Allora ci fu
silenzio. L’aria
iniziò a placarsi, ancora impregnata delle grida e degli odori di
soldati e mezzi
da combattimento. Il suolo bianco brillante rilasciava un aspro odore
di sale
che penetrava nelle narici. Il sole pareva essersi immobilizzato,
un’enorme
sfera di fuoco giallo i cui raggi si scagliavano con potenza in
infinite linee
verticali sul pianeta. Era l’ora più calda. Residui aliti di vento
soffiavano a
tratti, smuovendo il sale che ancora finiva di depositarsi dopo la
serie
interminabile di spari.
Percepire gli
odori, i suoni, l’afa
e ogni altra cosa caratterizzasse il mondo al di là del vetro sarebbe
stato
estremamente difficile se non impossibile per chiunque altro si
trovasse lì
dentro. Al contrario, Kylo Ren avvertiva fin le più impercettibili
esalazioni
del suolo, che gli giungevano chiare e inalterate come dovevano
giungere ai
poveri combattenti che abbandonavano il campo di battaglia. I suoi
cinque sensi
registravano tutto al di fuori dell’imponente mezzo da guerra, acuiti
dal senso
più elementare e potente fra tutti: la Forza.
Ren teneva gli
occhi fissi su quel
volto noto ormai da troppo tempo. Non sapeva neanche più quanto fosse
passato
dal momento in cui aveva ordinato di cessare il fuoco. La furia non
smetteva di
crescere in lui e ormai pervadeva ogni centimetro del suo corpo.
Sentiva un
insistente formicolio alle dita, in parte causato dalla rabbia ma
soprattutto
dall’eccitazione che era bastato un istante per far svanire. L’istante
in cui
la polvere rosso cremisi sollevata da terra si era riassestata,
svelando la
sagoma che ancora stava ritta a guardarlo, incolume. Luke Skywalker: il
suo
antico maestro.
Non fosse stato
per quell’uomo che
attendeva con i piedi piantati sul suolo sanguigno centinaia di metri
più in
basso, Kylo Ren non avrebbe avuto che un indizio di come le armi del
Primo
Ordine avessero ridotto ogni cosa al loro passaggio. Luke era il suo
tramite.
Ren si sentiva connesso a quell’uomo e non aveva dubbi sul fatto che
per
l’altro fosse lo stesso. Mediante i suoi occhi lui vedeva, mediante le
sue
orecchie sentiva. Gli odori salini del terreno giungevano alle narici
del vecchio
e così alle sue. Tutti i sensi erano condivisi. Solo una cosa gli era
inaccessibile: la mente di Skywalker. I pensieri che vi dimoravano gli
erano
preclusi, celati dal cavaliere Jedi tramite la Forza, lo stesso mezzo
che li
rendeva così uniti. E questo lo spaventava; perché era certo che Luke,
d’altro
canto, non avesse difficoltà a leggere in lui.
Non poteva
aspettare oltre. Doveva
scendere ad affrontarlo.
«Generale, non
intervenga per
nessun motivo. Quanto accadrà non la riguarda in alcun modo»
Hux impiegò un
attimo per studiare l’espressione
furibonda di Ren e la vena che pulsava in maniera preoccupante nel suo
collo. Poi
assentì, per niente sicuro che si trattasse della scelta giusta.
«Certo,
comandante»
L’ufficiale
restò ad osservare il superiore
che con passo pesante lasciava la sala di comando accompagnato dal suo
solito
umore nero. La tristezza di quella immagine lo scoraggiò: nulla di
buono all’orizzonte.
***
La navicella
atterrò raccogliendo
le ali in posizione verticale, con l’eleganza di un enorme pipistrello
che si
sistema sotto il suo ramo al sopraggiungere delle prime luci dell’alba.
Ci fu
un momentaneo spostamento d’aria, poi il velivolo si fermò. Si udirono
i
pistoni fischiare nel silenzio, mentre lentamente il portello calava
verso il
suolo. Infine il motore si spense e la figura di Kylo Ren varcò la
soglia, nascosta
nell’ombra.
