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Autore: Dharkja    17/02/2018    0 recensioni
È una calda sera di Luglio del 2008, i Tokio Hotel arrivano a Modena il giorno prima della loro l'esibizione. Bill non aveva mai creduto nel colpo di fulmine, ma l'incontro del tutto casuale con Giulia sarà in seguito, una piacevole e lenta scoperta di sentimenti inaspettati. Gli impegni con la band lo porteranno in giro per il mondo, ma lui non scorderà quella ragazza che diventerà pian piano una dolce ossessione portandolo all'irrefrenabile desiderio di volerla incontrare nuovamente.
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: Lemon, Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Le lacrime salate si mischiavano all'acqua calda che scorreva lungo il suo corpo infreddolito scivolando giù per le gambe per poi fare un piccolo vortice trascinando nello scarico gli ultimi residui di vomito. Non aveva mai rimesso in una doccia e adesso poteva anche vantare questo squallido traguardo, ma d'altronde suo fratello l'aveva avvertito che forse stava esagerando con la birra e la vodka, ma ormai la serata era destinata ad andare in un solo verso anche se non era quello che lui avrebbe voluto. Si sforzava di ricordare che erano lì per un solo motivo, anche se a lui ormai poco importava, perché quelle cinque parole scritte avevano avuto la potenza distruttiva di un tornado e spazzar via in un attimo la gioia di un'intera giornata. Aveva nuovamente la nausea e le tempie che gli martellavano per il dolore lancinante; era annebbiato, confuso e l'addome dolorante per le continue contrazioni per quei conati di vomito che a intervalli ritornavano ad assalirlo.

 

“Hai bisogno di riposare, vieni e sdraiati, se vuoi c'è dell'acqua accanto al letto”

 

“Oh smettila di preoccuparti, mi hai rotto! Come se fosse la prima volta che mi prendo una sbornia” osservò mentre si allacciava l'accappatoio in vita e tremante per il freddo andava a sdraiarsi accanto al gemello.

 

“Di cazzate ne hai fatte tante e per fortuna tutte lontane dai concerti, ma questa.... Dai ora cerca di dormire, ti farà bene. Così la smetterò di preoccuparmi per te”

 

Per tutta risposta il gemello scoppiò in una risata apparentemente senza motivo a cui seguì una riflessione.

 

“Ho avuto l'impressione che alla festa Christie volesse qualcos'altro da me... mi guardava con quegli occhi languidi, ricordo ancora i suoi sguardi quando mi voleva, sai? Ma forse farnetico o forse no” Disse riprendendo a ridere esageratamente.

 

Tremava visibilmente e Tom si avvicinò per stringerlo a sé nel tentativo di scaldarlo.

 

In silenzio per un lungo istante, fissarono il soffitto della stanza in cui strani giochi di luci provenienti dalla finestra disegnavano sagome dalle strane forme.

 

“Ti fa ridere il fatto che non ti abbia dimenticato affatto? Chiese il gemello capendo che non fosse proprio lucido. “Ma ora prova a riposare e lasciati scaldare”

 

“Ho freddo Tom ed ho voglia di rimettere nuovamente e se non mi lasci subito ti vomiterò addosso” gli disse liberandosi velocemente dall'abbraccio per correre nuovamente in bagno. Ci mise un po' quando uscì dalla toilette per ritornare nel letto.

 

“Sento ancora quel dannato profumo che aveva, me lo sento addosso. Non era quello che metteva solitamente, era diverso questa volta, era nausenate, lo odio e poi non doveva dirmi che pensa a quello, non ha avuto rispetto. Però è ancora bella, bellissima, vero? Lo so che te la saresti voluta sempre fare e stasera c'è stato un momento in cui l'ho desiderata anche io di nuovo, sì” aggiunse “volevo fottermela”. Tom non riuscì a guardarlo in faccia da quella posizione ma tuttavia non gli rispose, era insolito sentire il gemello parlare così.

 

“Perché non dici nulla?”

 

“Vorrei riposare Bill, sono le sei del mattino, sai? Il sole sta sorgendo, li vedi i riflessi dei suoi raggi sul soffitto?” gli disse indicando due striature viranti sull'oro arancio.

 

“Si le vedo, ma mi fa troppo male la testa” fece una pausa “ricordi quando guardavamo l'alba ed il tramonto a Loitsche? Quei palazzi ci impedivano molta visuale; siamo da un bel po' che non lo facciamo insieme”

 

“Eri felice allora Bill?” chiese contento di questo istante di lucidità.

 

“Cos'è la felicità? Dimmelo perché non saprei dirti se l'ho mai incontrata” disse affondando il viso coi capelli umidi in quel braccio che l'accarezzava instancabile.

