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Autore: __roje    15/02/2018    1 recensioni
Ren Tomomi è popolare, è il capitano della squadra di calcio della Kuromiya e si è fatto un nome. E' conosciuto da tutti, ha degli amici fidati e vive la sua vita scolastica in maniera normale ma un giorno, finito il campionato interscolastico, incontra un ragazzo dal profumo buonissimo e ne diventa ossessionato, Nao, il quale sarà un suo nuovo compagno di classe. Ma la conoscenza tra i due sarà tutt' altro che semplice, proprio perchè Nao disprezza i ragazzi come Ren, essendo lui riservato e secchione, ma dovrà affrontare la tenacia di Ren che le proverà tutte per diventare suo amico.
違い [chigai] significa letteralmente differenze. La storia ruota appunto intorno alla differenze sociali nell'ambito scolastico, ma cosa accade se due mondi diversi, due caratteri all'opposto si incontrano?
Genere: Azione, Comico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Capitolo [6]

Take rappresentava la svolta, ora sapevo che cosa dovevo fare. Per la prima vedevo le cose in modo diverso e non consideravo più un male il fatto che tutti sapessero chi ero.
Il giorno seguente mi recai nuovamente nel laboratorio di scienze, vi trovai ancora la piccola Momoka che nel rivedermi sbiancò. Le passai accanto salutandola e andai spedito verso Nao che se ne stava seduto in fondo all’aula tutto intento a scrivere degli appunti, non notando che ero entrato.
Afferrai rapidamente una sedia e mi avvicinai alla sua, poggiai i gomiti sullo schienale porgendogli la mia faccia con un sorrisone.
“So come cambiare le cose!” esclamai felice.
Nao finalmente si accorse della mia presenza, lasciò cadere la penna e roteò gli occhi al cielo. La cosa mi divertì sapendo quanto odiasse essere disturbato in quel modo, ma non mi arrendevo.
“Non riesci proprio a sparire del tutto eh?”
Ridacchiai “No, ma senti qua. E’ come dicevi tu, io non sono il preside nè un docente..”
“Questo è poco ma sicuro.”
“Sì ma sono la capra che tira calci ai palloni no? E il più alto budget è stato dato al mio club proprio per causa mia.”
Nao parve seccato, “Queste cose le ho dette io cento volte e sono ora le stai capendo?”
Ignorai i suoi commenti velenosi, “Se è a causa mia che altri club sono stati lasciati da parte, allora io stesso posso cambiare le cose. Farò notare a tutti cosa è successo, porterò alla luce questa discriminazione, voglio indagare attentamente per capire quali altri danni sono stati fatti oltre alla biblioteca.”
Anche Momoka ascoltò il discorso con attenzione, “Se Tomomi-senpai parlerà la scuola lo ascolterà perché è la stella del calcio” commentò inserendosi nel discorso.
Scattai in piedi e andai verso di lei afferrandole le mani “Esatto Momoka! Così le cose si sistemeranno.” La ragazza impaurita cominciò a sudare, lo percepii dalle mani. Vidi Nao toccarsi le tempie, si tolse gli occhiali poggiandoli sul banco davanti a se. “Che ne pensi Nao?”
“Perché cerchi disperatamente la mia approvazione, non capisco.”
“Come perché.. siamo amici, ecco perche” gli sorrisi gentilmente e la reazione di Nao fu di largo stupore, per un secondo sgranò gli occhi mostrando un emozione diversa dalle sue solite ma subito tornò in se, poggiò la testa su una mano e guardò altrove ignorandomi.
Cominciavo a capire cosa dovevo fare. La prima mossa era capire che altri disastri avevano creato, se c’era qualche altro club che cadeva a pezzi. A giudicare dalle due volte che ero stato nell’aula di scienze, avevo potuto notare che anche li mancavano diverse cose e le condizioni di ogni attrezzatura era pessima. Cominciai a capire che era tutta la scuola a soffrirne.
Quel giorno stesso informai anche Cho, Take e Yuuki, cercando il loro appoggio che non tardò ad arrivare. Cho stessa mi riferì che anche il teatro era in condizioni pietose, e che non vi erano stati investimenti negli ultimi due anni, mentre Yuuki mi confidò il club dei libri era senza iscritti per mancata pubblicità. La situazione era un po’ uguale ovunque.
“Da quanto ne so, il club del nuoto ha ricevuto una bella somma quest’anno, così anche il club del baseball. Non è solo quello di calcio ad averci guadagnato” riferì Take ad un certo punto.
“Sembra che mettano davanti i club riguardanti gli sport.”
Cho prese in mano una lista, “C’è anche da dire che hanno bisogno di più attrezzature e sono nettamente superiori per quanto riguarda il numero di iscrizioni.”
“Si è vero ma non è giusto che mandino avanti solo questi club. Ho visto le condizioni della biblioteca e dell’aula di scienza, non si investe niente in ciò e non va bene.”
Take mi fissò “E come ci sei arrivato in quei posti?”
