Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Ylpeis    17/02/2018    6 recensioni
[CrossDressing][Isabel&Eren!Twins][Ereri]
Isabel ed Eren, gemelli fin troppo simili per la sfortuna di Eren che si ritroverà coinvolto nelle oscure macchinazioni della sorella bisognosa di giorni di ferie extra.
Dal capitolo:
Quando uscì la fulminò. «Non dire una parola diversa da Caraibi»
La vide portarsi le mani al viso e squittire eccitata battendo le mani per poi afferrarlo per un braccio e trascinarlo vicino all'anta-specchio del grande armadio.
Anche se non voleva ammetterlo erano uguali. «E adesso lezione di Make-up!»
A cosa aveva acconsentito di partecipare!? «Isa-» Provò a supplicarla ma lei aveva già afferrato pennelli, trucchi e chissà-che altro. Deglutì mentre il terrore si faceva strada dentro di sé.
Sarebbe stata una settimana molto lunga!
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Farlan Church, Hanji Zoe, Isabel Magnolia, Levi Ackerman
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Twins' Secret - 1. How to fix the Twin.

Eren stava rientrando, dopo essere stato assente da casa per quasi tre anni.
Aveva studiato all'estero e conseguito un master in economia internazionale, al contrario di sua sorella che si era accontentata di un semplice diploma.
Non era il tipo a cui piaceva studiare, ma si era accorto che gli riusciva bene e che gli permetteva al contempo di spassarsela alla grande in giro per il mondo. Il tutto praticamente spesato.
In realtà non gli piaceva approfittarsi dei genitori, ma, visti i tutto sommato buoni risultati, suo padre era stato più che favorevole nel continuare a permettergli di fare quella vita.
Grazie a quell'esperienza assolutamente fantastica aveva scoperto di avere un'innata abilità linguistica; e rientrava più pronto che mai ad affrontare l'ardua impresa nell'inserimento nel mondo del lavoro, non sapeva di preciso cosa voleva fare, ma non si sarebbe precluso nulla!

Controllò l'orario; l'aereo stava per atterrare; la cosa che gli era mancata maggiormente coincideva anche con quella che aveva meno voglia di incrociare. Il loro Era un rapporto di amore e odio.
Sospirò.
A chi stava pensando? A quella scapestrata di sua sorella Isabel.
Erano molto simili, fin troppo a volte, e l'unico modo per poter andare d'accordo era stando a molti kilometri di distanza.
Si erano chiamati quasi tutti i giorni durante quel distacco, però sapeva bene che a casa non sarebbero durati un minuto nella stessa stanza!

Di lei odiava l'eccessivo entusiasmo, non che lui fosse da meno. Quando si metteva in testa qualcosa la doveva ottenere con le buone o con le cattive e vi si buttava a testa bassa distruggendo tutto ciò che trovava sul suo cammino. Il problema era che lei era uguale a lui in questo e quindi regolarmente si trovavano a desiderare la stessa cosa e a discutere animatamente per averla! Non era colpa sua, ovvio, era lei che doveva lasciar perdere.

Poi odiava come, dopo la propria conquista nell'ottenere ciò che si era prefissato, che fosse un giocattolo, un biglietto per un concerto o chissà cosa non aveva importanza, a lei bastasse un flap-flap di ciglia per riuscire ad ottenere altrettanto da mamma e papà!

Non era fottutamente giusto! Lui aveva lottato con onore per averlo e a lei bastava sbattere quei suoi occhioni verdi per mandare in fumo ore e ore di scontro?

Ci aveva provato anche lui con quella tecnica, ma aveva ottenuto solo di farsi prendere in giro dai genitori.
Sbuffò a quei ricordi.
Odiava Isabel!

Però gli mancava come sapesse sempre capirlo con uno sguardo, ah quando i loro occhi si incontravano era la fine. Bastava un'occhiata per sapere esattamente cosa pensava l'altro e aiutarlo per poi condividere il bottino.