 

“L'hai forse incontrata”

 

“Non so, ma lei è....” disse ad un certo punto con voce debole.“Luglio, faceva così caldo e tu facevi ridere conciato com'eri... ma lei era persino più calda di quel sole estivo, era caldissima, bollente....ed ha finito per bruciarmi” disse impercettibilmente prima di addormentarsi.

 

“E chissà se anche a lei piacerà giocare col fuoco.... dicono che chi lo faccia prima o poi finisca per bruciarsi” disse Tom mentre gli adagiava il capo sul cuscino e lo copriva meglio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Aprì gli occhi ma con tutto lo sforzo possibile non riuscì a mettere a fuoco la sua vista velocemente perché il sole aveva inondato il suo letto bianco immacolato e doveva aver deciso di contemplare per un bel po' quel suo viso provato da quella strana nottata. La testa gli doleva ancora o forse era il suo cellulare che sul comodino squillava come se fosse posseduto da un essere immondo a fargli provare un mal di testa assurdo. Si trascinò fino all'altra parte del letto e l'afferrò quando smise di suonare. Si sdraiò subito e cercò di stare fermo perché d'improvviso tutto intorno a lui iniziò a girare vorticosamente. Dov'era suo fratello? Stava male, dannatamente male; provò a riaprire pian piano gli occhi cercando di portare la mano col telefono innanzi ai suoi occhi e cercò di inviare la chiamata.

 

“Bill sono sul corridoi sto arrivando” non ebbe nemmeno il tempo di fiatare che riattaccò. Era questo il bello di avere un fratello gemello, non era nemmeno necessario parlare a volte perché l'altro aveva già captato i tuoi stati emotivi.

 

“Ti ho portato un po' di frutta fresca e dell'acqua dalla sala dell'hotel” disse un Tom deciso entrando nella camera da letto “Riesci almeno a sederti sul letto?”

 

“Non so, prima mi girava tutto...posso riprovare”

 

Il gemello gli si avvicinò e l'aiutò ad appoggiare lentamente la schiena sullo schienale del letto.

 

“Sì, forse così và già meglio, grazie”

 

Intanto Tom s'ingegnò a preparargli la frutta che gli porse in un piatto con un bicchierone d'acqua.

 

“Ho un mal di testa che quasi non riesco a tenere gli occhi aperti”

 

“Ehi, giù erano tutti preoccupati, Gus voleva salire ma gli ho detto che riposavi. Per non parlare di Andreas e David volevano mandarti il medico, sono seriamente preoccupati per domani, si chiedevano se riuscirai a recuperare per lo show da Jimmy, ma li ho tranquillizzati... e poi anche Christie, mi ha detto di averti mandati non so quanti messaggi e di averti chiamato diverse volte”

 

Bill lo ascoltava mordicchiando svogliatamente una fetta di mela con gli occhi chiusi.

 

“Stai invecchiando fratello, non reggi più l'alcool come una volta” disse sornione ed aggiunse “ ti ricordi di quell' intervista dov'eravamo totalmente ubriachi?”

 

“Oddio sì Tom!” parve illuminarsi improvvisamente“è stato così imbarazzante, non riuscivo a mettere su una frase che avesse senso ed effettivamente non ci siamo riusciti perché ci interrompevano continuamente” ricordò unendosi alle risate del gemello.

 

“Per forza non ci hanno fatto parlare più di tanto, che senso aveva quello che dicevamo? Era evidente in che stato fossimo! Lo avevano fatto apposta per evitare che continuassimo a sparare stronzate a raffica”

 

Bill sembrava davvero divertito ripensando a quell'intervista.

 

“Ehi, và meglio?” chiede il fratello dopo un po'.

 

“Forse un po' sì”

 

“ A proposito” chiese cambiando discorso “cos'hai detto ieri di Christie?”

 

A Bill quella domanda parve fuori luogo.

 

“Io?”

 

“Esattamente” disse mentre si portava le mani dietro la nuca per lasciarsi andare supino nel lettone deciso a godersi quel sole che da lì a poco avrebbe lasciato la loro camera.

 

“Non so, a malapena ricordo la fine della festa e che stavo iniziando ad avere i conati. Ma perchè, è così importante?” chiese notando che il fratello ridacchiava.

 

“Beh non so se sia importante per te, ma non dò peso alle tue parole di stanotte, anche se si dice 'in vino veritas', chissà forse non vale con te”

 

“Quanti giri di parole, per dire cosa?”

 

“Niente, niente” rispose sorridente ed apprezzando la sincerità del momento “ Ma posso chiederti una cosa? Ma solo se te la senti di rispondere”

 

“Sentiamo” disse spostando il piattino della frutta ormai vuoto.

 

“Hai voluto cercare un modo per non pensare a lei? E questo era uno dei tanti?”

 

Bill parve confuso: faceva fatica a connettere i pensieri, ma poi capì chiaramente.

 

“Bill parlo dell'italiana”

 

Non gli piaceva quando l'appellava così “Ha un nome” gli rispose volgendo i suoi occhi al di là del vetro.