Ridacchiai “Lunga storia che poi ti spiegherò promesso! Per prima cosa voglio visitare anche le sedi degli altri club, voglio capire un po’ com’è la situazione in generale.”
Cho mostrò una smorfia, “Non sarai il benvenuto Ren, molti incolpano i successi della squadra di calcio se ora i nostri club stanno lentamente morendo. Nessuno li tutela.”
“Andrà bene non ti preoccupare!”
Il pomeriggio seguente mi assentai agli allenamenti, deciso più che mai a visitare il club degli scacchi. Non sapevo neppure che ce ne fosse uno nell’edificio, vista la scarsa pubblicità che se ne faceva. Ma prima di andarvi decisi di passare nell’aula di scienze, dove come sempre trovai una Momoka eternamente sorpresa quando mi vedeva arrivare, mentre Nao ormai era rassegnato alla cosa.
“Fammi indovinare, è ancora per quella storia del cambiare le cose” disse sarcastico.
“Sto andando al club degli scacchi, vuoi accompagnarmi? La mia presenza forse non sarà apprezzata ma se vedono te andrà meglio.”
Lasciò scappare un sospiro profondo, “Solo se mi lasci in pace da domani.”
Mi illuminai, era la prima volta che mi abbozzava un sì. Glielo promisi ma era una promessa che sicuramente non avrei mantenuto, e con l’inganno lo convinsi a seguirmi fino al club citato prima.
Seguii attentamente le indicazioni raccolte per trovare la loro sede, non credevo che l’edificio scolastico fosse così grosso. C’era da sperdersi li dentro, e dietro di me c’era Nao che si guardava in giro incuriosito da quella nuova parte della nostra scuola.
“Ecco dovrebbe essere qui” dissi indicando l’unica porta in quel corridoio.
Nao mi affiancò e guardò le ragnatele ai bordi del corridoio, la porta mal messa e la cornice rovinata.
“Solo per curiosità, una volta dentro cosa hai intenzione di dire? Ti cacceranno a calci.”
Sorrisi, “E’ possibile ma dobbiamo comunque tentare no?”
La sua risposta al mio entusiasmo fu di disgusto per tutta quella mia positività. Senza più perdere tempo feci la prima mossa e bussai alla porta aspettandomi qualsiasi cosa. Passarono alcuni secondi e non sentimmo alcun rumore provenire dall’interno, tanto che avvicinai l’orecchio per sentire qualcosa.
“Non capisco... questo club è ancora attivo, quindi dovrebbe esserci qualcuno.”
“Forse sono morti e nessuno lo sa.”
Ignorai il suo commento cattivo, bussai ancora una volta e chiedendo scusa provai ad aprire la porta. Lentamente mi affacciai all’interno dell’aula e fui investito da una puzza tremenda di polvere e muffa, tanto che fui costretto a coprirmi il naso una volta dentro.
Passato l’impatto, notai che dentro c’era effettivamente qualcuno. C’erano due ragazzi riversati su un banchetto, davanti a loro c'era una scacchiera. Sussultai davanti a quella scena.
“Sono morti davvero!” esclamai.
“Non dire sciocchezze. Ehi!” Nao mi superò mentre con un fazzoletto si era coperto il naso, gridò nelle orecchie di uno dei due poverini. Il ragazzo sussultò, davanti a ciò lasciai scappare un sospiro di sollievo.
Sollevò la testa il ragazzo rivelando un viso anonimo, pallido e nascosto da spessi occhiali. I capelli neri e ricci gli davano l’aria di un otaku o qualcosa del genere. Non aspettandosi delle visite ci fissò attentamente, forse credendo in un allucinazione si pulì gli occhiali.
“Kaito abbiamo visite!” esclamò incredulo ancora assopito sul banchetto.
Anche l’amico, un ragazzo grassottello dai capelli castani e gli occhi piccini, si ricompose guardandoci confuso, ancora assonnato.
Nao guardò entrambi con riluttanza e mi lanciò un occhiata.
“Piacere di conoscervi! Io sono Ren Tomomi, avete proprio un bel club” sorrisi amichevolmente per rompere il ghiaccio ma la reazione fu opposta, dopo la mia presentazione avvertii un brivido di desolazione, tutto piombò nel più assoluto silenzio.
Nao vedendo che non andava scosse la testa esasperato, “Avete un nome si o no?” domandò.
Il quattrocchi ascoltò la domanda e si diede una svegliata, “Oh certo, mi chiamo Rio Kamada, piacere. E lui è Kaito Omura, siete qui per iscrivervi al club?”
“Ehm no..” risposi un po’ in imbarazzo, “veramente siamo qui per vedere con i nostri occhi le condizioni del vostro club, quindi prego illuminatici. Siete soddisfatti di ciò che avete?”
Rio e Kaito si lanciarono un occhiata confusa, poi si fece avanti il più grassottello “Siete del comitato studentesco? Vi aspettavamo mesi fa.”
“Ehm no non siamo del comitato...”
Poi Rio sembrò aver avuto un illuminazione dopo avermi fissato per un po’, sgranò gli occhi iniziando a sudare “Ma tu sei la Fiamma della Kuromiya!” esclamò stupito.
