Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Abby_da_Edoras    16/02/2018    4 recensioni
A Natale si diventa tutti più buoni... io invece sono la solita bastian contrario e divento ancora più cattiva! Così eccomi a immaginare una delle mie parodie sul Trono di Spade e in particolare su Ramsay e Theon (dev'esserci qualcosa di profondamente malato in me, visto che questi personaggi mi ispirano tante storie di umorismo nero! Comunque, essendo una parodia, i personaggi sono OOC, i fatti sono allegramente travisati da me (ma del resto, anche nella serie TV fanno ciò che gli pare! XD), pertanto: Ramsay non sposa Sansa, né Jeyne Poole né chi per loro... instaurerà piuttosto un rapporto particolare col suo prigioniero (che, misericordiosamente, ho deciso di non evirare...); nelle mie storie, che sono appunto prese in giro ironiche e senza troppa cattiveria, non morirà (quasi) nessuno e... diciamo che finirà tutto più o meno bene, a tarallucci e vino.
Dai, in fondo è Natale! XD XD XD
Grazie a chiunque sarà tanto pazzo da leggere le mie follie.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a autori, registi, produttori e sceneggiatori della serie TV Il Trono di Spade.
Genere: Angst, Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ramsay Bolton, Roose Bolton, Theon Greyjoy, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Un nuovo inizio'
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Capitolo nono

Il colpo di scena era stato anche ben architettato, ma forse il servitore con la faccia da assassino prezzolato si sarebbe dovuto muovere con un tantino di anticipo per permettere al suo Lord di sfuggire a Jon Snow in condizioni appena un po’ meno miserevoli… Preso a pugni, a calci e dopo essersi beccato un colpo di scudo in testa che gli aveva spaccato il sopracciglio destro, nel momento in cui Ramsay cercò di rialzarsi in piedi e di allontanarsi si accorse che, in qualche momento non meglio specificato, Snow doveva avergli lussato la spalla sinistra, forse era stato quando lo aveva preso a calci, chissà. Ad ogni modo, mentre il patibolare servo mostrava a tutti Rickon prigioniero e con una lama puntata alla gola e mentre Jon, Sansa e tutti gli altri si erano immobilizzati per impedire che quel maniaco lo sgozzasse e chissenefrega degli accordi, Ramsay era riuscito a malapena a mettersi in piedi senza usare il braccio sinistro che era, appunto, inservibile. La sua idea originale era stata quella di prendere un cavallo e scappare da Grande Inverno, ma in quelle condizioni nemmeno era in grado di salirci, su un cavallo… Gli girava la testa e capiva ancora meno del solito, così prese un’altra delle sue decisioni geniali: avrebbe raggiunto la sua stanza e ci si sarebbe chiuso dentro. Che cosa intendesse fare poi, nemmeno gli Antichi Dèi lo sapevano… barricato nella sua camera, avrebbe potuto soltanto buttarsi dalla finestra!

“Jon, dobbiamo pensare a Rickon prima che ad ogni altra cosa” affermò Sansa, con decisione.

“Ma non possiamo fidarci di Ramsay” obiettò Jon, che nonostante l’espressione era molto più sveglio di quanto sembrasse. “Potrebbe dare l’ordine di uccidere Rickon non appena si sia messo in salvo.”

Sansa guardò il giovane Bolton che arrancava disperatamente su per le scale che conducevano all’interno della fortezza, ansimando, sanguinando e cercando di non poggiare il braccio sinistro da nessuna parte. Nemmeno lei si fidava del Bastardo di Bolton, certo, ma l’espressione con cui lo fissava era la stessa con la quale avrebbe guardato una cacca appiccicata al suo stivaletto.

“Dove vuoi che vada? Non può scappare” disse, in tono grave. “L’unica cosa che può fare è rintanarsi come lo scarafaggio che è in un angolo di Grande Inverno… ma noi conosciamo la fortezza molto meglio di lui. Non ci sfuggirà. Adesso liberiamo Rickon!”

Sì, avete capito bene, tutte le sofferenze subite avevano trasformato Sansa Stark da damina con la puzzetta sotto il naso a guerriera con i controcazzi… insomma, una perfetta signora per Grande Inverno. La sua sicurezza tranquillizzò anche Jon che, in men che non si dica, ideò un piano per salvare il fratello.

“Va bene, il tuo signore non sarà toccato. Vedi? Ci stiamo avvicinando a te, Ramsay è libero di andare” disse Jon al malintenziona… al servitore che teneva in ostaggio Rickon. “Consegnaci nostro fratello, adesso, e non ti sarà fatto del male.”