 

“Ok, ho già capito” fece scrutando il viso del fratello “ma permettimi di dirti una cosa però: non devi permettere a nessuno di farti questo anche se quel qualcuno dovesse essere lei. Ho riflettuto su quello che ci siamo detti ieri. Tu credi di essere innamorato ma penso si tratti di infatuazione, di fissazione. Non potrebbe essere diversamente tra due che non hanno alcun rapporto fisico e che men che meno si vedono. Ti sei innamorato della rappresentazione mentale che tu stesso ti sei fatto di lei”

 

“E dunque tutti quei tuoi bei discorsi pseudo filosofici di stanotte? Erano parole buttate al vento? Non abbiamo mai avuto un buon motivo per ubriacarci, lo facevamo perché ci piaceva e basta e Giulia non c'entra nulla in tutto questo, anche se quello che mi aveva scritto mi ha dato fastidio, com'è logico che sia quando ti piace una persona. Mi sono solo lasciato andare un po', ero stressato per la giornata. Non ho capito dove tu voglia andare a parare con la storia della rappresentazione mentale di Giulia, ma so distinguere un sentimento da poco da uno più profondo. Ed ora lasciami in pace che ho la testa che mi sta scoppiando”

 

“Mi spiace Bill, non è mia intenzione andarti contro e quelle di stanotte non erano parole dette tanto per riempire il tempo, ma era esattamente quello che in quel momento sentivo di dirti, ma poi ho riflettuto meglio ed avevo visto che eri dannatamente deluso. Ho pensato che avessi avuto una reazione esagerata. Capisci che intendo? Tu che sei già così preso prima ancora che tutto sia iniziato... credo ti debba frenare un po' con le fantasie, hai bisogno di trovare un equilibrio se devi continuare in questa faccenda”

 

“Ma non eri tu quello che ieri mi diceva di vivere la situazione e di forzare le cose? Oggi hai già cambiato idea proponendo di fare l'esatto contrario?”

 

“Ti sto invitando solo a riflettere”

 

“Lo sto già facendo, grazie per il consiglio, ma tu sai che c'è qualcosa di diverso stavolta e forse questa volta nemmeno tu riesci a capirlo”.

 

Era ancora molto confuso e molto stanco, aveva esagerato e ne era consapevole ma nonostante tutto suo fratello in quel momento era la voce più equilibrata che potesse guidarlo in quel buio in cui si era addentrato. Sapeva che non poteva permettersi queste bravate avendo impegni imminenti come l'intervista e l'esibizione del giorno dopo; immaginava che Andreas l'avrebbe strigliato per non parlare di David che gli avrebbe fatto un bel discorsetto che se lo sarebbe ricordato per un bel po'. Fissò l'immensa distesa della città innanzi ai suoi occhi doloranti in cui il sole rifletteva i suoi raggi accecanti sulle facciate in vetro dei palazzi. In effetti era strano pensare ancora a lei a distanza di due mesi, lei che altro non era forse che il frutto dei suoi desideri, dei suoi sogni, dei suoi incubi, di rappresentazioni mentali come le aveva chiamate suo fratello, eppure aveva un maledetto bisogno di tutto questo, di questo mondo che si stava costruendo con una parvenza di realtà e concretezza. Com'era facile sentirsi il più forte del mondo ed il giorno dopo il suo l'esatto contrario! Più di una volta gli era passato per la mente l'idea che lei facesse emergere in lui una qualche sindrome bipolare mai sospettata, ma la verità era che non poteva più fare a meno nemmeno del suo solo pensiero, ma un giorno intero era passato e lei non si era fatta sentire.

 

 

 

 

 

 

 

 