Avanzava deciso
verso il campo di
battaglia e nel momento in cui il sole lo colse in volto, Luke ebbe la
conferma
di quanto il ragazzo fosse cambiato. Non si trattava soltanto del
fisico
cresciuto negli anni, ma di qualcosa di nuovo, un’inaspettata
ostinatezza che
si era insediata in lui. A Luke venne un brivido. Non rimaneva molto
della
persona che aveva addestrato.
Tuttavia bastò
un attimo per
accorgersi che i passi dell’avversario si facevano più pesanti e che il
suo
volto, prima così fiero e sicuro nonostante la rabbia, era stato
oscurato da un
velo di timore. Luke si rilassò. Ben non riusciva ancora ad apparire
forte
quanto avrebbe voluto. Dopotutto, la sua trasformazione non era stata
ancora radicale.
Il passo di Ren
si fermò
definitivamente a pochi metri dal maestro. Era stato colto alla
sprovvista: ora
che si trovavano faccia a faccia, doveva ammettere che Luke non gli
sembrava più
così anziano, anzi… non era vecchio affatto. Appariva in tutto e per
tutto come
se lo ricordava dall’ultima volta che lo aveva visto; quando lui, il
suo fidato
maestro, aveva tentato di assassinarlo. L’immagine lo colpì con più
potenza di
quanta si fosse aspettato e per poco le sue gambe non cedettero
eliminando ogni
possibilità di impressionare il suo rivale. Si sforzò di mantenere
inalterata
la propria espressione, ma non fu semplice.
«È stato un
lungo tempo», esclamò
Luke.
Quella voce…
doveva concentrarsi
per non cadere sotto la magia del suo suono inconfondibile. Non poteva
commettere l’errore di indugiare nel passato, sarebbe stato troppo duro
per Ben
Solo; c’erano ancora ferite aperte che dovevano essere rimarginate.
«Sei cresciuto»
Le parole lo
colpirono brutalmente,
riuscendo a sconvolgerlo ancora di più. La sua collera tornò dirompente
e sentiva
che placarla non sarebbe stato possibile. Lo stava forse trattando come
un
ragazzino? Dopo tutto quello che era stato costretto a passare,
Skywalker era
davvero convinto che lui fosse ancora un povero immaturo? Possibile, ma
non ci
credeva. Il suo sembrava più un semplice sistema per schernirlo, un
modo per
costringerlo ad esternare le sue emozioni da adolescente e potersi
gustare la
sua reazione. Al pensiero di ciò, la rabbia in Ren crebbe e raggiunse
il limite.
Luke vide il
ragazzo scostare il
mantello nero e serrare le dita attorno alla propria arma. Lui fece
altrettanto
e restò senza parlare, lasciando al suo avversario il compito di dare
inizio al
combattimento. Si udì un ronzio magnetico, seguito dal lieve sfrigolare
del
laser della spada; il bagliore rosso aveva la meglio perfino sulla
fulgente
luce solare. Luke lo imitò.
Con gli sguardi
attratti
magneticamente, iniziarono a muovere dei lenti passi laterali, i
mantelli a
seguirli come delle ombre. La loro distanza non diminuiva, stavano
girando
attorno a un punto fisso a metà della distanza tra i loro piedi.
Compirono quel
mezzo giro sotto gli occhi dei superstiti della battaglia. I più
fortunati disponevano
delle spesse lenti di binocoli militari; altri erano costretti ad
allungare lo
sguardo. Tuttavia, nessuno tra i ribelli osava uscire allo scoperto o
anche
solo avvicinarsi, pur di mantenere la protezione offerta dalla fortezza
ancora
inespugnata.
I duellanti
avevano ormai compiuto mezzo
giro, arrivando a scambiarsi di posizione. Come di comune accordo, si
fermarono
entrambi. Era giunto il momento. Luke alzò impercettibilmente la testa,
volgendo gli occhi verso il cielo. Allora il leader del Primo Ordine
cominciò
la corsa. Si gettò in direzione del maestro con tutta la furia in suo
possesso,
brandendo l’elsa della spada laser con entrambe le mani e sollevandola
fin
sopra la testa.
