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Autore: lisi_beth99    18/02/2018    1 recensioni
Dopo essere usciti dal Labirinto, Lane e i suoi compagni d'avventure dovranno affrontare le sfide della Zona Bruciata. Avranno a che fare con gli Spaccati e con la W.C.K.D.
Ma questa è solo una parte della storia! Lane e Newt affronteranno alcune difficoltà, la fiducia potrebbe scarseggiare... l'Eruzione potrebbe mettersi fra loro... Come affronteranno le sfide? Rimarranno uniti?
Scopritelo leggendo!
// SEQUEL DI: LOVE LIVE REMEMBER \\
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Newt, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Live, Fight, Win'
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Dopo gli attimi di imbarazzo, nessuno aggiunse una parola e tutti ci prendemmo i vestiti che Janson aveva fatto portare.
Io Teresa trovammo degli asciugacapelli in una stanza accanto così ci infilammo lì dentro, lasciando i ragazzi a scherzare e fare strane domande a Newt.
-E così tu e Newt… - mi disse ad un certo punto la mora. Abbassai lo sguardo imbarazzata. Non avrei mai pensato di affrontare quel discorso con qualcuno… - Non saprei come definirci, Tess – non seppi per quale motivo mi venne quel nomignolo… forse il fatto che fossimo le uniche ragazze in quel posto…
Lei mi passò una spazzola – Lo immaginavo che ci fosse qualcosa fra voi. Il modo in cui vi guardate, come state sempre vicini… mi stupisco che nessun’altro se ne fosse accorto! – esclamò spegnendo l’apparecchio. Io risi divertita – Sono maschi! Cosa pretendi?! –
Ridendo di gusto tornammo dal resto del gruppo. Newt mi guardò incuriosito. Minho mi passò n braccio sulle spalle – Che avete da ridere voi due? – domandò mentre gli staccavo il braccio con una sberla leggera e lo guardavo infastidita. Quello che aveva visto poco prima sembrava averlo dimenticato… avrei voluto dargli una di quelle belle risposte che lo avrebbero lasciato interdetto per alcuni minuti però un uomo venne a prelevarci – Dovete fare dei controlli medici – disse con voce piatta.
Ci condusse in un’ampia stanza, ai lati c’erano delle scrivanie. Più avanti erano presenti dei lettini e decine di armadi stracolmi di fialette e boccette di ogni tipo. Per un momento mi ricordarono i laboratori della W.C.K.D. quando mi torturavano. Un brivido mi percorse tutta la schiena. Newt se ne doveva essere accorto perché mi strinse amorevolmente la mano. Una donna con una divisa da infermiera ci fece vedere in quali postazioni dovevamo andare. Io fui affidata ad una dottoressa sui quaranta, capelli castani e occhi gentili. Prima di allontanarmi dal mio ragazzo lui mi sussurrò – Tranquilla, se hai bisogno sono qui – indicando un lettino dove un uomo pelato lo stava aspettando.
Seguii la dottoressa a pochi metri di distanza dagli altri, Teresa era nella postazione di fronte alla mia. Arrivò un’altra dottoressa che tirò una tenda, impedendomi di vedere cosa le facessero.
Mi guardai un po’ attorno: Minho stava correndo su un tapis roulant, mentre veniva monitorato da due uomini. A Thomas stavano prelevando del sangue e a Newt iniettavano una sostanza giallognola. – Ora rilassati – mi disse la dottoressa, riportandomi con l’attenzione su ciò che stava facendo. La vidi che teneva in mano una siringa colma di un liquido azzurrognolo, assomigliava incredibilmente a quello dei miei ricordi. Mi prese il panico. Mi alzai di scatto e mi allontanai dalla donna senza staccarle gli occhi di dosso. Quella cercò di raggiungermi ma alzai le mani sulla difensiva – Stia lontana da me! – dissi quasi urlando. La dottoressa appoggiò la siringa su un tavolino – Non voglio farti del male… - provò ad avvicinarsi nuovamente. Mi guardai attorno ritrovando lo sguardo di Newt a pochi passi. Si era avvicinato non appena avevo dato i numeri. – Hey Lane, calmati… vogliono aiutarci. – si avvicinò e mi strinse in un veloce abbraccio – Non siamo più alla W.C.K.D., siamo al sicuro qui! – mi guardò negli occhi cercando di infondermi coraggio. Ma lui non poteva capire come mi sentivo in quel momento! Lui non si ricordava di quello che ci facevano in quei laboratori… Io sì! Non avevo perso i ricordi, avevo impresso nella mente ogni singolo momento delle torture…
Ma non eravamo più lì. Newt aveva ragione. Ripresi la lucidità, facendo un respiro profondo e allontanandomi dal biondino. Mi rivolsi alla dottoressa – Mi scusi… - mi riavvicinai mentre lei mi sorrideva gentilmente – Nessun problema cara, chissà quali atrocità avrete vissuto… - qualcosa però nel suo tono di voce mi lasciò perplessa.