Settembre era un mese che aveva sempre amato particolarmente, non tanto per la ricorrenza del suo compleanno e quello di suo fratello, ma perché adorava quell'atmosfera di fine estate e quasi inizio autunno e dove tutto sembrava ritornare sotto un'apparenza di normalità dopo la frenesia estiva; ma quell'anno i giorni sembravano trascorrere più lenti e pigri del normale, dove la notte pareva non arrivasse mai ed il giorno tardasse a fare capolino; cercava di buttarsi a capofitto nel lavoro per il nuovo album, con i testi delle canzoni da finire o rivedere, serate e nottate intere in sala di registrazione per evitare di pensare, di pensare a lei e a quei maledetti messaggi che aspettava come ossigeno ma che stranamente non arrivavano da un po' di giorni e al quale i suoi non erano nemmeno stati letti; ed allora a volte si dedicava a lunghe passeggiate sul calar del sole insieme a Tom e a Scotty sul lungo mare di Malibù: il caldo della sabbia sui piedi nudi ed il sole all'orizzonte ancora caldo sopra l'immensa distesa dell'Oceano gli davano un senso di equilibrio che quando stava da solo coi suoi pensieri perdeva, stava in silenzio senza dire una parola per molto tempo ed il fratello capiva che questo era il suo modo di rigenerarsi e caricarsi di energie positive. Avvertiva che Bill stava cambiando ma il motivo non era solo Giulia, ma alla soglia dei vent'anni sentiva che c'era qualcosa di diverso: stava crescendo, maturando, c'era una maggior consapevolezza di sé come persona con una propria identità in cui pareva che ogni cosa acquistasse un contorno differente rispetto a prima perché differente erano i punti di vista dal quale guardava tutto quanto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Sono orgoglioso di voi. Noise è semplicemente perfetta! Vi comunico che la parte registrata in digitale ad Amburgo è andata a buon fine ed è pervenuta in tempo reale e l’abbiamo unita a quella registrata qui a Los Angeles, quindi il brano è definitivamente a posto. La Cherytree Records, non vede l’ora di farvi pubblicità anche se temo che dovrà aspettare un bel po’ purtroppo, ci sono un mucchio di altre cose a cui devo mettere mano. Ah, Davis vi vuole vedere, inoltre Chambers e Child vogliono definire meglio qualche frase di World Behind the Wall, perché Bill, non gli piace il passaggio della seconda stroffa che gli hai inviato, sarebbe da rivedere e poi per rilassarvi un pò prima che si riparta a fine Ottobre coi concerti, ve ne andate in vacanza, vi concedo un po’ di giorni” disse Jost sospirando e aggiunse velocemente “Ah Bill, tutto questo mi ripaga per quella bravata che hai fatto qualche settimana fa: sia chiaro che non vuol dire che tu la rifaccia a ridosso dei concerti: lontano dalle vostre esibizioni potete fare quello che più vi pare, l'importante che riportiate voce, culo e musica dove devono stare. Spero di essere stato chiaro e conciso”

 

Bill, tralasciando di riflettere sull'ultima parte del discorso di David, guardò incredulo Tom per quella valanghe di notizie positive e non sapendo come trattenere la gioia, si alzò in piedi a stringere il gemello in un forte abbraccio.

 

“David” riuscì a dire a stento Tom stretto tra le braccia magre di Bill “capisci che così ci destabilizzi…”

 

“Per l’album, per le vacanze o per entrambi?” chiese Jost.

 

“Lascialo perdere Jost” s’intromise Bill “ha la mente annebbiata già in vista delle vacanze, non certo per l’album” osservò mentre liberava il gemello dalla stretta dell’abbraccio.

 

“Ragazzi…divertitevi, ve lo meritate. Gus e Georg sono già al corrente di tutto. Sono sicuro che questo album sarà una bomba! Ah, dimenticavo.. Till Nowak vorrebbe occuparsi della copertina dell’album…fatevi venire delle idee”

 

“Abbiamo già pensato anche a quello cioè a qualcosa di sicuramente avveniristico e fantascientifico, vero Tom?” disse cercando confermava dal gemello.

 

“ok Bill, ci lavoreremo su…intanto abbiamo già otto testi, la versione in madrelingua andrà di pari passo a quella in inglese come concordato, anche se stavo pensando di pubblicarla prima..ma lo vedremo successivamente. Molti si aspettano l’uscita per Natale di questo album, ma sarà difficile”

 

“Ho ancora molto da scrivere, lo sto facendo appena posso e appena ho materiale a sufficienza, ve lo farò avere…..hai letto Phantomrider? ” chiese Bill

 

“L'ho letta si e Spock la trova strepitosa! Devo preoccuparmi per come hai trovato l'ispirazione?”

 

Bill guardò il fratello e Tom sorrise ricordando la notte insonne del fratello intento a messaggiare con l'italiana.

 

“Beh è un segno di speranza in tutti i sensi, nessun riferimento a qualcosa di particolare comunque”

 

“ok Bill ok….credo di aver afferrato….messaggio ricevuto, c'è qualcuno di mezzo, è inutile che confondi le acque, ma questo l'avevo capito da un po' sai? Ed ho anche percepito che quel qualcuno non ti fila nemmeno di striscio, non si spiegherebbero tanti versi così...intensi” tagliò corto ironicamente Jost.

 

Bill avvampò all'istante, se avesse avuto una bacchetta magica si sarebbe fatto sparire da solo.

 

“Sei anche indovino ora David?” osservò divertito Tom notando il disagio del gemello.

 

“ Ehi, davvero credimi, se così fosse avresti la mia benedizione Bill”

 

“Visto? Che tu sia benedetto fratello” disse Tom rivolgendo al gemello il gesto della benedizione.

