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Autore: Insicura    19/02/2018    4 recensioni
Sono sempre stata interessata alla vita che potrebbe aver avuto la figlia di Christian Grey e voi? Ecco a voi una fanfiction che parla della vita della 18enne Phoebe Grey! Check it out
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Phoebe Grey
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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La vacanza per me purtroppo finì quella mattina, mio padre mi imbarcò in una aereo diretto a Seattle senza nemmeno farmi salutare la mi amatissima Firenze, ma per fortuna i miei compagni di viaggio ebbero comunque l’opportunità di continuare il viaggio di maturità. Arrivata a Seattle venni a sapere che ero stata seguita da alcuni paparazzi e le loro foto vennero pubblicate in molteplici giornali, se non fosse stato per loro avrei potuto continuare tranquillamente la mia vacanza , invece no. Mi sembra di essere agli arresti domiciliari. Sono costretta ad essere sempre con qualcuno dato che mio padre teme che io possa scappare non si sa dove, dato che non conosco nessuno e nessun luogo a Seattle che potrebbero accogliermi. Ma il peggio è che devo lavorare nella società di mio padre, secondo lui è un buona occasione per passare del tempo insieme, per tenermi d’occhio e per arricchire il mio curriculum, dato che da settembre frequenterò la WSU con un major in finance. Non so bene se la scelta del mio mio major l’abbia fatta mio padre o l’abbia fatta io. L’estate che doveva essere l’estete della mia vita, piena di divertimento e trasgressioni si è trasformata in una estate piena di tedio e noia, con l’unica speranza nell’università. 01/09/17 Finalmente ho riconquistato la mia libertà: ho un appartamento a Portland, la figlia di Mr Grey non può prendere i mezzi pubblici, quindi l’unica soluzione è stata acquistare un appartamento vicino all’università. Non era il cosiddetto appartamento da universitari, era un attico sul grattacielo più bello di Portland e non avevo una coinquilina, ero sola soletta, in realtà questa mia solitudine aveva tanti aspetti positivi. Dopo essere stata accompagnata dalla mia guardia del corpo Luke nella mia nuova “casetta”, lui se ne andò eni lasciò a vivere la mia vita in tutta libertà; ero riuscita a convincere mio padre che non avevo bisogno una guardia del corpo al mio fianco, mio padre mi disse che appena avessi fatto un passo falso mi avrebbe fatto seguire da tutta la sua squadra di bodyguard. 02/09/17 É il mio primo giorno di università, sono molto emozionata di cominciare questo nuovo percorso da sola, anche se mi sarebbe piaciuto frequentare l’università a Firenze con i miei amici di una vita, ma purtroppo nella vita bisogna adeguarsi. Decisi di vestirmi in maniera casual, jeans, camicetta e un paio di sandali, giusto per non dare troppo nell’occhio, già il mio cognome avrebbe attirato troppe attenzioni. La WSU è un’università enorme, credo che mi perderò parecchie volte, non sono molto brava con l’orientamento. Il primo giorno ci sarebbe stato il saluto del rettore alle matricole in aula magna, “non troppo impegnativo, ce la posso fare” penso tra me e me. L’aula è enorme e piena di ragazzi della mia età, ma sembrano tutti superficiali e per nulla adatti a diventare miei amici, ma mi sono ripromessa di non saltare a conclusioni affrettate, “prima di giudicare conosci” penso fra me e me, è ciò che mi avrebbe detto mia madre. Dopo il saluto del rettore, che è durato un’eternità, avevo la giornata libera, dal giorno dopo sarebbero iniziate le lezioni vere e proprie. Decisi di tornare a casa e di chiamare i miei amici di Firenze, mi mancano troppo, ma fortunatamente abbiamo deciso che mi sarebbero venuti a trovare il più presto possibile , in fondo avevo un appartamento libero in cui potevo tranquillamente ospitarli. Vivere da sola aveva i suoi aspetti positivi, ma alle volte la solitudine era troppa e i miei pensieri andavano a mia madre, che mi mancava più di ogni altra cosa al mondo. 