Ma, mentre Jon e Sansa si avvicinavano al patibolare individuo da una parte, Tormund lo aggirava dall’altra per prenderlo alle spalle (non ci si poteva fidare di Ramsay, nemmeno dei suoi servi e tanto meno di uno con una faccia così…). Il servo era un delinquente, ma per fortuna non era tanto intelligente nemmeno lui e la sua attenzione restò concentrata su Jon e Sansa.

“I miei ordini non sono quelli di uccidere il mocciosetto” rise quel tizio inquietante, “anzi, lui deve restare vivo, per dare al mio Lord il tempo di scappare. Voi credete che siamo scemi, ma siamo più furbi di voi!”

E, tanto per provare a tutti quanto fosse furbo (tra lui e Ramsay avrebbero vinto l’oro e l’argento alle Olimpiadi dei Cretini), il servitore affibbiò una pugnalata al braccio di Rickon e poi gettò il ragazzino dal camminamento. Jon lo prese al volo e, insieme a Sansa, si adoperò per curarlo: la ferita era profonda e sanguinava molto, ma nessun organo vitale era stato colpito e il ragazzo si sarebbe salvato. Intanto, il servo intelligente, si era voltato dopo aver mollato l’ostaggio, per scappare anche lui… ma si ritrovò faccia a faccia con Tormund che lo decapitò senza nemmeno batter ciglio.

“Devo andare a cercare Ramsay?” chiese poi il bruto a Jon.

“No, non potrà andare da nessuna parte, Sansa ha ragione. Raduna gli uomini rimasti dei Bolton e imprigionali” ordinò Jon.

E, mentre tutto questo psicodramma era andato in scena nel cortile di Grande Inverno, che ne era stato di Ramsay?

Il giovane, sempre più intontito e confuso, col sangue che gli colava dal sopracciglio nell’occhio destro rendendogli difficile vedere, con la spalla e il braccio sinistri che gli causavano delle fitte atroci ad ogni passo facendogli venire perfino la nausea dal dolore, era riuscito comunque a trascinarsi in qualche modo fino alla sua stanza. Probabilmente è quello che si dice la forza della disperazione e chissà quale parte del suo neurone gli suggeriva che là sarebbe stato al sicuro, mentre i suoi nemici si impossessavano della fortezza senza nemmeno scomporsi.

Riuscì ad entrare nella camera e a sbarrare la porta in qualche modo, poi si buttò alla disperata sul tavolino e lo spinse contro il portone usando il peso del suo corpo (visto che usare le braccia era fuori discussione); nella sua confusione, si attaccò poi a un pesante cassettone che non avrebbe spostato nemmeno in un migliaio di anni e tentò di spingere anche quello contro la porta, tra gemiti di dolore, singhiozzi di rabbia e di paura e quant’altro, ma quello non si smosse di un millimetro. Ramsay si lasciò scivolare a terra, mezzo aggrappato al cassettone, scosso da lamenti soffocati e ansimando disperatamente.

“Lord Ramsay, cosa ti hanno fatto?” gli chiese Theon, facendogli venire un mezzo infarto.

Eh, già, Theon! Ramsay in tutto quel casino si era dimenticato ancora una volta della sua esistenza, e adesso tutto si sarebbe aspettato meno che di essersi rinchiuso nella stessa stanza con lui!

Era indifeso, ferito, spaventato e temeva che Theon cogliesse finalmente la sua occasione per vendicarsi. E, in effetti, Theon voleva vendicarsi… ma non nel modo che pensava Ramsay. Theon aveva superato gli istinti più biechi e aveva compreso che il modo migliore di godersi la sua rivincita sarebbe stato quello di fare l’opposto di ciò che ci si sarebbe aspettati da lui. Questa volta sarebbe stato un vero eroe positivo, non più il burattino di un padre che non lo voleva o la caricatura di un guerriero.

Prese un panno bagnato da un catino sopra il famoso cassettone che Ramsay non era riuscito a spostare e, con pazienza e delicatezza, si dedicò a ripulire le ferite sul viso del suo Lord che Lord ormai non era più. Quando ebbe finito, il sangue aveva smesso di scorrere: a Ramsay restava il sopracciglio spaccato, un livido su uno zigomo e un taglio sul labbro inferiore, ma gli era andata ancora bene…

“Avevi promesso” mormorò Ramsay, cercando in qualche modo di arrivare a prendere il coltello che teneva infilato alla cintura senza muoversi troppo, per non rinnovare quel terribile dolore alla spalla. Con grande sforzo ci riuscì e, senza tanti complimenti, mise l’arma in mano a Theon (che per poco non ebbe un collasso, avendo frainteso la situazione…).