 

“Ma smettetela! Vi divertite sempre alle mie spalle” disse Bill allontanando la mano del fratello

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quando uscirono dallo studio era ormai tarda sera ed il vento fresco stava portando con sè una leggera pioggia. Bill accostò il bavero del suo giubbotto in pelle e si aggrappò al braccio di Tom. Era stanco e quando varcò la soglia della stanza si buttò vestito sul letto. Il vento aveva aumentato la sua forza, perché quando si girò per guardare fuori dalla finestra, vide le fronde degli alberi agitarsi notevolmente. Los Angeles gli piaceva davvero molto, soprattutto perché nonostante la sua popolarità, gli consentiva di fare ancora una vita quasi normale, avrebbe voluto vivere lì un giorno pensò.

 

“Tra un'ora arriva la macchina per portarci al Greystone” disse notando che Bill non l'aveva sentito “Bill?” disse richiamando la sua attenzione

 

“Si si ho sentito”

 

“non hai voglia di uscire stasera? Oggi dovremo festeggiare sai” disse accendendosi una sigaretta e notando che la pioggia aveva iniziato a battere sui vetri

 

“Si, ho voglia di rilassarmi ”

 

“Sono contento di come sta andando tutto” disse notando che Bill aveva la testa altrove “Non si è fatta ancora sentire?”

 

“No, sono preoccupato anche perché non ha postato più nulla, nemmeno una foto. Sono già più di due settimane che è sparita”

 

“Sarà impegnata tra l'università e quella roba che doveva fare cos'era a proposito?”

 

“La selezione per hostess”

 

“Ecco appunto, vedrai che appena si libererà si farà viva”

 

Quella risposta non parve convincerlo più di tanto. Era però consapevole che fosse assurdo pensare solo che le mancasse, eppure era vero, ma poi cosa gli mancava? I messaggi scambiati sul social? Quelle foto che contribuivano a mantenerne vivo il ricordo? Sembrava tutto davvero molto poco per giustificare quello tsunami che lo aveva letteralemente travolto! L'ultima volta che si erano sentiti gli aveva dato quella bella notizia proprio in quel giorno che doveva essere di festa e sballo ma che finì con quella sua bravata che pensava di tenere sotto controllo ma che gli era valsa una intera giornata stordito a letto, una strigliata dai suoi managers ed un imbarazzo che non aveva mai provato prima, lui che era sempre stato irreprensibile professionalmente. Eppure lei era riuscita a minare persino la sua integrità come mai nessuno prima, lasciandosi andare ad una sbornia che non si permetteva da molto tempo visto il ritmo serrato di lavoro degli ultimi anni, con l'evidente intenzione di non pensare a lei, anche se questo non l'aveva ammesso a nessuno nemmeno a se stesso e con l'impegno il giorno seguente dell' intervista e dell'esibizione affrontati non certo in perfette condizioni fisiche; eppure le mancava qualcosa, fossero solo anche quei messaggi che quasi quotidianamente ormai si erano abituati a scambiare; per lui era diventata una vera e propria 'assenza' che stava iniziando a logorarlo dentro perchè lo rendeva ancor più consapevole di ciò che stava provando e della necessità che ogni giorno aveva sempre più di lei ma che lo faceva sentire nonostante tutto vivo ma impotente allo stesso tempo per qualcosa che sentiva avrebbe potuto affrontare e magari prendersi. Non voleva metabolizzare niente di tutto questo perché era solo una discrepanza ripeteva a se stesso, un disturbo che si era frapposto tra lui e lei che avrebbe sistemato non appena avesse avuto l'occasione di avvicinarsi di più a Giulia; ma sapeva anche che era la cosa più naturale del mondo che una ragazza così giovane e bella avesse qualcuno che bramasse per lei, dal momento che si trattava di una persona che effettivamente non conosceva e non frequentava, di cui non condivideva al suo fianco aspetti reali della sua vita quotidiana. Continuamente si ripeteva come tutta questa assurdità fosse stata possibile perchè vista così, poteva assumere i contorni di un'autentica follia, una specie di pazzia nata da un incontro di pochi istanti e che ora l'accompagnava in ogni istante dei suoi giorni; ma era anche consapevole che provare qualcosa di negativo non sarebbe servito a nulla, voleva essere felice a tutti i costi ed era certo che solo con Giulia avrebbe potuto esserlo, pur ignorando da cosa potesse nascere una simile sicurezza interiore ma c'era e non poteva ignorarla.

Reagì alzandosi dal letto per prendere dall'armadio il suo vestito che avrebbe indossato quella sera che doveva essere tutta per loro.