Quelli erano i rari casi in cui andavano d'accordo, se c'era qualcosa da spartire erano i migliori fratelli del mondo! Non erano venali, però tutti e due erano interessati ad un tornaconto che potesse soddisfare le necessità di entrambi.
Era stato in quel modo che da mocciosi urlanti erano diventati adolescenti esigenti, sapevano ciò che volevano e anche tutti i loro mezzi a disposizione per ottenerli, e la cosa valeva sia con gli estranei che nei confronti del proprio personalissimo e unico gemello.
Adorava Isabel!

Non erano molto diversi neanche fisicamente erano alti uguale, non si capiva se fosse Eren ad essere un pelo basso per essere un maschio o Isabel ad essere un tantino troppo alta per essere una femmina, la carnagione ambrata faceva da sfondo a due paia di vispi occhi smeraldini dalle mille sfumature.
Di nuovo non si capiva se fosse Eren a essere poco mascolino o Isabel a esserlo troppo.
Erano identici eppure unici a loro modo.

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Quando uscì dall'aeroporto trovò una raggiante Isabel ad attenderlo, c'era solo lei, ma si sbracciava come se potesse essere facile non notarla.
«EREEN! NON MI VEDI!» Cercò di farle cenno di abbassare la voce oppure tutta la città avrebbe saputo del suo arrivo; ci pensò sopra, di sicuro tutta la città sapeva del suo rientro conoscendo la rossa. Rossa in quanto Isabel aveva degli sgargianti capelli rossi che teneva raccolti in due code basse. Aveva superato i ventitré anni, ma sarebbe rimasta sempre una ragazzina. «EREEEN! SONO IO ISABEL, TUA SORELLA!» Si passò una mano sul viso, già non la sopportava più.

Le rispose solo quando le fu vicino, la sua presenza aveva oscurato anche quella dei suoi due migliori amici d'infanzia, Mikasa e Armin che se ne stavano dietro all'ingombrante presenza della rossa a sospirare.
«Ciao Isa» Fu tutto ciò che riuscì a dirle prima di essere avvolto in un abbraccio stretto stretto.
«MI SEI MANCATO EREN!» Gli urlò direttamente nelle orecchie, non aveva perso l'abitudine di usare quei tacchi vertiginosi nei tre anni in cui non si erano visti e lo superava di un po'. «Anche tu»
Ricambiò l'abbraccio, dopotutto per quanto cercasse di fare il duro, sua sorella era la persona che gli era mancata più di tutti.

Non appena lasciò l'abbraccio i suoi amici si fecero avanti Mikasa; era sempre la solita ragazza che ricordava, occhi freddi e seri, che però non appena incontravano i suoi sembravano addolcirsi.
Sapeva che la ragazza aveva un debole per lui da tempo immemore, però era anche riuscito a chiarire come non fosse interessato in alcun modo, in quanto i loro
interessi non coincidevano.
Fortunatamente dopo un lieve distacco iniziale era riuscito a salvare l'amicizia che era tutt'ora inattaccabile.

Se con Isabel, nell'infanzia, era riuscito a mantenere una briciola di orgoglio ottenendo sempre di prenderle dai bulletti per l'aggressività con cui rispondeva agli insulti; con Mikasa era andato tutto a rotoli, lei era più forte di lui e finiva sempre con il salvarlo dalle risse in cui finiva per essere coinvolto, su richiesta di Armin che correva sempre a chiamarla allarmato.

Anche Armin era suo amico da tanto tempo, era diventato più alto di lui e teneva i capelli, lunghi fino alle spalle, raccolti in una coda dietro al capo.
Era il cervello e oratore del quartetto, sapeva sempre come raggirarsi tutti con la dialettica di cui nessuno era a conoscenza dell'origine. Fin da bambino era riuscito a pararsi il culo con numerosi giri di parole, -molte delle quali erano tutt'ora sconosciute ad Eren- mentre lui si limitava a guardare in cagnesco i ragazzi più grandi dal fianco dell'amico biondo e annuire con «Lo hai sentito vero?» e «Ah hai proprio ragione» ed era in quel momento che mentre rischiava di prendersi un pugno in faccia -e molte volte l'aveva ottenuto- arrivava Mikasa a difenderlo. Tutte le volte si arrabbiava però sapeva anche che senza di lei sarebbe potuta andare molto peggio tutta la sua adolescenza.