Lasciai perdere quel pensiero: sicuramente era frutto della mia immaginazione!
Combattendo contro i miei istinti mi lasciai fare ciò che voleva quella donna; analisi del sangue, iniezione di vitamine di qualche tipo, controllo dei miei segni vitali, insomma tutto!
Ad un certo punto Thomas fu portato via da un uomo che teneva una pistola attaccata alla coscia. Tutto in quel luogo mi sembrava strano… Se, come Janson aveva detto, quel posto era sicuro, perché tutti erano armati? Qualcosa ci veniva nascosto… o forse, mi ripetei per la centesima volta, ero solo influenzata da ciò che avevo vissuto.
 
Quando finimmo con i controlli, c vennero a prendere e ci scortarono in un’altra zona della struttura. Lungo il tragitto mi attaccai al braccio di Newt – Grazie per prima – dissi evitando il suo sguardo, lui sorrise dolcemente – Sai che ci sono sempre per te! – mi diede un leggero bacio sulla testa. – Hey voi due! Staccatevi un po’! – la voce di Minho divertito ci fece voltare. Pochi passi dietro di noi, il Velocista stava sghignazzando con Frypan – Sei solo geloso testa di caspio! – gli disse divertito Newt. Io risi di gusto, tornando a guardare dove ci stavano portando.
Arrivammo in una sala piena di tavoli e panche. C’erano un sacco di ragazzi, maschi e femmine, di diverse età. Rimasi a bocca aperta – Non pensavo fosse vero! – dissi più a me stessa che agli altri. – Cosa? – domandò Winson avvicinandosi. Io lo guardai con la sorpresa che trapelava dagli occhi – Che ci fossero altri Labirinti! Credevo fossero solo voci di corridoio… - ci inoltrammo fra i tavoli fino a trovarne uno in cui starci.
Ci sistemammo in uno dove c’erano un paio di ragazzi, della nostra età circa. Ci mettemmo a parlare con loro dopo aver preso qualcosa da mangiare. Non che io avessi fame. La sorpresa mi aveva completamente chiuso lo stomaco ma Newt insisteva perché mangiassi qualcosa quindi…
Di lì a pochi minuti arrivò Thomas, Minho andò a prenderlo mentre i due nuovi conosciuti ci raccontavano di come fossero stati liberati dal loro Labirinto. Le modalità erano le stesse, il che mi lasciava ancora perplessa: Perché tutt’a un tratto erano arrivati a liberarci? Tutti nel giro di pochi giorni… La cosa mi sembrava strana ma decisi di tenermi la storia per me. D'altronde gli altri sembravano finalmente sereni e sollevati, non volevo gettare insicurezza.
Uno dei due indicò con la testa un ragazzo solitario, teneva il cappuccio della felpa calato sulla testa – Quel ragazzo è stato il primo. È qui da quasi una settimana – i miei sospetti continuavano a tarlarmi il cervello. In neanche una settimana avevano liberato decine di ragazzi da altrettanti Labirinti, uccidendo i membri della W.C.K.D. e portando in salvo solo quelli che erano, come noi, riusciti ad uscire dal Labirinto, lasciando gli altri nelle grinfie dell’associazione… Tutto questo non aveva senso.
Janson, assieme a due uomini armati, fece il suo ingresso nella mensa portando una cartelletta sotto al braccio – Buonasera signori, signore… - si guardò attorno mentre il silenzio calava nella sala – Sapete come funziona. Se dico il vostro nome, alzatevi e raggiungete i colleghi dietro di me, che vi scorteranno nell’ala est dove comincerà la vostra nuova vita! – a quelle parole uno scroscio di applausi si levò in tutta la sala. Chiamò una decina di nomi, poi, prima di andarsene aggiunse – Non perdete le speranze, se potessi ne chiamerei altri ma c’è sempre un domani. Il vostro tempo arriverà! – i ragazzi furono scortati fuori dalla mensa, attraverso una porta spessa in metallo.
Minho si mosse accanto a me – Dove li portano? – chiese rivolto ai nostri nuovi conoscenti – Lontano da qui… Beati loro – c’era una vena di malinconia nella sua voce, le speranze di avere una vita migliore muovevano tutti in quel luogo ma alcuni forse le perdevano prima di altri…
-In una fattoria, un posto sicuro – stava dicendo l’altro – ma ne prendono solo pochi per volta… - anche lui aveva il tono malinconico e gli occhi avevano una luce spenta. Mi dispiaceva vederli tutti così sconsolati, sorrisi cercando di infondere coraggio – Vedrete che arriverà anche il vostro turno! Non dovete perdere le speranze. Se siete qui significa che siete forti, non potete lasciarvi abbattere da un tipo con la faccia da topo come Janson! – tutti si misero a ridere. Newt mi passò una mano dietro alla schiena, scendendo fino alla vita. Mi attirò a sé dolcemente – Ti amo – sussurrò al mio orecchio. Mi voltai per guardarlo in faccia – Anch’io – risposi sotto voce tornando a mangiare un pezzo di pane.
   
 
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