si avvicinò pericolosamente alle sue labbra. "Non sono una stupida Adrien... e so cosa sta succedendo..."

Lui la osservò mordersi il labbro inferiore con fare sensuale. La sua temperatura salí pericolosamente. "N-Non so a c-c-cosa ti r-riferisci..."

Ladybug alzò un dito, facendo notare ad Adrien che la sua intera stanza era decorata con poster di lei, modellini, action figures, riviste e ritagli di giornali. Lui abbassò lo sguardo, profondamente imbarazzato.

"Ho visto anche le foto che tieni nascoste nell'armadio... quelle sul computer... e tutte le fanfiction sporche che leggi o scrivi su di me..."

Adrien arrossì fino alle orecchie.

"Ma sai una cosa?" E così dicendo si avvicinò alle sue labbra ancora di più, fino a respirare il suo alito. "Io... io provo qualcosa per te..."

Adrien aveva sentito il cuore riempirsi di qualcosa di nuovo e magico. La sua mente si fece leggera, e fu come rinascere una seconda volta. In uno slancio di coraggio Adrien tentò di riempire lo spazio tra loro due. Voleva assaporare le labbra di lei, voleva sentirla e sapere se ciò che aveva detto era vero. 
Lei mi... ama?
Sorrise.
Si sentiva completo e felice. 
Si sentiva innamorato.

"Anch'io... ti amo Ladybug!" disse lui prima di baciarla.

Ma lei fece un passo indietro, sorridendo. Dal computer arrivò una notifica. La ragazza prese velocemente una chiavetta elettronica che Adrien non aveva notato, e si girò, pronta ad andarsene.

Un secondo prima di lanciarsi nel vuoto si girò di nuovo verso Adrien, che la guardava interrogativo e confuso. Alzò la chiavetta in aria, trionfante.

"Qui dentro ci sono tutte le prove della tua piccola passione per me, Adrien Agreste. La prova di quanto tu sia degenerato e un pervertito. Sei uno sporco maniaco, e non vedo l'ora di farlo sapere al mondo! Puoi dire addio alla tua carriera come modello. Sarà il più grande scandalo della famiglia Agreste, quasi quanto tua madre!"

Adrien sentì il suo corpo farsi mille volte più pesante, e un lampo doloroso gli attraverso le meningi. Non riusciva a capire, gli sfuggiva la logica e il perché di tutto ciò. Le parole di Ladybug risuonarono nella sua mente.

"Io... io provo qualcosa per te..." aveva detto così. È allora perché, perché, perché??

"Avevi detto che mi amavi!!" ebbe la forza di gridarle contro prima che se andasse. Lei lo squadrò con la coda dell'occhio, nella totale indifferenza.

"Ho detto che provo qualcosa per te." puntualizzò. Adrien sentì il cuore perdere un battito. Lei rise piano, crudele.

"E per te provo solo odio. Ti disprezzo... anzi, mi fai decisamente schifo. Credo non ci sia peggior essere umano su questa Terra peggiore di te, persino HawkMoth è migliore!" Fece una breve pausa. "Probabilmente è per questo che tua madre non ne vuole sapere niente di te."

In quel momento Adrien Agreste poté sentire i suoi sentimenti cadere in frantumi. Poteva chiaramente sentire le lacrime agli occhi, quel sapore amaro inondargli la bocca, e quel familiare nodo alla gola si fece più stretto. Il dolore lo pervadeva, lo mangiava da dentro, divorando qualsiasi sentimento buono ci fosse mai stato in lui.

Stava morendo.

"Gente come te non dovrebbe mai essere nata. Sei un incidente. Forse sei solo quello: un incidente. E rimarrai sempre solo quello." E con quelle parole nell'aria si lanciò dalla finestra, proiettandosi verso il centro città, perdendosi nel pomeriggio parigino bagnato dai raggi rossi del sole.

Adrien rimase lì ancora per un po', lo sguardo perso. 
Non aveva neanche la forza di disperarsi, piangere, soffrire. 
Era furioso. 
Ed immensamente triste.

Fuggire da casa gli sembrò la cosa più giusta da fare.
Senza pensarci su molto si trasformò in Chat Noir e si nascose nelle ombre allungate che il tramonto disegnava per le strade.

La sofferenza era troppa.

Finí per perdersi nei peggiori quartieri parigini, fermandosi spesso ad osservare i gatti che passavano in compagnia e gli ubriaconi accompagnati da formose prostitute.

Fu in quel momento che sentì una voce sussurrargli dolci parole all'orecchio. "Bonjour Chat Blanc, io sono HawkMoth e posso darti il potere che ti serve per sconfiggere Ladybug!"

Chat si portò le mani sulle orecchie, nel vano tentativo di scacciare quella voce familiare. "Ma io... non voglio sconfiggerla..."

"Lei ti ha fatto soffrire! Merita almeno di essere punita! O per caso pensi di meritarti quelle sue parole?"

"N-No..." Ebbe la forza di sussurrare, più a sé stesso che al suo nemico.

"E allora dimostrale che tra voi due, lei è la peggiore!" La mente di Chat si riempì di tutti quei momenti di felicità con la donna che amava. 
Distrutti. 
Memorie felici di bugie. 
Erano solo menzogne.

Sei un incidente, gli aveva detto.

Ti odio, aveva sussurrato.

Probabilmente è per questo che tua madre non ne vuole sapere niente di te... glielo aveva detto  con il chiaro intento di ferirla. E c'era riuscita.

Lei aveva detto tutto questo. 
Aveva distrutto con le sue stesse mani il suo primo amore. 
Lei aveva distrutto Adrien Agreste.

Ed ora lui stava soffrendo. 
Troppo.

Non poteva non vendicarsi.

"...Okay HawkMoth."

Aveva deciso. 
Avrebbe vendicato la morte del suo primo amore.

Il suo anello diventò bianco, risucchiò Plagg e Adrien sentí il suo corpo cambiare.

Stava rinascendo.

E presto si sarebbe vendicato di Ladybug.

  
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