Salutò i suoi amici finalmente era a casa, e aveva intenzione di restarci per un po', anche se non era poi tanto sicuro di aver saziato la sua voglia di viaggiare, di libertà.

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Era rientrato da un paio di giorni e faticava a riprendere i ritmi della convivenza con la problematica sorella nel piccolo appartamento che condividevano da quando avevano deciso di lasciare la casa dei genitori.
Isabel aveva continuato a vivere da sola e ora era più che disposta -anche troppo- ad ospitarlo nuovamente.

Erano così reiniziate le discussioni per il bagno alla mattina alle sette perché, ovviamente, entrambi dovevano andare in bagno a quell'ora; Eren perché gli piaceva essere mattiniero e quello era l'orario perfetto per fare tutto con calma in vista dell'uscita quotidiana delle nove alla ricerca di un fantomatico lavoro e Isabel perché era l'unico modo per approfittare della compagnia del suo letto fino all'ultimo secondo della mattina. Continuava a dire che quando usciva al gelo e al freddo voleva farlo consapevole di aver fruito il più a lungo possibile della compagnia del suo amato materasso.
Fatto sta che a mattine alterne si sentiva la voce urlante dell'uno e dell'altra accompagnare dei battiti furiosi sulla povera porta del bagno, porta a cui sicuramente non era mancato per niente Eren.

Una settimana dopo sembrava essere tutto tranquillo, fu un venerdì mattina che Eren realizzò come sua sorella si svegliasse prima per lasciargli libero accesso al bagno alle sette.
Non ci aveva fatto caso da subito -dal mercoledì se non sbagliava-, era così che doveva andare e quindi non sarebbe dovuto essere strano, e invece era tutto fottutamente strano!
Isabel che gli lasciava addirittura la stufa accesa per scaldargli l'ambiente un po' rigido del mattino, gli asciugamani puliti e morbidi sul mobile.
Quando arrivava in cucina c'era già una bella tazza di caffè fumante come piaceva a lui e gli immancabili biscotti al burro che tanto amava.

Quella mattina addentò un fiore ancora caldo di forno. Era tutto troppo strano e poco ordinario per non farci caso.
Il biscotto era ancora a mezz'aria e gli occhi di Isabel erano puntati sul suo viso raggianti.
Ripose il biscotto sul piattino, doveva ancora masticare le briciole che aveva rubato dalla leggera frolla.
«Tu hai bisogno di qualcosa» Non era una domanda, ma una sentenza, perché lui sapeva che quel diavolo di sua sorella, voleva qualcosa da lui.

«Maddai! Sono solo felice di avere il mio fratellone a casa!» Squittì eccitata.
Non sapeva dirlo con certezza ma gli sembrava proprio che il labbro superiore fosse arricciato come il musetto di un gatto, ed era altrettanto sicuro di poter vedere una coda ciondolare dietro la sorella. Sembrava un gatto pronto a fare una malefatta, o meglio, pronto a rivelare la malefatta che aveva combinato pieno di orgoglio.

«Isabel?» Sperò che scandendo bene il suo nome capisse che doveva sputare il rospo.
«Uffa! Una cerca di essere carina e tu subito a pensar male!» Sbuffò irritata rubandogli la frolla mezza smangiucchiata e facendola sparire in un sol boccone. «Kyaa! Ma sono bravissima!»

Era ufficiale, doveva chiedergli qualcosa di molto grosso e scomodo per essere arrivata a usare gli stampini che le aveva regalato diversi anni prima per fare un regalo di San Valentino all'allora ragazzo, com'era che si chiamava? Merlo? Marlo? Bah poco importava non aveva avuto la sua approvazione e infatti erano finiti con il lasciarsi poco dopo.