La pioggia aveva concesso un pò di tregua, ma in compenso si sentiva il sibilare del vento che non accennava a diminuire; il loro ingresso al Greystone Manor non passò di certo inosservato, sopratutto quello di Bill, pensò Tom che gli camminava dietro: tutti gli occhi erano puntati su di lui e non era per quel quasi metro e novanta di altezza o per quei capelli corvini dalla criniera leonina o per quell'eccesso di collane e catene da cui non si separava mai, ma perché c'era qualcosa che ormai i suoi occhi avevano imparato inconsapevolmente a trasmettere, senza che vi fosse la necessità d'interpretarlo con le parole, qualcosa come una luce che solo un sentimento che stava nascendo poteva dare, quella luce che era la porta dell'anima chiamata amore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ottobre era arrivato e con lui anche il clima si era inevitabilmente rinfrescato ad Amburgo: le giornate si stavano accorciando rapidamente e la pioggia faceva capolino sempre più di frequente; i colori del cielo sembravano diversi ed il paesaggio aveva iniziato a colorarsi di calde tinte autunnali. La mezza stagione era arrivata in grande stile, pensò Bill mentre assaporava una cioccolata calda col Andreas, seduti innanzi alla vetrata del suo Caffè preferito della città: la capitale sembrava avere una luce insolita, i contorni delle case parevano più netti, definiti, l'aria era più frizzante, qualcuno aveva acceso già il camino, percepiva quasi l'odore della terra umida e della canna indica rossa che Betsy gli aveva riservato in quel tavolino lontano da occhi indiscreti. Amava rintanarsi lì quando poteva, sentire l'odore dei dolci speziati appena sfornati e sbirciare la gente che nella sala principale con frenesia entrava e usciva dal locale o si sedeva a consumare le prelibatezze del locale; era un momento di normale quotidianità che gli mancava molto.

 

“Bill, tesoro, come sono felice di vederti finalmente! Come stai? Andreas, ti trovo dimagrito! Ma non starete esagerando col troppo lavoro ragazzi miei? ” disse la proprietaria liberandosi dalle sue incombenze “Guarda che bell'angolino tranquillo vi ho riservato, potete stare tutto il tempo che volete, non verrà nessuno a scocciarvi, potete starne certi e poi Dirk è seduto nella sala che vi tiene d'occhio”

 

“Betsy, mi siete mancati tutti! Questa è la mia pasticceria preferita lo sai? Quante volte te lo dico ogni volta?” disse Bill felice.

 

“Non ne ho idea, ma credo più o meno da quando eri piccolo così “ disse facendo il segno con la mano “ricordo che venivate per lunghi soggiorni con Simone e Tom, anche se allora non vi eravate ancora trasferiti qui ma comunque sentirselo dire da te è sempre un piacere” Disse mentre si accomodava nella sedia damascata accanto a loro.

 

“Sembra passata un'eternità” osservò Bill.

 

“Il tempo vola ragazzo mio! E guarda quanto siete cresciuti! Ma dimmi, come state? Simone è da un po' che non la vedo. E Tom, come mai non è con te oggi? So che siete sempre in giro tra Europa e America. Sai, le vostre canzoni le sentiamo sempre, se avessi detto a Fey che passavi qui in negozio, non so se saresti riuscito a mangiare qualcosa.” disse avvicinando il viso grassoccio dalla pelle di alabastro a quello suo.

 

“Noi stiamo tutti bene. Tom aveva delle faccende da sbrigare. Mamma è sempre occupata con le mostre, a settembre si sposerà, quindi è super impegnata. Ma non preoccuparti, appena può tu sarai sempre il primo negozio a cui verrà a far visita quando è nei paraggi. Fey come sta? Dev'essere cresciuta, è da moltissimo che non la vedo” Rispose non potendo non notare una nota di soddisfazione in quei piccoli occhi cerulei.

 

“Mi aveva accennato del matrimonio l'ultima volta che c'eravamo viste. Sono contenta che tua madre si sposi. Gordon è un uomo adorabile e la tratta da vera regina, quale lei è veramente. Fey è terribile, non riesce a stare ferma un minuto, tutto suo padre, lo sai. Anche i maestri si lamentano di questo, ma tutto sommato che ci possiamo fare? Non possiamo di certo legarla. Pensa che ci da una mano in pasticceria, ed appunto, fa certi pasticci nel vero senso della parola che Dio solo lo sa.. Figliolo!” disse ridendo. “Allora, Andreas a te come vanno le cose? Immagino sia sempre occupato ad aiutare i ragazzi.”

 

“E' un piacere stare con loro, a volte è come se avessi l'impressione di non lavorare, nonostante a volte stiamo svegli ventiquattro ore su ventiquattro e si litiga pure. Ma non cambierei questo per nient'altro al mondo!”

 

“Sapessi come ti credo, quando ami qualcosa non pensi alla fatica, ma ora bando alle ciance, che altro vi ti porto? Non vorrete restare con una misera cioccolata che per quanto buona sia resta pur sempre una tazza di liquido! Che ne dite della solita torta alle carote e al formaggio? Non dimentico nemmeno che ci aggiungevi i frutti di bosco Bill! Ricordo perfettamente i tuoi gusti e non credo siano cambiati”

 

“oh Betsy, sei un tesoro!” disse sorridente.

