Amor omnia vincit
{ Ed il suo orgoglio è un avversario davvero troppo debole }
“Chiare,
fresche et dolci acque
ove
le belle membra
pose
colei che sola a me par donna
[...]
Da’
be’ rami scendea
(dolce
ne la memoria)
una
pioggia di fior’ sovra’l suo grembo;
et
ella si sedea
humile
in tanta gloria,
coverta
già de l’amoroso nembo.”
-Petrarca
Bakugou
trema osservando l’eterea figura di Midoriya, seduto sotto
quell’albero dai fiori rosei, un groviglio di capelli mori ad
incorniciargli il viso ovale e angelico, gli occhi cristallini
puntati su quel prato che eguaglia il loro colore e le labbra come
rose distese in un sorriso sereno. E vorrebbe raggiungerlo ed averlo,
lì, su quel manto di erba fresca mentre petali di ciliegio
cadono
sui loro corpi nudi e li sfiorano come carezze di fata, una pioggia
rosata partecipe della loro unione, ma stringe in pugni e non muove
un passo perché non vuole che simili pensieri gli
attraversino la
mente e le ossa, perché non vuole ammettere di essere
attratto e di
amare colui che fino a un paio d’anni fa non poteva nemmeno
tollerare di avere al proprio fianco.
E
volta la schiena, Bakugou, cercando di scappare, non da Midoriya, ma
da quello che ha nel cuore, ma gli occhi buoni del ragazzo lo notano
e la sua voce melodiosa raggiunge le sue orecchie, perforandole per
il troppo candore con cui essa pronuncia quel soprannome infantile
con cui lui non ha mai smesso di chiamarlo, nemmeno a distanza di
anni di odio e distacco.
“Kacchan”
E
si volta di nuovo, Bakugou, odiando se stesso per non essere riuscito
a stargli lontano, ad allontanarsi in silenzio e ad ignorare la sua
presenza e la sua voce, e si maledice mentre compie passi pesanti e
rabbiosi verso di lui, che l’ha invitato a sedersi al suo
fianco
come se la loro amicizia non fosse mai finita sotto cumuli di macerie
causate dalla sua superbia ed il suo odio immotivato ed immorale,
come se non lo avesse mai disprezzato o trattato male per anni, e
mentre Midoriya gli rivolge un sorriso caldo come il sole e immerge i
suoi occhi verdi nei suoi senza alcun timore o risentimento, Bakugou
pensa che lui deve essere una di quelle persone troppo buone, o
probabilmente troppo stupide ed ingenue, per ergere un muro nei
confronti di chi le ha perseguitate per anni.
E
quando si siede, con uno sbuffo fintamente scocciato, e Midoriya gli
poggia la testa sulla spalla, non può fare a meno di
chiedergli
irritato perché si comporta come se non fosse mai successo
niente e
come se lui fosse una persona dall’anima pulita.
“Perché ti amo come tu ami me, Kacchan”.
E
Bakugou dopo quella frase vorrebbe lanciargli un’esplosione
in viso
e andarsene con grandi falcate, perché quella
verità gli graffia le
membra in un modo troppo soffocante, ma l’unica cosa che
riesce a
fare è rimanere in silenzio e stringere la mano che Midoriya
gli ha
posato su una gamba.
E
per la prima volta Bakugou si arrende, ai suoi sentimenti, a
quell’amore che non aveva mai voluto ma che adesso vuole
tenersi
stretto, e accetta la sconfitta a viso basso.
Dopotutto l’amore è un avversario che nemmeno il suo orgoglio e la sua ira possono sperare di battere.
Angolo autrice:
Questa flashfic non so come sia uscita, l’ho scritta nell’ora di chimica dopo aver fatto “Chiare, fresche et dolci acque” di Petrarca nell’ora di italiano, quindi posso dire di aver messo Midoriya al posto di Laura e Bakugou al posto di Petrarca (anche se Bakugou è un Petrarca decisamente più scazzato e meno poetico ahah), e quindi forse non è un granché, ma ho voluto pubblicarla lo stesso perché bisogna riempire il fandom di BakuDeku!
Forse sono andata un po’ OOC, forse no, non lo so, spero però di avervi donato una lettura quantomeno piacevole.
Detto questo ringrazio di cuore chiunque sia passato a leggere questa flash e se vi va di lasciarmi un parere io sono felice ^.^
Un ringraziamento speciale va a Fiore6 che è diventata la mia beta reader ufficiale e a cui voglio un mondo di bene <3
Detto questo a presto!
EngelDreamer