«Isabel?» Provò di nuovo e con un sonoro sbuffo la sentì iniziare a mugugnare qualcosa. «Non ti capisco» Iniziava a preoccuparsi.
Un sospiro più forte e proruppe con la richiesta più strana che avesse mai potuto fargli. «Mi sostituiresti a lavoro?»

«Isa, non- come? Li hai avvisati dell'eventualità?» Non era un problema, con la sua qualifica didattica sarebbe stato un gioco da ragazzi sostituirla nella semplice mansione di segretaria dell'azienda in cui lavorava ormai da un annetto.
«Ehm c'è un problema» Eccola che stava prendendo la classica posa pre-occhioni tentatori. Occhioni che con lui non potevano avere effetto, lui stesso li possedeva! Quando prese a picchiettare gli indici abbassando il capo capì che la questione era tremendamente seria.
«Ecco- vedi- la mia idea era un'
altra»

Sorseggiò il caffè depositandovi una nuvola di latte, era meglio alleggerire i toni della caffeina quella mattina e la sorella gli suggerì di “aggiungere anche un paio di cucchiaini di zucchero, per addolcirsi la bocca”.
Fece come detto prendendo a girare il cucchiaino con un movimento lento e continuo.
«Vedi se dicessi che il mio fratellone prende il mio posto potrebbero pensare che sono una scansafatiche e non è così! È che- ricordi la mia amica Sasha?»
Negò con la testa e lei prese a descrivere la suddetta amica, spiegando come fossero amiche da sempre e di come l'avesse scelta per farle da damigella d'onore! Aggiungendo un concitato «Ti rendi conto!? Io damigella!». Voleva fare la damigella d'onore a quanto pare.

Sapeva che sua sorella era contorta, ma non riusciva a trovare l'inghippo in tutto quel fiume di parole.
«Chiedi le ferie allora» Spiegò tranquillo, arricciando il naso al sapore troppo dolce della bevanda, si era fatto distrarre e aveva messo troppo zucchero.
«Ecco- Non è possibile, avrei finito le ferie per quest'anno, hai presente che ti ho detto che ho vinto quel viaggio tutto spesato? Quello di quest'estate-» Quel dettaglio lo ricordava bene, la sorella era famosa per la sua fortuna sfacciata e aveva vinto un viaggio
all inclusive in una meta esotica, dove aveva passato ben quindici giorni nel lusso più sfrenato.

«Cosa devo fare io?» Buttò giù tutto di colpo il caffè ormai freddo e decisamente troppo zuccherato.
«Io e te siamo molto simili, lo sai vero? I nostri occhi sono praticamente uguali!»
«No» Aveva intuito dove volesse andare a parare, ma finché era un gioco fatto a scuola per far impazzire i professori o per prendere in giro i genitori era una cosa,. Ora acquisiva tutta un'altra connotazione.

«Eddaiiiiii! Non ti chiederei mai di indossare l'abito da damigella! Quello lo voglio mettere io!» Spiegò imbronciata.
«Ma ci mancherebbe!» Replicò con decisione, per quanta fantasia potesse avere non era arrivato a valutare a quell'eventualità.
«Eren-» Cercò di replicare la rossa supplichevole.
«No» La questione si era delineata a grandi linee nella sua mente ed era sì più semplice, ma molto più raccapricciante.
«Ti ricompenserò lautamente» A quelle parole ebbe un attimo di esitazione, ma negò nuovamente.
«Si da il caso che abbia vinto un altro viaggio all inclusive ai Caraibi, per 2»

Lui adorava le mete estive, il caldo! Aveva vissuto gli ultimi tre anni a Berlino che per quanto multiculturale e internazionale, restava Berlino: nulla a confronto con i cazzo di Caraibi! Mare, spiagge, caldo e ancora Mare.