 

“Allora vada per la torta doppia porzione per entrambi, siete ancora troppo magri per i miei gusti” osservò, alzandosi dalla sedia e scuotendo la testa.

 

Mentre Betsy si diresse verso il bancone dei dolci a preparare l'ordinazione, Bill si guardò attorno, rendendosi conto che quel posto cosi caldo ed accogliente non era cambiato nel corso di tutti quegli anni.

Il locale era in eredità da almeno due generazioni e Betsy, che era la proprietaria, lo gestiva in modo efficientissimo insieme al marito Aron e agli altri due figli maggiorenni Filippa e Mark, oltreché la piccola Fey; di loro adorava molto la cordialità e la semplicità, oltre ovviamente, le prelibatezze che preparavano.

 

“Secondo me sta per venire giù un bel temporale” disse Betsy mentre arrivava con i due piattini di fette di torta.

 

“Temo in realtà che tu abbia solo ritardato di un po' le tue previsioni, perché sta già iniziando a piovere” le fece osservare Bill guardando fuori dalla finestra.

 

“Oh Santo cielo! Non fa altro che piovere ultimamente, in America sono sicura che non ci sarà questo tempaccio” ed aggiunse”vi sto portando anche un'altra tazza di cioccolata bollente, così ve ne starete buoni buoni a gustarvela mentre fuori piove”.

 

Non si era scordato affatto di quanto buoni fossero quei dolci che lentamente si stava gustando in quell'angolo del Cafè May. La pioggia intanto, sferzava nei vetri della finestra trasportata dal vento forte; la strada andava lentamente svuotandosi dalla gente che correva per mettersi al riparo dall'acqua.

 

“Dunque questo è l'ultimo messaggio che le hai mandato” disse l'amico leggendo sul cellulare di Bill appena Betsy li lasciò da soli “Ti prenderà per uno stalker Bill! In tutto sono....” s'interruppe mettendosi a contare i messaggi inviati.

 

“Stalker per solo cinque messaggi? Suvvia, conosciamo bene cosa voglia dire quella parola, non dirlo nemmeno scherzando! Sento che dev'essere successa qualcosa”

 

“Magari sta per convolare a nozze con l'amico e non vuole farti sapere niente” disse Andreas ridendo col boccone in bocca.

 

“Potresti farmi almeno il santo favore di chiudere la bocca quando stai mangiando? Non è piacevole guardare le tue tonsille sporche di cibo sai?”

 

L'amico non potè non ridere a quella giusta osservazione e a volte piaceva stuzzicare Bill volutamente allo scopo di tirargli fuori il suo lato ironico che lui adorava.

 

“Credo che tu debba aspettare, se vi stavate chattando quasi tutti i giorni ed in più non stava postando nulla, allora anche io giungo alle tue stesse conclusioni. Ma perché non gli hai dato il tuo numero di riserva, non era più semplice e sicuro?”

 

“Ma come faccio a darle subito il mio numero? E' una questione di delicatezza”

 

“E allora tieniti la delicatezza che è meglio ma non lamentarti”

 

Bill stizzito gli cacciò spontaneamente la lingua fuori seguita da una mezza parolaccia, di rimando l'amico rise di nuovo.

 

“Scommettiamo che entro questa settimana la risentirai?”

 

Bill abbozzò un mezzo sorriso rassegnato.

 

“Ti riporto da Betsy e fai la scorta di torta di prugne, ti piace come scommessa?”

 

“Ti stai sprecando e poi domani sera abbiamo il volo per Los Angeles nel caso te lo sia scordato”

 

“lo so” rispose l'amico rimasto a contemplare il volto di Giulia sulla home del telefono di Bill “Certo che te la sei scelta propria figa, mamma mia”

 

“E smettila!”

 

“Cos'è, ti dà fastidio? Beh credo che ti ci dovrai abituare ma ti potrei capire sai, una ragazza così ti farebbe marcire di gelosia se solo ne soffrissi appena”

 

Bill lo osservò mentre parlava e trangugiava grandi bocconi di torta, certo che quell'osservazione poteva proprio risparmiarsela pensò.

 

“Piuttosto che fare certe considerazioni faresti meglio a stare attento a non affogarti. Sembra che non veda cibo da una settimana”

 

“Senti è colpa tua se mi trovo quì”

 

“Certo e noto che sei seriamente dispiaciuto”

 

L'amico gli sorrise strizzando l'occhio..

 

“Ma quanti anni ha?”

 

“La mia età, te l'avevo detto, perché?”

 

“Così, per curiosità. Sarà molto dipendente dai genitori anche se studia fuori. A quell'età i figli sono visti ancora come molto piccoli”

 

“Dipende dai contesti, ma in certi casi è giusto che sia così ehi guarda” l'interruppe indicando col dito verso il vetro “il sole sta rispuntando fuori, ti va di andare a fare una passeggiata al Planten?”

