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Autore: Mannu    16/02/2018    0 recensioni
Malcant è un paesino di contadini, piccolo e modesto. La terra intorno al vulcano Maas trema, si spacca lasciando sfuggire fumo, gas velenosi, a volte zampilla anche lava incandescente. Ma è fertile e se coltivata con cura rende raccolti che ripagano delle fatiche e del pericolo costante. Tutto sommato la vita procede normale, calma e tranquilla, punteggiata solo dal lontano brontolare del cratere principale. Tranquillità destinata a terminare quando un giorno verso la fine dell'inverno la terra nuovamente si spacca e la lava ribollente forma un laghetto solo in apparenza simile ad altri già visti...
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aktha Demochye
5. Corna, coda e pelle viola

Infine il demone giunse. A piedi e di buon passo, com'era logico immaginare.
Tutti coloro i quali lo avevano atteso spiando da fessure e buchi rimasero sgomenti e senza fiato.
Era davvero un demone di qualche tipo.
Le corna erano davvero corna d'ariete come le aveva descritte Mornus Siber, curve e con le nere punte rivolte in avanti. Erano saldate alla fronte, solide e ampie tanto che non rimaneva posto per le sopracciglia. La pelle sembrava morbida e simile a quella umana ma era di una tonalità di rosso tendente al violaceo, che si scuriva in prossimità di ginocchia, gomiti, dita di mani e piedi dove si formavano spine corte e tozze. Come un gallo aveva anche corti speroni sopra il calcagno scuri e induriti anche quelli. E una orribile, muscolosa coda con due file di piccole spine scure che terminava piatta, a forma di punta di freccia.
Ma soprattutto era femmina.
Su questo non vi poteva essere alcun dubbio dato che camminava fiera e a testa alta, scuotendo di tanto in tanto il capo infastidita dai capelli scarmigliati, mostrando il volto dai lineamenti femminei reso però cruento da stretti occhi gialli come quelli dei gatti. E perché non indossava vestiti.
La osservarono fermarsi a un passo dal corpo immobile di Mornus. Quella si guardò in giro come se potesse scrutare attraverso le pareti di legno e pietra e poi allargò le braccia, i pallidi palmi in avanti.
- Io non faccio il male – disse senza enfasi e senza gridare. Tutti sentirono la sua voce: un po' cavernosa ma femminile.
Rimase a braccia aperte, leggermente abbassate per alcuni interminabili istanti, poi le distese lungo i fianchi.
- Voi sentite me? Capite me? Voi parlate la lingua di Elzer?
Ce lo si poteva attendere da un demone che non parlasse tanto bene la lingua, ma quel colto riferimento al semidio Elzer lasciò tutti spiazzati. Lasciava intuire che quella creatura sapesse parlare più d'una lingua, tra cui la loro. Tutti coloro a portata d'orecchio intesero che probabilmente il demone non era proprio come se l'erano immaginato, a partire dall'aspetto così... umano, nonostante tutto. Almeno non era un orrendo mostro con due teste, il collo da serpente e zanne ovunque.
- Non temete me, non faccio il male – ripeté quella. Molti intuirono una vaga nota di supplica nella voce profonda della creatura, come se fosse spiaciuta di quanto stava accadendo e volesse porre rimedio. Come se implorasse. Nessuno si mosse: per pura e semplice paura o, i più coraggiosi, sospettando un inganno.
Molti non seppero impedirsi di trasalire e temettero di essersi traditi con quel suono dal profondo della gola. Ma anche qualora la demoniaca presenza in strada li avesse sentiti, aveva fatto finta di nulla. Infatti era rimasta china sul fagotto di stracci che era Mornus Siber e lentamente vi posò la mano dalle dita nere e puntute. Il contatto tra i due durò diversi battiti di cuore, poi la creatura si rizzò in piedi e fece un passo indietro. Mornus si mosse.
Come se si destasse da un sonno, i suoi ex concittadini lo videro mettersi seduto dando le spalle alla sua benefattrice, stropicciarsi un po' la faccia e poi rizzarsi in piedi con una certa agilità. Stava bene, in apparenza. Molto meglio di come stesse quando poco prima si era presentato, scaricato in strada come letame da una carriola.
Lo videro spazzolarsi gli abiti luridi ottenendo scarsi risultati, incapace di avvedersi della grave minaccia dietro di lui. Poi finalmente si guardò intorno, e alle spalle.
La giovane Monia, che aveva la finestra più vicina tra tutte alla strada, fu molto sorpresa. Il demone aveva sorriso a Mornus. Un sorriso... buono, dolce. Aveva già colto molti dettagli insoliti. Può una pericolosa creatura demoniaca presentarsi sotto le sì temibili spoglie di un demone cornuto, ma con le membra di una giovane ragazza un po' sovrappeso come anche lei era? Vedeva chiaramente come braccia e spalle non fossero grosse per i possenti muscoli che era lecito aspettarsi da un demonio, ma carnose e ben tornite, morbide, come anche le cosce. Il ventre era rotondo e leggermente sporgente, i seni tondi e floridi, i fianchi larghi. Certo le doveva piacere stare a tavola! Monia vide il ritratto di se stessa ma più grande, più alta e con corna e coda.
Ma Mornus Siber non vide il sorriso. Vide solo la creatura torreggiare a un passo da lui, vide la pelle rosso-violacea, vide le grandi corna ricurve, denti aguzzi snudati e lo sguardo giallo.
Sfruttò le nuove energie che gli erano appena state donate per fuggire urlando disperato.
Monia vide un sincero dispiacere dipingersi sul viso della creatura degli inferi e se ne addolorò.

- Oh, per Elzer! - bisbigliò Agatha infrangendo il silenzio terribile. Subito la sua amica Gretchen le sibilò contro, ricordandole di tacere. Ma Agatha non tacque, anzi.
- Quella sciagurata di Monia! Ha aperto la finestra! Pazza, ha cinque bambini in casa!
   
 
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