Forse esitò un po' troppo perché se la ritrovò al collo esultante. «Hey! Non ho accettato!»
«Ma non hai rifiutato!» Il sorriso sul viso della sorella era radioso. Chi era lui per impedirle di indossare l'abito da damigella che tanto desiderava?
Sbuffò, un cazzo di uomo che doveva prendere i suoi panni, ecco chi.

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«Isabel, davvero, è una pessima idea, e lo sai anche tu» Se ne stava sull'uscio a guardare quel terremoto di sua sorella correre su e giù per la camera prendendo fuori mille e uno vestiti mentre gli spiegava i suoi abbinamenti preferiti.

«Ma che dici?! E poi sarà solo per una settimana! Che vuoi che succeda in una settimana?»

«Sai che queste sono le classiche ultime parole famose? Ora che le hai dette andrà tutto di merda».  Ed era così, succedeva ogni volta che qualcuno diceva la fatidica frase!
«Ecco, inizia a parlare più come me! Certe parole non le dico!»
Fu il suo turno di prorompere in una fragorosa risata. «Ma per piacere! E chi sono gli sfigati che ci credono?!» Era piegato a metà dal ridere. «I miei colleghi della Sina and Roze s.r.l.»
«Ah certo, come ho fatto a scordarlo»

Eren sapeva che era una pessima idea, ma di quelle tremende che sarebbero diventate un piacevole ricordo solo davanti a un camino con i nipoti attorno, ah già, peccato che lui non avesse intenzione di fare figli.
Cercò di ponderare i rischi e la peggiore delle ipotesi era che Isabel potesse giocarsi il posto di lavoro, glielo fece presente e lei scrollò le spalle. «Si vive una volta sola e io voglio indossare quell'abito» Alzò le mani in segno di resa e annuì, l'importante era che ne fosse cosciente, a lui male che andava avrebbe fatto la sua vacanza ai Caraibi pagata.

«C'è qualcosa di particolare che devi dirmi?» La sorella gli aveva mostrato tutti i possibili capi di abbigliamento che gli era consentito e che lei era solita indossare nell'ufficio, non poteva cambiare look dall'oggi al domani! Cercò di farle notare come si sarebbe slogato una caviglia coi suoi tacchi, ma lei era stata irremovibile e poi tra le righe aveva capito che c'era un tizio un tale, Farlan- che le interessava e che voleva cercare di attirare la sua attenzione con tutte le armi che aveva a disposizione.

«Sei tu che vuoi attirarlo, non io!» A quell'inutile osservazione lei sventolò una mano portandogli davanti agli occhi un paio di tronchetti neri scamosciati, relativamente bassi per gli standard della sorella. «Ti concedo questi» In quel momento si rese conto della fortuna sfacciata della sorella, avevano anche lo stesso numero di scarpe, il 40, forse troppo piccolo per un uomo, o forse troppo grande per una donna, non lo sapeva di preciso.
«Dai dai dai prova questi!» Un strana luce animò quelle iridi feline e gli sorse spontanea la domanda se anche le sue brillassero così malignamente quando qualcosa lo animava con altrettanta passione. Sapevano essere davvero pericolosi i loro occhi con quella luce.

Borbottando e sbuffando prese a indossare i jeans chiari aderenti, la maglia a collo alto verde scuro, e quei tronchetti che a detta sua dovevano essere l'ottava meraviglia del mondo “da tanto che sono comodi!”.

Si guardò allo specchio, e notò come un dettaglio non indifferente facesse la sua comparsa. «Ehm, Isa, per quanto tu possa essere entusiasta della tua idea, quello non si nasconde di certo» Indicò il lieve rigonfiamento in mezzo alle gambe, la sorella portò le mani al viso imbarazzatissima.
«Cazzo è vero me n'ero scordata!» Esclamò mettendosi a frugare nel cassetto della biancheria.
«Eh appunto proprio lui» Commentò esasperato trovandosi un paio di- cos'erano mutande? «Sono Gaff, le usano le drag queen» 
Ringraziò per la spiegazione che aveva dato un'identità a quello che gli era stato sbattuto in faccia, li afferrò guardandoli inorridito. «Ma- Tu avevi già pianificato tutto!?» 