Lo schianto fu
micidiale. Kylo Ren
abbassò la spada concentrando ogni sua forza in quell’unico colpo e
proprio in
quel momento Luke sembrò ridestarsi improvvisamente da pensieri del
tutto
ignoti, si piegò di lato e mosse il corpo fuori dalla traiettoria del
colpo, il
tutto con una prontezza e un’agilità che lasciarono Ren per un attimo
bloccato
dallo stupore. Giusto il tempo per Luke di scansarsi definitivamente e
riassumere
la stessa posa ferma e meditativa di prima.
Ren lo fissò per
un attimo, mentre
l’odio lo bruciava dall’interno. La cicatrice che gli attraversava il
volto
pareva brillare di luce propria. Poi tornò all’attacco. Fece roteare la
spada
al suo fianco e la scagliò con potenza verso Luke, il quale scartò
prima da un
lato e poi dall’altro, sfidando il laser che avrebbe potuto amputargli
un arto
come fosse stato burro e riuscendo invece ad evitarlo con una
precisione di cui
pochi sarebbero stati all’altezza. Allora Ren si lanciò in un affondo
diretto
alla gola e fu come se Luke lo avesse previsto, perché inarcò la
schiena
all’indietro portandola quasi parallela al suolo, in perfetta sincronia
con la
sua mossa. La spada gli sfrecciò orizzontale sopra la faccia: il lampo
rosso
della lama nascose il sole per un momento e quasi lo accecò.
Kylo Ren ebbe
appena il tempo di
spostarsi prima di essere trapassato dall’arma di Luke, che il Jedi
roteò
pericolosamente per creare lo spazio necessario alla propria schiena di
riassumere la posizione eretta. Le spade volteggiarono ancora per
qualche
istante producendo il loro inconfondibile ronzio, che accompagnava ogni
movimento
con una subitanea variazione d’intensità. Poi i rumori si placarono
nuovamente,
ridotti ad una semplice vibrazione monotona non appena i duellanti si
furono
fermati.
Ren era irritato
oltre ogni misura
dall’atteggiamento del suo rivale, che non mostrava la minima
intenzione di
attaccare. Ogni sua mossa era stata puramente dettata dall’istinto
della
difesa. Kylo Ren era impaziente: sognava l’istante in cui avrebbe
finalmente
affondato la propria lama rovente nella sua carne cruda, per poi
rimanere ad
osservare colmo di orgoglio fin le ultime scintille di vita abbandonare
quel
corpo inanimato. E avrebbe goduto, perché nulla più avrebbe potuto
trattenerlo.
Sarebbe stato il suo momento di gloria.
«Ti vedo
deciso», disse Luke
assumendo ad un tratto un’espressione seria. «Leggo nei tuoi occhi la
determinazione e il desiderio di portare a termine il tuo progetto. Ma
ciò che
vuoi è impossibile; il passato non si lascerà distruggere. Quel che è
stato non
può essere cambiato»
Poi una luce
sinistra apparve in
quegli antichi occhi e un sorriso fugace si dipinse per un breve stante
sul suo
volto. «Ardi dal desiderio di vendetta, lo vedo. Uccidimi, allora, e la
mia
morte mi renderà più potente di quanto non sia mai stato. Il tuo gesto
appiccherà un fuoco che nemmeno tu sarai in grado di fermare, un fuoco
che
porterà la Resistenza alla rinascita e che infine ti distruggerà»
Kylo Ren non
sprecò tempo a
riflettere. Ne aveva abbastanza delle sue parole, che ormai aveva
imparato a
riconoscere per quello che erano davvero: parole fuorvianti, ingegnose
bugie con
il semplice scopo di confondere chi le ascoltava. Allora strinse l’elsa
della
spada e cercò di rilassare il proprio corpo. Socchiuse gli occhi e
inspirò a
fondo, liberandosi dell’accozzaglia di pensieri inutili che gli
ronzavano nella
testa. Contò mentalmente fino a cinque, attese qualche istante ed
arrivò fino a
dieci. Fece un altro paio di respiri, poi fu pronto. L’ultima cosa che
vide fu Luke
che congiungeva pazientemente le mani davanti al petto, lo sfolgorio
azzurro
della sua arma di luce riflesso negli infiniti cristalli bianchi che
ricoprivano il pianeta. Poi si lanciò in avanti con gli occhi serrati.
