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Autore: Sistxh    17/02/2018    4 recensioni
La prima cosa che dovete sapere leggendo queste pagine è che non vi è un vero e proprio inizio.
Né una vera conclusione, a dirla tutta. Questa è la mia versione dei fatti.
Questi sono i miei pensieri riguardo tutto quello che è successo e se state leggendo, quasi sicuramente è perché sono morto.
Qui non ci sono bugie -che è poi quello che vi aspettavate da me- solo la realtà dei fatti.
Diffidate di quello che vi è stato detto, l'Oscurità è una forza cosmica troppo vasta per comprenderla.
Datemi del cinico, freddo e disumano ma io non sono mai stato tipo da accettare le cose sulla parola,
e si dà il caso che sappia che la mia storia non è altro che trama e metafora, che è poi ciò di cui sono fatte tutte le storie.
E ciò che le rende un successo o una leggenda, è come la storia viene raccontata, e da chi.
Altri hanno già avuto l'occasione di raccontare la loro versione dei fatti.
Questa è la mia. Partiamo dal giorno in cui sono nato...
-Benjamin Solo.
Genere: Romantico, Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Han Solo, Kylo Ren, Luke Skywalker, Nuovo personaggio, Principessa Leia Organa
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Klelia and Kylo Trilogy.'
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                                                                                           VII.
 
"Mi ero abituato ad essere quello che rovinava le cose,
al punto da dimenticare la sensazione che si prova quanto qualcuno ti distrugge.
Ti feriscono ed è come se ti stessero rompendo le ossa o staccando le vene.
Come si erano permessi? Non gli avevo dato un singolo motivo per farmi odiare,
avevano creato quella sceneggiata spinti dalla gelosia.
Mia madre me lo diceva sempre:
'Quando le persone ti odiano è perché hai qualcosa che loro vogliono'
ma io non avevo niente.
Solo il sangue della stirpe Jedi più potente mai esistita,
forse di quello erano gelosi... o spaventati... "


Ben risalì le scale velocemente, con il respiro pesante. Entrò nella sua stanza, sbatté la porta e vi si appoggiò con tutto il corpo; seduto a terra restò a guardare il vuoto, raccolse le ginocchia contro il petto ed iniziò a piangere. Rivide la scena nella sua testa, lui fermo lì mentre quel Jai lo minacciava, istintivamente si mise una mano davanti alla bocca e represse un conato di vomito. Con lentezza raddrizzò la schiena, si asciugò gli occhi con la manica della tunica bianca e sospirò profondamente; guardò fuori dalla finestra, la tempesta era vicina. Nuvole di onice si susseguivano sull'orizzonte scuro, le lastre di pioggia cominciarono a riversarsi senza pietà dal cielo, gli alberi erano lucenti di acqua piovana, il vento infuriava nella notte come l'urlo di un guerriero ferito.  
Ben sentì una voce nella sua testa "Non sei abbastanza forte per resistere alla tempesta." sapeva chi era ... Snoke.
Avrebbe dovuto ignorarlo, ma rispose, inconsapevole di aver preso una delle tante decisioni che avrebbe rinnegato in futuro. "Io, sono la tempesta." Ben serrò i pugni "Mostrati! Fammi vedere la tua faccia!" urlò e colpì il muro. 
Il dolore fisico che provò era niente messo a confronto con quello che provava dentro. 
"Ti aspetterò, per tutto il tempo necessario." respirò affannato. 
Niente. 
"So che sei lì, so che ci sei, perché ci sei sempre stato." 
Silenzio. 
"Ti darò tutto quello che ho." proferì disperato "Qualunque cosa, ti darò me stesso se mi guarirai dal dolore. Tutto quello che vuoi. Ormai non ho più bisogno di niente."  
Aspettava nel buio.  
"Hai una voce quindi devi avere un corpo, ti ho visto nei miei sogni, per favore, lasciati vedere." supplicò ma nulla, deluso, abbassò lo sguardo e chiuse gli occhi. 
Che stupido che sono, pensò. 