«Eh eh forse» Squittì sempre sorridendo allacciandogli le braccia al collo. «Sei il fratello più migliore di tutti!» Ed eccola che sruffianava come sempre con quell'espressione infantile che usava da tempo immemore.

Afferrò con due dita quelle maledette mutande coprenti, soffriva già all'idea di quanto avrebbe tirato quell'elastico.
«Isa, no» Il viso della gemella era contratto in un lieve broncio che le arricciava il delicato mento, il labbro inferiore leggermente proteso e gli occhi grandi languidi e spalancati. «...no».
Il labbro inferiore tremò leggermente. «Caraibi» Sussurrò tentatrice.

Doveva imparare anche lui la tecnica di quei maledettissimi occhi, e che cazzo!

Andò in bagno ripetendosi Caraibi allo sfinimento e lottando con quella trappola mortale... Scoprì che non bastavano quelli ma che c'erano altri dettagli ma nulla che WikiHow insieme a un rasoio non riuscissero a chiarire.
I Caraibi dovevano essere all'altezza delle sue aspettative e anche di più!

Quando uscì la fulminò. «Non dire una parola diversa da Caraibi»
La vide portarsi le mani al viso e squittire eccitata battendo le mani per poi afferrarlo per un braccio e trascinarlo vicino all'anta-specchio del grande armadio. 
Anche se non voleva ammetterlo erano uguali. «E adesso lezione di Make-up!»
A cosa aveva acconsentito di partecipare!? «Isa-» Provò a supplicarla ma lei aveva già afferrato pennelli, trucchi e chissà-che altro. Deglutì mentre il terrore si faceva strada dentro di sé.

Sarebbe stata una settimana molto lunga!






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E rieccoci di nuovo qua con un'altra minilong a cui dovrei appuntare alcune cose.
Parto col dire che sono una di quelle che scrive opere che le piacerebbe leggere. e adoro il tema del crossdressing che per me è diverso dal mero travestimento.
Le ff crossdressing che mi piace leggere sono quelle in cui i protagonisti mantengono la loro virilità e si trovano ad attuare il camuffamento per necessità e non per piacere personale. [All'Eren di Twins' Secret non piace travestirsi, lo fa per il bene che vuole a Isabel e perché lo voglio io ovviamente ahahaha].
Altro appunto, mentre leggerete quest'opera cercate di farlo con clemenza, so anche io che è un po' irreale che Eren possa passare per femmina, la voce, la postura... Però ho voluto scrivere comunque di questo tema.
Per cui se vorrete continuare con la lettura di questa breve storia faccio appello alla licenza poetica.

Bene ora che ho buttato le mani avanti passiamo a noi.
Eren e Isabel gemelli, l'idea mi ha conquistata, il loro carattere, loro due, secondo me sarebbero tremendi se messi insieme!
Isabel è riuscita a convincere il fratello in questa strana farsa, come se la caverà Eren nell'impersonificare la sorella?
WikiHow l'ho consultata anche io e anche blog e siti di cui preferivo non sapere l'esistenza, ma volevo scrivere qualcosa di abbastanza sensato e nel complesso verosimile.

Forse molti risvolti potrebbero essere scontati, io spero comunque che valga la pena del tempo che spendere per leggerla.
Mi sono divertita molto a scriverla e mi serviva qualcosa di leggero per affrontare la stesura di Ikkitousen al meglio, a cui ovviamente sto lavorando.
Io spero che vi piaccia tanto quanto è piaciuto a me scriverla, fatemi sapere cosa ne pensate e ci rileggiamo nel prossimo capitolo!
Vi lascio il link alla mia pagina Autore, ogni volta mi dimentico di segnalarla xD se volete aggiornamenti sui progetti futuri o anche fare due chiacchiere ^^. Pagina Autore
Grazie dell'attenzione.
Ylpeys.
   
 
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