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Autore: Myra11    19/02/2018    1 recensioni
Sequel di "Bring Me Back To Life".
Cinque anni dopo aver sconfitto l'oscurità ed essere miracolosamente sopravvissuti, Noctis è il re, e Nyx conduce una vita tranquilla al fianco di Lunafreya. Finchè gli spettri non tornano a tormentarlo, e tra di loro, uno molto particolare...
[Dalla storia]
Il fantasma gli sorrise, ma fu più un ghigno crudele.
"Se non sono reale, come posso fare questo?" Gli domandò con aria divertita,e poi affondò la spada dritto nel cuore della recluta. Fu così improvviso che Nyx quasi non si accorse del sangue che sgorgava dalla ferita.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lunafreya Nox Fleuret, Noctis Lucis Caelum, Nuovo personaggio, Nyx Ulric, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 40
 
 Era come se qualcosa lo chiamasse, e lui sapeva perfettamente cos’era.
 
Meno di un anno dopo quel momento, Aulea stava cullando il suo primo figlio, e non riusciva a stare ferma nella stanza. «L’hai chiamato?»
Cor le sorrise, seduto a gambe accavallate sul trono. «Si, rilassati. Dagli un po’ di tempo.»
La regina ricambiò il sorriso del fratello, continuando la sua marcia davanti al trono.
Nonostante lei fosse stata la prima a sposarsi, lei e Cor regnavano insieme, perciò non importava chi di loro due occupasse il seggio di pietra. «Non volevo disturbarlo, ma…»
«Volevi che conoscesse il suo pronipote. È comprensibile.»
Cor appoggiò la guancia alla mano, osservando l’ampia sala, e i capelli arancione della sorella muoversi nel vento che entrava dalla finestra. La telefonata che aveva fatto la sera prima gli rimbombava nelle orecchie.
«Aulea ci tiene molto.»
«Davvero?»
«Si, vieni per favore.»
Un attimo di silenzio, come se lui stesse parlando con qualcuno.
«D’accordo.»
«Cor! Hai visto?»
La voce imperiosa della gemella strappò l’uomo dai suoi pensieri, e lui si voltò ad osservare i riflessi sul pavimento: venivano dalla Barriera che ancora circondava la città, e spandevano punti colorati sul marmo. «Cosa?»
Aulea esitò un attimo, poi si strinse nelle spalle. «Io pensavo di aver visto un’ombra nel cielo, credevo…»
Fu come un sussurro a malapena udibile, e Cor si voltò verso l’unico angolo buio della grande sala del trono. Era come se qualcosa lo chiamasse, e lui sapeva perfettamente cos’era. «Perché non la smetti di fare il teatrale e vieni fuori da lì?»
Aulea si voltò di scatto verso l’angolo, mentre lui usciva, e i tre rimasero un attimo in silenzio a guardarsi. Quando era andato via un anno prima, aveva un aria stanca, quasi rassegnata, ma ora sembrava più rilassato, e il sorriso che fece loro fu familiare e affettuoso.
«Ciao ragazzi.»
«Nonno!» Aulea si mosse velocemente verso di lui mentre il fratello lasciava il trono, e strinse l’uomo con un braccio solo, sentendo la pelle ruvida di cicatrici sulle braccia scoperte.
Attese che anche il gemello l’avesse salutato, e poi abbassò lo sguardo sul pargolo tra le sue braccia.
«Come si chiama?» Le chiese, e lei scambiò uno sguardo veloce con il fratello.
Avevano scelto quel nome insieme, e Clarus era stato d’accordo, e ora lui era là, in carne, ossa e magia, e lei fu orgogliosa di pronunciare quel nome che aveva segnato la sua infanzia, e tutta la sua vita.
«Nyx.»
 