 

“E se dovesse piovere nuovamente? Non abbiamo nemmeno gli ombrelli”

 

“Allora, come vi è sembrata la torta? Le avete trovate sempre buone?”

 

“Co...come? Cosa?” disse Bill voltandosi improvvisamente verso Betsy che nel frattempo si era avvicinata e scrutava Andreas come se fosse stato colto in flagranza di chissà quale reato. Prontamente il ragazzo lasciò il cellulare illuminato sul ripiano del tavolo in direzione dell'amico.

 

“Bill, chiedevo delle torte...oh scusami, vi ho forse disturbato...” disse la donna posando lo sguardo sulla foto di quella ragazza.

 

“No ehm...” la mano velocemente riafferrò il telefonino per disattivare il display quando d'un tratto fece appello a tutta la poca concentrazione rimasta per cercare di darle una risposta sensata “Comunque sei sempre la numero uno, chi ti sorpassa più”

 

Betsy rise, non tanto per quella constatazione veloce che Bill fece, quanto nel rendersi conto che stava nascondendo qualcosa. Non che quel giovane fosse obbligato a dirle chissà che, ma quell'espressione sul suo volto la diceva lunga.

 

“Dimmi se almeno è degna di te, perchè bella è bella“disse facendogli l'occhiolino “ hai sempre avuto buon gusto! La prossima volta la porti quà e me la presenti, così le farò assaggiare i miei dolci”

 

Bill arrossì ancora di più quando incrociò lo sguardo divertito di Andreas.

 

“Mi stanno chiamando dal laboratorio” disse lei mentre fece cenno all'inserviente “finite i vostri dolci ” disse sorridendo mentre s'incamminò velocemente verso il salone

 

Avrebbe voluto sprofondare lì ed in quell'esatto istante portando però con sé quella piccola gioia che aveva improvvisamente provato e che gli aveva mozzava il fiato all'idea che un giorno avrebbe potuto portare per davvero Giulia a conoscere il suo piccolo mondo di vizi.

 

“ Visto? Lo pensano tutti che è bellissima, pure le donne di una certà età”

 

“Non c'è bisogno delle tue precisazioni e non ho bisogno di essere rassicurato in questo senso” rispose con una smorfia.

 

Iniziarono entrambi a notare strani andirivieni del personale e delle urla provenienti dalla strada innanzi l'ingresso principale del Cafè; Betsy li raggiunse poco dopo leggermente trafelata.

 

“Ho detto a Dirk che potete passare per l'uscita di servizio dietro le cucine, un nugolo nutrito di ragazzine è già fuori in strada che aspetta te Bill e non lui vuole assolutamente farti passare in mezzo a quella gente scalpitante.. Mi dispiace tesoro, le notizie viaggiano alla velocità della luce”

 

“Ci sono abituato ormai Bet, questa è la mia normalità.....” Si alzò in piedi velocemente ed Andreas lo seguì a ruota “Allora dai una bacio a tutti visto che sono impegnati e dai questo a Fey da parte mia” disse porgendole un foglietto di carta ripiegato con su scritto una dedica.

 

“Sei dolcissimo ragazzo mio, sei sempre rimasto il nostro caro Bill. Andreas prenditi cura di lui” disse poi salutando l'amico e porgendo a Bill un pacchetto avvolto da una carta rosa satinata.

 

Sgattaiolarono veloci per l'uscita delle cucine coprendosi il viso con le sciarpe ed i berretti fino a raggiungere il fuoristrada che li attese sul retro ed in pochi istanti furono in direzione del Planten.

 

Il sole non ne volle proprio sapere di far capolino da quelle nuvole divenute sempre più fitte; tirò dal pacchetto di Betsy una caramella gommosa a forma di orsacchiotto e notando l'espressione non tanto intelligente dell'amico che maneggiava sul telefonino decise di immortalarlo in un video senza che lui se ne accorgesse. Gli inviò la registrazione ed iniziarono a scambiarsi idiozie e foto porno a distanza di mezzo metro l'uno dall'altro.

 

“Sei il solito pervertito, con mio fratello potresti andare a braccetto”

 

“Diva, guarda che hai iniziato tu a sfottermi”

 

“Certo e tu non perdi occasione per mandarmi queste sconcerie”

 

“Santo Bill, ma chi ci crede?”

 

Bill sorrise divertito, gli piaceva giocare col suo amico d'infanzia.

 

“Ho voglia di fare shopping Andi, avvisa da dietro il vetro Dirk e Marck di dirottare il tragitto, si và ad Eppendorf”

 

“E che Dio ci aiuti!” rispose rassegnato l'amico.

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Cit: *Pier Vittorio Tondelli

Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, nè offenderle in alcun modo.

Note: mi scuso per gli aggiornamenti che arrivano a distanza di molto tempo e ringrazio sempre chi legge, segue e commenta. Ciao!

   
 
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