Serie TV > Gotham
Segui la storia  |       
Autore: Spensieratezza    17/02/2018    1 recensioni
Abbiamo visto per poco tempo il padre di Jerome, ma come sarebbe andata se avesse avuto un ruolo più importante nel telefilm? Come sarebbe andata se Jerome gli avesse voluto davvero bene?
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jerome Valeska, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Jerome era quasi mezzo annegato nel fiume, dentro di sé la certezza fulminante che suo padre non avrebbe mantenuto la promessa. Non si sarebbe presentato da lui per venirlo a prendere.

Ma d’altrocanto, questi fantasmi di un desiderio di amore paterno a lungo repressi, resi spettri dall’andare del tempo evolvesi in un cinismo sempre più dllagante, sorpassato forse da un inizio di malvagità sempre più serpeggiante, che avrebbe finito prima o poi per mangiarlo e consumarlo via, non potevano scalfire la certezza che, lui a tutte queste puttanate da cinema e film oscar, in realtà non aveva mai creduto.

E pazienza se, quando stava al circo, si era ritrovato qualche volta di troppo, a rifugiarsi dal vecchio, nella sua tenda, a chiacchierare di cose futili, per avere una scusa per distrarsi. Pazienza le lunghe passeggiate sotto le stelle, gli sfoghi da bamboccio appena uscito dall’adolescenza e quasi la speranza infantile che quel vecchio, suo padre lo fosse davvero. Che poi a ben pensarci, chiamarlo desiderio era troppo, diciamo che era più un’insana attrazione per la curiosità, come tutti i sociopatici.

Jerome Valeska aveva scoperto che quell’uomo da cui cercava sempre rifugio, era davvero SUO PADRE, solo una volta che fu reso noto che lui avesse assassinato sua madre.

Avrebbe potuto ucciderlo, per averglielo tenuto nascosto, aveva DESIDERATO farlo.

Ma d’altronde, il vecchio era stato gentile con lui. L’aveva perfino coperto, aiutandolo a nascondere l’assassinio della madre e non aveva mai approfittato di lui, in nessun senso, cosa che, in questo mondo ricco di perversioni insane, soprattutto per i ragazzini da parte di vecchi pervertiti, non era poi così scontata.
 
Jerome sembrava un pazzo malvagio, ma non era del tutto senza cuore. Lui queste cose le aveva considerate e aveva quindi deciso di perdonare il vecchio, per non avergli mai detto di essere suo padre e aver cercato di strapparlo da quella madre disgraziata che si era ritrovato, dopo la confessione davanti al detective. Il vecchio cercò di farsi perdonare e suonò convincente a dire il vero, voleva ancora averlo con lui.

Jerome non credette molto alle sue parole, ma considerò che fare finta di crederci poteva anche essere divertente, in fondo. Con il passare del tempo, considerò che probabilmente non era vero che l’aveva fatto perché lo credeva divertente. Dalle sensazioni che sentiva dentro, quella specie di calore umano che avvertiva nello stomaco, doveva avere un altro NOME. Con il tempo, Jerome pensò che forse piacevole era l’aggettivo che aveva confuso con divertente.

Era PIACEVOLE credere a quelle parole.

Avrebbe potuto quasi finire per crederci davvero.
 
 




Ma Jerome alle favole non credeva, così come non credeva che qualcuno potesse davvero amarlo, né che fosse degno di amore. Per questo nonostante tutto, quando venne rinchiuso nel manicomio, non si aspettava davvero che suo padre lo liberasse. Non che ci sperava, ma promise a sé stesso che si sarebbe vendicato su di lui, per non averlo fatto. Lo pensò con un sorriso.
 
Se davvero Jerome avrebbe ucciso suo padre o non ne avrebbe tuttavia avuto il coraggio, non si saprà mai, dal momento che invece in realtà, lui DAVVERO lo fece fuggire dal manicomio, con la complicità di terzi.

Un piano ben congegnato, ma Jerome tuttavia, quando il vecchio lo strinse in un abbraccio affettuoso dentro il lurido appartamento, lui sciolse l’abbraccio, guardandolo astioso.

“Dovrei dirti GRAZIE? Hai fatto il tuo dovere, no? di sicuro SAPEVI cosa ti avrei fatto se fossi riuscito a sfuggire da solo, no?”