 
Spostò lo sguardo sul letto accanto al suo, e il perfetto specchio dei suoi occhi le restituì il gesto.
Cercò di sorridergli, ma era vecchia, e stanca, e sapeva che anche lui sentiva le stesse cose.
Erano passati quarant’anni dalla nascita del suo primo figlio, e trenta dalla nascita di Ardyn, il suo secondo figlio, e venti dalla nascita dell’unica figlia di Cor, Karma, e lei non aveva rimpianti.
Era stata felice, e arrabbiata, e disperata, ma soprattutto, non era mai stata sola.
«Aulea…» La voce roca del suo gemello dall’altro letto la raggiunse, strappandola dai suoi pensieri.
«Si?»
«Credi…credi che verrà?»
Chiuse gli occhi per un attimo, sospirando. «Non lo so.» Rispose, sinceramente, sentendo una fitta al cuore. «Vorrei vederlo un’ultima volta.»
«Già…» Mormorò Cor. «Sarebbe bello.»
Rimasero in silenzio un attimo, ma a lei sembrava di sentire i loro cuori battere all’unisono.
E poi accadde, improvviso come un fulmine durante un temporale, e lei sorrise.
«Aulea, guarda.»
Si voltarono insieme verso la finestra, e videro che, dove prima c’era la pioggia, un improvviso sole estivo scintillava nel cielo. Era diventata estate in mezzo all’autunno, e lei non riuscì a trattenersi, e si mise a ridere, e a piangere allo stesso tempo.
«Ricordi? Eravamo bambini, e c’era il temporale fuori…»
«E lui ha fatto diventare la pioggia sole, perché non avessimo paura.»
Si guardarono, e non ebbero bisogno di parlarsi, com’era stato per tutta la vita, per tutto il regno che avevano condiviso. Si alzarono, sorreggendosi l’uno all’altro, e insieme aprirono la grande finestra della camera da letto.
Il profumo dei dolci fiori di Tenebrae li invase, e il sole scaldò le loro pelli fredde.
Fu Cor ad allontanarsi un attimo, e tornare trascinando due sedie sulle quali si sedettero, godendosi quel bagno di calore improvviso. Sentì Aulea posare la testa sulla sua spalla, e sorrise piano.
Sua sorella era quasi cieca, ormai, ma lui lo vide per primo.
«Sorellina…guarda là.» Le indicò un punto fuori dalla finestra, e lei si sforzò di mettere a fuoco.
C’era una figura, ferma in piedi su uno dei palazzi della città.
«Dici che è…»
All’improvviso, grandi ali metalliche si aprirono nell’aria, strappando riflessi al sole, e i gemelli sorrisero, le dita intrecciate e i cuori in pace.
«È lui.»
«Sono contenta che sia venuto.»
Sollevarono una mano verso la figura alata, e un istante dopo il loro gesto venne ricambiato.
«Anch’io.»
Aulea posò nuovamente la testa sulla spalla del fratello, e chiuse gli occhi.
Cor, dal canto suo, osservò la figura in attesa, e lo ringraziò in silenzio, anche se non poteva sentirlo, lo ringraziò di essere tornato nonostante tutto.
Quando Nyx Amicitia entrò nella stanza, l’unica cosa che trovò furono sorrisi sereni sui volti sempre più pallidi dei due anziani seduti davanti alla finestra.
E della figura alata non rimase alcuna traccia.
 

 
«Papà! Chi è quell’uomo?»
Domandò il bambino, puntando il dito verso l’ampio soffitto e tirando la manica del padre.
L’attuale re di Lucis seguì il suo sguardo, osservando l’affresco che adornava la volta della sala del trono, e alla fine si fermò sul Re della Luce e l’uomo al suo fianco.
Aveva il viso sfigurato da cicatrici di ustioni e dal dolore, eppure il suo sguardo sembrava stranamente tranquillo.
Suo figlio gli tirò nuovamente la manica. «Allora?»
«Io…»
Il dovere di rispondere gli fu risparmiato dall’arrivo del maestro del bambino, al quale lo affidò volentieri. Quando stavano per uscire, però, il re cedette.
«Ignis, puoi dirmi una cosa?»
«Certo, Altezza. Di cosa ha bisogno?»
Il sovrano indicò l’uomo dipinto. «Sai dirmi che fosse?»
Il maestro esitò un istante, e poi si strinse nelle spalle. «Mi dispiace maestà, ma molti di noi hanno cercato di determinarne l’identità, o il ruolo nell’Antica Profezia, ma non viene menzionato in nessun testo, solo in leggende tramandate oralmente…»
«Tipo?»
L’uomo si sistemò gli occhiali e si schiarì la voce. «Altezza, sono solo favole…»
«L’affresco nella sala del trono non è una favola. Parla.»
«D’accordo. Alcuni narrano che il Re della Luce, oltre al suo seguito conosciuto, avesse incontrato un uomo, un guerriero il cui nome nessuno ricorda.»
«Come lo identificano, allora?»
Ignis si strinse nuovamente nelle spalle. «Solamente come l’uomo dagli occhi d’argento, Altezza.»

 
  
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