All'improvviso il bagliore di un fulmine balenò maestosamente, brillante e vibrante di una magnifica elettricità.
Subito dopo il rumore del tuono avvolse l'ambiente, giungendo alle orecchie di Ben; il vento aveva richiesto di essere ascoltato, il lampo aveva combattuto per essere visto, proprio come lui.  
La notte si fermò, il ragazzo percepì una presenza, svelto sollevò il capo e lo vide... Snoke. L'essere indossava una tunica rossa, un colore carico di azione, era molto alto, magro e fragile con grandi mani. Aveva il volto pallido, allungato con la pelle deturpata e con gli occhi azzurri, che ora studiavano il giovane Solo. 
Il ragazzo si sentì pieno di energie ed il suo battito cardiaco accelerò; il mostro che lo aveva da sempre tormentato era lì, una volta era anche lui umano con un'anima soffice come la seta. Qualcuno lo aveva annientato e trasformato, quindi Ben si disse di non aver paura della cosa che aveva di fronte ma della cosa che l'aveva creato. 

"Hai paura delle mie cicatrici?" chiese Snoke mentre avanzava. 
"No." rispose Ben, perché dentro anche lui era danneggiato.  
L'umanoide si avvicinò e gli toccò la testa come faceva la madre. 
"Ti ho osservato sin dall'inizio e so dove finirai, di sicuro non qui." 
"Sai tutto di me, io invece nulla ..." Ben aveva gli occhi lucidi. 
"Saprai solo ciò che posso rivelarti." pronunciò Snoke con voce profonda. 
Il ragazzo si stese sul letto, Snoke era seduto vicino a lui e proprio come un padre che racconta al proprio figlio le favole della buona notte, iniziò a dirgli tutto sul suo passato. 

Era nato nelle regioni sconosciute, col tempo aveva acquisito potere e riuscito a padroneggiare la forza. Divenne il capo degli Attendants, Ben ne aveva letto, erano un seguito composto da navigatori alieni muti. Raggiunse il pianeta Mustafar e acquistò una pietra nera d'ossidiana dalle miniere sotto il castello del Signore dei Sith Darth Vader, e appose quella pietra a un anello d'oro che portava sempre. 
Snoke aveva vissuto a lungo tanto da riuscire a vedere l'ascesa e la caduta dell'Impero Galattico.  Attraverso una Contingenza segreta, molti ex ufficiali, nobili e tecnologi dell'Impero erano riusciti a fuggire nelle regioni sconosciute, dove fu fondato il Primo Ordine, del quale Snoke era il leader supremo. 

"Ben vorrei farti entrare nel Primo Ordine, ma hai tanta strada da fare." sciorinò Snoke con voce roca. Aveva parlato per ore. 
"Io, mi sento pronto."  
"Non dire sciocchezze giovane Solo, non hai mai impugnato una spada laser, non essere impaziente." 
"Presto riuscirò ad impugnare una spada laser e a fare ben altro." 
"Dimmi, quale parte credi sia più forte, la Luce o l'Oscurità?" gli chiese curioso. 
"Sono uguali, equilibrate." disse Ben, sperando di aver dato il tipo di risposta da manuale che avrebbe potuto piacergli, ma lui lo ignorò. 
"Se un sensitivo della forza desidera ottenere il massimo potere quale parte deve scegliere?" 
"... una delle due?" suppose il ragazzo, temendo di dare una risposta sbagliata. 
Snoke ridacchiò e scosse la testa. "Entrambe." gli occhi azzurri brillarono meravigliosamente al chiaro di luna. La tempesta si era calmata. "Ricorda ciò, la Forza nasce dal conflitto. La spinta e l'attrazione della Luce e dell'Oscurità, ecco cosa crea il potere." rivelò Snoke e fece una pausa, allungando una mano per sfiorare le sue dita contro la guancia del ragazzo. 
"Tua madre ha ragione su di te." sussurrò, accarezzandogli la pelle. "Hai un grande potenziale, riesco a sentirlo." 
Ben fu sopraffatto dal complimento. "Lo pensi davvero?" chiese pieno di speranza. 
"Con il tuo sangue? Lo so." la sua voce divenne un po' stonata mentre Ben si sentiva andare via con gradevole calore, era molto stanco, distrutto.  Sbadigliò e prima di chiudere gli occhi e crollare in un sogno profondo sentì Snoke dirgli "Sii buono con tuo zio, ha molte cose da insegnarti ... io, naturalmente, riempirò il resto. " 

                                                                                                           *** 
La mattina si svegliò con una sensazione di malessere diffuso, aveva un forte mal di testa, eppure aveva dormito benissimo.
Mettendosi lentamente a sedere sul letto, si chiese se non stesse ancora sognando. Sbatté velocemente le palpebre per abituarsi alla luce e si guardò intorno; ora era sveglio, forse più sveglio di quanto non fosse mai stato...
Snoke lo aveva illuminato; il suo compito principale era quello di terminare l'addestramento Jedi, e oggi sarebbe stato il suo primo giorno. 
I suoi vestiti erano umidi come un fiore nella rugiada all'alba, doveva assolutamente farsi una doccia e indossare vestiti nuovi, qualcosa di fresco e profumato che lo avrebbe fatto sentire rinato. Sì stropicciò gli occhi, allungò le braccia sopra la testa e sbadigliò; con uno scatto fu fuori dal letto. Gli girò la testa e si sentì debole, aveva la necessità di mettere qualcosa sotto i denti, non mangiava da un giorno. Ma prima voleva lavarsi. 