“Jerome, quello che ho fatto, dimostra quanto ti voglio bene!”

Jerome rise.

“No.” disse Jerome quasi strozzato dalla sua risata famosa. “Dimostra solo quanto tu abbia un grandissimo istinto di sopravvivenza e io ti stimo davvero, per questo, solo non cercare di farmi bere le tue ridicole panzane.”

“Jerome, Santo Dio, perché per te è così difficile credere che io sia sincero e che tenga davvero a te??”
 
Jerome lo guardò ad occhi sgranati, quasi come se fosse stupito lui per primo di tanta sfrontatezza e coraggio. Nessuno aveva mai osato parlargli in questo modo, nemmeno sua madre. E quello che l’aveva fatto, non aveva avuto modo di rifarlo per due volte di fila. Soprattutto nessuno gli aveva mai urlato contro con tanta patetica insistenza di volergli bene.

Jerome rise di nuovo. Una risata più cupa stavolta e più breve.
 
“Perché…mio caro, -chiamarlo papà o paparino, anche con tono di scherno, era troppo per lui – nessuno sano di mente, potrebbe amarmi.”

“Jerome..” disse il signor Cicero, avvicinando le braccia a lui.

“E smettila di cercare di abbracciarmi! Le tue ossa sono talmente fragili, che potrei romperti!”
 
Il vecchio era rimasto zitto, senza più proferire parola e Jerome si era rintanato in una stanza senza voler confessare che, era lui quello che temeva di potersi rompere.
 
 
 



La compagnia un po’ più prolungata con il signor Cicero, era durata un po’, fino a quando Jerome si mise ovviamente ancora nei guai. Braccato dalla polizia, si accordò con Cicero, per trovarsi ad una determinata ora sul ponte.
 
“E così fuggiremo insieme.” Disse Cicero.

Jerome lo guardava con un sorrisino da sfottò.

“Tu non verrai. Tiratene fuori adesso, finchè sei ancora in tempo, vecchio.”

“Ti ho già detto che verrò. Io non ti abbandono!” disse Cicero, facendoglisi sotto con sguardo duro.

Jerome l’aveva guardato malissimo, poi era stato lui ad andargli sotto e a prenderlo per il colletto.
 
Molto bene. “grugnì. “Come vuoi tu, vecchio, vorrà dire che cercherò di fidarmi delle tue parole, ma questo vuol dire anche che, se mai dovessi sopravvivere e tu non ti presenterai, io verrò a cercarti, e ti assicuro che ti farò pentire di avermi mentito, ricordatelo, questo!”
 
Jerome detestò apparire così debole davanti a suo padre. La sua rabbia aveva tradito la sua paura di essere deluso, tradito, abbandonato. Aveva tradito un desiderio di fedeltà e quindi di DEBOLEZZA.

E Jerome più tardi promise a sé stesso che al vecchio avrebbe fatto pagare anche questo. L’umiliazione di far trasparire così i suoi sentimenti come una femminuccia qualunque, non gliel’avrebbe fatta passare liscia, se avesse deciso di tradirlo.
 
 
 
 







*

Più tardi, quando Cicero non si presentò, i suoi propositi di vendetta e di assassinio nei confronti del povero Cicero – del suo povero padre – pensava Jerome, si stavano perdendo assieme alla vita che piano piano stava abbandonando il suo corpo, mentre annegava in un fiume, scampato miracolosamente alle grinfie dei poliziotti, anche se non sarebbe sfuggito alle acque gelide del fiume  e alle ferite riportate.
 
Stava morendo, lo sapeva. E in quei momenti si ritrovò a pensare a Cicero e si lasciò finalmente andare a quello che aveva cercato per tanto tempo di non ammettere a sé stesso.

Lui davvero aveva CREDUTO che Cicero sarebbe venuto lì per lui, peggio, ci aveva sperato, come una ragazzina bisognosa d’amore. Ci aveva sperato perché lui aveva bisogno di Cicero al suo fianco.

Quell’uomo così rude che continuava così insistentemente a cercare di far crollare la sua corazza per costringerlo a credere che lui bene gliene voleva davvero proprio come a un figlio.
 