Il bagliore dei
raggi solari passava
attraverso le palpebre, colorando di un alone rosato la tenebra al di
sotto di
esse. In un momento come quello, la vista non contava. Kylo Ren lo
sapeva. La
Forza lo avrebbe guidato, come era giusto che fosse. Aspettò con ansia
il dolce
suono del laser che affondava nell’avversario, a cui sarebbe succeduto
il noto lezzo
di carne bruciata. Ma niente di tutto questo arrivò. I passi erano
stati
troppi, la distanza percorsa almeno il doppio di quella che lo separava
dal
bersaglio. Qualcosa non andava, ma non sapeva cosa fosse. Nemmeno la
Forza gli
era d’aiuto.
Aprì gli occhi.
Davanti a sé,
lontane un centinaio di metri, le mura oltre le quali gli ultimi
rimasugli
della Resistenza attendevano impazienti l’esito dello scontro; nulla in
vista
tra lui ed esse. Si voltò. Luke non si era mosso dalla sua posizione e
gli dava
le spalle come se niente fosse accaduto. Solo la sua testa era mezza
girata
verso di lui, le labbra tirate in un ampio sorriso che gli parve del
tutto
fuori luogo.
Quando Ren
decise finalmente di
avvicinarglisi, lo fece privo di ogni forza. E man mano che procedeva,
un’idea
andava formandosi nella sua mente, sempre più chiara ed evidente. Fin
troppo
evidente, anche se non gli era mai capitato di assistere a qualcosa di
simile. L’aspetto
inalterato di Luke, la sua agilità sorprendente avrebbero dovuto
suggerirgli la
verità. Ma non era stato così: questa volta la sua rabbia l’aveva
tradito. Per
mezzo di parole taglienti, Luke aveva alimentato il fuoco del suo
rancore allo scopo
di ridurre al minimo la sua lucidità. E ci era riuscito, tutto era
stato come
previsto. Lo aveva trattenuto il tempo necessario e ora il suo lavoro
era
compiuto.
Ren lo raggiunse
e come a provare
la validità della propria ipotesi allungò la spada due, tre e quattro
volte
attraverso l’uomo di cui, in un tempo ormai lontano, si era ciecamente
fidato.
Ma l’arma, proprio come previsto, non incontrò altro che aria e polvere
rossastra. Allora il capo dei cavalieri di Ren indietreggiò di un passo
e,
incapace perfino di figurarsi quale fosse la reazione più adatta di
fronte a
quella scoperta, si limitò a fissare senza parole la figura del suo
vecchio
mentore che si voltava lentamente verso di lui. La figura
– perché altro non era che una semplice immagine, seppur
generata da una forza inimmaginabile – portò due dita alla fronte in un
accenno
di saluto e pronunciò le sue ultime parole accompagnandole con una
fastidiosa smorfia
compiaciuta.
«Alla prossima,
ragazzino»
Poi i suoi
contorni si fecero
sempre più sfumati e mentre il sole lasciava il suo apice e cominciava
la
discesa, poco alla volta l’intera sagoma svanì dal pianeta, portando
con sé
null’altro che la propria ombra ingannevole. Ren riprese il controllo
più
lentamente di quanto avrebbe voluto e non appena lo fece, si rese conto
dell’estremo silenzio che lo circondava: la fortezza era stata
liberata, i
ribelli aiutati a fuggire. E non c’era alcun dubbio su chi fosse stato:
Rey,
figlia di nessuno.
Un lungo sospiro
percorse la
distesa di terra e sale. Il vento si era ridestato.