Prese un cambio d'abiti e si diresse verso il bagno, una volta lì rimase stranito perché non trovò nessuno.  
"Saranno già tutti fuori ad allenarsi, cavolo, devo muovermi." mormorò nervoso poggiando gli abiti sopra una sedia. 
Si spogliò e si buttò sotto la doccia, le dita dei piedi si ritirarono al freddo contatto del pavimento in ceramica. Rabbrividì, però l'acqua calda, che gli picchiettava la pelle come centinaia di dita, aiutò a migliorare la situazione. Si insaponò e sciacquò velocemente, in un attimo fu fuori dalla doccia. Con solo un asciugamano attorno alla vita camminò verso lo specchio e si guardò un istante prima di pettinarsi i capelli. Una volta posizionatosi in corrispondenza dell'asciugatore quest'ultimo si accese e gli asciugò tutto il corpo, i capelli galleggiavano sulle sue spalle in uno spasmodico movimento. 
Dopo essersi asciugato incominciò a vestirsi tranquillo, aveva la certezza di essere solo altrimenti avrebbe percepito l'ipotetico arrivo di un intruso. Finì di vestirsi e poggiò la tunica sporca in una cesta prima di uscire dal bagno e incamminarsi verso la sala da pranzo. 

Giuntò lì, confermò la sua teoria. Non c'era nessuno e guardando fuori dalla finestra vide i discepoli che si allenavano senza Luke. Strano pensò. Ma non si soffermò sulla sua assenza perché la fame che provava catturò tutta la sua attenzione.
Si diresse verso un tavolo, dove erano posizionate varie pietanze che poteva scegliere per fare colazione. La scelta era vasta, vi erano vari tipi di frutta come pere e ciliege, riso, pane e verdure come lattuga e pomodori, letteralmente di tutto e lui era affamato.
Alla fine optò per il pane fatto con i semi di codra sul quale spalmò della marmellata di ciliege e per bere si versò in un bicchiere di vetro del latte, ma quest'ultimo era verde; non aveva idea da quale tipo di mammella era stato munto, e francamente non voleva saperlo. Posò tutto su un piatto, si mise a sedere e iniziò a mangiare; non era abituato a saltare i pasti, mai aveva patito la fame. Era così concentrato che non si accorse della presenza di Luke alle sue spalle.
"Buongiorno, Ben." lo salutò Luke all'improvviso, facendo sussultare il ragazzo, quest'ultimo si girò di scatto e ingoiò il boccone per riuscire a parlare. 
"Zio! Buongiorno." Ben sorrise mentre l'uomo si sedeva vicino a lui. 
"Ti sei alzato tardi," commentò Luke con fare sospettoso "Gli altri già si stanno allenando." 
"Non volevo svegliarmi, stavo bene mentre dormivo." 
"Cosa sognavi?" gli chiese. 
Ben fece spallucce, non volendo rispondere.
"Beh, appena hai finito la colazione raggiungimi in cortile." 
Ben annuì e ricominciò a mangiare. 
Quando Luke fu sulla soglia della porta all'improvviso si fermò "Lo sai... sei stato tu a causare la tempesta." 
Ben trasalì e sgranò gli occhi "Che cosa?"  
"Il pianeta su cui ci troviamo, Tython è notevolmente sensibile alla Forza," rispose girandosi lentamente "Potenti disturbi come la presenza di un individuo particolarmente forte sia nel lato chiaro che nel lato oscuro della Forza causano tempeste o terremoti" spiegò guardandolo negli occhi. 
"Mi dispiace." mormorò Ben, abbassando il capo. 
"Non scusarti... la tempesta mi ha dimostrato qualcosa." 
Ben lo guardava confuso. 
"Sei molto più forte di quanto pensassi." Luke rise lievemente, poi uscì dalla sala lasciandolo solo con i suoi pensieri.  
   
 
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