Non sapevo che dire, sorrisi imbarazzato per quel nomignolo odioso “Sì, sono effettivamente io.”
“Incredibile il capitano della squadra di calcio qui con noi, e tu invece sei...” Kaito si rivolse verso Nao.
“Un anonimo studente come te” puntualizzò Nao con le braccia incrociate contro il petto.
“Lasciamo perdere questi dettagli! Sono venuto qui per una ricerca su campo, voglio sapere tutto ciò che pensate della divisione dei budget annuali, delle condizioni del vostro club e dei suoi iscritti.”
Rio indicò l’aula con un espressione priva di emozione, “E’ tutto come lo vedi in verità, noi siamo gli unici due iscritti e fondatori del club. Qui non viene mai nessuno, l’aula è troppo isolata dai corridoi principali, abbiamo poca pubblicità e sembra che gli scacchi ormai siano fuori moda.”
Gettai una rapida occhiata verso la stanza, non sembrava affatto un club ma una normale aula usata per ritrovarsi. Non c’erano tante scacchiere a parte due o tre, molti banchi erano rovinati e messi da parte. C’era un armadio a muro con le ante rotte, molte sedie erano senza schienale e la condizione stessa delle scacchiere era pietosa.
“Il comitato non ha fatto nulla?” domandai perplesso da tutto ciò.
“Abbiamo scritto una lettera mettendo in chiaro le condizioni del club e il rischio del suo fallimento ma non essendo tra i club più richiesti della scuola non ci hanno nemmeno considerato” spiegò Rio con un po’ di tristezza, “anzi pensavamo che voi foste del comitato scolastico e per un momento ho sperato che ci avessero ascoltato.”
“Contento ora?” si intromise Nao dopo la spiegazione.
Ignorai la domanda pungente, cominciai a girare per l’aula preso dalla tristezza che ci fosse un simile stato di abbandono. Sentivo che da solo non potevo cambiare le cose, la voce di una sola persona non bastava per smuovere le cose ma era pur sempre un inizio.
“Rion, Kaito ascoltate, io non ho mai giocato a scacchi, che dite volete insegnarmelo?” sorrisi. I due ragazzi mi fissarono perplessi non capendo quella improvvisa richiesta. Sotto gli sguardi dei tre presenti mi accomodai davanti alla scacchiera, osservai la cosa incuriosito. “Che fai Nao, vuoi giocare con me?”
“Passo.”
Non mi stupì la sua risposta. A quel punto sia Rio che Kaito mi si avvicinarono, quest’ultimo prese posto come mio avversario e con molta pazienza e particolare attenzione iniziarono a spiegarmi un po’ le regole.
Fu un pomeriggio piacevole, partì anche qualche risata nel vedere quanto fossi negato verso quel gioco di strategia. Kaito riuscì a battermi tre o quattro volte, si esaltò molto di essere riuscito a sconfiggere l’asso della Kuromiya e finalmente si lasciarono un po’ andare, iniziarono a parlare di più. Erano due ragazzi squisiti, un po’ impacciati ma amavano il loro club e gli scacchi e me lo dimostrarono nelle strategie, nelle regole, e nei racconti storici che iniziarono a farmi.
Nel frattempo Nao si era seduto lontano da noi, in silenzio aveva osservato tutto senza più dire una parola. Ogni volta che avevo tentato di renderlo partecipe mi aveva risposto con un sonoro no.
Le ore trascorsero velocemente e la stanza si colorò di risate e battute. Giocammo tutti e tre, scambiandoci le turnazioni e organizzando dei mini tornei, quando poi arrivò il momento di andare provai un senso di tristezza ma sarei tornato sicuramente a trovarli.
“Grazie di avermi insegnato questo gioco. E’ davvero divertente!”
Rio e Kaito erano sulla soglia del loro club e ci stavano salutando, “Ci siamo divertiti anche noi. Torna presto a trovarci Ren” disse Rio con un sorriso sistemandosi gli occhiali.
“Anche tu Nao” disse invece Kaito.
Nao annuì e abbozzò un sorriso. Una volta fatti i saluti ci separammo, stando li dentro non mi ero accorto che era già sera ormai e dalle finestre il sole era già tramontato.
“E’ un peccato che un club del genere sia trattato in questo modo, non trovi?” dissi stiracchiandomi mentre percorrevamo l’ampio corridoio per tornare indietro.
“Ora sei soddisfatto? Hai regalato un gioia a quei due, ora puoi sentirti in pace.”
Ridacchiai “Oh ma questo non mi basta. Da domani le cose inizieranno a cambiare.”
Nao parve non capirmi e mi fissò corrucciando la fronte. Amavo quella sua espressione, quel suo tipico broncio mi faceva sempre sorridere. Magari non era espansivo, non mi avrebbe mai chiamato per nome, ma andava bene così. Gli avrei dimostrato che potevamo essere amici, che potevamo essere più simili di come lui credeva, volevo abbattere le differenze che c’erano.

  
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