“Avevi promesso che non mi avresti lasciato catturare da quelli. Devi essere tu a uccidermi, io non posso, non ce la faccio. Mi devi uccidere tu, me lo avevi giurato” insisté Ramsay. E qui i suoi discorsi confusi iniziarono ad avere un senso. Ramsay sapeva bene che in quelle condizioni non sarebbe riuscito a scappare e sapeva altrettanto bene che la sua morte, se fosse stato lasciato nelle mani di Snow e Sansa, non sarebbe stata né facile né veloce. Una parte di lucidità gli era rimasta ed era chiaro che si aspettava di subire tutto quello che aveva inflitto tante volte agli altri… ed era questo a terrorizzarlo. Stare dall’altra parte del coltello, letteralmente, non era poi quel gran divertimento.

E Theon? Era vero, aveva giurato di ucciderlo. Mesi prima lo avrebbe fatto con gioia e immensa soddisfazione; qualche settimana fa, quando aveva giurato, era ancora convinto che non si sarebbe fatto poi tanti problemi a colpirlo. Eppure, in quel momento, sentì che non era ciò che voleva fare.

Ramsay, portato per deformazione professionale ad attribuire agli altri i suoi sentimenti infidi e sleali, fraintese subito l’esitazione di Theon.

“E allora? Uccidimi, non è questo che hai sempre voluto? O invece vuoi… vuoi vendicarti davvero di me, lasciandomi straziare come vorranno farmi quelli? E’ questo che vuoi, vero?”

Theon lo fissò. Il suo sguardo si era fatto grave e maturo, molto diverso da quello dell’idiota viziato che mesi e mesi prima aveva tentato di fare la storia invadendo Grande Inverno. Ora era diventato un vero uomo… e alla fine era anche merito delle sofferenze subite. Quando si dice che non tutto il male viene per nuocere!

“No, non voglio vendicarmi di te e non voglio nemmeno ucciderti” replicò con calma. “So che è quello che faresti tu, ma c’è una cosa che non sei riuscito a fare, Lord Ramsay. Nonostante tutto, non sei riuscito a farmi diventare un mostro ed è per questo che io adesso non ti farò alcun male, ma anzi ti aiuterò a scappare, ti porterò via con me. Perché io non sono come te e non lo sarò mai.”

Allibito, Ramsay restò a guardarlo come se non avesse capito niente di quello che Theon aveva detto (e in buona parte, in effetti, era proprio così).

“Non possiamo scappare da quassù e poi… io ho una spalla slogata, non riesco a muovermi, io…”

“Io sono cresciuto a Grande Inverno, non dimenticarlo” rispose Theon con un lieve sorriso, “e conosco tutti i passaggi segreti della fortezza. Ce n’è uno anche in questa stanza e useremo quello, però dobbiamo fare in fretta, perché anche Jon e Sansa sono cresciuti qui e conoscono gli stessi passaggi. E per quello che riguarda la tua spalla, so io come fare.”

Era assurdo. Un rovesciamento di potere come quello, Ramsay non se lo sarebbe aspettato nemmeno in un milione di anni… eppure quel Theon così risoluto e sicuro lo faceva sentire, in qualche modo, più tranquillo.

Ramsay cominciò tuttavia a sentirsi molto meno tranquillo quando Theon si inginocchiò davanti a lui e, posandogli una mano sulla spalla lussata, gli prese il braccio con l’altra per riposizionare l’articolazione fuoriuscita.

“No, no, senti, che accidenti vuoi fare?”

“Dovrò farti un po’ male, ma sarà una cosa veloce e ti permetterà di guarire. Se lascio il braccio in questo stato, finirai per perderlo” ribatté Theon. Non poté evitare un lievissimo fremito di piacere vedendo Ramsay impallidire ancora di più sia alla prospettiva del dolore sia a quella di perdere il braccio. Voleva sentirsi superiore a queste cose e per la maggior parte del tempo lo era, ma pensare all’assurdità di quel rovesciamento di parti era sinceramente troppo divertente! “Al mio tre, va bene?”

“No, aspetta, ma non c’è un altro modo? Io…”

“Al mio tre” ripeté Theon. “Uno, due…”

E aveva appena finito di dire due che, tenendo ben salda la spalla con una mano, tirò il braccio con un colpo deciso e improvviso, che scaricò una vampata di dolore acuto su Ramsay ma rimise l’articolazione dove doveva stare. Il giovane Bolton, che aspettava il tre, lanciò un grido che Theon si affrettò subito a soffocare, stringendolo forte a sé. A quel punto si sentì davvero strano: lo aveva afferrato perché il suo grido non giungesse a Snow e agli altri e gli aveva tenuto il volto contro il suo petto per soffocare lamenti e gemiti, ma poi aveva continuato a tenerlo abbracciato, provando una sensazione che non sapeva spiegarsi ma desiderando confortarlo.