Ora non importava più il suo tradimento e neanche la vendetta. Faceva male solo il pensiero che lui non era venuto, non per via del tradimento in sé, ma perché non l’avrebbe più rivisto, non si sarebbe più fatto cullare da quell’ossessivo quanto smielato sentimento protettivo che aveva con lui, che lo aveva tanto infastidito, quanto abituato troppo bene, durante quei bui e freddi periodi. Sì, perché di queste attenzioni che lui aveva sempre giudicato malsane, ne diventavi dipendente, come un tossicodipendente che reclama la sua droga.

Ti prego, un’altra dose..solo un’altra dose e poi basta..
 
Jerome sapeva che non c’erano più dosi che poteva reclamare.

Niente lanci, niente partite, oppure

Stessa merda, altro giorno, ma questa sarà una merda diversa.
 
Citazioni del suo libro preferito, l’acchiappasogni, che lui amava tanto, quando ancora fingeva – o si voleva autoconvincere, ci SPERAVA, . di essere un bambino buono, che leggeva libri e tutto il resto.
 
Sviò la mente anche dal libro, perché voleva che i suoi ultimi ricordi si destinassero altrove.

Al circo per esempio.

Tornò con la mente a ricordare i pomeriggi a giocare a carte con il vecchio, le serate passate a passeggiare sotto le stelle e a farsi pagare i popcorn.
 
Jerome sapeva che il vecchio non poteva pretendere da uno psicopatico come lui, che lo amasse, o peggio, che fosse capace di farsi amare, come faceva un figlio normale con il proprio padre, ma una cosa poteva rimpiangerla invece.

Rimpianse di non averlo chiamato papà almeno solo una volta.
 
Una parola che, a dispetto del sentimentalismo strisciante che comportava in anni di stereotipi stupidi e sentimentalistici, avrebbe tanto avuto curiosità di sentire che suono avrebbe avuto tra le sue labbra e ora era troppo tardi perfino per dirsela solo a sé stesso, solo per sentire quel suono da solo, senza per forza le sue orecchie a sentirle. L’acqua gli stava innondando i polmoni e la bocca, il respiro e anche le orecchie.

Ebbe la forza di formulare quest’ultimo pensiero, mentre le lacrime gli scendevano giù mentre annegava e si mischiavano con l’acqua.
 
 
Poi avvenne qualcosa. O meglio, qualcuno, che lo prese per le braccia, cercando di tirarlo su.
 






















eccomi ragazziiii. Pensavate che non aggiornassi mai più eh???? e invece VE L'HO FATTA!! E non solo aggiorno ma guardate anche con che BOMBA di capitolo che aggiorno ahahh :D :D :D lasciatemi vantarmi un pò, questa storia è partita molto male, non volevo neanche pubblicarla ad un certo punto, poi l'ho fatta e l'ho lasciata in stand by, ero molto rassegnata a non sapere come continuarla e OGGI L'ILLUMINAZUIONE!! Non mi sembra manco vero che l'ho scritto io questo capitolo. C'è da dire anche che, io e i sentimenti di abbandono e rifiuto ecc ecc, insomma, sono temi molto bollenti e anche i miei preferiti e io ci SGUAZZO ALLA GRANDISSIMA. NONOSTANTE CIò è strano anche per me andarci così pesante con l'angst, penso di avervi fatto venire una sincope e anche più di una, perdono xd

Jerome è sopravvissuto, sì o no? E chi sarà ad averlo salvato? il padre o qualcun altro??? ehhhehe !!! Vedrete!

ps in realtà il capitolo non l'ho pensato solo oggi, ce l'avevo pensato da diverse settimane, ma l'avevo immaginato diverso, più che altro tutta questa parte introspettiva e angst non era prevista (ma sono contenta di averla messa ) il capitolo che avevo pensato è quello che verrà dopo! pps lo stile se vi rcorda molto quello di stephen King (a parte le dovute citazioni in corsivo ) è perchè io amo queste elucubrazioni che lui fa fare ai suoi personaggi, e sono diventate anche un pò il mio stile *_*

pps cosa importante! il titolo del capitolo è tratto da una citazione dell'album di dylan dog Il vecchio che legge!" mi sembrava indicatissimo per il capitolo!
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Gotham / Vai alla pagina dell'autore: Spensieratezza