2 SETTEMBRE Oggi è il giorno, da oggi si inizia veramente l’università, avrei conosciuto i miei compagni di corso, che per fortuna, erano in maggioranza maschi. Entrata in aula vedo un sacco di ragazzi, che mi ricordano troppo mio padre: impostati, in giacca e cravatta, ma poi chi mai si mette giacca e cravatta per venire all’università. Non credo che questo possa essere il mio mondo, io sono sempre stata una persona più creativa come mia madre, non impostata e rigida come mio padre. Non so ancora perché mi sono iscritta a questa facoltà, boh, i dubbi cominciano ad affiorare. Decido di sedermi in fondo, forse conoscerò qualcuno che non mi ricordi costantemente mio padre. “Piacere Mark” dice dietro di me una voce maschile, mi volto e mi si palesa davanti un ragazzo con un viso simpatico, “ piacere Phoebe” replico e da lì abbiamo iniziato a parlare fino all’inizio della lezione, questo Mark sembra proprio un ragazzo simpatico, potrebbe nascere un’amicizia tra noi, me lo sento. 30 SETTEMBRE Mi sono finalmente ambientata e ho fatto molte amicizie, ho ancora molti dubbi sulla facoltà che sto frequentando, ma penso che in fondo ho cominciato solo da un mese e che con il tempo il mio interesse per l’economia e la finanza aumenterà, per lo meno lo spero. Dato che stasera è il compleanno di Mark, abbiamo deciso di organizzare un festino a casa mia e poi, dato che Charles, un altro ragazzo della nostra compagnia, è riuscito a procurare a tutti dei documenti falsi, forse andremo anche a ballare stasera. Dopo le lezioni mi fiondo a casa, devo assolutamente riordinare prima che arrivino gli altri per la festa a sorpresa, arrivata davanti alla porta d’ingresso del condominio vedo una faccia famigliare. Mi avvicino e mi accorgo che davanti a me ho proprio Luca, il ragazzo con cui mi frequentavo quando vivevo a Firenze; ne sentivo la mancanza non lo metto in dubbio, ma io e lui abbiamo sempre avuto un rapporto abbastanza strano: lui non era fedele e per questo motivo io cercavo sempre di non farmi coinvolgere troppo a livello sentimentale. Appena lo riconosco non riesco a smettere di sorridere, “Luca!!!” urlo, “cosa ci fai qui?”. Lui senza perdere un minuto corre ad abbracciarmi e non si stacca più “Sono venuto a trovarti, mi mancavi troppo” risponde. Ero sbalordita, non riuscivo a credere che lui, un ragazzo per nulla romantico e per nulla un ragazzo che prende l’iniziativa, avesse preso un aereo intercontinentale solo con la speranza di vedermi. “Ti amo Phoebe e sono una stupido perché me ne sono accorto solo dopo aver avvertito la tua assenza, sono serio con te adesso!” mi dice lui. Come fa a dirmi questo? E poi adesso? Viviamo a migliaia di chilometri di distanza e mi dice questo? “Luca, lo sai che anche io provo dei sentimenti sinceri nei tuoi confronti, ma come potrebbe funzionare, come?” lui risponde: “adesso io sono qui, è questo l’importante.” Mi avvicino a lui e gli accarezzo il viso, mi è mancata la sua barbetta e ancor di più i suoi occhi azzurrissimi; dopo esserci guardati negli occhi ci baciamo, il suo odore, la sua presenza mi erano mancati tantissimo e non avrei voluto lasciarli andare mai più. Luca mi ha detto che rimarrà per una settimana e che poi tornerà a Firenze, dato che ha un lavoro in un’azienda e non può prendersi troppi giorni di ferie. Non so bene come gestirò questa situazione, ma ho pensato che vivrò giorno per giorno senza programmare troppo, succederà quel che succederà, per adesso voglio solo godermi la sua presenza ed organizzare una festa da urlo per Mark. Grazie all’aiuto di Luca sono anche riuscita a procurarmi più alcolici del previsto dal momento che lui ha 22 anni, sono molto gasata per questa serata. Alcuni nostri amici intorno alle 21 iniziano ad arrivare, ma la festa ha inizio solo alle 21.30 quando arriva il festeggiato. Mi sto divertendo tantissimo, era da molto tempo che non bevevo, dato che in questo cavolo di Paese non si può bere sotto ai 21 anni, a Firenze ero abituata a bere quasi tutte le sere, era un vero e proprio piacere. Luca ed io ballammo tutta la sera senza mai fermarci, ad un certo punto io ero abbastanza ubriaca e anche lui non scherzava quindi decidemmo di andare in camera da letto, sentivamo entrambi il desiderio di toglierci i vestiti di dosso e fare l’amore, proprio come lo facevamo l’anno prima nella mia casa di Firenze. Mentre stavamo accoccolati nudi sotto le coperte, sento che la musica in salone si spegne e sento una voce maschile che conosco molto bene, cerco in fretta i mie vestiti e corro in salone, l’unica persona che non avrei voluto vedere era di fronte a me con una faccia non incazzata di più. L’unica cosa che riuscì a dire fu: “Ehi papà, che ci fai qui?”.
  
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