“Va bene, è finita, adesso starai meglio, Lord Ramsay. Ti farò una fasciatura alla spalla e pian piano potrai muovere di nuovo il braccio” gli disse. Poteva essere che si sentisse così bene perché si era dimostrato più forte di Ramsay, perché gli era indispensabile? Certo, anche quello aveva la sua parte, però…

“Avevi detto al tre!” protestò Ramsay con una voce spezzata che non sembrava nemmeno più la sua.

“E’ andata meglio così, non te lo aspettavi. Ora è passato” rispose Theon, strappando un lungo lembo da un mantello per inventarsi una fasciatura per la spalla del suo non più Lord.

Una volta che lo ebbe fasciato, Ramsay dovette ammettere che andava davvero meglio: il dolore era diminuito e poteva muovere appena un po’ il braccio. Theon lo aiutò a rimettersi in piedi e poi prese un fagotto che era stato messo da parte su un baule e che Ramsay non aveva ancora notato.

“Che hai lì?” domandò il giovane Bolton. Ora che si sentiva un po’ meglio stava riprendendo il tono petulante e insistente di sempre… forse avrebbe dovuto rompersi più spesso?

Theon glielo mostrò: aveva una bisaccia con delle provviste e due spessi mantelli.

“Ci serviranno per la fuga. Conosco bene i boschi di Grande Inverno e avremo bisogno di tenerci al caldo” spiegò, con la tranquilla risolutezza di chi ha già pianificato tutto. Aver ribaltato i rapporti di potere con Ramsay stava regalando a Theon un’invidiabile aria da leader che per anni aveva potuto soltanto sognarsi! “E prima di poterci fermare in qualche locanda dovremo aspettare di essere molto lontani da qui: né tu né io siamo così amati al Nord, per questo ci serviranno provviste.”

Ramsay era sbalordito.

“Quando hai preparato tutto questo?”

“Stamattina, quando il vostro esercito è partito per la battaglia.”

“Quindi… saresti potuto scappare fin da stamattina” commentò Ramsay, dimostrando una sorprendente capacità di ragionamento. “Perché non sei scappato?”

“Perché ti aspettavo” rispose semplicemente Theon. “Bene, il passaggio segreto è da questa parte, io direi di fare in fretta.”

Ramsay, sempre più allibito, non trovava niente da dire e riusciva soltanto a seguire Theon, attraversare il passaggio segreto e guardarlo mentre lo richiudeva. Aveva la vaga sensazione di non essere più lui a reggere il gioco, ma in quel momento non gli importava poi tanto e, a dirla tutta, sembrava che niente avesse più una vera importanza.

Insomma, le prospettive ti cambiano quando il tuo esercito viene massacrato, tuo padre ti abbandona, il tuo castello viene invaso e i tuoi nemici stanno per farti a pezzi, no? Esperienze simili potrebbero perfino… quasi… far ritornare il senno anche a uno come Ramsay!

Il passaggio attraversò la fortezza e fece sbucare i due fuggitivi nella parte posteriore di Grande Inverno. Jon Snow, Sansa e tutti gli altri si stavano occupando della ferita di Rickon, che stava già molto meglio. Baelish si era autoincaricato di organizzare le nuove difese della fortezza utilizzando i soldati degli Arryn e a nessuno passava per la testa di sorvegliare delle zone che non avevano alcun valore strategico. Jon, in realtà, aveva espresso il suo desiderio di andare a cercare Ramsay ma Sansa aveva risposto, sbrigativa, che se si era nascosto in qualche angolo di Grande Inverno lo avrebbero trovato presto e, in caso contrario, prima o poi sarebbe dovuto sbucare fuori se non voleva morire di fame. E allora sarebbe stato nelle loro mani…

Invece, proprio in quel momento, Ramsay stava seguendo Theon fino a una radura vicina, dove il giovane aveva nascosto un cavallo quella mattina, durante i preparativi per la partenza. C’era stata così tanta confusione di soldati, eserciti e quant’altro per muoversi contro Snow che nessuno aveva fatto caso a Theon, il quale aveva potuto organizzarsi con tutta calma e con tutto comodo. Era stata un’altra bella prova della mitica organizzazione di Bolton & co., tuttavia adesso quella negligenza tornava proprio comoda per una fuga che Ramsay non avrebbe mai immaginato. Quella mattina era tanto convinto di vincere la battaglia che figurarsi… e adesso si ritrovava a dipendere da Theon in tutto, guardandolo come se fosse una sorta di apparizione miracolosa.

Beh, in fondo gli aveva salvato la vita, no? Non c’era da stupirsi che lo fissasse così!

Fine capitolo nono

 

 

 

 

   
 
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